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IGNORED

Marco Aurelio Mario.


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Il paesaggio che si distendeva davanti ai suoi occhi era desolante: rovine fumanti sullo sfondo, attorniate da dolci colline e da quelle che fino a poche settimane prima erano state delle verdeggianti pianure. Urla di dolore, terrore, paura fendevano l'aria e giungevano alle orecchie di molti soldati e, soprattutto, ai membri dello stato maggiore. Questi ultimi accompagnavano il loro imperatore, Marco Cassiano Latinio Postumo, che seguiva le azioni militari da una postazione sopraelevata.

<< Signore>> Un beneficiarius lo avvicinò presentandogli due centurioni che facevano trascinare dietro di loro dei legionari disarmati e ridotti alquanto male. Dovevano essere almeno quattro, se non pure di più. Postumo fece un veloce conteggio e ne individuò sei.

Il beneficiarius si inchinò di fronte alla postazione del suo signore e i militi si misero sull'attenti abbozzando un segno di saluto.

<< Ti porto questi uomini, Augusto, perchè hanno infranto i tuoi ordini: i loro stessi superiori li hanno fermati e arrestati per portarli qui, di fronte al tuo inalienabile giudizio.>> esordì tutto d'un fiato l'attendente.

Postumo li osservò per breve tempo, poi, con fare solenne e altezzoso, si alzò in piedi e iniziò a parlare: <<Quindi, non c'è molto da discutere: hanno vistosamente disobbedito ai comandi del loro imperatore. Tutti sapevano in anticipo che quando questa vile città di Moguntiacum sarebbe caduta nelle nostre mani, nessuno avrebbe avuto il permesso o il diritto di saccheggiarla o di fare del male ai suoi abitanti.>> fece una pausa ad effetto, poi continuò << Ebbene, che siano giustiziati di fronte all'intero esercito e chiunque altro sia sorpreso in un atto di insubordinazione venga subito ucciso. Questi sono gli ordini. Potete ritirarvi. >>

Gli uomini legati furono trattenuti a stento dai loro centurioni: si dimenavano, urlavano, qualcuno chiedeva clemenza. Non fu udito. Occorse l'intervento della guardia dell'imperatore per condurli al luogo scelto per l'esecuzione: il vasto spiazzo che si apriva di fronte al Pretorio, dove tutto l'esercito in armi poteva essere schierato e assistere alla giustizia del loro signore. Il fumo nero si alzava in cielo e oscurava a tratti il disco solare, quasi come un cattivo presagio. Di sicuro, con la diffusione dei nuovi ordini, i soldati non erano più gli stessi che Postumo conosceva.

Tutto era pronto. Gli arcieri schierati in una corta fila armati di tutto punto e comandati da un optio di origini germaniche prelevato dai ranghi ausiliari. Gli ultimi reparti avevano avuto appena il tempo per ripulirsi e tirare a lucido le proprie armature ed ora erano lì, alcuni non sapevano neanche il perchè. Tutti i legionari, i centurioni, gli optiones e i tesserari erano in bell'ordine sotto il naso dell'imperatore che loro stessi avevano voluto appoggiare e che adesso li ripagava in quel modo: giustiziando dei compagni e mandandoli indietro a bocca asciutta dopo un estenuante assedio dove avevano visto perire moltissimi dei loro commilitoni. L'ostilità nei suoi confronti serpeggiava da qualche giorno nel campo, ma nessuno aveva avuto il coraggio di dimostrarla apertamente. "L'odio represso può nuocere molto e improvvisamente" pensò un uomo posizionato nelle retrovie. Una riccia e corta barba gli ricopriva il mento e gli incorniciava il viso. Aveva occhi vispi e piccoli, un naso dritto e corto che cadeva direttamente su una bocca dagli angoli sempre e costantemente un po' alzati, rendendo la sua espressione quasi inverosimile. Mentre poggiava il braccio sul suo scudo, di cui aveva forgiato personalmente l'umbone metallico, e reggeva il pilum pesante con la destra, Marco Aurelio Mario, uno dei migliori ex fabbri dell'esercito e ora combattente professionista, pensava che tutta quella situazione non avrebbe retto a lungo.

<< Brutta faccenda questa>> gli sussurrò il compagno che aveva affianco.

Mario non fece in tempo ad annuire che un centurione gridò di fare silenzio. Era un personaggio molto conosciuto dalla truppa e, ultimamente, si era fatto più amici che nemici.

