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Inviato

Ac veluti magno in populo cim saepe coorta est

seditio, saevitque animis ignobile volgus,

iamque faces et saxa volant, furor arma ministrat;

tum, pietate gravem ac meritis si forte virum quem

conspexere, silent, arrectisque auribus adstant;

ille regit dictis animos, et pectora mulcet,

sic cunctus pelagi cecidit fragor, aequora postquam

prospiciens genitor caeloque invectus aperto

flectit equos, curruque volans dat lora secundo.

Quest'oggi ho voglia di aprire una discussione su una medaglia napoletana del periodo vicereale spagnolo e desidererei coinvolgere tutti. Cercherò di improntare e indiirizzare la discussione approfondendo sulla scelta non casuale dei motti in latino. Essi venivano suggeriti dai dotti dell'epoca per immortalare la medaglia ed erano scelti dalle opere classiche che più si adattavano all'occasione. L'argomento verrà approfondito tra qualche mese in uno studio sul simbolismo delle medaglie napoletane/siciliane del periodo vicereale.

La medaglia qui illustrata presenta al rovescio una frase proveniente da un'opera di Virgilio e precisamente dal versetto 154 del libro I dell'Eneide. Essa commemora il ristabilirsi della tranquillità (soffocata nel sangue) dopo la congiura del nobile Gaetano Gambacorta principe di Macchia e del fallito tentativo di sollevazione della Sicilia da parte del prete Gennaro Antonio Cappellani.

Ecco una traduzione del testo latino iniziale:

E come s'aduna l'ignobile volgo a tumulto

e infuria dagli animi accesi rivolta crudele

e sassi volano e fiamme, e l'ira precipita armata;

se allora vedono a caso un uomo autorevole

a questo vicino si fermano e tacciono tutti,

e lui domina e calma gli spiriti con la parola:

così tutto si spense cadendo il fragore del mare

al passar di Nettuno sotto il cielo sereno

guardando la stesa marina, al veloce

piegar dei cavalli che lungi disparvero

Non c'è che dire; chi commissionò questa medaglia all'incisore Ferdinand de Saint Urban (un nome molto noto agli amici papalisti) seppe fare associare un impeccabile simbolismo iconografico alla reale situazione politica, incandescente direi, che in quegli anni imperversava al Sud.

Ecco alcune immagini della medaglia. A voi i commenti e le domande.

Per sciogliere alcuni enigmi legati alle medaglia è fondamentale interpretata la frase latina e l'opera dalla quale è estrapolata. Per chi ha studiato Virgilio e Ovidio sarà più facile destreggiarsi in queste interpretazioni, ;)

Opus: Ferdinand de Saint Urbain

Napoli. Medaglia 1701. Filippo V di Spagna (1700-1707). Per la ristabilita tranquillità nelle Due Sicilie

Al dr./ PHILIPPVS . V . HISPANIARVM . REX. Busto del re a destra. Sotto: F. S. VRBANI

Al rov./ SIC CVNCTVS. PELAGI. FRAGOR. VIR . A. E. I. Nettuno armato di tridente, in piedi su di una conchiglia naviga sul mare. Alle sue spalle l'Italia Meridionale e la Sicilia.

(Siciliano 68. Varesi "asta 49" 44). mm 50.

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Rex Neap

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Inviato

Ed ecco una pagina dell'opera di Tommaso Siciliano.

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Inviato

E di questo particolare che mi dite? Non vi ricorda nulla?

Ma lo sapete che la monetazione napoletana del periodo vicereale, poco apprezzata a dire il vero, è di grande interesse numismatico?

Il sole che illumina i possedimenti spagnoli non venne messo a caso sulle monete di Filippo V. ;)

Alla fine ci vuole sempre la medaglia per iniziare a capire qualche collegamento anche sulle monete. ;)

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Inviato

Il vicereame è nel mio cuore, per non parlare dell'ultimo discendente maschio di Carlo V, uno dei miei preferiti.

La sua monetazione se pur limitata mi affascina da sempre, sarà anche per la mancaza di tondelli decenti..... e per quel velo di mistero e simbologia presente in quel sole raggiante con il volto umano...

Non posso darti torto caro Francesco 47, le medaglia hanno fatto scuola, e la faranno sempre.

Ma questa mi ha fatto quasi svenire..... :lol: :lol: :lol:

Mi piacerebbe molto sentire le sensazioni provate dagli amici della sezione e non (visto che oramai ci leggono in parecchi) davanti un'opera incisoria come questa.

