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Inviato

Vorrei provare un esperimento ,un tentativo da fare sul forum, quanti paesi,quante piccole identità ci sono in Italia, che hanno una storia, tanta cultura, arte, archeologia, anche storie numismatiche , da raccontare ? Tante , direi tantissime, molte credo sconosciute, perchè non provare a fare delle schede,delle brevi relazioni di queste identità ,magari dove vivete, dove siete nati ,dove avete soggiornato ? Io proverei con un esempio iniziale , poi vediamo se qualcuno ha notizie e voglia di raccontarci qualcosa , si potrebbe alla fine formare quasi un album ,degli spezzati,che rimarrebbero sul forum , sul web , di storie dei nostri paesi ,tante storie italiane , le storie dei nostri avi ,storie da salvare , da lasciare come testimonianza del nostro passato.


Inviato (modificato)

Vorrei parlare di Castello Cabiaglio in provincia di Varese , oggi paese della Valcuvia di circa 548 abitanti : il comune è situato lungo la strada provinciale che da Brinzio ,passando nei boschi situati ai piedi del versante nord del Campo dei Fiori , giunge ad Orino.

Così viene descritto Castello Cabiaglio nel 1886 nella UTET , l'enciclopedia geografica storica di ogni regione d'Italia , dal titolo " Patria "da parte di Gustavo Strafforello : " Cabiaglio è in posizione alta , 515 m., dominante la strada Brinzio- Cuvio davanti al passo del Sasso Meraro , la strada serpeggia fra boschi di antichi castagni eminentemente pittoreschi , luogo antico che prese il nome dalla rocca che vi esisteva dominante il passo della vallata sottostante ; il suolo produce viti,gelsi,poca frutta,castagne in grande quantità,costituendo il prodotto principale del paese , e pascoli.".

In dialetto varesotto viene chiamato CabieJ .

SEGUE PARTE STORICA DEL PAESE.

Modificato da dabbene

Inviato (modificato)

Le fonti storiche qui riportate sono tratte dall'Archivio Parrocchiale di Castello Cabiaglio , da testi della Biblioteca Comunale, da alcune fonti riportate a voce dai " vecchi del posto ".

Castel Cabiaglio , o come si diceva qualche secolo fa Castel Cambiegli o Cabiegli, è un paese molto antico,, come la maggior parte dei paesi di montagna dove si rifugiavano pastori e montanari che abitavano vicini alle grandi vie di comunicazione , ma in luoghi non facilmente accessibili poichè le strade allora erano frequentate o da soldati o da mercanti , facili alle rapine e alle violenze.

La strada più antica della regione era una strada romana che partendo da Milano, per Sibrium ( Castelseprio )attraverso la Valganna giungeva a Ponte Tresa e di lì a Bellinzona ; su questa strada più tardi si unì il tronco che univa Angera ,importante avanposto militare, con Ponte Tresa attraverso la Valcuvia, dopo aver toccato Besozzo,Orino,Cavona ; la strada Castelseprio-Ponte Tresa ,il cui tracciato in qualche punto esiste ancora ed è chiamata strada romana,univa la Lombardia Occidentale con la Valle del Reno attraverso il passo di Lucomagno.

Cabiaglio esisteva già ai tempi dei Romani, è provato dai ritrovamenti avvenuti nel 1889 durante gli scavi di una costruzione di una villa : furono trovate una decina di tombe a cremazione ,del tipo a cassetta di beole,contenenti suppellettili fittili, vetro, ferro e diverse monete imperiali romane di bronzo , indecifrabili , molto probabilmente del periodo del primo secolo dopo Cristo.

Molti vecchi del posto,spesso muratori ,ricordano che negli scavi edili in loco non era affatto infrequente trovare monete romane imperiali ; ma non si può escudere che Cabiaglio fosse abitata anche prima , nei due millenni prima di Cristo, la zona specie sui laghi e sui fiumi, era abitata dalla civiltà delle palafitte ( neolitico ) , la civiltà del ferro detta di Golasecca, e in seguito dalle invasioni celtiche, per finire da ultima alla dominazione romana.