Postumo, attratto da quell'urlo canzonatorio, si voltò nella direzione delle retrovie. Per un attimo i suoi occhi si specchiarono nel luccichio di quelli di Mario. Un brivido gli persorse la schiena e un improvviso senso di nausea e di vuoto lo costrinsero a farlo poggiare allo schienale del suo scranno da campo. Mario distolse subito lo sguardo, ma notò che qualcosa nell'atteggiamento del suo imperatore non andava. Non se ne curò più di tanto. Dopo il saluto iniziale, Postumo non perse tempo e diede subito l'ordine di proseguire con l'esecuzione. I malcapitati urlavano, si dimenavano e si contorcevano vicino ai pali a cui erano stati saldamente legati. Erano stati spogliati di tutto l'equipoaggiamento, i loro averi sequestrati e messi da parte per la cassa dell'esercito. Erano rivestiti solamente da un perizoma ed esponevano i torsi nudi alle punte delle frecce che gli arcieri, ad un comando secco dell'optio germanico, avevano già provveduto ad incoccare. Mirarono. Alte grida risuonarono nell'aria. I legionari schierati davanti al Pretorio erano immobili. Alcuni sudavano per la tensione, come prima di un combattimento. Altri controllavano la propria rabbia per quello che iniziavano a definire un assassinio, le cui vittime avevano sostenuto il proprio aguzzino. "Paradossale" disse Mario tra sè . I prigionieri piangevano ormai, e uno di loro si era perfino afflosciato lungo il palo che lo sorreggeva. Svenuto. Ai piedi di più di uno si formò una chiazza umida e maleodorante che bagnò la base dello spiazzo in terra battuta. L'optio non attese oltre. Fece un segno in aria con la mano destra, gli arcieri tirarono. I dardi andarono a segno, conficcandosi nella carne, trapassando organi e, nel peggiore dei casi, inchiodando il corpo del prigioniero al palo. In un attimo tutti i lamenti e i movimenti convulsi dei poveri legionari giustiziati cessarono. Solo silenzio. Non un alito di vento si levò a spostare la colonna di fumo nero che proveniva dalle vicine rovine di Moguntiacum, conquistata pochi giorni prima. E anche quegli uomini, che ora giacevano morti nel modo meno onorevole, avevano contribuito alla vittoria i cui meriti erano andati interamente a Postumo. Ma non era stato lui a scendere sul campo e rischiare la sua preziosa esistenza. Anche loro avevano salvato il suo trono dalla ribellione nella città del luogotenente Leliano. E avevano ricevuto la morte in cambio. << Rompete le righe, ognugno al proprio alloggio. >> Questi furono gli ordini.

Mario, pur obbedendo come tutti gli altri, pensò che la questione non sarebbe finita lì.

Caos. Il disordine più completo regnava nel campo. I centurioni, i tribuni e perfino i prefetti non avevano più nessuna autorità. Molti seguaci dell'imperatore erano stati eliminati. Altri erano stati privati dei loro poteri. Postumo era stato sorpreso dalla ribellione, incapace di controllare gli stessi uomini che poco tempo prima l'avevano elevato agli onori della porpora. Il suo corpo, deturpato e maltrattato da tutti i soldati, compreso gli ausiliari e alcuni membri della sua guardia, fu gettato via come se fosse un abominevole rifiuto. Adesso, migliaia di uomini si trovavano senza una guida. Con Leliano morto, il più accreditato collaboratore del tiranno Postumo, ora non potevano tornare sui propri passi e chiedere clemenza al legittimo padrone di Roma Publio Licinio Egnazio Gallieno. Sarebbero stati puniti severamente, forse decimati o forse alcune delle legioni sarebbero state sciolte e mai più ricostituite. Nessuno poteva saperlo e nessuno voleva e poteva rischiare di essere tolto di mezzo. Molti degli amici di Mario erano accorsi da lui per fargli presente la situazione. <<Non c'è tempo da perdere: se le truppe non hanno un comandante il nostro Impero rischierà di scomparire e le Gallie torneranno nuovamente sotto l'oppressione del governo centrale.>> Aveva detto loro. Tutti erano d'accordo: bisognava agire e in fretta. Il gruppo portò Mario fuori dal suo alloggio e, diretto verso il Pretorio, la parte più caotica e pericolosa dell'intero campo, salirono sul podio che era stato di Postumo e attirarono l'attenzione di tutti i presenti, inducendo a richiamare anche gli altri che si erano dispersi dapperttutto. Mario avanzò di qualche passo e guardò ognuno di loro dritto negli occhi. Molti non ressero il suo sguardo penetrante e indagatore.

<<Amici. Compagni. Commilitoni.>> attirò la loro completa attenzione e fu fatto immediatamente silenzio <<Il tiranno è morto!>> Urla di soddisfazione si levarono ma furono subito represse dai collaboratori di Mario che erano sul podio dietro di lui. <<Ora>> continuò appena fu ritornato il silenzio <<l'esercito ha bisogno di una guida: non possiamo permettere di cadere nelle mani di un oppressore ancora più tremendo di Postumo.>> Altre voci, questa volta si trasformarono in un coro di ovazioni.

