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IGNORED

Un'aquila da 7 milioni di dollari


petronius arbiter

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Guest utente3487

"""...Sappiamo poi che la moneta è stata acquistata per oltre sette milioni e mezzo di dollari. A questo punto la vicenda sembra conclusa, ma nel settembre del 2004 avviene un altro colpo di scena, quando la figlia del gioielliere di Philadelphia che aveva trattato (anche se il termine esatto è ricettato), negli anni trenta le monete Double Eagle 1933 e morto nel 1990 all’età di 95 anni, informò le autorità di avere rinvenuto tra i beni del padre altre dieci monete Doppia Aquila del 1933. Dopo una serie di trattative la figlia del gioielliere consegnava alla Zecca i dieci esemplari che, malgrado un documento rilasciato al legale della consegnataria in cui si impegnava a riconoscere i diritti di questa, dichiarava successivamente (e giustamente crediamo) l’esclusiva proprietà delle monete, trasferendole poi a Fort Knox in attesa di una decisione giudiziaria.

Oggi resta ancora da chiarire quante siano state effettivamente i pezzi da 20 dollari in oro del 1933 sottratti dalla Zecca. Secondo i servizi segreti potrebbero esserci in circolazione altri cinque esemplari, che sono sempre tra gli obiettivi del Servizio Segreto degli Stati Uniti, pronti a procedere alla loro confisca non appena dovessero apparire sul mercato o in qualche collezione.

Viene da chiedersi a questo punto: quali sono, se esistono, le analogie con monete similari coniate dalla Zecca di Roma soprattutto nel secolo scorso? Per prima cosa appare doveroso sottolineare come il Governo degli Stati Uniti, e addirittura i vertici della Zecca americana si siano prontamente attivate fin dalla scoperta della sottrazione illecita per recuperare il maltolto. Nel nostro Paese questo non è mai avvenuto, al punto tale che oggi molte delle nostre monete più rare sono state commercializzate alla luce del sole in Italia e all’estero. E’ il caso ad esempio dell’unico esemplare conosciuto di una moneta da 5 lire coniata nel 1940 (1]), apparsa in un’asta tenutasi negli U.S.A. negli anni novanta del secolo scorso, ma in precedenza esitata in Asta Ratto del 1956.

Sorprendentemente non vi è traccia delle stessa né al Museo della Zecca né nella Collezione Reale, anche se esistono i coni originali custoditi all’interno del Magazzini Materiale di Incisione del nostro stabilimento monetario ([2]). Probabilmente vennero battute, attesa l’accertata esistenza dei coni, anche monete con le stesse impronte, ma da lire 10. Ovviamente nessuno all’epoca pensò, in nome del governo italiano, di invocare la proprietà della moneta da lire 5, coniata ed asportata illecitamente per essere poi successivamente rivenduta. Ancora più paradossale la circostanza che lo stato italiano intendeva addirittura avvalersi del cosiddetto diritto di prelazione per l’acquisto di una serie del 1940 che comprendeva le famose e controverse lire 100 in oro, salvo poi ritirarsi per l’eccessiva onerosità dell’acquisto ([3]). Ha dell’incredibile. Esercitare un diritto di prelazione su monete asportate illecitamente dalla Zecca.

