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Risposte migliori

Inviato

Buon pomeriggio :)

Mi piacerebbe raccogliere del materiale riguardo alle cause della svalutazione del denaro e ai rimedi che gli stati della nostra penisola adottarono (come ad esempio il grosso).

Sperando che la discussione si evolva in modo interessante, ringrazio chiunque voglia contribuire.

Lorenzo


Inviato

Verso l'anno 1100 una situazione generalmente prospera e il corrispondente maggior bisogno di denaro causò un cambiamento radicale nella monetazione del Mediterraneo occidentale. Un aumento demografico e uno sviluppo dell'attività economica ebbero una improvvisa ripercussione nel mondo medievale .

Le scorte di argento monetabile non erano più sufficienti e così avvenne una drastica diminuzione dell' intrinseco delle monete. Lo scopo primario era quello di coniare la necessaria quantità di "pecunia" che i mercati richiedevano .

Fino a qui penso ci eri arrivato da solo :) .

Diverse sono le problematiche nei periodi successivi dove si cercò in più occasioni di allineare i valori dei diversi nominali . E la genesi del grosso indirizzata a protezione del denaro piccolo (Matzke) o più verosimilmente per agevolare i contatti commerciali importanti .

Quì lascio il pallino agli altri amici che sapranno sicuramente rispondere in maniera più particolareggiata ai tuoi interrogativi .

A presto


Inviato (modificato)

Venezia cominciò a svalutare nella seconda metà del X secolo. E continuò fino a Vitale Michiel. Lo fece per scopo di puro guadgno che ricavava dalle coniazioni.

L'introduzione del grosso, ben lungi dal voler difendere i denari, pure era un'operazione commerciale. Il grosso si poneva infatti come moneta cattiva. Veniva scambiato a 26 denari, ma il contenuto d'argento era inferiore (se ben ricordo 20 - 22 denari). Infatti dal momento dell'inizio delle coniazioni del grosso Venezia smise di coniare denari (continuando a coniare solo il bianco) e questo per più di cinquanta anni. E inoltre fece sparire dalla circolazione i denari enriciani di Verona. Per tutto questo vedi gli scritti di Andrea Saccocci.

Modificato da Arka

Inviato

Venezia cominciò a svalutare nella seconda metà del X secolo. E continuò fino a Vitale Michiel. Lo fece per scopo di puro guadgno che ricavava dalle coniazioni.

L'introduzione del grosso, ben lungi dal voler difendere i denari, pure era un'operazione commerciale. Il grosso si poneva infatti come moneta cattiva. Veniva scambiato a 26 denari, ma il contenuto d'argento era inferiore (se ben ricordo 20 - 22 denari). Infatti dal momento dell'inizio delle coniazioni del grosso Venezia smise di coniare denari (continuando a coniare solo il bianco) e questo per più di cinquanta anni. E inoltre fece sparire dalla circolazione i denari enriciani di Verona. Per tutto questo vedi gli scritti di Andrea Saccocci.

Buonasera Arka

Venezia rappresenta un fenomeno a parte nel panorama storico-economico -numismatico del nostro Medioevo :) .

Saluti


Inviato (modificato)

Allora....

Venezia forse è la zecca che conosco meglio tra quelle medievali, pertanto partirei da questa.

Da quello che mi pare di aver capito, i denari erano ottimi per i pagamenti minuti, ma appena le cifre aumentavano non si poteva più girare con migliaia di monete. Di fatti, per le grandi transazioni, venivano utilizzati dei lingotti d'argento (come si direbbe oggi, "bullion"). Con l'aumentare dei commerci, nel XI e XII secolo aumentò la richiesta di moneta, ma l'argento scarseggiava ! Quindi la zecca decise di dimuirne l'intrinseco aumentandone la quantità, con evidente aumento del quantitativo di monete circolanti (che portò all'espansione dei commerci).

Il grosso Matapan andò quindi a sostituire i lingotti d'argento. Ben presto la zecca di Venezia si accorse che coniando i grossi riusciva a risparmiare molto: la produzione di 1 moneta costa molto meno della battitura di 26 (equivalente in denari).

La zecca però si trovò a prendere una importante decisione: fare circolare una moneta "buona" (con alto contenuto di fino), il grosso, affianco ad una moneta "cattiva", il denaro, presentava il rischio che la prima fosse tesaurizzata mentre la seconda rifiutata. Ecco perchè si sospese la coniazione del denaro (che fu poi ripresa con Lorenzo Tiepolo) lasciando il bianco (1/2 di denaro) e il quartarolo (1/4 di denaro). In questo ultimo passaggio, il denaro diventa una moneta di conto !

