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Inviato

Un amico mi ha regalato questa piccola moneta di bronzo, che dallo stile si presume possa essere barbarica; voi sapete dirmi di più?

Peso: 0,66 gr.

Diametro: 1,1 cm.

La foto non è venuta benissimo, sul dritto si distingue chiaramente una testa radiata.

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Inviato (modificato)

Salve. Si tratta di un bronzetto imitativo barbarico che si rifà ad un antoniniano postumo di Claudio II detto il Gotico ( 268-270 d.C.) coniato durante il regno del fratello più giovane di nome Marco Aurelio Claudio Quintillo ( 270 d.C.)

Al D/ [DIVO] CL[AVDIO], testa radiata rivolta a destra.

Al R/ CON[sECRATIO], Altare illuminato.

Rif.: Imitazione del RIC 261.

Rarità: C, Comune.

Di possibile zecca gallica o britannica.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Salve. Si tratta di un bronzetto imitativo barbarico che si rifà ad un antoniniano postumo di Claudio II detto il Gotico ( 268-270 d.C.) coniato durante il regno del fratello più giovane di nome Marco Aurelio Claudio Quintillo.

Al D/ [DIVO] CL[AVDIO], testa radiata rivolta a destra.

Al R/ CON[sECRATIO], Altare con fiamma in cima.

Rif.: Imitazione del RIC 261.

Rarità: C, Comune.

Di possibile zecca gallica o britannica.

Caio Ottavio, ma sei un enciclopedia numismatica deambulante, sono ammirato dalla tua preparazione, complimenti.

Pensi sia anche possibile datare la moneta? Almeno il secolo e se il primo o secondo cinquantennio.

Grazie ancora.


Inviato (modificato)

Grazie molte Belisarius per i tuoi complimenti. :)

Stabilire la data di un'imitativa è un po' più complesso rispetto ad una moneta "ufficiale". Si può affermare che le imitative furono coniate in periodi abbastanza travagliati, nei quali c'era carenza di moneta corrente e spesso erano ad uso locale. A volte, però, anche se il loro valore non era paragonabile per intero ai conii ufficiali, le imitative potevano prendere piede ed essere diffuse assieme alle altre monete per tutto l'Impero (daltronde c'era penuria di denaro nel periodo in cui furono emesse). Ecco perchè se ne sono trovati esemplari anche a distanze enormi dalle presunte zecche di emissione che, stando alle parole del Montenegro, dovrebbero essere site in Gallia e in Britannia principalmente. Detto ciò è possibile che questa tipologia di radiati imitativi sia stata emessa in un periodo di tempo che va dal 270-274 d.C. fino agli inizi del 280.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Grazie molte Belisarius per i tuoi complimenti. :)

Stabilire la data di un'imitativa è un po' più complesso rispetto ad una moneta "ufficiale". Si può affermare che le imitative furono coniate in periodi abbastanza travagliati, nei quali c'era carenza di moneta corrente e spesso erano ad uso locale. A volte, però, anche se il loro valore non era paragonabile per intero ai conii ufficiali, le imitative potevano prendere piede ed essere diffuse assieme alle altre monete per tutto l'Impero (daltronde c'era penuria di denaro nel periodo in cui furono emesse). Ecco perchè se ne sono trovati esemplari anche a distanze enormi dalle presunte zecche di emissione che, stando alle parole del Montenegro, dovrebbero essere site in Gallia e in Britannia principalmente. Detto ciò è possibile che questa tipologia di radiati imitativi sia stata emessa in un periodo di tempo che va dal 270-274 d.C. fino agli inizi del 280.

Grazie per la spiegazione.

A questo punto mi sorge una considerazione circa questo presunto periodo di emissione.

Fra il 270 a il 280 non c'erano regni barbarici in Gallia o in Britannia, c'erano sì state continue invasioni in Gallia, ma i barbari avevano come unico scopo quello di depredare e non di stanziarsi. Quindi, perchè avrebbero dovuto batter moneta in Gallia, quando questa provincia era sotto l'amministrazione romana?

Io immaginavo che le imitative barcariche avessero fatto la loro comparsa nel V secolo, quando l'Impero Romano era cadoto o sul punto di cadere.


Inviato

DE GREGE EPICURI

I cosiddetti "radiati barbarici" non sono stati coniati dai barbari (almeno in generale, ed a prescindere da alcune emissioni in territori controllati dai Vandali); infatti sarebbe meglio parlare di "radiati imitativi". Le imitative di Claudio 2° pare siano state prodotte in Italia Settentrionale, in Gallia e in Britannia, a partire da un periodo non molto lontano dalla produzione delle monete ufficiali, iniziata già con Quintillo. Nelle Gallie già circolavano enormi quantità di bronzi dei Tetrici, ufficiali e imitativi. Dopo la sottomissione dei Tetrici ad Aureliano, i problemi di approvvigionamento di moneta continuarono, per la rivolta della zecca di Roma, durata un paio d'anni e repressa sanguinosamente. Ma anche dopo che Aureliano iniziò a produrre le sue nuove monete (che alcuni chiamano aureliani, altri "aurelianiani"), le cose non andarono meglio: erano monete di valore troppo elevato, e mancava il numerario spicciolo. E' stata questa la ragione per cui continuarono ad essere prodotte monete dei Tetrici, monete "Divo Claudio" ufficiali e monete "Divo Claudio" imitative.