Abbiamo volutamente esaminato il caso delle monete da 20 dollari in oro Double Eagle del 1933, molto bene illustrato nei minimi dettagli da Ruggero Stanglini, sulla rivista Cronaca Numismatica nr.193 del Febbraio del 2007 (“La moneta che non doveva esistere” , pagg.36-45) , perché oltre a presentare molte analogie con le centinaia di casi che si sono verificati in Italia, potrebbe fornire altresì interessanti indicazioni per una soluzione che possa venire incontro alle legittime aspirazioni di coloro i quali in questi ultimi anni sono stati colpiti dai sequestri, pur se possessori in buona fede di monete illecitamente prodotte ed asportate dalla nostra Officina Monetaria. Al di la degli errori commessi dalle autorità statali (ad esempio procedendo alla coniazione delle monete con millesimo 1933, dato che appena pochi giorni prima Roosevelt aveva emanato la sua decisione che prevedeva la proibizione dell’utilizzo dell’oro), si rileva che la direttrice della Zecca americana, una volta effettuata la coniazione, si premurò di mandare due esemplari allo Smithsonian Institute di Washington per essere inseriti nella collezione numismatica del museo. Cosa che molto spesso non si è verificata per esemplari coniati all’interno della nostra Officina Monetaria. In ogni caso, a differenza dei casi trattati nel capitolo sulle leggende numismatiche nostrane, quello della moneta da 20 dollari in oro coniata negli U.S.A. nel 1933 è effettivamente una rarità e su questo nulla da eccepire. Si, perché la moneta venne inizialmente coniata in nr.445.500 esemplari peraltro mai immessi ufficialmente in circolazione per i motivi ampiamente descritti in precedenza. Dei pezzi trafugati uno è fuoriuscito lecitamente dagli U.S.A. ma non per questo il Governo americano ha rinunciato a rivendicare su di esso l’esclusivo possesso. Le autorità statunitensi hanno atteso oltre sessant’anni per riprendersi la preziosa moneta trafugata negli anni trenta e lo ha fatto come abbiamo visto, con uno stratagemma di polizia sul quale nessuno ha avuto da obiettare, se si escludono naturalmente i personaggi coinvolti direttamente nella vicende, che hanno invocato la loro posizione di perfetta buona fede.

Per concludere una riflessione sulla moneta: sulla base della documentazione ufficiale il 20 dollari Double Eagle in oro è senza ombra di dubbio una autentica rarità in quanto dal momento in cui è stata coniata sono poi state osservate correttamente tutte le procedure che il caso richiedeva. Nello specifico, essendo la moneta non più emissibile per le restrizioni imposte dal Presidente americano Roosevelt, l’intero quantitativo prodotto venne bloccato all’interno dello stabilimento monetario per poter essere successivamente rifuso. Molto correttamente, la direttrice della zecca americana dell’epoca, inviò comunque due esemplari della stessa moneta al Gabinetto Numismatico per la memoria storica. E’ quindi UNA MONETA REALE che alle spalle aveva una norma giuridica, un preciso contingente da coniare e che venne poi effettivamente coniato. E correttamente è stata tutelata dalle autorità federali statunitensi che hanno interessato nientemeno che i servizi segreti per recuperare le monete trafugate dalla Zecca di Philadelphia, tutela che come abbiamo avuto modo di apprendere, non si è affievolita nemmeno con il trascorrere dei decenni. Corretta poi appare la decisione di mettere in vendita l’unico pezzo “legale” dei 20 dollari aurei del 1933, considerato che tale alienazione non danneggia la memoria storica della Zecca statunitense, in quanto come detto in precedenza, due esemplari, fin dalla coniazione della moneta, avvenuta nel lontano 1933, vennero inviati al preposto Museo Numismatico per la catalogazione e conservazione. Anzi, va detto che le autorità americane hanno realizzato un notevole quanto insperato profitto dalla vendita dell’esemplare che, alla luce dei fatti, era null’altro che un pezzo “doppione” che non necessitava alla zecca stessa. Affermiamo questo perché se è pur vero che il pezzo della ex collezione di Re Farouk era stato illecitamente trafugato dalla Zecca americana, è altrettanto vero che l’ex sovrano egiziano all’epoca della vicenda, in piena buona fede, attraverso i suoi collaboratori pose in essere quanto previsto dalle autorità statunitensi per una regolare esportazione della moneta, avvenuta poi per evidente imperizia da parte di dette autorità. Molto diversa è invece la situazione che riguarda i successivi dieci esemplari rinvenuti dall’erede del conclamato ricettatore che si è trovata casualmente in possesso di altri dieci esemplari della moneta poi consegnate alle autorità. In tale caso non crediamo percorribile la strada della vendita di tale monete, illecite sotto tutti i punti di vista. Come non crediamo possibile che la figlia del gioielliere possa accampare diritti sulle stesse, così come poi del resto confermato dalle autorità americane che hanno confermato l’esclusiva proprietà delle preziose monete auree. Come totalmente differente appare altresì la situazione per quello che riguarda casi simili avvenuti in Italia, dove la posizione delle autorità è stata negli anni di totale disinteresse, il che dà molto da pensare sulla correttezza e sul buon andamento della Pubblica Amministrazione che non solo non ha mai perseguito i responsabili delle sottrazioni di monete, ma ha addirittura tollerato che le stesse monete trafugate venissero commercializzate per decenni. Peraltro, la posizione delle autorità italiane è molto diversa da quella delle autorità americane, in quanto, una volta acquisite le monete sottoposte a sequestro, si dovrà necessariamente reintegrare la raccolta numismatica del Museo della Zecca, con i pezzi mancanti da essa per le ragioni più volte evidenziate ( come ad esempio l’aver ignorato la disposizione di legge che imponeva la consegna al Museo di due esemplari di ogni nuova coniazione effettuata all’interno dello Stabilimento Monetario di Stato). Rimarrà a questo punto sollevata la questione dei pezzi in più e crediamo che una vendita degli stessi, con le modalità adottate dalle autorità americane (divisione in parti uguali dei proventi con l’ultimo proprietario) sia da prendere in seria considerazione.

