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«S'io dissi falso, e tu falsasti il conio»

Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XXX, 115

In questi giorni, tra le mie letture "estive" di monetazione medievale di area veneta, sto approfondendo un fenomeno molto interessante: le zecche castellane clandestine (che si riallaccia tematicamente, a un'altro mio tema numismatico d'interesse: i radiati gallici imitativi).

Non mi dilungo in un corposo post né in sintesi o abstract degli articoli che ho trovato, però voglio lasciarvi, se già non li conoscete, alcuni link con testi decisamente interessanti sull'argomento. Si tratta di poche, ma interessanti pagine... soprattutto l'articolo di Andrea Saccocci se non altro perché offre la ricostruzione, documentata con reperti, di quello che era il procedimento utilizzato per la falsificazione della moneta.

Inoltre i documenti che ho trovato dovrebbero/potrebbero interessare anche i cultori della moneta della zecca di Venezia dato che si parla (anche) di falsi veneziani.

Se qualcuno ha dell'altro materiale reperibile nel web o da condividere... ben venga!

Spero di non avervi annoiato!

Andrea Saccocci - Il castello di Toppo; La zecca clandestina: le monete

Alessandro Gremes, Liliana Zanoni - Le monete rinvenute a Castel Corno

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Bella questa, grigioviola!

Argomento molto interessante. Avevo già letto l'articolo di Saccocci, come sempre magistrale. C'è qualcosa anche per l'Italia centrale. Appena posso lo segnalo.

Non ci annoiamo, tranquillo ;) . Il problema è che molti amici sono in ferie .

saluti

Modificato da adolfos

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Inviato (modificato)

Inoltre i documenti che ho trovato dovrebbero/potrebbero interessare anche i cultori della moneta della zecca di Venezia dato che si parla (anche) di falsi veneziani.

Se qualcuno ha dell'altro materiale reperibile nel web o da condividere... ben venga!

Spero di non avervi annoiato!

Andrea Saccocci - Il castello di Toppo; La zecca clandestina: le monete

Alessandro Gremes, Liliana Zanoni - Le monete rinvenute a Castel Corno

Buona giornata

Grazie delle indicazioni grigioviola

Ho letto l'elaborato di Saccocci e ciò che mi ha sconcertato è la diffusa contraffazione di monete veneziane, nonostante la Serenissima fosse molto "occhiuta" circa questi reati e nonostante il fatto che chi veniva preso a falsificare/contraffare monete, ci rimettesse la pelle.

L'altro libro mi manca. Grazie della "soffiata". :)

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia

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Lotto di imitazioni dello zecchino ( ducato) veneziano vendute da CNG . Ci voleva una bella fantasia...................

There is a strange relationship among India, Arabia or the Levant, Europe, and Africa in the later imitative ducat series. Specimens of the Indian type can be collected at bazaars and markets in Arabia and the Levant, leading to speculation that some of them were actually struck there. There is certain evidence of imitations being made in Egypt and Lebanon, plus some have pedigrees from the Yemen. Furthermore, it would appear that English and perhaps German or Austrian firms found a way to mass-produce crude Indian or Levantine jewelry imitations that were then imported to India, and possibly also sold to African natives in the colonial trade.

post-8209-0-75463900-1312806976_thumb.jp

Modificato da Ospite
Supporter
Inviato (modificato)

Buon pomeriggio

Temo che la gran parte, più che imitazioni/contraffazioni fatte per frodare, si tratti di copie ad uso accessorio d'abbigliamento, in oro povero o (quasi sempre) ottone dorato.

Che poi taluni li accettassero come veri......dubito, ma tutto è possibile; forse per qualche diversa tipologia, più ben fatta, e se ne sono visti parecchi.

Su quelli approssimativi e pacchiani.... :blink: .. però basta vedere alcune persone cosa acquistano su Ebay...patacche riconoscibilissime a fior di euro. :o :lol: :lol:

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia

Inviato

quello che è interessante, e che lo si apprende dall'articolo di Saccocci, è la tecnologia produttiva del falso... il ritrovamento descritto di tutta la "filiera" produttiva: dalle barrette alle lamine battute di lega.

per non parlare del ruolo stesso del "castello" come officina produttiva per via dell'isolamento e del ruolo defilato che richiedeva un laboratorio di falsari.