Inviato (modificato)

E' esatto dire che i Regni romano-barbarici propriamente detti sorsero nel V secolo d.C., cioè dopo la definitiva caduta dell'Impero Romano d'Occidente e più precisamente tra il 476 e il 500 d.C. (Fa eccezione la Britannia che venne abbandonata dai legionari romani nel 407 per accorrere in aiuto delle città del continente). Le imitative vengono definite barbariche perchè, ovviamente prodotte da zecche non ufficiali. Dal 260 fino al tardo 274 d.C. la Gallia e la Britannia formavano un un regno secessionista distaccato dal governo centrale di Roma. Aveva delle zecche proprie e un governo che faceva capo ai vari usurpatori che in questo periodo di tempo avevano preso il potere, a partire da Postumo fino a Tetrico II e alla rivolta di Faustino. Questa parentesi di autonomia territoriale, politica ed economica giovò alla fioritura, oltre che di monete ufficiali, anche di imitazioni emesse da zecche non autorizzate, incise da artigiani che potevano avere delle abilità rilevanti (e quindi nascevano delle imitative molto simili nello stile e nelle legende ai tipi ufficiali) o potevano essere addirittura analfabeti (e in questo caso venivano fuori delle monete dallo stile rozzo, dai dettagli meno curati e dalle legende "scomposte" e discordanti con le ufficiali anche se legibili). Oltre a ciò c'è da tener presente due fattori:

1) gli usurpatori, per evitare di venire schiacciati dall'imperatore di Roma e per mantenere saldo il proprio potere, dovevano assoldare la truppa, vera padrona dello scenario politico di questo periodo storico;

2) l'Impero delle Gallie ( e non solo) aveva avuto vari e vasti contatti con le tribù di origini germaniche limitrofe.

Non sorprende, quindi, se si sommano l'avidità dei legionari, la penuria di metallo coniato, e i contatti con i barbari confinanti, che soprattutto lungo i limes (confine fortificato) sorgessero queste officine atte alla produzione di imitative predisposte per una circolazione locale. Non a caso, riferisce il Montenegro <<Gli antoniniani del tardo III secolo, e particolarmente quelli di Claudio Gotico, Tetrico I e Tetrico II, furono spesso imitati in Gallia e Britannia>>. Quindi, i più imitati, oltre a quelle di Claudio II, furono le monete dell'Impero delle Gallie. Il fatto della carenza di denaro e della sua necessaria richiesta per i motivi suddetti, fece sì che l'imitativa si mischiasse al circolante ufficiale e vi venisse speso assieme in gran parte dei territori dell'Impero anche dopo la Restaurazione avvenuta per opera dell'imperatore Aureliano, detto per questo "Restitutor Orbis", titolo ricevuto proprio nel 274 d.C. quando annettè la Gallia e la Britannia nuovamente a Roma dopo aver sconfitto Tetrico II. (Come ti ha già detto, appunto, il valente Gianfranco nel suo messaggio. ;) )

La datazione per la tipologia da te postata rimane, quindi, la stessa che ti ho indicato nel post precedente (dal 270-274 fino al 280 d.C.)

Spero di esserti stato d'aiuto. :)

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Grazie per le spiegazioni, ora è tutto chiaro.

Grazie per il link Exergus, purtroppo non parlo una parola di francese... Vabbè quando avrò un po0 di tempo chiederò aiuto al traduttore di Google.


Inviato (modificato)

se vuoi fare una ricerchina nei miei vecchi messaggi, ce n'era uno dal titolo, mi pare, tetrico I e II in cui lasciavo un po' di link e materiali circa i radiati imitativi gallici.

sull'esemplare da te postato non si può dire con certezza se appartiene al tipo ufficiale oppure se si tratta di un imitativo (cosa probabile). è molto compromesso e la serie imitativa della tipologia DIVO CLAVDIO CONSECRATIO presenta una massiccia quantità di esemplari davvero ben fatti e pressoché indistinguibili dai tipi ufficiali.

nel caso specifico, sulla moneta in questione ti rimando a questi due link per una carellata di esemplari:

e infine ti riporto quanto presente in un testo di Davies che io reputo una vera e propria Bibbia per l'universo dei Radiati:

This commemorative series of antoniniani, inscribed with the legends DIVO CLAVDIO (obverse) and CONSECRATIO (reverse) was issued immediately following the death of Claudius II. The two main reverse types were an altar and an eagle. R.I.C. V is still the standard reference for these coins but the range of engraving variations requires a more detailed arrangement, especially for the altar. The eagle variant tends to occur

less frequently than the altar. A third variant, the funeral pyre, is much less common. These coins were issued from all mints. Some carry mint marks and the engraving styles can also distinguish the products of particular mints.