Altro esempio può essere quello della prova del rublo in argento coniato durante il regno di Nicola I ([4]).

Si tratta di una moneta di prova, avente un peso di circa grammi 20, coniata con millesimo 1845, conosciuta in nr.4 esemplari. Un esemplare venne esitato al grande incanto dei duplicati del Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo (ex Leningrado), promossa dalle autorità dell’allora U.R.S.S. per ottenere valuta pregiata, nel lontano 1931. Si può quindi constatare che nemmeno una grande rivoluzione come quella bolscevica riuscì a far scomparire queste particolari monete, poi messe in vendita regolarmente (ma, si badi bene, solo i duplicati) dalle autorità governative.

Altro caso da ricordare riguarda la Gran Bretagna: alla morte di Re Giorgio V, vennero approntati i conii e realizzata la battitura di monete a nome del nuovo sovrano Edoardo VIII, con millesimo 1937, anche in virtù della data ufficiale stabilita per l’incoronazione, prevista per il 12 maggio dello stesso anno. Edoardo invece abdicò nel dicembre del 1936 e le monete prodotte fino a quel momento (coniate nel 1936 con millesimo 1937) vennero avviate alla rifusione. Sembra che si salvarono dall’operazione solo sei esemplari da 3 pence che pare siano finiti in circolazione unitamente alle monete che vennero emesse poi per il nuovo re Giorgio VI. In questo caso il governo inglese giudicò illegittimi gli esemplari in circolazione procedendo alla confisca definitiva di un esemplare rinvenuto presso un collezionista privato. Evidentemente soltanto nel nostro paese si riesce a disattendere le norme in vigore al solo scopo di realizzare personali profitti, ed il mercato di prove e progetti, che da sempre è sotto i nostri occhi, pare dimostrarlo, sia pure con le opportune e dovute precisazioni.

Infine, come abbiamo avuto modo di leggere nelle pagine di questo volume, dedicate alle LEGGENDE NUMISMATICHE, molte delle monete dell’area italiana hanno oscuri natali, nel senso che non sono noti i pezzi coniati ma soprattutto le motivazioni che hanno consentito la coniazione di determinate monete in pochissimi esemplari (casi in cui le tirature erano di uno, due, massimo dieci pezzi). Il lungo lasso di tempo trascorso pone comunque seri problemi all’accertamento della verità, anche se ovviamente l’interesse numismatico di molti di questi esemplari crediamo debba essere necessariamente rivisto.


([1]) Si veda il capitolo LE CONIAZIONI DELLA REGIA ZECCA (1940-1945).

