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Inviato

Buonasera.

Leggendo la versione digitalizzata del libro "Guida per gli avanzi di costruzioni poligonie dette Ciclopiche, Saturnie, o Pelasgiche nella provincia di Roma" di Fonte A Nive Rodolfo - Tipografia Ippolito Sciolla - 1887, a pag. 119, dove si parla della storia della città di Veroli (Verulae), una delle principali città (insieme ad Alatri, Anagni e Ferentino) del popolo italico degli Ernici (stanziato in parte della zona che oggi corrisponde all'alta Ciociaria), ho trovato questa frase:

"..... di tal che, per la posizione a difesa del confine del territorio che qui svoltava ad angolo, e per l'aver battuto moneta, e per il conto tenutone dagli antichi storici al pari di Aletrium e di Ferentinum, Verulae fu certo una delle più considerevoli città della confederazione ernica...."

Nel passaggio in questione non si nomina l'altra importante città degli Ernici, quella che era considerata la città sacra di questo popolo, vale a dire Anagnia, in quanto il riferimento all'importanza storica di Veroli è riportato, nel testo, in una fase narrativa che riporta eventi posteriori al 306 a.C., data in cui alcune città erniche, capeggiate da Anagni, si ribellarono a Roma, infrangendo una duratura alleanza. La rivolta fu sedata dai romani, Anagni venne considerata la principale responsabile della ribellione, conquistata, duramente punita e ridotta al rango di Prefettura perdendo gran parte dei propri diritti, tra cui quello di scegliere i propri magistrati per amministrare la cosa pubblica. Alatri, Veroli e Ferentino, rimaste fedeli, furono per questo premiate e mantennero i propri diritti.

Non so quale sia la fonte da cui l'autore attinge per poter affermare che la città abbia "battuto moneta", nè è chiaro se si riferisca al periodo in cui la stessa era una città Ernica indipendente da Roma o ad una fase posteriore, quando la romanizzazione del Latium era già in fase avanzata. Ovviamente, qualora la notizia fosse fondata, sarebbe interessante in entrambi i casi.

Nel primo, in quanto potrebbe gettare qualche nuova luce ed un nuovo interesse numismatico su un popolo italico su cui esistono pochissime notizie e frammentarie, quello degli Ernici.

Nel secondo caso, in quanto si potrebbe pensare all'esistenza di una zecca "coloniale" di Roma in una città Ernica (al pari di quanto accadde per Segni o Cori in area Volsca) di cui non credo si avesse notizia.

Cosa ne pensate?

Grazie per ogni intervento.

brozzi

  • Mi piace 1

Inviato

Salute

per me è un dato nuovo.

Suppongo che riferimenti bibliografici non ve ne siano dietro al libro.

Bisognerebbe consultare gli studiosi di Numismatica del periodo in cui è stato scritto il libro mi viene in mente il Garrucci o il Fiorelli.

A Veroli vi è una bellissima abbazia,l'abbazia di Casamari con annesso convento.Chi si trovasse da quelle parti li invito a farvi visita. ;)

Salutoni

--odjob


Inviato

Il Garrucci "Monete dell'Italia Antica" è difficile che sia stata la fonte di questo volume, in quanto è stato pubblicato nel 1885 e considerando i tempi ottocenteschi, difficile che l'autore del volumetto abbia potuto consultarlo.


  • 3 settimane dopo...
Inviato

Ciao Brozzi, leggo solo ora questa discussione (più che altro attirato dal titolo) in quanto sono completamente a digiuno di questo tipo di monetazione. Anche io cmq non ho mai sentito parlare di una zecca a Veroli in quei tempi (purtroppo). Ho in biblioteca un libricino scritto da Roberto Viola (un grande numismatico ciociaro) che si intitola "I GRANDI CIOCIARI MONETARI DI ROMA". Come scrive lo stesso autore, questo lavoro è nato dopo un dibattito fra lui ed alcuni francesi, nel quale poi egli ha voluto sottolineare l'importanza della terra ciociara e di alcuni personaggi qui nati che hanno poi fatto coniare monete. Sono certo che se ci fosse stato sentore di una zecca a Veroli la cosa non sarebbe passata inosservata al Viola che sicuramente (anche per semplice campanilismo) l'avrebbe riportata.

Cmq se ne sai di più tienici informati ;)

  • Mi piace 1

  • 4 settimane dopo...
Inviato

Sarebbe sicuramente interessante conoscere i riferimenti bibliografici, qualora esistenti, a cui l'autore si riferiva facendo un'affermazione tanto decisa. Sarebbe da cercare nel mare sterminato degli studi eruditi ed antiquari settecenteschi. E anche l{i, poi, una volta trovata la fonte sarebbe da analizzare con senso critico e dati oggettivi (mi viene in mente il binomio Velatri-Velletri del Borgia...). Ciò che é certo é che c'é un discreto numero di emissioni arcaiche che sono definite "incerte dell'Italia centrale"... e che probabilmente lo rimarranno per un bel pezzo...

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