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Inviato

sempre in tema di questo argomento, ma in territorio differente, c'è quest'altro articolo, in inglese, su Castel Manfrino (Teramo) che è molto interessante per lo studio della tecnologia produttiva del falso medievale:

Iacone, Prosperi, Salvia - NON FERROUS METALLURGY AT THE MEDIEVAL CASTLE OF CASTEL MANFRINO

qui invece facciamo un salto in Garfagnana e riporto un contributo del sempre validissimo Dabbene:

Ciampoltrini, Notini, Rossi - Una zecca abusiva del XII secolo in Garfagnana

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No, non annoi affatto Grigioviola,è uno degli argomenti più intriganti questo ; nella zecca clandestina della Garfagnana ,di cui tu prima hai fatto menzione, ci sono tante interessanti notizie, ma anche nel libro di Lucia Travaini "Monete e storia nell'Italia medievale ", c'è un intero capitolo, il 9 per la precisione, dedicato tutto a questi aspetti.

La falsificazione in quell'epoca era considerata un crimine gravissimo,le monete erano sotto l'egida dello Stato, chi in proprio voleva sostituirsi in modo fraudolento allo Stato veniva punito severamente in quanto ledeva gli interessi e i diritti dello Stato ,creando un danno alla comunità e alle autorità.

I falsari dell'epoca , si racconta, non erano degli sprovveduti,i commitenti spesso erano in una cerchia di persone di censo elevato,che anzi costituiva un vantaggio poi per la circolazione delle stesse in certi ambiti; spesso,come prima accennato,queste officine erano situate in ambiti insospettabili, castelli, rocche,residenze importanti, a volte furono coinvolti in queste trame fraudolente anche dei religiosi o anche persone che erano collegate in un qualche modo alle zecche ufficiali.

Ci sono anche casi di qualche improvvisazione, di gente sprovveduta,che coniava in grotte o ambiti di fortuna,ma in questi casi ebbero vita breve.

L'aspetto forse più importante del fenomeno falsificazione nel Medioevo è che due erano essenzialmente i fattori che spingevano in tal senso, il primo ovviamente il fatto che chi lo faceva voleva , a fronte dei rischi che subiva, un buon guadagno economico, l'altro non minore,era legato al fatto che questo capitava di solito nel momento in cui c'era una maggior richiesta di denaro,il circolante non elevato produceva richiesta di moneta,anche le imitazioni,le false,aiutavano a rispondere a questa richiesta della collettività.

La Travaini ,per esempio,sostiene a proposito di quanto sopra esposto, : " in questo senso i falsi non rappresenterebbero un sintomo del tutto negativo ".


Inviato (modificato)

per quanto riguarda i denari di Lucca, la Toscana è veramente piena di zecche del genere, prima tra tutte Pisa... c'è un documento dell' imperatore in cui minaccia di tagliare la mano destra a chiunque avesse falsificato il suo denaro, e specifica chiaramente che ne pisa, ne nessuna altra città poteva coniare il denaro a suo nome, si intuisce quindi, che pisa era al primo posto... comunque poi ci sono Volterra (sui detti denari di Volterra c'è un bellissimo articolo di Winsemann Falghera) e altre zecche

Secondo me, molte zecche ottennero il privilegio imperiale solo perchè l' imperatore rinunciò a combattere le falsificazioni, quando si rese conto che era impossibile impedirle, e dette i privilegi in modo che, quanto meno, le città fossero costrette a pagare le tasse su quello che battevano... visto che tanto avrebbero battuto comunque.

Modificato da magdi
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Buonasera a voi,

discussione molto, molto interessante.

Ricordo che sulla "Guida" della Travaini alle pp. 1507-1521, è presente il capitolo "Zecche clandestine e prodotti non ufficiali", dove sono menzionate alcune località sedi appunto di zecche clandestine. Naturalmente è solo una piccola selezione ma che rende bene l'idea di come il fenomeno debba essere stato assai più vasto e generalizzato di quanto non si pensi. Io sono convinto che molte delle cd. "varianti" di monete d'età medievale e moderna in realtà non siano altro che prodotti NON ufficiali. Per fare un esempio a me vicino, cito il caso delle terline di Francesco Sforza tipo CNI, IX, pp. 409-410, nn. 2-6 [MIR Emilia 921] coniate nella zecca di Parma (...e in altre, ignote località!!!) dopo il 1449.

Per quanto riguarda il veneto, rammento un articolo di Lorenzo Bellesia del 1998, Un vecchio rinvenimento di materiali di una zecca clandestina nel Veronese, in «PN», 121, p. 20, con tanto di foto del materiale ritrovato. Nel caso, posso inviarne la scansione.