In questi continue migrazioni e cambiamenti c'era sempre bisogno di luoghi sicuri, sui monti ,che offrivano però anche la possibilità di vivere con la caccia e la pastorizia, e Cabiaglio era il luogo ideale e sicuro,vicino alla valle,ma appartato.

Dalla bassa Valcuvia le mandrie si spostavano in alto verso Cabiaglio,quando erano teatro di scorribande di predoni e bande armate che andavano dalla Rezia alla Lombardia, cosa che avveniva spesso.

Al tempo dei Longobardi , la zona della Valcuvia, il Comasco e la Brianza , costituivano la zona di confine del dominio dei Longobardi che era radicato nei centri fortificati di Castelseprio,Como,Monza; agli avanposti di questa zona si estendeva un sistema difensivo composto da torri,rocche,castelli che erano stati costruiti per difendersi dal nemico ; era un sistema difensivo importante che si poteva vedere a vista d'occhio con gruppi armati pronti a dare l'allarme nel caso dalle Alpi scendesse l'invasore.

Di questo sistema difensivo faceva parte Cabiaglio,il cui castello era collegato a vista con la rocca di Orino ( i cui ruderi sono ancora oggi visibili )a ponente e col Castello di Masciago a levante ( sul Castello di Masciago oggi c'è una Chiesa) ; il Castello di Cabiaglio sorgeva nella località , che anche oggi è detta " el castell " ,in un luogo da cui si vede la rocca di Orino e il campanile di Masciago.

Resti di antiche torri e castelli di varie epoche sono presenti in vari paesi e centri vicini quali Angera, Trevisago,Gemonio,Cittiglio,Cunardo ; la Valcuvia fin dall'epoca Romana faceva parte del Contado di Angera.

SEGUE NELLA PROSSIMA PUNTATA

Modificato da dabbene

Inviato (modificato)

Cabiaglio ha come Patrono S.Appiano, vescovo africano,sconosciuto da queste parti ,il cui corpo si trova a Pavia insieme a quello di Sant'Agostino ; pare tutto sia legato ai tempi dei Longobardi quando Liutprando li fece trasportare a Pavia,e impose un tributo su queste terre per il culto di questi Santi, è probabile che tutto parta da lì da Liutprando.

Cabiaglio come diocesi è sempre stata appartenente a quella di Como e non di Varese ,questo è un retaggio del tempo dal fatto che insisteva su quella di Luino e non su Varese che fino alla Signoria di Francesco III d'Este era un borgo umile e povero;politicamente invece seguì le sorti del Ducato di Milano , diventando la zona un feudo marginale .

Il 28 settembre 1451 il Duca di Milano manda al Podestà di Varese comunicazione che la Valcuvia era stata concessa in feudo al Consigliere Ducale Pietro Cotta ; il Cotta era un patrizio milanese che apparteva a una famiglia antica e assai potente ,era il Procuratore e l'uomo di fiducia del Duca Filippo Maria Visconti ; il feudo dei Cotta durò fino a che la famiglia si estinse e contribuì a stringere legami tra Milano e la Valcuvia.

A Cabiaglio ,in una bella dimora,esiste un magnifico soffitto in legno intagliato che porta lo Stemma dei Visconti e la data del 1521 ; è evidente che è dovuto a qualche Cortigiano dei Visconti che abitava in Valcuvia.

Nella vicina Cittiglio ci fu una zecca clandestina intorno al 1607; ce lo racconta Luca Gianazza nel recente " Le zecche Italiane fino all'Unità " a cura di Lucia Travaini,vol.II," il quadro complessivo che emerge ,comunque,sarebbe quello di una zecca gestita da persone con scarsissime esperienze nell'ambito della produzione di monete; le leghe utilizzate sarebbero state costituite da rame,argento,e ottone; a Cittiglio venivano falsificati denari da cinque soldi,sesini e ducatoni di Milano,oltre a scudelini tedeschi e a una moneta in rame di Bozzolo oggi sconosciuta. "

I cabiagliesi non furono estranei successivamente alle guerre del Risorgimento,alle lotte per l'unità e l'indipendenza d'Italia ; alcuni parteciparono alle Cinque Giornate Milanesi e alcuni morirono uccisi dagli austriaci.