Ma...se teoricamente un grosso dovrebbe contenere lo stesso quantitativo d'argento di .... denari corrispondenti (a Venezia per esempio 26), i risparmi erano solo sulla coniazione (una moneta invece di 26) no?

____________

Queste notizie provengono dal volume di Alan M. Stahl ("Zecca") e dalla chiacchierata con un amico esperto di Veneziane (rob) ;)

Modificato da Ghera

Inviato

Allora chiedo scusa ad Arka e Ghera

evidentemente non ho capito il senso del messaggio iniziale ;) .


Inviato

Allora chiedo scusa ad Arka e Ghera

evidentemente non ho capito il senso del messaggio iniziale ;) .

No Adolfo ! La discussione è su tutti i denari... ;)

Sono partito da Venezia perchè una delle poche zecche medievali che conosco (minimamete), ma la discussione non è incentrata solo su essa :)


Inviato (modificato)

Verso l'anno 1100 una situazione generalmente prospera e il corrispondente maggior bisogno di denaro causò un cambiamento radicale nella monetazione del Mediterraneo occidentale. Un aumento demografico e uno sviluppo dell'attività economica ebbero una improvvisa ripercussione nel mondo medievale .

Le scorte di argento monetabile non erano più sufficienti e così avvenne una drastica diminuzione dell' intrinseco delle monete. Lo scopo primario era quello di coniare la necessaria quantità di "pecunia" che i mercati richiedevano .

Fino a qui penso ci eri arrivato da solo :) .

Diverse sono le problematiche nei periodi successivi dove si cercò in più occasioni di allineare i valori dei diversi nominali . E la genesi del grosso indirizzata a protezione del denaro piccolo (Matzke) o più verosimilmente per agevolare i contatti commerciali importanti .

Quì lascio il pallino agli altri amici che sapranno sicuramente rispondere in maniera più particolareggiata ai tuoi interrogativi .

A presto

A che zecche ti riferisci in particolare?

Ma perchè Venezia sospese la coniazione del denaro per assicurare un successo al grosso, mentre le altre zecche dell'Italia centro-settentrionale continuarono a batterlo, affiancato dalla nuova moneta? :huh:

Modificato da Ghera

Inviato

Cosa aggiungere a quanto già detto ? E' un periodo storico importante,di grandi trasformazioni,la moneta imperiale diventerà gradualmente con evoluzioni graduali comunale,le monete sono ancora apparentemente degli imperatori tedeschi,in realtà si possono considerare già monete autonome,in mano ad autorità autonome locali,spesso fuori dal controllo imperiale.

La decadenza dell'autorità centrale imperiale porta all'affermazione delle autorità locali e in questo contesto nascono le differenziazioni delle monete nelle varie zecche ,del loro valore e della conseguente svalutazione ; è un fenomeno che riguarderà tutte le zecche imperiali da Pavia,Milano,Verona,Lucca,di Venezia hanno parlato già prima; la prima a iniziare questo processo sarà la capitale del Regno Italico ,Pavia,le altre seguiranno a ruota ; il fenomeno della svalutazione avviene in varie fasi ed inizia dal 1100 circa in avanti.

La causa è da ricercarsi nella forte richiesta di moneta impressa in un momento in cui nascono i commerci ,iniziano le professioni,la società cambia piano,piano,la moneta sarà sempre più di peso calante,svilita,la nascita del grosso sarà la naturale conseguenza di tutto questo,con la richiesta di una moneta utile per le grosse transazioni ,per i commerci ,il denaro rimarrà progressivamente e sempre più come moneta spicciola .


Inviato

Cosa aggiungere a quanto già detto ? E' un periodo storico importante,di grandi trasformazioni,la moneta imperiale diventerà gradualmente con evoluzioni graduali comunale,le monete sono ancora apparentemente degli imperatori tedeschi,in realtà si possono considerare già monete autonome,in mano ad autorità autonome locali,spesso fuori dal controllo imperiale.

La decadenza dell'autorità centrale imperiale porta all'affermazione delle autorità locali e in questo contesto nascono le differenziazioni delle monete nelle varie zecche ,del loro valore e della conseguente svalutazione ; è un fenomeno che riguarderà tutte le zecche imperiali da Pavia,Milano,Verona,Lucca,di Venezia hanno parlato già prima; la prima a iniziare questo processo sarà la capitale del Regno Italico ,Pavia,le altre seguiranno a ruota ; il fenomeno della svalutazione avviene in varie fasi ed inizia dal 1100 circa in avanti.