Cordialmente, Teofrasto


Inviato

quanto illustrato da magdi è interessante e secondo me si inserisce in un sistema fatto di "emissioni locali" poi istituzionalizzate piuttosto che di falsi veri e prorpi.

se penso all'articolo di saccocci e alle falsificazioni messe in atto dei denari veneziani, bé lì non c'era proprio margine per ottenere lo status di zecca! si facevano dei falsi belli e buoni con tutti i rischi annessi e connessi come ricordava dabbene.

sì l'argomento della falsificazione nella numismatica è affascinante e si intreccia con molti aspetti: la frode, la carenza di circolante, i mezzi, le tecnologie produttive, la legge in vigore al tempo con le relative pene... mi piacerebbe trovare menzionati altri contributi liberamente fruibili in rete in cui sono repertoriati non solo falsi, ma anche gli strumenti necessari a produrli... è davvero interessante la tecnologia produttiva con le sue varie fasi!

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Inviato

articolo di Lorenzo Bellesia del 1998, Un vecchio rinvenimento di materiali di una zecca clandestina nel Veronese, in «PN», 121, p. 20, con tanto di foto del materiale ritrovato. Nel caso, posso inviarne la scansione.

Cordialmente, Teofrasto

ciao! ecco, è tutta ieri pomeriggio che cerco informazioni su questo ritrovamento... lo spunto veniva dall'articolo di Saccocci che citava appunto Bellesia... ti mando un mp con la mia mail, se puoi, grazie mille!

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Inviato (modificato)

in merito all'articolo:

L. Bellesia - Un vecchio rinvenimento di materiali di una zecca clandestina nel veronese

riporto un paio di immagini e faccio un breve sunto.

Di fatto si tratta di un ritrovamento ahimé decontestualizzato in quanto avvenuto alla fine dell'800 in una non precisata grotta del veronese.

La cosa interessante del ritrovamento è il buon numero di tondelli realizzati e non ancora coniati, degli scarti di metallo derivanti dal taglio dei tondelli e... un conio di martello(!!!) del dritto del sesino o doppio quattrino di Marino Grimani (1595-1605) CNI VII n. 183-277 con legenda: * MARINVS GRIMANO DVX e al centro croce pisana ornata da 16 globetti.

Nella grotta, assieme ai tondelli, due sole monete coniate, sempre del tipo in questione, e figlie del conio in oggetto.

Data la non analisi diretta del materiale (che è pervenuta all'autore dell'articolo in foto) non viene espresso alcun giudizio circa la natura ufficiale o meno del conio, ma la descrizione del ritrovamento e l'insieme dei reperti fa pensare a un conio di origine fraudolenta.

In ambito veronese il Papadopoli riporta una vicenda (1604)di falsificazioni e condanne di un aristocratico, Carlo Miniscalco, e del suo complice Paolo Gobbo che entrambi vennero condannati a morte per decapitazione.

E' suggestivo pensare, ma non ci sono prove, un legame tra questo ritrovamento e quella vicenda... anche se è improbabile che si tratti degli arnesi di mestiere dei due falsari... più probabilmente in area veronese l'attività di falsificazione di moneta veneta era compiuta da più gruppi.

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Modificato da grigioviola
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E' molto interessante l'osservazione di Teofrasto sulle varianti delle monete che possono essere prodotti non ufficiali delle zecche stesse; mi piace anche ricordare quanto dice la Travaini su imitazioni e falsi perchè mi sembra molto pertinente e indicativo : "si deve innanzitutto considerare la differenza ,non sempre chiara, tra falso e imitazione; nel medioevo ,infatti,il fenomeno delle imitazioni fu largamente diffuso e generalmente accettato per le normali emissioni ufficiali , mentre i veri e propri falsi,che pure erano delle imitazioni, furono sempre duramente perseguiti ; IN SINTESI SI PUO' DIRE CHE TUTTI I FALSI SONO IMITAZIONI, MA NON TUTTE LE IMITAZIONI SONO FALSI ".

Modificato da dabbene

Inviato

il falso si intreccia col vero... accanto agli episodi espressamente fraudolenti di falsificatori che operavano in completa clandestinità in grotte, castelli isolati e anfratti più o meno nascosti, c'era anche il caso di zecche "accreditate" che si davano comunque alla falsificazione... per riallacciarsi al conio "veronese" di Marino Grimani, troviamo una sua contraffazione battutta dalla zecca di Frinco (autorizzata con decreto del 1487 a battere moneta propria):

SesinoVe.jpg

la tipologia di monete "originali" e "contraffatte" battute dalla zecca di Frinco si possono vedere qui: http://www.daupher.it/num.htm mentre qui c'è un vecchio libro in consultazione gratuita che ne parla: Domenico Promis - Monete dei Radicati e dei Mazzetti, in "Sulle monete del Piemonte" mem. quarta

Passerano_M_0067.jpg

qua sopra invece il portale d'accesso della zecca di Passerano, anch'essa inserita in quel sistema di zecche accreditate dedite alla falsificazione di moneta altrui (causa di rimozione del privilegio di batter moneta a opera dei Savoia).

