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Inviato

Interessantissimo documento!

Direi che anche questo passaggio sia da sottolineare ( e devo dire che ha contribuito a chiarire un po' di cose anche a me):

..Le prime immagini degli Angeli, fino alla fine del IV secolo, evadono dal sacro e hanno

1’incurante immediatezza delle comparse umane in fatti di cronaca: sono uomini pieni di gravità,

vestono tunica dalmatica e pallium, consapevoli e rispettosi del proprio ruolo. Non c’è nulla che li

distingua dagli altri uomini, secondo la tradizione dei passi vetero e neotestamentari. L’aspetto più

importante è che, nonostante sia riconosciuta la loro natura di spiriti, gli Angeli siano apteri.

Ma già Tertulliano (Apologeticum, 22,8) nel II secolo aveva, indicato come caratteristica

fondamentale degli Angeli la loro natura alata: “Omnis spiritus ales est: hoc et angeli et daemones.

Igitur momento ubique sunt”. L’aggiunta delle ali ad Angeli coi sembianze umane fu soluzione

iconografica adottata perché occorreva superare il disagio fondamentale rappresentato dalla scelta

iniziale degli Angeli- uomini. Gli Angeli come agenti divini dovevano consentire di stabilire i gradi

tra lo spirito e la materia e sottrarsi così alla confusione primitiva di essenze spirituali raffigurate

con tratti di uomini imberbi o barbati e “senza ali”, quando invece era ben chiara la loro natura

aerea, che li rendeva simili agli uccelli e alle anime.

Per molto tempo si è preferito cercare la logica filiazione degli Angeli dalle raffigurazioni alate

delle Vittorie, nella convinzione che il perpetuarsi di schemi iconografici passati con facilità

dall’arte romana a quella cristiana avesse ‘spiritualizzato’ la pagana Nike. Le origini degli Angeli

come esseri alati sono state collocate sotto il segno e la supremazia della forza ferma e dominatrice

della Vittoria romana, figura femminile trionfante, dal potere irresistibile. La fragilità e la

precarietà di questa tesi sono state ben evidenziate ed è emerso in pieno come vada superata

l’antica derivazione Vittoria - Angelo. Lo slancio aereo degli Angeli, evidenziato dal linguaggio

iconografico con 1’aggiunta delle ali, è in realtà 1’evidente riconoscimento di figure che sono

demoni, puri spiriti, hanno un corpo d’aria, sono essi stessi “venti”....


  • 1 mese dopo...
Inviato

Riapro questa bella discussione per postare questo plastico asse di Tito, passato oggi da Artemide, dedicato al Genio del Popolo Romano.

L'iconografia riprende quella del dupondio di Nerone postato da Exergus e intitolato invece al Genio dell'Augusto.

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Impero Romano. Tito (79-81). Asse. D/ IMP T CAES VESP AVG PM TR P COS VIII. Testa laureata a sinistra. R/ GENI PR SC. Genio stante a sinistra sacrifica con patera su altare e tiene cornucopia. RIC 126 (226 R nella nuova edizione n.d.r.). AE. g. 13.83 mm. 27.00 R. Bel BB+.


Inviato (modificato)

Nel ringraziarvi per questa bella discussione vi posto un assetto di Nerone in oricalco con il Genio Augusti che ho preso sabato a un convegno a Parigi. Non eccezionale ma bei rilievi, dovrebbe essere un ex-Inumis.

Dritto:

post-2689-0-78010300-1323684981_thumb.jp

Modificato da cliff

Inviato

Grazie ad entrambi per le splendide monete, io invece, alla lista degli avatar delle divinità: l'aquila di Giove, il pavone di Giunone, la civetta di Minerva, il cervo di Diana e il delfino di Nettuno, volevo aggiungere anche il Genio di Bacco, la pantera.

post-18735-0-58165900-1323716039_thumb.j

RIC II 485, Cistoforo (10,79g), zecca non attribuita, coniato dopo il 129 d.C.