Grazie Francesco!!!!!!


Inviato (modificato)

La medaglia qui illustrata presenta al rovescio una frase proveniente da un'opera di Virgilio e precisamente dal versetto 154 del libro I dell'Eneide. Essa commemora il ristabilirsi della tranquillità (soffocata nel sangue) dopo la congiura del nobile Gaetano Gambacorta principe di Macchia e del fallito tentativo di sollevazione della Sicilia da parte del prete Gennaro Antonio Cappellani.

Se non dispiace a nostri amici facciamo anche un pò di storia.

La congiura di Macchia >

Dopo due secoli di dominazione spagnola alcuni baroni del Napoletano intravidero la possibilità della salita al trono, dopo la morte di re Carlo II di Spagna avvenuta nel 1700, di Carlo arciduca dAustria, figlio di Leopoldo I, che avrebbe reso il Regno indipendente come ai tempi dei mai dimenticati re aragonesi.

Gli austriaci, dopo intense trattative segrete, promisero linvio di una consistente armata e la concessione di numerosi privilegi.

Tiberio Carafa principe di Chiusano, Gaetano Gambacorta principe di Macchia, Giambattista di Capua principe di Riccia, Carlo de Sangro principe di Sansevero e altri baroni del Regno, con la presenza di alcuni agenti segreti austriaci, si riunirono in Napoli nellavito palazzo del principe di Ricca per preparare il piano dazione contro il governo vicereale; piano che prevedeva, tra laltro, la presa di Castel Nuovo, luccisione del vicerè e larrivo di un numero consistente soldati austriaci.

Adriano Lanzina y Ulloa, venuto a conoscenza dellimminente rivolta, convocò urgentemente il Collaterale, fece rafforzare la sorveglianza dei castelli e ordinò la cattura dei congiurati.

Gambacorta anticipò la rivolta e allalba del 23 settembre 1701 furono prese dassalto le botteghe degli armaioli, il tribunale della Vicaria, le carceri di San Francesco e S. Maria Apparente, le stazioni di gabella; fu presa la torre di San Lorenzo ove fu esposto un dipinto di Carlo dAustria e sinnalzarono barricate in vari punti della città.

Venne occupata piazza del Mercato, luogo ideale per incitare il popolo alla rivolta, ma fu proprio questa la parte lacunosa del piano. Sebbene il popolo fosse stanco di pagare numerose gabelle per finanziare le guerre degli spagnoli, simpatizzava più per il vicerè Luigi de la Cerda, duca di Medinaceli, che per il Gambacorta, la cui arringa sortì un flebile effetto e pochi lo seguirono.

Il vicerè era amante della cultura, amico di Giambattista Vico, appassionato di teatro e musica, governante severo in equal misura con gli appartenenti ai vari ceti sociali; il di Capua e il Gambacorta, differenti dai gentiluomini del loro tempo, avevano poche virtù e molti vizi.

Trattavano in malo modo i loro vassalli e non esitavano a far punire dai loro sgherri chiunque osasse solo contraddirli; non molto tempo prima, il principe di Riccia fece uccidere un suo servitore per futili motivi e dovette nascondersi in un monastero per non essere arrestato su ordine dello stesso vicerè.

Il vicerè diede incarico ad Andrea dAvalos, principe di Montesarichio, a Niccolò Perez-Navarrete, marchese della Terza, e ad altri nobili a lui fedeli tra i quali il Piccolomini, di sedare la rivolta.

Restaino Cantelmo, duca di Popoli, impartì ì comandi militari e ben presto, i cannoni e il numero soverchiante dei fucili ebbero la meglio sulle improvvisate barricate.

La presa del Campanile di Santa Chiara non fu facile per la tenace resistenza del Carafa, così dicasi per la torre di San Lorenzo, ultimo baluardo.

Non arrivarono gli aiuti promessi dagli austriaci e i rivoltosi dovettero alla fine fuggire o arrendersi. Il principe Gambacorta si rifugiò allestero e rese lanima a Dio a Vienna il 27 gennaio 1703.

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Modificato da peter1
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Inviato

Se non dispiace a nostri amici facciamo anche un pò di storia.

La congiura di Macchia >

Dopo due secoli di dominazione spagnola alcuni baroni del Napoletano intravidero la possibilità della salita al trono, dopo la morte di re Carlo II di Spagna avvenuta nel 1700, di Carlo arciduca d'Austria, figlio di Leopoldo I, che avrebbe reso il Regno indipendente come ai tempi dei mai dimenticati re aragonesi.