L'argomento delle falsificazioni presenta innumerevoli sfaccettature e offre un sacco di spunti di approfondimento... lo confesso, da assoluto "ignorante" in materia partendo da un articolo di Saccocci che mi aveva incuriosito e cercando di ripercorrere la "storia" di un pezzo di rame falso veneziano... ho già fatto il giro di tre zecche! ...è questo il bello della numismatica!

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  • 1 anno dopo...
Inviato (modificato)

Salve a tutti sono Simone Prosperi co-autore dell'articolo sulla zecca clandestina di Castel Manfrino, non mi occupo di numismatica bensì di tecniche produttive delle leghe di rame (sono archeologo) e proseguendo i miei studi sul territorio (dottorato sulle leghe di rame nel medioevo nel centro italia) mi sono imbattuto in altri reperti provenienti da altri siti abruzzesi che testimoniano la presenza di falsari sempre in siti fortificati posti in zone di confine. Volevo sapere se siete a conoscenza di rinvenimenti di strumenti per la produzione di conii e soprattutto se sono stati mai ritrovati dei "provini" per valutare la buona riuscita o meno del disegno del conio.

grazie e a presto!

Modificato da Simone Prosperi

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@@Simone Prosperi

Buonasera Simone e benvenuto nel forum :)

Particolarmente interessante la tua ricerca. Da informazioni, purtroppo non verificabili e del tutto private e quindi da prendere con dovuta cautela, ritrovamenti di tondelli non coniati insieme a ritagli di lamine non sono così rari. Se ti interessa sapere da quali siti (supposti) provengono mi puoi contattare in MP Non ho notizie di "provini" oppure strumenti per la produzione.

In bocca al lupo per i tuoi studi.

Cordiali saluti

Modificato da adolfos

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buonaserra a tutti.. :) ..interressante discuzione.......non so tanto esperto in lettura italiana forse mi sara scapato qual cosa,ma da quello che mi e stato delle letture appassionate su i falsatori he, che questa attivita era punita di morte.....e prigionne a vita.i falsatori si metevano nascosti ne posti pocci frequentati,le grotte profonde errano un posto ideale,per coprire il rumore de i cogni,e del lavoro neccessario a produre i tondini.........molte storie di attivita diabolica venute de le profondita oscure delle grotte,hanno creato leggende spaventose sempre vive oggi..... :huh: ......e molti tesori,e oggetti vengono di quelli posti del ventro della terra........ :)


Inviato (modificato)

Salve a tutti sono Simone Prosperi co-autore dell'articolo sulla zecca clandestina di Castel Manfrino, non mi occupo di numismatica bensì di tecniche produttive delle leghe di rame (sono archeologo) e proseguendo i miei studi sul territorio (dottorato sulle leghe di rame nel medioevo nel centro italia) mi sono imbattuto in altri reperti provenienti da altri siti abruzzesi che testimoniano la presenza di falsari sempre in siti fortificati posti in zone di confine. Volevo sapere se siete a conoscenza di rinvenimenti di strumenti per la produzione di conii e soprattutto se sono stati mai ritrovati dei "provini" per valutare la buona riuscita o meno del disegno del conio.

grazie e a presto!

Salve e benvenuto, Se per "provini" intendi prove in altri metalli, sono rare ma c'è ne sono... Un esempio che mi viene in mente é Massa di Maremma (attualmente Massa Marittima), per Massa abbiamo la prova in Rame del grosso.

Purtroppo reperti di quel genere sono molto rari per la particolarità della situazione: i maestri che incidevano lavoravano da soli, non necessariamente nella zecca e adoperavano, probabilmente, i soliti attrezzi che utilizzavano nella loro professione (all'inizio erano solitamente orafi, e piú avanti nasce proprio la professione dell'incisore che girava tra le zecche con i propri arnesi e incideva il conio)

Sicuramente questo non avveniva in una zecca clandestina, ragione per cui, in quei contesti, si possono trovare anche oggetti simili.

Si trovano invece, seppur di rado, i resti delle lamine d'argento da cui venivano ritagliati i tondelli.

Ciao, spero di esserti stato utile.