([2]) A tal proposito, Carboneri, nel suo “Prove e progetti di monete italiane o battute in Italia dall’invasione francese ai giorni nostri (1796-1955)”, pag.41, scrive: “Questo pezzo, mancante anche al Museo della Zecca, è sicuramente un progetto di monetazione che non ebbe seguito.Il tipo del ritratto elmato, ripete quello delle monete albanesi del 1939 in acmonital, ed è lecito credere che per tale metallo fosse destinato…” Con le medesime impronte il Carboneri riporta anche due lamine quadrate in argento, rispettivamente di mm.42x37 e mm.41x39, facendo riferimento alla Collezione Lecis.

([3]) Asta FINARTE dell’11 maggio 1984. Prezzo base della serie del 1940 A.XVIII confezionata in astuccio Lire 70.000.000.

([4]) Nicola I di Russia o Nicola I Romanov (1796-1855), imperatore e zar di Russia dal 1825 alla morte.

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Mi ricordo di aver letto che il gioielliere che aveva dichiarato di non sapere nulla di avere le double eagle in realta' le ha conservate nella sua cassaforte per decenni e questo ha fatto scattare dei seri dubbi sulla sua buona fede e pertanto il giudice le ha dichiarate proprieta' dello stato.

E io mi chiedo: cosa sarebbe successo se il gioielliere fosse fuggito all'estero e le avesse vendute la?

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Guest utente3487

Che gli USA gli avrebbero messo gli occhi addosso come hanno fatto per quella che aveva Farouk..sono cambiati presidenti, sono passati decenni, ma quella moneta è stata sempre tenuta sotto controllo, fino a quando è tornata a casa.

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  • 2 mesi dopo...

Rinnovo i complimenti a petronius, come sempre bellissime storie e ottimamente presentate! Avrei 2 domande da porti:

1. Nella discussione A nickel's story hai scritto (cito testualmente):

"Louis Eliasberg (1896-1976) è stato probabilmente il più grande collezionista di monete americane di tutti i tempi. Di sicuro, è stato l'unico ad avere assemblato una collezione completa di TUTTE le monete statunitensi, collezione iniziata nel 1925 e terminata nel 1950 con l'acquisto dell'ultima moneta che gli mancava, 2 dollari e mezzo d'oro del 1841. Da allora, e fino al 1976, continuò a tenere aggiornata la sua collezione con le nuove emissioni.


Nella sua collezione, tra tanti pezzi rari o rarissimi, non poteva mancare una 1933 Double Eagle. Ma quando, nel 1952, viene a sapere che il Governo sta ricercando queste monete, consegna spontaneamente la sua, senza alcun compenso...finirà fusa, insieme agli altri esemplari sequestrati, nel 1956"

In questa discussione invece il nome di Louis Eliasberg non compare, la SUA 1933 Double Eagle fa parte delle 9 sequestrate nel '52 e poi fuse???

2. L'esemplare da 7 milioni viene venduto per 7.590.020 dove i 20$ servono per monetizzare la moneta, a questo punto mi sorge una domanda: è stato scritto che era pratica comune chiedere di farsi cambiare monete d'oro di data comune con altre di altra data magari meno comune. E' stato scritto anche che secondo i registri della zecca (ipotizzando che siano attendibili viste le molte imprecisioni evidenziate) non mancavano monete all'appello quindi la 1933 DE è stata ottenuta in cambio di un'altra DE di un altra annata quindi questi famosi 20$ gli avevano già presi o no?!? Ora non credo che 20$ su 7 milioni facciano la differenza per chi ha acquistato la moneta ma è giusto per capire.

Ciao

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In questa discussione invece il nome di Louis Eliasberg non compare, la SUA 1933 Double Eagle fa parte delle 9 sequestrate nel '52 e poi fuse???

Si, è una di quelle. Non ne parlo nel dettaglio, così come non parlo di tutte le altre, che sono passate in diverse mani prima di essere sequestrate, perchè mi sembrava di appesantire troppo la discussione con una serie di nomi e di passaggi di mano che in alcuni casi non sono chiari nemmeno agli studiosi.