<<Tutti noi abbiamo preso parte a molte imprese che hanno reso grande il nostro Impero e siamo stati gli autori della brillante vittoria di Moguntiacum. Quindi, io dico di prenderci ciò che ci spetta. Inquadrate i ranghi e marciate sulla città: tutto ciò che vedrete e prenderete sarà vostro!>>

Grida di gioia, sincere per la prima volta da anni. I soldati si abbracciarono e saltavano per la sicurezza di una felice prospettiva di saccheggiare e fare bottino a spese dei vinti.

Mario aveva dato loro ciò che volevano. Era giunto il momento di ripagarlo.

<<Miles dives, miles dives>> Tutti i legionari agitarono ciò che avevano tra le mani, cercando di creare un ritmo cadenzato e orecchiabile che accompagnasse le loro parole.

Mario sapeva ciò che significavano: volevano che diventasse loro imperatore.

Tese le mani e ottenne silenzio: << Volete che vi conduca alla vittoria e alla ricchezza?>>

<<Miles dives! Miles dives!>> ancora più forte di prima.

<<Ebbene lo farò: accetto di buon grado di guidarvi non come un tiranno oppressore, ma come un imperatore clemente e attento verso i suoi sostenitori! >>

La folla andò completamente in delirio. Tutti accorsero ad armarsi e presto lo stesso Mario ricostituì lo stato maggiore dell'esercito inserendo molti suoi amici nei ranghi più alti.

Era imperatore adesso. E ciò lo rendeva fiero di sè. Si disse che avrebbe portato a termine il suo compito, a differenza di quelli che l'avevano preceduto.

Un attendente della zecca gli mostrava un tondello splendente e ben inciso nonostante il bordo irregolare.

<<E' un ottimo lavoro: sembra che mi stia guardando in uno specchio di bronzo lucidato.>> Mario prese in mano la moneta e la rigirò tra le dita osservandone i dettagli. Le righe che rendevano barba e capelli, il panneggio terminante in modo evanescente e, più di tutto, la corona radiata che lo rendeva ancora più grande e autoritario. Era diventato imperatore a spese della città di Moguntiacum. Ma poco gli interessava: oramai non era più la capitale delle Gallie. Aveva spostato la sua residenza e la sua corte ad Augusta Treverorum e vi aveva installato anche una zecca. Il personale che operava a Moguntiacum era stato trasferito a Colonia.

<<Davvero ammirevole, Augusto. Un'opera d'arte, oserei dire>>. A parlare era stato un uomo alle sue spalle, uno dei più fedeli che conoscesse e che l'aveva sostenuto fin dall'inizio.

<<Già. Ne sono compiaciuto.>> Rivoltò la moneta e fissò la scritta VICTORIA AVG. Sì, lui l'aveva ottenuta una vittoria: contro Postumo e contro Gallieno. Assecondando i soldati aveva assunto il potere e aveva fatto in modo che le Gallie non finissero nelle mani di Roma. Una vittoria schiacciante e decisiva contro ogni sua iniziale aspettativa. Ne fu davvero felice.

<<Bene. Procedete con l'emissione di questo tipo: ce ne servono abbastanza per pagare i soldati. Sono loro, d'altronde, ad essere i veri protagonisti del mio regno>> Sapeva che in parte era vero, ma non poteva fare a meno del loro sostegno.

L'attendente riprese la moneta dalle mani dell'imperatore, si inchinò ed uscì diretto verso l'edificio che ospitava la zecca.

Altro sangue aveva bagnato la terra. Era stato sparso non per il bene dell'Impero, questa volta, ma per questioni del tutto private e personali. La congiura che aveva portato alla morte Mario non era fallita: dopo dodici settimane di regno, finalmente era stato ucciso. Correva l'anno 1022 ab Urbe condita e le Gallie vedevano spegnersi l'ennesimo tentativo di rivalsa. Anche questo soppresso nel modo più violento. Ma si sa, morto un imperatore se ne fa un altro. E mentre su Mario, compianto dai suoi seguaci, calava il sipario della Storia, si apriva, inevce, su di un nuovo personaggio che presto avrebbe rivelato la sua indole dispotica: Marco Piavonio Vittorino.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato (modificato)

LE MONETE.

--Zecca di Colonia.--

1) AE Antoninianus, emesso dalla zecca di Colonia intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C MARIVS P F AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato verso destra.

Al R/ CONCORD MILIT, due mani che si stringono.