Gli austriaci, dopo intense trattative segrete, promisero l'invio di una consistente armata e la concessione di numerosi privilegi.

Tiberio Carafa principe di Chiusano, Gaetano Gambacorta principe di Macchia, Giambattista di Capua principe di Riccia, Carlo de Sangro principe di Sansevero e altri baroni del Regno, con la presenza di alcuni agenti segreti austriaci, si riunirono in Napoli nell'avito palazzo del principe di Ricca per preparare il piano d'azione contro il governo vicereale; piano che prevedeva, tra l'altro, la presa di Castel Nuovo, l'uccisione del vicerè e l'arrivo di un numero consistente soldati austriaci.

Adriano Lanzina y Ulloa, venuto a conoscenza dell'imminente rivolta, convocò urgentemente il Collaterale, fece rafforzare la sorveglianza dei castelli e ordinò la cattura dei congiurati.

Gambacorta anticipò la rivolta e all'alba del 23 settembre 1701 furono prese d'assalto le botteghe degli armaioli, il tribunale della Vicaria, le carceri di San Francesco e S. Maria Apparente, le stazioni di gabella; fu presa la torre di San Lorenzo ove fu esposto un dipinto di Carlo d'Austria e s'innalzarono barricate in vari punti della città.

Venne occupata piazza del Mercato, luogo ideale per incitare il popolo alla rivolta, ma fu proprio questa la parte lacunosa del piano. Sebbene il popolo fosse stanco di pagare numerose gabelle per finanziare le guerre degli spagnoli, simpatizzava più per il vicerè Luigi de la Cerda, duca di Medinaceli, che per il Gambacorta, la cui arringa sortì un flebile effetto e pochi lo seguirono.

Il vicerè era amante della cultura, amico di Giambattista Vico, appassionato di teatro e musica, governante severo in equal misura con gli appartenenti ai vari ceti sociali; il di Capua e il Gambacorta, differenti dai gentiluomini del loro tempo, avevano poche virtù e molti vizi.

Trattavano in malo modo i loro vassalli e non esitavano a far punire dai loro sgherri chiunque osasse solo contraddirli; non molto tempo prima, il principe di Riccia fece uccidere un suo servitore per futili motivi e dovette nascondersi in un monastero per non essere arrestato su ordine dello stesso vicerè.

Il vicerè diede incarico ad Andrea d'Avalos, principe di Montesarichio, a Niccolò Perez-Navarrete, marchese della Terza, e ad altri nobili a lui fedeli tra i quali il Piccolomini, di sedare la rivolta.

Restaino Cantelmo, duca di Popoli, impartì ì comandi militari e ben presto, i cannoni e il numero soverchiante dei fucili ebbero la meglio sulle improvvisate barricate.

La presa del Campanile di Santa Chiara non fu facile per la tenace resistenza del Carafa, così dicasi per la torre di San Lorenzo, ultimo baluardo.

Non arrivarono gli aiuti promessi dagli austriaci e i rivoltosi dovettero alla fine fuggire o arrendersi. Il principe Gambacorta si rifugiò all'estero e rese l'anima a Dio a Vienna il 27 gennaio 1703.

Bravo Pietro, sei sempre pronto a stupirci, ma dove è ubicata la lastra marmorea epigrafica? Vicino Santa Chiara a Napoli per caso?

La guerra di successione spagnola insanguinò mezza europa ma alla fine la spuntarono gli austriaci, l'arciduca Carlo figlio dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo venne proclamato dagli alleati re di Spagna nel 1703, non riuscì ad invadere l'intera penisola iberica per via della presenza del re Filippo V intenzionato a non mollare, la sua base operativa era Barcellona.

Poi finalmente, dopo la morte del padre Leopoldo I (1705) e con quella del fratello maggiore Giuseppe II (1711), Carlo divenne imperature del S.R.I. e con il trattato di Utrecht del 1713 si pose fine alla guerra con la Spagna (almeno momentaneamente, visto che nel 1717 vi fu quella della Quadruplice Alleanza durata fino al 1720, finita con l'annessione della Sicilia all'impero Austriaco) e Filippo V venne riconosciuto re di Spagna e delle Indie, mentre all'Austria andò Napoli (già nelle loro mani dal 1707 per diritto di conquista). La Sicilia divenne sabauda, ma solo per cinque anni visto che Filippo V invase l'isola nel 1717 (dando inizio alla Guerra della Quadruplice Alleanza) spinto dal suo consigliere il cardinale Alberoni.