Nel 1848 le donne di Cabiaglio cuciono una bandiera tricolore che ancor oggi è conservata in Municipio ; i vecchi si tramandano che questa bandiera sarebbe stata nascosta ,al ritorno degli austriaci,in un tronco di castagno; fu poi fatta sventolare nel 1859 quando Garibaldi fu nel Varesotto : Garibaldi passò probabilmente da Cabiaglio il primo giugno del 1859,giorno in cui si recava coi suoi soldati da Laveno a Sant'Ambrogio attraverso la Valcuvia.

Cabiaglio diede il suo contributo di sangue anche nelle guerra che coronò l'unità d'Italia e nell'ultima guerra mondiale.

Oggi Cabiaglio è sempre un ridente e tranquillo paesino che ha conservato il suo borgo centrale antico con cura,fa parte del Comprensorio del Parco Regionale del Campo dei Fiori ,con all'interno il famoso Sacro Monte e l'Osservatorio Astronomico sotto tutela ambientale ,in autunno è meta di allegre castagnate nei suoi meravigliosi boschi conservati e protetti con attenzione.

Modificato da dabbene
  • Mi piace 2

  • 7 mesi dopo...
Inviato

Caro Mario,  a proposito di Cabiaglio, mi permetto inviarti questa poesia

Permettetemi di parlare un po’ (a la me manera) del mio Paese: Castello Cabiaglio. Lo si vede arroccato con il campanile imponente e ben visibile dalla strada che da Brinzio si dirige verso Cuvio o Gemonio. Stradine strette spesso con la rizada (ossia l’acciottolato) accompagnano in un viaggio nel tempo. Nella canzone presente nel mio CD dal titolo “La Dumenica di Palm” in cui parlo, anche se non apertamente, proprio del mio Paese, c’è un passaggio che dice: “stradin strecc portan tücc in di ca vecc”, quasi un gioco di parole, vuole proprio creare quell’atmosfera che solo un Paese ancora storicamente intatto può dare. Per non parlare dei boschi e dei prati che lo circondano. Affascinanti in ogni stagione.

La me Cabiej

Ti te rivet da un viagg luntan
su la strava ca cürva in dul bosch
e dal bass ti tel vedet “tel là”
lü ta dis “ben vegnù” cui campan
te rampeghet, te cürvet un zich
te se troevet dentar nel Paes
e te penset “finalment sunt a cà”
al’è bell viv chi inscì in mezz ai brich!

Ecu finalment, rivada!
i Paesan ma salüdan cunt la man
ma fermi salti giò
in butega a vo a ciapà ur pan
vo innanz, ecu i me prà
i me bosch, i me can, ra me ca

Oh Cabiej te set bela, te set un bijoux
e da chi mi ma moevi pü

suris a volontà, bela gent e cordialità
pecaa ca sa va a laurà
e ur Paes sa po mia frequentà
te podat dim tuscoos
“gh’è nagott, a l’è scomud l’è mei la cità”
ma Cabiej al’è propri un bijoux
e da chi mi a ma moevi pü !

Diana Ceriani

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  • Mi piace 6

Inviato

Salve @alfrede@dabbene , esistono gia' in questa Sezione dei post regionali dedicati , dove si possono pubblicare storie locali , in questo caso Regione Lombardia . 

 


Inviato (modificato)
33 minuti fa, dabbene dice:

Grazie @alfred, un gran bel regalo che rimane e rimarrà ...

.....si ma per il futuro la devi tradurre in qualche lingua Africana o Asiatica.

 

 

Modificato da dux-sab
  • Mi piace 1

Inviato
17 minuti fa, dux-sab dice:

.....si ma per il futuro la devi tradurre in qualche lingua estera.

 

 

.........possibilmente in Italiano , altrimenti tutto rimane troppo limitato e circoscritto a poche persone e non va bene .