La causa è da ricercarsi nella forte richiesta di moneta impressa in un momento in cui nascono i commerci ,iniziano le professioni,la società cambia piano,piano,la moneta sarà sempre più di peso calante,svilita,la nascita del grosso sarà la naturale conseguenza di tutto questo,con la richiesta di una moneta utile per le grosse transazioni ,per i commerci ,il denaro rimarrà progressivamente e sempre più come moneta spicciola .

Giusto il collegamento storico con l'emancipazione delle città italiane dall'autorità Imperiale :)

Ma ancora non mi è chiaro perchè Venezia sospende la coniazione del denaro a difesa del grosso, mentre altre città affiancano le due monete riuscendo a mantenere un equilibrio (grazie al quale una non è stata tesaurizzata e l'altra non è stata rifiutata)..... :unsure:


Inviato

interessante discussione!! la segiurò attentamente!! :)

Bravo Ghera


Inviato

Quindi avevo capito bene il senso della discussione :) .

La nascita dei Comuni , come giustamente ha evidenziato dabbene, è basilare per comprendere quella che è la tematica da te impostata .

Per quanto riguarda i tuoi interrogativi su Venezia penso che Arca e rob , ma sicuramente non dimentico Luciano , potranno essere più autorevoli nell'esprimersi a riguardo. Gran bella discussione , Ghera ! Se approfondita potrebbe finire tra quelle importanti ;)

Cordialità a tutti


Inviato

Cosa aggiungere a quanto già detto ? E' un periodo storico importante,di grandi trasformazioni,la moneta imperiale diventerà gradualmente con evoluzioni graduali comunale,le monete sono ancora apparentemente degli imperatori tedeschi,in realtà si possono considerare già monete autonome,in mano ad autorità autonome locali,spesso fuori dal controllo imperiale.

La decadenza dell'autorità centrale imperiale porta all'affermazione delle autorità locali e in questo contesto nascono le differenziazioni delle monete nelle varie zecche ,del loro valore e della conseguente svalutazione ; è un fenomeno che riguarderà tutte le zecche imperiali da Pavia,Milano,Verona,Lucca,di Venezia hanno parlato già prima; la prima a iniziare questo processo sarà la capitale del Regno Italico ,Pavia,le altre seguiranno a ruota ; il fenomeno della svalutazione avviene in varie fasi ed inizia dal 1100 circa in avanti.

La causa è da ricercarsi nella forte richiesta di moneta impressa in un momento in cui nascono i commerci ,iniziano le professioni,la società cambia piano,piano,la moneta sarà sempre più di peso calante,svilita,la nascita del grosso sarà la naturale conseguenza di tutto questo,con la richiesta di una moneta utile per le grosse transazioni ,per i commerci ,il denaro rimarrà progressivamente e sempre più come moneta spicciola .

Giusto il collegamento storico con l'emancipazione delle città italiane dall'autorità Imperiale :)

Ma ancora non mi è chiaro perchè Venezia sospende la coniazione del denaro a difesa del grosso, mentre altre città affiancano le due monete riuscendo a mantenere un equilibrio (grazie al quale una non è stata tesaurizzata e l'altra non è stata rifiutata)..... :unsure:

Penso che bisogni partire, appunto, dall'emancipazione e dall'autonomia che le varie località assumono, oltre che dai commerci e contatti 'esterni'.

Ma aspetterei il contributo di chi ne sa di più. I miei complimenti a Ghera, ultimamente è un vulcano.

Saluti,

N.


Inviato

Per quanto riguarda Venezia la moneta ''buona'' è il denaro, quella ''cattiva'' è il grosso, come ha ampiamente dimostrato Saccocci e come ho spiegato nel primo post. Quindi nessuna difesa del grosso, ma semplice convenienza economica che è alla base delle interruzioni della coniazione del denaro da parte di Venezia. Per le spese minute Venezia continua a coniare il bianco e conia un nuovo tipo di moneta ovvero il quartarolo. Tra l'altro il grosso si espande in tutta la val padana (come dimostrano i ritrovamenti) e per il commercio con l'oriente si continua con i lingotti (che comunque erano merce da espotrare) e soprattutto con le monete d'oro (bizantine e arabe).


Inviato

Ora, invece, vorrei discutere sull'affermazione di Adolfos ovvero che Venezia è una cosa a parte nel panorama del medioevo italiano. E non è la prima volta che discutiamo di questo. Ma credo che rientri in un discorso più ampio dove il nord-est continua a essere guardato con un certo distacco da parte del resto d'Italia.