La medaglistica del sud Italia del periodo 1701-1720 riguarda principalmente gli avvenimenti legati alle guerre di successione spagnola e della Quadruplice Alleanza, sono delle vere opere d'arte e chi le ha viste dal vivo non può non apprezzarne la bellezza, gli incisori protagonisti dei conii di queste medaglie furono Antonio Maria de Gennaro, Giuseppe Ortolani, Philipp Heinrich Muller, Peter Paul Werner, George Wilhelm Vestner e il figlio Andreas Vestner, molti di questi nomi sono già noti ai collezionisti di monete e medaglie papali.

Ultimamente sto studiando la medastica tedesca di questi incisori e sto scoprendo cose interessantissime, anche se molte delle loro medaglie vennero battute a Vienna riguardano in pieno la storia di Napoli e Sicilia e sono italiane a tutti gli effetti, sono gli ultimi conii testimoni di quella corrente barocca europea, già, perchè dopo la salita al trono di Napoli e Sicilia di Carlo di Borbone le medaglie hanno stili diversi. Le opere di riferimento per queste medaglie sono pochissime, oltre al Siciliano vi è un catalogo di Francisca Berheimer che illustra le opere dei Vestner, senza contare i numerosi cataloghi di mostre o d'asta internazionali. Fortunatamente le medaglie di quest'epoca, pur essendo di pregevole fattura, sono ancora poco apprezzate e hanno prezzi abbordabili perchè molti iniziano a collezionare quelle a partire dall'epoca borbonica (1735). Un esemplare in argento del periodo 1701-1720 lo si può reperire ancora sotto i 3 mila euro, a differenza di una medaglia di Carlo di Borbone che viaggia sui 5-7 mila euro minimi (mi riferisco a conservazioni ottimali e moduli medio-grandi).

Il discorso su queste medaglie è lunghissimo e molte sono le cose ancora da scoprire, come ad esempio il criterio con il quale veniva scelta ed impostata una leggenda in latino.

Inizio a postarvi una bella medaglia in bronzo dorato incisa a Roma da Giuseppe Ortolani per la proclamazione di Carlo III re di Spagna nel 1703 (futuro Carlo VI), essa è rarissima ed essendo una delle più belle medaglie europee dell'epoca venne illustrata sulla copertina del catalogo delle medaglie Italiane barocche e neoclassiche (Vannel - Toderi, Museo del Bargello, 1990).

Buona lettura. :)

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Inviato

Ed ecco il rovescio

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Inviato

P.s. Ci tengo a precisare che negli ultimi sessant'anni pochi studiosi hanno approfondito le medaglie del periodo vicereale del sud Italia, se partecipate a questa discussione avrete la possibilità di intavolare argomenti nuovi.

C'è da dire però una cosa molto importante, doverosa soprattutto: nel 2007 venne dispersa all'asta Varesi 49 la collezione di medaglie del Sud di un grande collezionista, il dott. Giannoccaro, ringrazio pubblicamente Alberto Varesi e Giannoccaro per averci donato un catalogo d'asta basilare per gli appassionati di medaglie di questo periodo. Chi avrà l'opportunità di sfogliarlo si renderà conto che non è il solito catalogo di vendita ma un testo in grado di fare insegnamento e cultura. :)


Inviato

Francè :o :o spettacolare il ritratto del Sovrano, mamma mia, non avevo mai visto una cosa del genere, sono stupefatto dalla bellezza.

Mi sono poi permesso di fare due ritagli del verso della Medaglia perchè, più li guardo e più quei Pini mi ricordano qualcosa.....

Vediamo se anche tu, o altri amici di questa sezione, siete dello stesso mio parere :P

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Inviato (modificato)

Francè :o :o spettacolare il ritratto del Sovrano, mamma mia, non avevo mai visto una cosa del genere, sono stupefatto dalla bellezza.

Mi sono poi permesso di fare due ritagli del verso della Medaglia perchè, più li guardo e più quei Pini mi ricordano qualcosa.....

Vediamo se anche tu, o altri amici di questa sezione, siete dello stesso mio parere :P

I tradizionali pini mediterranei raffigurati anche sulle piastre e mezze piastre tipo Sebeto, è a quello che alludi? ;) Quando l'Ortolani ideò questa medaglia il re venne incoronato a Barcellona, siamo quindi in linea con la vegetazione tipica del Mediterraneo.

