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Tetradracme di Alessandria


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Inviato

Considero le tetradracme tra le monete più interessanti tra quante battute dalle zecche provinciali, anche perché nella serie imperiale non si riscontrano esemplari in argento di modulo così ampio, se si escludono rarissimi medaglioni e i cosiddetti cistofori.

Questi ultimi, benché secondo l'opinione oggi prevalente fossero stati coniati dalla zecca di Roma, altro non erano che tetradracme destinate a circolare esclusivamente nelle provincie orientali.

Le tetradracme coniate dalla zecca di Alessandria d'Egitto si differenziano da quelle siriane (Antiochia, Tarso, Cipro) non solo sotto il profilo stilistico, ma anche e soprattutto per il loro ridotto contenuto d'argento, essendo i relativi tondelli realizzati in biglione, una mistura contenente argento e rame, con una percentuale d'argento mediamente stimata intorno al 17%.

Per contro nelle tetradracme siriane la percentuale di fino era intorno all'80% e questa differenza balza all'occhio per la differente brillantezza delle monete.

In ragione del basso contenuto d'argento, gli autori di R.P.C. affermano che una tetradracma alessandrina avesse un valore (potere d'acquisto) uguale a quello di un denario, a dispetto della rilevante differenza di peso (rapporto di circa 4:1).

Si potrebbe quindi anche affermare che ad Alessandria si siano in certo qual modo manifestati, con un paio di secoli d'anticipo, i processi che portarono alla svalutazione del denario, alla riforma di Caracalla, al successivo depauperamento del contenuto d'argento dell'antoniniano.

Posto qui due tetradracme, entrambe coniate nel 69-70, secondo anno di regno di Vespasiano, come indica la sigla LB posizionata davanti al collo dell'imperatore.

La prima (R.P.C. II 2411) porta al rovescio Eirene, l'equivalente greco della Pax, dalla quale si distingue per la presenza del caduceo in associazione con il ramoscello d'ulivo (nell'iconografia imperiale coeva di solito al posto del caduceo si trova una cornucopia).

La seconda (R.P.C. II 2412) ha invece una Nike in volo verso sinistra, con una corona ed un ramo di palma.

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Inviato

Nel corso ei 3 secoli di vita del tetradrammo alessandrino, sia il peso che il titolo perserò valore progressivamente, rispecchiando il deprezzamento delle monete argentee romane: denario e poi antoniniano

Esiste anche una dipendenza con atre zecche orientali, tutto determinato dal potere centrale, che spostava argento dove gli conveniva, in particolar modo Aessandria interfaccia partcolarmente con Antiochia e Tiro.

Avendo anche il Tetradramma una circolazione chiusa, cioè non poteva circolare che in Egitto, e in Egitto poteva circolare solo il tetradramma, venivano cambiati con i denari che magari erano stati pagati dallo stato centrale per aquistare merce in Egitto perticolarmente grano,, che a sua volta faceva la cresta sul cambio nella percentuale di argento.

Storia interessante.

PS: liberamente tratto da fonte Savio


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