L'esemplare da 7 milioni viene venduto per 7.590.020 dove i 20$ servono per monetizzare la moneta, a questo punto mi sorge una domanda: è stato scritto che era pratica comune chiedere di farsi cambiare monete d'oro di data comune con altre di altra data magari meno comune. E' stato scritto anche che secondo i registri della zecca (ipotizzando che siano attendibili viste le molte imprecisioni evidenziate) non mancavano monete all'appello quindi la 1933 DE è stata ottenuta in cambio di un'altra DE di un altra annata quindi questi famosi 20$ gli avevano già presi o no?!? Ora non credo che 20$ su 7 milioni facciano la differenza per chi ha acquistato la moneta ma è giusto per capire.

Se anche i 20 dollari li avevano presi, questo era avvenuto illegalmente, perchè quella moneta non avrebbe potuto, in nessun caso, essere venduta e uscire dalla Zecca. E anche se era stata venduta, non significa che quei 20 dollari erano serviti a conferire valore legale alla moneta stessa, perchè questo la legge lo proibiva...erano stati il prezzo pagato per un oggetto, e basta.

Quindi, per mettere le cose a posto, li hanno dovuti richiedere di nuovo, precisando espressamente che servivano a "pagare" il valore legale della moneta.

ciao.

petronius :)

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  • 3 settimane dopo...

Sì, in effetti qualcosa è successo e sta succedendo, mi scuso se ultimamente ho tralasciato di aggiornare la discussione, in ogni caso non c'è ancora nulla di sostanziale.

Il ricorso è stato avviato nel dicembre 2012. In data 21 febbraio 2013 il giudice ha richiesto ai Langbord una breve presentazione del loro ricorso, da depositare entro il 25 marzo scorso. Il governo avrebbe poi avuto 30 giorni di tempo per rispondere a quanto presentato dai Langbord, i quali a loro volta, avrebbero potuto rispondere al governo entro 14 giorni.

Il 15 marzo (la notizia l'ho letta con questa data, ma forse risale a qualche giorno prima) l'avvocato dei Langbord ha chiesto alla Corte che la sua presentazione potesse eccedere del 60% il numero di parole fissato dalle regole del tribunale; questo a causa della lunghezza e della complessità del caso. L'avvocato ha comunque precisato che essa non eccederà le 22.400 parole.

La Corte ha concesso ai Langbord ulteriori 21 giorni per la presentazione...ormai dovremmo esserci.

petronius :)

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le 10 monete sono ancora a Fort Knox ??

Credo proprio di sì, e se vuoi il mio parere non ne usciranno più...non per essere restituite ai Langbord, almeno.

petronius :)

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Credo proprio di sì, e se vuoi il mio parere non ne usciranno più...non per essere restituite ai Langbord, almeno.

petronius :)

Sono d'accordo con petronius (non con i giudici!).

Almeno così il governo può dire che qualcosa d'oro c'è ancora a Fort Knox! :ph34r:

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  • 3 mesi dopo...

a distanza di mesi qualche novità?

Niente da segnalare :whome:

Si è ancora in attesa della decisione della Corte riguardo la richiesta dei Langbord di presentare una mozione che ecceda il numero massimo di parole consentito (vedi post #189, pag. 13). Sembra comunque che il Governo non si opponga a questa richiesta, quindi sono i giudici che la stanno tirando in lungo, a quanto pare la lentezza della giustizia, soprattutto di quella civile, non è una prerogativa solo italiana :rolleyes:

petronius oo)

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storia super avvincente, e raccontata in maniera eccelsa, piena di avvenimenti ed avvicendamenti storico culturali che nemmeno il miglior sceneggiatore di film "gialli" potesse creare, giuro, aspettavo il colpo di scena da un momento all' altro.

In effetti poi c'e stato, visto la fine che hanno fatto le monete, anche se ancora non è stata detta la parola fine.

Grande petronius e tutti quelli che hanno partecipato con notizie ed approfondimenti vari.

Modificato da carpdiem79
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