Dritto: HADRIANVS AVGVSTVS PP, testa nuda a destra.

Verso: COS III, Bacco in piedi rivolto a sinistra, con oinochoe e tirso, pantera ai suoi piedi.

Ne conoscete altri?


Inviato

Ne conoscete altri?

Mi viene in mente Cybele, sempre rappresentata in associazione con uno o più leoni.

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Faustina II. Augusta, A.D. 147-175. AV aureus (19 mm). Rome, under Marcus Aurelius, ca. A.D. 170-175/6. Draped bust right / Cybele seated right on throne between two lions, holding tympanum. RIC 704. XF45 ICG. (da acsearch)


Inviato

La discussione di Illyricum65: Rovesci Imperiali "Aviari" mi ha fatto venire in mente un altro probabile Genio di età imperiale, il corvo di Apollo.

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Domiziano, semisse, RIC II 398a, 90-91 d.C.

D: IMP DOMIT AVG GERM COS XV, busto laureato di Apollo a destra, davanti un ramo di alloro

V: corvo su ramo di alloro, SC in esergo


Inviato

La discussione di Illyricum65: Rovesci Imperiali "Aviari" mi ha fatto venire in mente un altro probabile Genio di età imperiale, il corvo di Apollo.

post-18735-0-33057400-1324394730_thumb.j

Domiziano, semisse, RIC II 398a, 90-91 d.C.

D: IMP DOMIT AVG GERM COS XV, busto laureato di Apollo a destra, davanti un ramo di alloro

V: corvo su ramo di alloro, SC in esergo

Non ci avevo pensato e pensare che ce l'ho!


Staff
Inviato

Io faccio il guastafeste :P.

La definizione di Genio attribuita a quegli animali usualmente riconosciuti come "attributi" delle divinità (in certi casi chiamiamoli pure tramiti delle divinità) sfocia, parzialmente ma pericolosamente, nel teriomorfismo che, ideologicamente, non appartiene alla religione romana.

Propongo una lieve ma importante variazione concettuale.

Il Genio è parte integrante di un essere, è un componente staccato della sua stessa essenza.

Un "animale-attributo" è parte stessa della divinità? Secondo me no. Un "animale-attributo" condivide con la divinità alcune caratteristiche ma è "concretamente" staccato da essa.

In altre parole un animale può essere inquadrato quale strumento del numen divino ma non è il numen della divinità.

Per questo motivo tenderei a non ritenere propriamente Genio un "animale-attributo".

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Inviato

concordo con Rapax: gli animali sacri sono sempre animali,nel loro senso ontologico: possono essere un mezzo con cui gli dei scelgono di comunicare, o più semplicemente esseri loro cari, ma non sono i loro genii, nè tantomeno gli avatar degli Dei.


Inviato (modificato)

Nel periodo imperiale, era credenza comune che anche gli dei avessero il loro Genio, quindi ritengo probabile che esso fosse rappresentato dall'animale associato, almeno nell'immaginario popolare.

Altrimenti, che forma proporreste per i Genii delle divinità?

Modificato da Exergus

Inviato (modificato)

Nel periodo imperiale la credenza nel genio è improntata verso una certa antropoformizzazione, ma in generale non esisteva regola, quantomeno per i geni delle divinità. Però da qui a immaginare che gli animali sacri siano da identificare con i geni, ce ne corre.

Basti pensare alla lupa: è simbolo di Roma, ma ovviamente non è la Dea Roma, e, sopratutto riguardo questa questione, non è il genio di Roma, che come è noto non si sapeva neanche se fosse maschio o femmina (sive deo sive deae in cuius tutela Roma est) e veniva invocato in termini neutri.

PIù rilevante ancora, è un passo di Livio dove si descrive l’evento, riferibile al 349 a. C., che valse a Marco Valerio Massimo il cognomen Corvus: Il giovano tribuno, prima di venire alle mani con un Gallo, vede posarsi sul proprio elmo un corvo. Egli interpreta il fatto come un presagio favorevole, pregando la

divinità si divus si diva che glielo ha mandato di assisterlo nel combattimento.