Ma ragioniamo da un punto di vista numismatico. Venezia è inserita (e perfettamente) nell'area monetaria di competenza che comprende tutta la marca veronese - aquileiese. Venezia conia denari su piede carolingio per i mercati del nord Italia. Il fatto che per prima svaluti i suoi denari, non deriva da una mancanza di metallo, che arrivava abbondante dai ''tedeschi'' (e il sistema va in crisi solo all'epoca di Mainardo II che chiude una buona fonte di approvigionamento del metallo), ma dal fatto che la zecca guadagnava sulla svalutazione (non dimentichiamo che la zecca è la seconda industria di Venezia seconda solo all'arsenale). Ovviamente a forza di svalutare il potere d'aquisto dei denari veneziani si affievolisce, tant'è che nel XII secolo si conteggiava i denari veneziani a metà di quelli veronesi. Infatti, quando Venezia fa la riforma con Sebastiano Ziani e conia il nuovo denaro, il suo aspetto è del tutto simile ai denari veronesi e le immagini del vecchio denaro passano al bianco, valutato mezzo denaro.

Quindi O Venezia fa parte integrante dell'Italia medievale o bisogna escludere tutta la marca veronese-aquileiese. ;)


Inviato

Ora, invece, vorrei discutere sull'affermazione di Adolfos ovvero che Venezia è una cosa a parte nel panorama del medioevo italiano. E non è la prima volta che discutiamo di questo. Ma credo che rientri in un discorso più ampio dove il nord-est continua a essere guardato con un certo distacco da parte del resto d'Italia.

Ma ragioniamo da un punto di vista numismatico. Venezia è inserita (e perfettamente) nell'area monetaria di competenza che comprende tutta la marca veronese - aquileiese. Venezia conia denari su piede carolingio per i mercati del nord Italia. Il fatto che per prima svaluti i suoi denari, non deriva da una mancanza di metallo, che arrivava abbondante dai ''tedeschi'' (e il sistema va in crisi solo all'epoca di Mainardo II che chiude una buona fonte di approvigionamento del metallo), ma dal fatto che la zecca guadagnava sulla svalutazione (non dimentichiamo che la zecca è la seconda industria di Venezia seconda solo all'arsenale). Ovviamente a forza di svalutare il potere d'aquisto dei denari veneziani si affievolisce, tant'è che nel XII secolo si conteggiava i denari veneziani a metà di quelli veronesi. Infatti, quando Venezia fa la riforma con Sebastiano Ziani e conia il nuovo denaro, il suo aspetto è del tutto simile ai denari veronesi e le immagini del vecchio denaro passano al bianco, valutato mezzo denaro.

Quindi O Venezia fa parte integrante dell'Italia medievale o bisogna escludere tutta la marca veronese-aquileiese. ;)

Ma certamente Arka . Ci mancherebbe altro . Dovrei essere pazzo a non considerare Venezia parte essenziale del Medioevo italiano . Evidentemente mi sono espresso male , come al solito . Volevo solamente rimarcare che diverse sono state le problematiche confronto le zecche dell'Italia Centrale . Sono sicuro che comprendi quello che voglio dire ;) . Intanto ti ringrazio per ler le tue precisazioni su una zecca di cui non conosco nulla :)

A presto


Supporter
Inviato

Buona serata,

non è certamente un tema facile; soprattutto per quanto mi riguarda, perché non ho la cultura sufficiente per effettuare una disamina generalizzata che comprenda le motivazioni caratterizzanti di più zecche.

Su quella di Venezia non ho nulla da aggiungere a quanto è già stato detto, ma desidero esprimere una considerazione "generica" che può dare alcune risposte od offrire ulteriori spunti.

Parlando di zecche inserite in un medesimo contesto temporale (parliamo dei primi secoli dopo il 1000), mi piace usare l'espressione di Stati "locomotiva" e Stati "vagone".

Gli Stati "locomotiva" erano quelli che imponevano e dettavano le regole commerciali e monetarie; Stati ricchi con un notevole giro di affari commerciali, soprattutto internazionali; Stati che avevano colonie e possedimenti oltremare in Asia e in Africa e che erano protagonisti dei mercati finanziari anche nelle piazze del Nord Europa....parliamo naturalmente - per l'Italia - di Venezia, Milano, Genova, Firenze per fare qualche esempio....ma ce ne sono altri.