Inviato

Storia è anche studio, ricordo delle tradizioni, delle identità, dei nostri avi, io vengo da quei paesi, le origini, il dialetto che scompare ma dovrebbe rimanere per memoria storica, per ricordo e monito di chi eravamo, giusto invece riportarle così per una volta per ricordare, d'altronde siamo nel TAG Lombardia.

Quando ero ragazzino a Milano si parlava così, mio nonno e in quei paesi si parla oggi ancora così, sono le identità locali....

Certamente se poi @alfred vuole ben volentieri anche la traduzione, ma ripeto ricordiamoci sempre chi eravamo e chi siamo stati !

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Inviato

Il dialetto non si traduce. Perde di significato; l'amico ha inserito un qualcosa ad uso e consumo forse di pochi, ma comunque affascinante.   E poi il Lombardo (bene o male) si capisce...e mi sun minga de Milan. ???? 

Per compensare porteremo qualcosa del grande Trilussa

 

 

  • Mi piace 1

Inviato

Concordo per la non traduzione del dialetto..Milanese, Romano, Napoletano o Altro....anche perché alcune parole perderebbero di significato...

 

Roberto

 


Inviato

Perché tradurre il dialetto? Perderemmo il senso...
Concordo sulla non traduzione ... e comunque non in africano ... troppe nazioni in Africa ... troppe tribù... troppi dialetti ...
si tornerebbe da dove si è partiti

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Inviato (modificato)

E' singolare che questa discussione di 6 anni fa rimase lettera morta, in realtà mi sembrava una bella idea, non funziono' , nulla di male, capita, l'intento era di  raccontare la storia, le tradizioni, le identità del nostro paese, Castello Cabiaglio, rappresentava la mia identità , quindi la prima pensavo di una lunga serie che non c'è invece stata, ma le identità in Italia sono migliaia, avremmo potuto avere tante storie, storie nostre, vere, semplici, dei nostri avi, io aspetterei una storia siciliana ora, una storia friulana e perché no anche con un aneddoto in dialetto che rende il tutto più personale e particolare , certo questo paesino dove e' tutto vendesi, dove tutti sono espatriati, ove non c'è un negozio, ha avuto ora un piccolo momento di celebrità , in fondo non mi dispiace il posto lo merita dove la natura e la cultura sono ancora presenti ...e si vive a misura d'uomo ...

Modificato da dabbene

Inviato

Mario, io seguo molto la sezione storia, questa tua mi era scappata....

Ti invito a scrivere ancora di storie e luoghi del nostro territorio.

Roberto

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Inviato

Grazie Roberto ora però toccherebbe a qualche altro raccontare la sua identità , il suo paese, l'Italia e' un insieme di infiniti paesi storici, uno più bello dell'altro, e' particolare e in fondo bello che per un paese di solo 400 anime si siano già avute 800 letture e non credo siano gli abitanti dello stesso ...


Supporter
Inviato
3 ore fa, alfred dice:

sempre sull'argomento Valcuvia eccoti questo articolo interessante: -https://www.dissensiediscordanze.it/loccupazione-elvetica-della-valcuvia-nel-xvi-secolo/

Ciao!

Ricordo di aver letto delle città di Lugano e Locarno prese dagli svizzeri tempo fa .... sapete dove? Ne "I Diari di Marin Sanudo".

Un veneziano che parla di svizzeri, Milano, Lugano e Locarno? Ma quando mai? A che scopo?

Già .... c'è però un filo conduttore. Il periodo è successivo alla Lega di Cambrai, quando Venezia si trovò a combattere contro mezza Europa per poter sopravvivere.

Quando quel satanasso di Giulio II, si accorse che i suoi alleati (o meglio collegati, come si diceva allora) i francesi, miravano alla dominazione dell'Italia, fece il ribaltone ed il voltafaccia; mandò a farsi friggere la Lega di Cambrai e fece una nuova Lega, questa volta antifrancese, con l' "aiuto" veneziano.

Non sto a ripercorrere le tappe, perché vi annoierei, ma gli svizzeri?