A full study of the range of regular varieties is desirable before the irregular coins can confidently be separated. This would be an enormous task in itself and requires work beyond the scope of this thesis. However, these coins were one of the most regularly copied series and they do, as such, require some attention.

The altar reverse carries more variation than the eagle. The range of regular variants is described below and illustrated in figure 3:9.

Type A is an altar divided into four segments, with a fire on top.

A1 has a dot in each segment.

A2 has no dots.

A3 has a wide border.

A4 has the altar 'waisted'.

Type B is a square altar, with a handle, and a fire on top.

B1 has a dot above the handle.

B2 has no dot.

divo.gif

The eagle type is more difficult to sort into sub-types.

They are found with 'head right' and 'head left', although the latter are less common. The eagle may be crouched or vertical but, beyond this, further sub-division may prove more misleading than useful. It is not possible to cite precisely when these posthumous coins were struck. They have been generally assigned to the reigns of Quintillus and Aurelian but no terminal date has been agreed. The brevity of Quintillus' reign was such that

this series could have been initiated as late as Aurelian (Cope 1969) although this is not generally thought likely. Cope has in fact shown similarity between the metallic properties of this coinage and that of Quintillus (Cope 1969). Bland has postulated that the altar reverse may have been produced by Quintillus and the eagle by Aurelian (Bland 1982). This idea was born from the discovery of examples of pairing between the

obverse of Aurelian's first issue at Rome and the CONSECRATIO, eagle reverse. Just four examples of this type are known (Roger Bland, pers.comm.). However, we have, as yet, no known examples of Quintillus combined with an altar reverse.

It appears that regular CONSECRATIO issues should bear similarities in their metrology to the coinage of Quintillus and Aurelian's pre-reform antoniniani. In consequence, CONSECRATIO coins which vary from them to any appreciable extent are likely to be irregular.

Antoniniani of Quintillus vary widely in weight, falling below 2.0g and reaching above 4.0g, but their main range is between about 2.4g and 3.8g. These figures, and those cited below, have been obtained by personal inspection of collections in Reading Museum, the Ashmolean Museum and the British Museum. Aurelian's pre-reform antoniniani also range widely, between about 2,5g and 4.5g, but lie mainly within the range of 3.0g to

4.00, with a higher average weight than the coins of Quintillus. It would be expected that irregular coins would range around and below the minimum regular weight.

The regular antoniniani range from about 19 mm to about 23 mm in diameter. Pre-reform antoniniani of Aurelian range from about 19 mm to about 25 mm. Of course, vigorous circulation would affect the size. With regard to die-axis, these coinages stuck closely to an 0 or 180 alignment (Robertson 1978).

When a die-axis is otherwise, the coin is a candidate for closer inspection. The irregular DIV° CLAVDIO coinage was almost completely lacking is silver and normally contained high proportions of lead (Cope 1969). It is not possible to apply this sort of analysis when studying an ordinary site collection. The criteria of style, die-axis, size and quality of lettering have to be used and the acquisition of experience is the most important tool available. In conclusion, the following criteria can isolate irregular CONSECRATIO coins. When the die-axis strays from 0 or 180 degrees suspicion should be aroused. The general size and weight range of official coins has been outlined above and in figure 3:10. Variation from this would increase the likelihood that a coin is irregular. Gaps between letters and unusual engraving styles are a most reliable guide also. Problems can arise when the flan size drops to about 18 mm. Close examination shows that size alone is not a reliable criterion. Presence of surface silvering will often suggest that a coin is regular. Irregular examples do not generally carry silvering. Problems can be magnified when a site collection, as opposed to a hoard, is studied. Wear and corrosion reduce size, weight and surface relief. A trained eye is important in such cases.

Figure 13:10 shows the size and weight range recorded from regular examples recovered from the site of Silchester.

Very infrequently hybrids of this series are encountered. 'Lifetime' obverses of Claudius II may be combined with the eagle reverse or 'lifetime' reverses can be combined with the DIVO CLAVDIO obverse. Examples of the latter type have been recorded at Silchester (Boon 1954).

[citazione da: Barbarous radiates: a study of the irregular Roman coinage of the 270s and 280s AD from southern England. di John A.Davies]

Stando alla classificazione proposta dall'autore, il tuo radiato imitativo potrebbe essere classificato in questo modo:

Claudio II - Imitativo Radiato

Zecca: officina locale sconosciuta

AE; 11mm; 0,66 gr.

D/ Legenda in buona parte usurata e fuori tondello [...] CL [...]. Testa radiata dell'imperatore a destra.

R/ Legenda in buona parte usurata e fuori tondello CON [...]. Altare sormontato da fiamma suddiviso in quattro sezioni ciascuna con punto centrale

Tipologia ufficiale di riferimento: DIVO CLAVDIO CONSECRATIO (Altare)

Riferimenti bibliografici: Davies tip. A-4

Modificato da grigioviola
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