Al seguito di questi, c'erano gli Stati "vagoni" che erano ubicati in prossimità dei primi e che quindi, volenti o nolenti, subivano le loro scelte commerciali/finanziarie ed essendo vicini di casa c'era il problema del commercio, anche minuto, tra le varie reciproche popolazioni con tutti i problemi di valuta che ne conseguivano.

Se un grosso Stato sviliva la sua moneta, poteva quello vicino fare diversamente, assumendosi il rischio di vedere le sue monete migliori fatte incetta e sparire perché tesaurizzate?

Gli Stati "locomotiva" hanno sempre tratto buon denaro dall'impoverimento e dalla conseguente svalutazione delle loro monete. Dovevano comperare merci ordinarie e preziose dall'estero pagandole profumatamente, le dovevano magari trasformare in prodotti finiti investendo e tentando poi di vendere queste merci ad altri per guadagnarci.

Dovevano comperare ed offrire servizi....magari c'era da finanziare qualche guerra...insomma un giro di affari che necessitava di denaro "grosso", ma anche "minuto" per la vita di tutti i giorni.

Nell'epoca moderna, quando uno stato (l'Italia è stata maestra ai tempi della lira) ha avuto la necessità di finanziare le proprie esportazioni, non ha fatto altro che svalutare la propria moneta emettendo soldi su soldi.

Nel medioevo i soldi non avevano un valore fiduciario, ma valevano per il metallo "buono" che contenevano....come svalutarlo se non impoverendo il contenuto intrinseco? Il fine era lo stesso.

Così facendo, oltre a raggiungere lo scopo, lo Stato ci guadagnava anche sul costo del materiale necessario alla emissione.

E gli Stati "vagoni"? Ovviamente dietro...si adeguavano iniziando così un circolo vizioso che diventava generalizzato e coinvolgeva estese aree territoriali caratterizzate da interscambi frequenti e collaudati tra gli stati che ne facevano parte.

Qui mi fermo, in attesa di altri Amici, con altre considerazioni, che - magari - mi sono sconosciute.

saluti

Luciano

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Inviato

A volte è difficile capire chi è la ''locomotiva'' e chi il ''vagone''...

Torno sempre al Triveneto, perchè è la situazione che conosco meglio. L'esempio più lampante è la zecca di Padova nella seconda metà del Trecento. La sua attività molto vivace costringe il colosso Venezia a correrle dietro... Venezia così deve svalutare il proprio soldo, è costretta a ricominciare le coniazioni del grosso nel 1379 anche in questo caso svalutando, deve accettare che nei suoi territori circoli moneta padovana...

Un altro esempio è dato dalla zecca di Merano, che per circa sessanta anni detta legge in fatto di monetazione al di quà e al di là delle alpi...

Comunque l'attività della zecca di Venezia è fondamentale per il nord e per il centro Italia orientale, come confermano i ritrovamenti degli enriciani di Venezia che sono molto abbondanti nelle Marche (spero che Adolfos mi perdonerà questa difesa ad oltranza dell'importanza di Venezia :D ). E' la prima zecca a svalutare il denaro per interesse, ma anche per aumentare il circolante che poi serviva da volano per tutto il commercio. E' la prima zecca a coniare il grosso, anche in questo caso per interesse, ma coprendo pure una necessità del commercio. Nel caso dell'oro arriva tardi, ma solo per il fatto che fino ad allora usava oro coniato da altri.


Inviato

Ho apprezzato moltissimo gli ultimi interventi di Arka e Luciano ( grandiosa l'allegoria della locomotiva e del vagone :) ) e ora molte cose mi sembrano più chiare . Quello che ancora non mi è chiaro è se il motivo principale della svalutazione principale del denaro e cioè una svalutazione "radiocomandata" è valida anche per il Centro Italia . Infatti mi vengono in mente "penuria argenti" e "carestia monetae" frequentemente presenti nelle fonti scritte medievali . Insomma io non escluderei una svalutazione per necessità contingenti oltre le motivazioni egregiamente da voi espresse in precedenza .