Rif.: RIC V pt.2, 6; Hunter 3; Schulzki 1b; Elmer 633.

Peso: 2.79 gr.

Rara.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato

2) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Colonia nel 269 d.C.

Al D/ IMP C MARIVS P F AVG, busto radiato, corazzato e drappeggiato rivolto a destra.

Al R/ CONCORDIA MILITVM, due mani che si stringono.

Rif.: RIC 7; Cohen 4; Elmer 632; Schulzki 3b.

Peso: 3,03 gr.

Diametro: 20 mm.

Rara.

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Inviato

3) Antoniniano in biglione emesso dalla zecca di Colonia tra il 268 e il 269 d.C.

Al D/ IMP C MARIVS P F AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato rivolto a destra.

Al R/ SAEC FELICITAS, la Personificazione della Felicitas stante a sinistra che regge un caduceo e una cornucopia.

Rif.: RIC 10; AGK 4b; Elmer, 634.

Rara.

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Inviato

4) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Colonia intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C MARIVS P F AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra.

Al R/ SAEC FELICITAS, la Personificazione della Felicitas stante a sinistra regge un caduceo e una cornucopia.

Rif.: RIC 10, Cohen 13.

Peso: 2.99 gr.

Rara.

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Inviato (modificato)

5) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Colonia intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C M AVR MARIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato rivolto a destra.

Al R/ VICTORIA AVG, la Vittoria alata avanza a sinistra reggendo un ramo di palma e una corona.

Rif.: RIC V 17; AGK 7a.

Peso: 2.86 gr.

Asse di conio: 12 h

post-24898-0-08677400-1315651664_thumb.j

6) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Colonia intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C M AVR MARIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato rivolto a destra.

Al R/ VIRTVS AVG, la Personificazione della Visrtus stante a sinistra si poggia ad uno scudo e regge una lancia.

Rif.: RIC V 19; AGK 9; Cohen 22.

Peso: 2.84 gr.

Diametro: 21 mm.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato (modificato)

--Zecca di Treviri ( Augusta Treverorum ).--

1) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Treviri intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C M AVR MARIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra.

Al R/ VICTORIA AVG, la Vittoria alata rivolta a sinistra regge un ramo di pala e una corona.

Rif.: RIC 17, Schulzki 7b, Elmer 638, Cunetio 2509.

Peso: 3.57 gr.

Diametro: 20 mm.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato

2) AE Antoninianus emesso dalla zecca di Traviri intorno al 269 d.C.

Al D/ IMP C M AVR MARIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato verso destra.

Al R/ VICTORIA AVG, la Vittoria alata avanza a destra reggendo un ramo di palma e una corona.

Rif.: RIC 18; Cohen. 20; Elmer 636.

Peso: 3,44 gr.

Diametro: 19 mm

Rara.

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Inviato (modificato)

--Imitazioni barbariche.--

1) Imitazione di un AE Antoninianus della zecca di Colonia.

Al D/ IIIIP* C M MARIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato rivolto a destra.

Al R/ A SUTRI.. (VIRTVS A... al rovescio), la Personificazione della Virtù stante a sinistra si appoggia ad unos cudo e regge una lancia.

Rif.: Barbaric imitation of RIC 19.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato

Complimenti ! Un lavoro molto ben articolato, sia nella parte narrativa che nella descrizione delle monete. Una discussione che merita indubbiamente di essere posta fra quelle in rielivo.

Lorenzo :)


Inviato

Di nuovo tanti complimenti, una discussione fantastica e un lavoro veramente lodevole. Queste biografie sono veramente interessanti, quando poi sono sotto forma di romanzo... :clapping:


Inviato

Ciao,

...Un lavoro molto ben articolato, sia nella parte narrativa che nella descrizione delle monete...

Si, come nello stile di Caio Ottavio (Valerio Manfredi :D ). Un buon lavoro, presentato in maniera molto scorrevole.

...Una discussione che merita indubbiamente di essere posta fra quelle in rilievo...

Anche questa finisce nelle "Biografie imperiali".

Ciao

Illyricum

:)


Inviato (modificato)

Sapevo che ne avresti scritto un'altra e, a dire il vero, la stavo aspettando tanto ansiosamente da volerti chiedere quando l'avresti scritta... ed invece, finalmente, eccola. :lol: Bellissima come le altre, perfetta fino all'ultimo insignificante dettaglio. :)

Modificato da ggpp The Top
Awards

Inviato

Un sentito grazie a tutti. :) Sono contento che il mio lavoro vi sia piaciuto ed è molto bello condividerlo con voi. Se trovate novità non esitate ad aggiungerle.

Grazie ancora. :)


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