Solo che in questa medaglia non c'è il golfo di Napoli, peccato!

Modificato da francesco77

Guest fabrizio.gla
Inviato

Complimenti doverosi per le bellissime medaglie, che permettono davvero di apprezzare altissimi livelli artistici. Grazie per le interessanti notizie storiche, che contribuiscono ad elevare questa sezione, ad un livello culturale non indifferente. :)

Un salutone,

F.

Inviato

Complimenti doverosi per le bellissime medaglie, che permettono davvero di apprezzare altissimi livelli artistici. Grazie per le interessanti notizie storiche, che contribuiscono ad elevare questa sezione, ad un livello culturale non indifferente. :)

Un salutone,

F.

Un doveroso ringraziamento va a te per l'attenzione e l'interesse che dimostri. ;)


Inviato

Complimenti doverosi per le bellissime medaglie, che permettono davvero di apprezzare altissimi livelli artistici. Grazie per le interessanti notizie storiche, che contribuiscono ad elevare questa sezione, ad un livello culturale non indifferente. :)

Un salutone,

F.

Un doveroso ringraziamento va a te per l'attenzione e l'interesse che dimostri. ;)

:( :( :( a buon intenditore poche parole.


Inviato (modificato)

Salve a tutti,

Mi limito sempre a leggere con incredibile piacere le discussioni di Francesco essendo limitatissimo l'ambito di intervento di cui usufruisco a causa della mia modestissima conoscenza in materia...insomma Francesco ben sa che sono un lettore attento e silenzioso, grazie anche a lui, ma stavolta mi sento di intervenire per ringraziarlo ancora una volta. Il periodo viceregio è uno dei miei preferiti periodi storici, le medaglie di tale periodo scarseggiano e nelle rare apparizioni queste hanno conservazione modestissima..per apprezzare una medaglia fino in fondo ci vogliono conservazioni strepitose, proprio come quelle che ci proponi ogni volta...ma un grazie anche per gli innumerevoli collegamenti con la medaglistica di altri paesi, comunque collegati alla nostra terra, perché solo così si possono ampliare gli orizzonti e capire le vere interrelazioni storico politiche che coinvolgono una nazione...

Grazie sempre di tutto, conversazione ancora una volta salvata tra le preferite

Modificato da providentiaoptimiprincipis

Inviato (modificato)

Ed ecco il rovescio

Grazie mille Davide, sei sempre molto gentile. Comunque vorrei aggiungere che la leggenda del rovescio di questa medaglia è tratta da un opera di Sant'Agostino d'Ippona (un santo che nel 1836 verrà proclamato compatrono della città di Napoli) "Enarrationes in Psalmos" (commenti ai salmi) "Fac iustitiam, et habebis pacem; ut osculentur se iustitia et pax. Si enim non amaveris iustitiam, pacem non habebis; amant enim se duo ista, iustitia et pax, et osculanter se: ut qui fecerit iustitia, inveniat pacem osculantem iustitiam".

Modificato da francesco77

Inviato (modificato)

Grazie mille Davide, sei sempre molto gentile. Comunque vorrei aggiungere che la leggenda del rovescio di questa medaglia è tratta da un opera di Sant'Agostino d'Ippona (un santo che nel 1836 verrà proclamato compatrono della città di Napoli) "Enarrationes in Psalmos" (commenti ai salmi) "Fac iustitiam, et habebis pacem; ut osculentur se iustitia et pax. Si enim non amaveris iustitiam, pacem non habebis; amant enim se duo ista, iustitia et pax, et osculanter se: ut qui fecerit iustitia, inveniat pacem osculantem iustitiam".

p.s. Scusate se ho doppiato l'intervento ma avevo scritto per errore in formato carattere mini.

Modificato da francesco77

Inviato

Eppure qui c'era tanto da dire. :huh:


Inviato

Un ingrandimento

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Inviato

Ecco qualche altra immagine di una medaglia in bronzo del 1720 della zecca di Palermo per omaggio del senato palermitano al nuovo re di Sicilia Carlo d'Asburgo, opus: Antonio Travani (nome già noto agli esperti di medaglie papali). C'è qualcosa in comune con quella del 1701 di Filippo V.

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Inviato

Ingrandimento della medaglia del 1720

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