Bella la discussione ;)

A presto


Inviato (modificato)

salve

come confermano i ritrovamenti degli enriciani di Venezia che sono molto abbondanti nelle Marche posso segnalare sporadici ritrovamenti anche di denari precedenti l'anno mille attribuiti a venezia

visto che sono state tirate in ballo le marche certo che come locomotiva venezia era forte ma ancona era solo un vagone?

copio-incollo questo breve articolo

Ancona Repubblica Marinara

Con l’istituzione del Sacro Romano Impero la citta fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo comprese quasi tutta l’odierna regione Marche. Il potere imperiale ben presto si affievoli, fino a diventare solo formale. Infatti, a partire dall'anno 1000 la citta inizia un cammino verso l’indipendenza, favorito dall’aumento del commercio. Alla fine dell’XI secolo Ancona e ormai un libero comune e una delle repubbliche marinare che non compaiono nello stemma della Marina Militare, come Gaeta, Trani e Ragusa (Croazia). Si scontra cosi sia con il Sacro Romano Impero, che tento ripetutamente di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia, che non accettava nell'Adriatico una citta marinara che, sia pur in forma ridotta, le faceva concorrenza per i traffici con l'Oriente. Ancona poteva contare sull'appoggio dell'Impero Romano d'Oriente. Per resistere allo strapotere veneziano era poi preziosa l'alleanza con la Repubblica di Ragusa, in Dalmazia.

La forza di Ancona, comunque, era tale che, nel 1137 respinse l'imperatore Lotario II, e nel 1167 anche l'imperatore Federico Barbarossa. La prova piu terribile fu pero nel 1174, quando il Barbarossa invio ad Ancona il suo luogotenente, l'Arcivescovo Cristiano di Magonza, per sottomettere una buona volta la citta. L'assedio aveva buone garanzie di riuscita, dato che le forze imperiali, che circondavano la citta, potevano questa volta contare anche sull'alleanza con la flotta veneziana, che occupava il porto. L'assedio fu lungo e pesante. Sono da citare le gesta eroiche dell'eroina anconitana per eccellenza: Stamira (detta anche Stamura), una giovane vedova che con un gesto fulmineo incendio una botte causando l'incendio di numerose macchine d'assedio nemiche, permettendo anche ai cittadini di uscire dalle mura per rifornirsi di cibo; durante l'assedio rifulse anche l'eroismo del sacerdote Giovanni di Chio, che in giorno di burrasca si getto in mare per tagliare le gomene della nave ammiraglia veneziana, la Totus Mundus, provocando cosi l'affondamento di parte della flotta. La citta usci vittoriosa anche questa volta, ed il periodo florido seguito alla vittoria permise di aumentare i traffici marittimi con l'Oriente e di ingrandire ed abbellire la propria cattedrale su modello bizantino.

Ancona era una repubblica oligarchica il cui governo era formato da sei Anziani, o Signori, che erano eletti dai tre terzieri nei quali era divisa la citta: S. Pietro, Porto e Capodimonte. Il suo territorio comprendeva tutta la zona tra i fiumi Esino, il Musone ed Aspio, ed era protetto da circa venti castelli, tra i quali Poggio, Massignano, Varano, Sirolo, Offagna, Agugliano, Polverigi, Montesicuro, Bolignano, Gallignano, Paterno, Falconara (questi centri sono infatti detti ‘castelli di Ancona’).

La Repubblica Marinara di Ancona batteva moneta propria: l'agontano; aveva propri codici di navigazione noti sotto il nome di "Statuti del mare e del Terzenale (arsenale)" e "della Dogana"; inviava consoli ed aveva fondaci e colonie in tutti i porti d'Oriente, da Costantinopoli alla Siria, dalla Romania all'Egitto; d’altra parte in citta erano presenti folte comunita straniere organizzate, tra le quali quella greca e quella schiavona (ossia dalmata ed albanese), che avevano propri luoghi di culto. A queste si deve aggiungere un’attiva comunita ebraica, che e stata (ed e tutt’ora) parte importante della societa cittadina, come prova la sinagoga (con arredi anche del XVI secolo) e il Campo degli Ebrei, cimitero israelitico tra i piu antichi (XV secolo) e importanti d’Europa.

E nota la partecipazione a diverse crociate, tra cui la prima. Nella lotte fra Papa ed Imperatore del XIII secolo, Ancona e di parte guelfa. Lo stemma del libero comune, un cavaliere armato, rappresentante la virtu guerriera e l'attaccamento alla liberta, e quello che anche oggi identifica la citta.

Tra i suoi navigatori si deve ricordare Ciriaco d'Ancona (Ciriaco Pizzecolli), che nelle rive del Mediterraneo andava instancabilmente in cerca delle testimonianze della perduta civilta classica, trascrivendo iscrizioni e disegnando monumenti; suo e il primo disegno moderno del Partenone di Atene. Egli e percio giustamente considerato il precursore, o il fondatore dell'archeologia.