Gli svizzeri erano truppe mercenarie al soldo di Venezia (in parte anche dello Stato Pontificio) e combattevano contro Milano, Francia, Ferrara; ce n'erano in Norditalia qualche decina di migliaia e ce l'avevano a morte contro i francesi e i milanesi.

Facile approfittarne essendo "sul posto" soprattutto quando, dopo anni di guerra, c'era poco da razziare e la paga arrivava sempre in ritardo; essendo in Italia per il soldo, quando la paga arrivava in ritardo o ritenevano che i pagamenti non fossero conformi alle aspettative, a torto o a ragione, si servivano da soli .....

M'avete fatto voglia di andarmi a rileggere di questo periodo ...

saluti

luciano


Supporter
Inviato
1 ora fa, flepre dice:

Perché tradurre il dialetto? Perderemmo il senso...
Concordo sulla non traduzione ... e comunque non in africano ... troppe nazioni in Africa ... troppe tribù... troppi dialetti ...
si tornerebbe da dove si è partiti

 

1 ora fa, ciosky68 dice:

Concordo per la non traduzione del dialetto..Milanese, Romano, Napoletano o Altro....anche perché alcune parole perderebbero di significato...

 

Roberto

 

 

3 ore fa, davide1978 dice:

Il dialetto non si traduce. Perde di significato; l'amico ha inserito un qualcosa ad uso e consumo forse di pochi, ma comunque affascinante.   E poi il Lombardo (bene o male) si capisce...e mi sun minga de Milan. ???? 

Per compensare porteremo qualcosa del grande Trilussa

 

 

Buona serata

Sono d'accordo, tradurre una poesia dialettale in italiano sarebbe una forzatura; certo che lo si può fare e qualche volta lo si fa, ma il testo perde di spontaneità, le rime svaniscono insieme a quelle espressioni che vivono solo nel dialetto e non hanno traduzione; ma casa sarebbe una poesia di Trilussa tradotta, poca cosa; o una di Giorgio Baffo, inutilmente volgare.

Ne ho citati due, ma l'Italia ne è piena.

saluti

luciano

 

  • Mi piace 1

Inviato

Ho scritto tempo fa su Panorama Numismatico un articolo che era stato pubblicato , era sulle medaglie fatte da un Circolo di giovani e ricchi signori, detto dei Filobaccanti sui sonetti di Carlo Porta, i burloni gettavano queste medaglie a Carnevale al popolo perché erano irriverenti, anticonformiste, erano sonetti in milanese e l'articolo per forza di cose era un mix tra italiano e milanese, non si poteva fare altro ...e anche questo e' raccontare storie, scrittori, medaglie in questo caso della nostra Italia di un tempo che fu che non dobbiamo dimenticare ...


Inviato

Da ragazzino ci andavo spesso perché questa ex filanda era di miei amici, poi fu venduta ora si potrebbe ma bisognerebbe chiedere.

Tutto ruota intorno al patrizio Milanese Pietro Cotta, la Valcuvia era stata concessa in feudo come Consigliere Ducale a lui.

Cotta era un uomo molto potente ed era l'uomo di fiducia del Duca Filippo Maria Visconti.

In questa dimora c' è un magnifico soffitto intarsiato in legno con lo stemma dei Visconti che riporta la data del 1521, e' evidente che fu opera di qualche cortigiano che risiedette in Valcuvia magari legati allo stesso Cotta.

Ci sarebbe molto da esplorare e da scoprire , in fondo il feudo dei Cotta duro' molto finché la famiglia non si estinse.

 

 

 

  • Mi piace 1

Inviato
16 ore fa, anto R dice:

@dabbene Mario dello stemma visconteo di cui parlavi al post 4 hai una foto? Mi piacerebbe vederlo...

dovrei avere io una foto, lo cerco e se lo trovo lo posto

 

  • Mi piace 1

Inviato
35 minuti fa, alfred dice:

dovrei avere io una foto, lo cerco e se lo trovo lo posto

 

Ecco lo stemma dei Cotta

Scan.jpg

  • Mi piace 1

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