Magdi

Modificato da magdi
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  • 3 settimane dopo...
Inviato

Ciao Magdi e scusami se ti rispondo solo ora.Ti spiego meglio i reperti non sono molti ma li ritengo inequivocabili. Attrezzi da lavoro di precisione (confronti con attrezzi da lavoro da orafo), scarti di lavorazione del piombo e questa laminetta oblunga (lega rame piombo) di 4-5 cm con due tentativi di impressione del conio che riportano il dritto di un fiorino (le impressioni si sovrappongono). Il sito non ha altre tracce per il momento ma è anch'esso come tutti i siti sede di zecche clandestine in una zona politicamente di confine. Cos'altro potrebbe essere?


Inviato

Salve a tutti sono Simone Prosperi co-autore dell'articolo sulla zecca clandestina di Castel Manfrino, non mi occupo di numismatica bensì di tecniche produttive delle leghe di rame (sono archeologo) e proseguendo i miei studi sul territorio (dottorato sulle leghe di rame nel medioevo nel centro italia) mi sono imbattuto in altri reperti provenienti da altri siti abruzzesi che testimoniano la presenza di falsari sempre in siti fortificati posti in zone di confine. Volevo sapere se siete a conoscenza di rinvenimenti di strumenti per la produzione di conii e soprattutto se sono stati mai ritrovati dei "provini" per valutare la buona riuscita o meno del disegno del conio.

grazie e a presto!

Salve a tutti sono Simone Prosperi co-autore dell'articolo sulla zecca clandestina di Castel Manfrino, non mi occupo di numismatica bensì di tecniche produttive delle leghe di rame (sono archeologo) e proseguendo i miei studi sul territorio (dottorato sulle leghe di rame nel medioevo nel centro italia) mi sono imbattuto in altri reperti provenienti da altri siti abruzzesi che testimoniano la presenza di falsari sempre in siti fortificati posti in zone di confine. Volevo sapere se siete a conoscenza di rinvenimenti di strumenti per la produzione di conii e soprattutto se sono stati mai ritrovati dei "provini" per valutare la buona riuscita o meno del disegno del conio.

grazie e a presto!

Salve e benvenuto, Se per "provini" intendi prove in altri metalli, sono rare ma c'è ne sono... Un esempio che mi viene in mente é Massa di Maremma (attualmente Massa Marittima), per Massa abbiamo la prova in Rame del grosso.

Purtroppo reperti di quel genere sono molto rari per la particolarità della situazione: i maestri che incidevano lavoravano da soli, non necessariamente nella zecca e adoperavano, probabilmente, i soliti attrezzi che utilizzavano nella loro professione (all'inizio erano solitamente orafi, e piú avanti nasce proprio la professione dell'incisore che girava tra le zecche con i propri arnesi e incideva il conio)

Sicuramente questo non avveniva in una zecca clandestina, ragione per cui, in quei contesti, si possono trovare anche oggetti simili.

Si trovano invece, seppur di rado, i resti delle lamine d'argento da cui venivano ritagliati i tondelli.

Ciao, spero di esserti stato utile.

Magdi

Ciao Magdi e scusami se ti rispondo solo ora.Ti spiego meglio i reperti non sono molti ma li ritengo inequivocabili. Attrezzi da lavoro di precisione (confronti con attrezzi da lavoro da orafo), scarti di lavorazione del piombo e questa laminetta oblunga (lega rame piombo) di 4-5 cm con due tentativi di impressione del conio che riportano il dritto di un fiorino (le impressioni si sovrappongono). Il sito non ha altre tracce per il momento ma è anch'esso come tutti i siti sede di zecche clandestine in una zona politicamente di confine. Cos'altro potrebbe essere?


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grazie conte! scusate sto combinando un casino ma non ancora capisco il funzionamento delle risposte nel forum.....


Inviato (modificato)

Bello! Mi piace!!! É molto probabile che sia qualcosa di simile... Non tralascerei, comunque la possibilitá che si tratti della bottega di un orafo-fabbricante di conî (i piú sono descritti negli atti di compravendita dei conî con il nome dell'orafo e, spesso, anche della localitá in cui lavorava... Magari potresti trovare qualcosa in questo senso... Mi lascia perplesso anche la mancanza di macchinari per la fabbricazione dei tondelli... Di solito una zecca clandestina fabbrica tutto da se e non può rivolgersi ad altri per la fabbricazione dei tondelli su cui può poi battere... Una risposta seria richiede una visione e una analisi dei reperti.

Comunque anche a me pare una tesi molto realistica quella della zecca clandestina.

Ciao, Magdi

Modificato da magdi
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