La struttura sociale, che vedeva nobili e popolani uniti intorno alle attivita marinare, non permise l'affermarsi di signorie in citta. Un'eccezione e rappresentata dall'occupazione da parte dei Malatesta nel 1348, che si approfittarono della condizione di debolezza dovuta alla celebre peste che infuriava in tutta Europa e ad un incendio che aveva semidistrutto la citta. Durante circa cinque secoli, l'unica eclisse di liberta fu proprio nel periodo che va dal 1348 al 1383, e termino con la distruzione a furor di popolo della Rocca di S. Cataldo, eretta dai Malatesta e completata dall'emissario del papa Egidio Albornoz, rocca vista come un segno di oppressione delle liberta comunali.

Modificato da scacchi
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Inviato

Buona giornata scacchi,

al contrario! Ancona era una "signora" Repubblica (nel mio precedente ho fatto una scelta e ho citato alcune "locomotive" tra le tante) e per sottolineare ciò che hai scritto, ti confermo che in tutti i volumi che ho letto riguardanti le marinerie importanti del mediterraneo, è sempre citata Ancona ed anche Ragusa.

Insieme hanno costituito una "concorrenza" alquanto scomoda per Venezia, tale che entrambe potevano rivaleggiare con lei e minare pregiudizievolmente il sedicente "controllo" sul suo Golfo.

Saluti

Luciano


Supporter
Inviato

A volte è difficile capire chi è la ''locomotiva'' e chi il ''vagone''...

Torno sempre al Triveneto, perchè è la situazione che conosco meglio. L'esempio più lampante è la zecca di Padova nella seconda metà del Trecento. La sua attività molto vivace costringe il colosso Venezia a correrle dietro... Venezia così deve svalutare il proprio soldo, è costretta a ricominciare le coniazioni del grosso nel 1379 anche in questo caso svalutando, deve accettare che nei suoi territori circoli moneta padovana...

Un altro esempio è dato dalla zecca di Merano, che per circa sessanta anni detta legge in fatto di monetazione al di quà e al di là delle alpi...

Comunque l'attività della zecca di Venezia è fondamentale per il nord e per il centro Italia orientale, come confermano i ritrovamenti degli enriciani di Venezia che sono molto abbondanti nelle Marche (spero che Adolfos mi perdonerà questa difesa ad oltranza dell'importanza di Venezia :D ). E' la prima zecca a svalutare il denaro per interesse, ma anche per aumentare il circolante che poi serviva da volano per tutto il commercio. E' la prima zecca a coniare il grosso, anche in questo caso per interesse, ma coprendo pure una necessità del commercio. Nel caso dell'oro arriva tardi, ma solo per il fatto che fino ad allora usava oro coniato da altri.

Buona serata Arka,

Si, certo i problemi finanziari degli stati non sono dei "paracarri"...a volte cambiano e mutano all'interno di contesti che a loro volta si modificano; sono situazioni dinamiche e le locomotive non sono "per sempre" ;) Poi ci sono quelle che hanno più o meno cavalli a vapore...... :P

Riguardo però alla "debacle" monetaria di Venezia a favore di Padova, non è che ciò fosse dovuto a problemi più generalizzati?

Ti confesso che non mi ricordo di aver letto nulla di specifico sull'argomento; ho letto che nella seconda metà del 1300 Venezia subì una serie di tracolli, prima a causa della peste e successivamente a causa della guerra con Genova.

Con le finanze in "sconquasso" affrontò gli ultimi anni del 1300 con difronte una crisi generale causata dalla mancanza di argento da trasformare in moneta e dalla conseguente tosatura del circolante che ormai non aveva più freni.

Può essere che in una situazione così degradata....che circolasse la moneta di Padova, era l'ultimo problema del governo? ...Anzi!

Ti ringrazio se mi dai qualche maggiore informazione.

Saluti

Luciano


Inviato

La guerra di Chioggia vede alleati Genova, Padova, il Patriarcato di Aquileia e il re d'Ungheria. Tutti contro Venezia. Non so (e anche qui, però, mi piacerebbe saperlo) perchè passa come guerra tra Genova e Venezia soltanto. Fu un momento veramente difficile per Venezia che rischiò seriamente di soccombere agli alleati.

Padova dispone di grandi quantità di metallo prezioso in quel momento, un po' per la sua politica monetaria e un po' per la generosità del re d'Ungheria che così dà il suo aiuto per finanziare la guerra. Scampato il pericolo Venezia si allea con Gian Galeazzo Visconti e con il suo aiuto sconfigge Francesco I da Carrara. E così l'argento torna a Venezia e a conferma ci sono i grossi di Antonio Venier tra i più comuni della serie.

Interessante la notizia di Scacchi che anche prima del mille nelle Marche circolavano monete di Venezia...


Inviato

Sicuramente Venezia si differenzia dalla maggior parte delle altre zecche medievali italiane, quando meno dal 1100 circa in poi, per almeno due fattori:

1) il non utilizzo dell'appalto a privati per la conduzione della zecca, che permette di adeguare esattamente le attività di coniazione alle necessità del governo, vale a dire della classe mercantile con cui questo si identifica; anche se in ogni caso, a Venezia come dovunque, uno dei compiti primari della zecca era di generare profitto per il Comune;

2) la quasi esclusiva proiezione dell'economia veneziana in ambito commerciale e in particolare verso il traffico a lungo raggio con il Levante; se non sbaglio, di fatto Venezia non possiede l'equivalente di un "contado" almeno fino alla metà del XV secolo; la preminenza commerciale di Venezia faceva sì, tra l'altro, che ad eccezione di alcuni periodi di grande e generale "fame di metallo" la zecca veneziana potesse contare su un flusso stabile ed abbondante di materia prima, il cui mantenimento peraltro era sempre nelle preoccupazioni delle autorità che si occupavano di politica monetaria.

Da questi fattori secondo me si possono trarre indicazioni sul perché a Venezia sembra prevalere la svalutazione "ostile" (svalutare la moneta piccola per sfruttare la legge di Gresham, imporre la propria moneta sui mercati vicini, quindi attrarre l'argento alla propria zecca in modo da massimizzarne i proventi; il tutto mantenendo stabile la moneta grossa, dal momento in cui questa comincia a essere coniata, in quanto segno di prestigio e affidabilità commerciale: in pratica il successo della moneta grossa veneziana è dovuto a motivi opposti rispetto alla moneta piccola della stessa zecca; non a caso si rivolgono a mercati ed aree di circolazione totalmente distinte e separate).

Al contrario, nel resto d'Italia (almeno per quanto posso dire in base alle mie limitate conoscenze) mi sembra che prevalga una svalutazione "di necessità": a parità di metallo disponibile si svaluta la moneta per tenere dietro alla crescita dell'economia. Certo il fatto che a Venezia comandassero i mercanti spiega perché la sua politica monetaria fosse decisamente più sofisticata di quella della maggior parte delle altre città italiane.

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Il Medioevo è stato un periodo oscuro e per certi versi contradditorio : tempo fa feci una discussione,anche seguita,sull'assenza di un concetto medievale del denaro vero e proprio;nel Medioevo tutto c'è ,ma non è definito,manca un ambito economico specifico,mancano vere teorie economiche,ma in realtà ci sono i prodromi di tutto quello che accadrà successivamente.

Abbiamo tutti i concetti economici ,anche attuali,la svalutazione,l'inflazione,l'indebitamento,il prestito a usura,gli scambi commerciali,lo sviluppo economico,la nascita delle professioni ,il cambiavalute,l'usuraio, fino alla nascita del banchiere.

Nel Medioevo la monetazione subisce un processo di crisi dovuto inizialmente allo scarso circolante e alla perdita del suo valore formale,in poche parole diventa povera ; d'altronde in pratica ci sono due economie parallele ,neanche poi tanto nascoste,una cittadina nei primi Comuni ,chiamiamola urbana e monetaria in cui le merci si acquistavano con le monete,un'altra rurale in cui in realtà si usava ancora il baratto.

In questo contesto ,dove comunque la moneta è frammentata nelle varie zecche e dove il metallo per la produzione incomincerà a scarseggiare ,le autorità emittenti,nel momento in cui l'economia nasce e si sviluppa e la richiesta di moneta diventerà pressante,sono costrette a inventarsi qualcosa.

Due sono le possibilità a questo punto ,immettere tanto denaro ,tante monete con lo stesso valore nominale ma con un contenuto più basso di metallo ,o aumentare arbitrariamente il valore nominale delle monete stesse ,lasciando l'intrinseco immutato.

O uno o l'altro ,non si scappa ,tutto questo porterà al fenomeno dell'inflazione e dell'aumento dei prezzi con difficoltà da parte di tutti di poter acquistare le merci allo stesso prezzo :la conseguenza sarà la povertà nella popolazione e il minor potere d'acquisto.

Tutto questo ci fa capire ,che senza rendersi conto in modo espresso ,in realtà i fenomeni economici erano già presenti ,gli stessi fenomeni anche dei giorni nostri,le stesse parole,solo che la percezione degli accadimenti era difficile e impalpabile all'epoca.

Modificato da dabbene
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