Il corvo si conferma quindi animale sacro e messaggero, ma non è la divinità, nè tanto meno il suo genio indefinito. Infatti il tribuno non prega il corvo stesso, ma la divinità, o il suo genio, che glielo hanno inviato. Se così non fosse, le invocazioni al genio che per buona parte riprendono questa formula di indeterminatezza identitaria e sessuale, sarebbero invece specifiche (come il rigoroso ritualismo romano pretendeva) e nominerebbero il genio nella sua forma animale.

Modificato da Druso Galerio

Staff
Inviato

Facciamo un passo indietro.

Tralasciamo per un istante l'intricata figura dei genii divini e torniamo al genius dell'uomo. Sostanzialmente si tratta del dio e compagno di una persona, uomo e genio sono indissolubilmente legati. Lo si è paragonato all'angelo custode cristiano ed il confronto è assolutamente azzeccato, anche se il genius ha un legame ancora più stretto con l'individuo in quanto tra essi, a livello di personalità, vi è consustanzialità. Il genio non ha un nome proprio ma lo condivide con quello della persona cui è legato. Fin qui nulla di eccessivamente complesso, in quanto ci viene facile distinguere ciò che è materiale (uomo) da ciò che è immateriale (genius) ed il legame tra queste due diverse dimensioni, se pur con diverse sfumature, è comunque una concezione appartenente anche al nostro tempo e alla nostra attuale cultura.

Una divinità invece è già di per sé divina e l'attribuzione ad essa di un ulteriore doppio divino è "un'ellenica" conseguenza di un'eccessiva antropomorfizzazione.

Venendo alla tua domanda, il genio di una divinità, essendo il suo doppio, potrebbe teoricamente avere le medesime sembianze della divinità stessa ma, praticamente, dovrebbe aniconicamente non avere forma. Non avrebbe infatti senso rappresentare "il dio di un dio" in quanto questa rappresentazione renderebbe nuovamente umano ciò che è stato concettualmente separato al fine di evidenziarne la divinità. A maggior ragione il "dio di un dio" non può essere a mio avviso un animale.

Questo interessante dibattito nasce dal genius loci, che è altresì il genio di un luogo e non di un essere. Su tale argomento il Dumézil dice: «quando un romano diceva genius loci aveva esaurito tutto ciò che poteva enunciare del personaggio soprannaturale rivelatosi indirettamente, mediante un fenomeno singolare, in un luogo determinato, e si rassegnava a codesta scarsità». Anche il polivalente serpente è manifestazione e simbolo indiretto del genio del luogo, non è il genio stesso.

.

Awards

  • 5 anni dopo...
Inviato

Innanzi tutto complimenti, davvero molto interessante. Posto un Grande Follis di Galerio Massimiano con al verso

il Genio Imperatoris che regge patera e cornucopia... Ora io non riesco a identificare una patera ma mi sembra invece di vedere un serpente.

Con tanto di testa e coda. E' possibile ? Nelle monete che ho visto la patera (era un recipiente ) è  sempre rappresentata con una forma circolare,

come nell'esempio già postato da Exergus che ripropongo.

Se ho scritto baggianate perdonatemi, sono un principiante.

Marco

FOLLIS DI GALERIO MASSIMO (305-311 d.C.)..jpg

genio con patera.jpg


Inviato (modificato)

Ciao!

Spesso il Genio viene rappresentato mente versa del liquido (vino? acqua?) contenuto nella patera.

Esempio...

447640.thumb.jpg.2eb90f0351b9396de5c10c0d26cc44a5.jpg

Ciao!

TWF

Modificato da TheWhiteFly

Inviato

Genio è il dio che è presente in tutto ciò che è nato e che è vivo. Il Genio è la personalità divina, è l'ego immateriale. Il Genio non può appartenere a ciò che è inanimato.(citazione intervento precedente)

davvero interessantissima discussione, i miei complimenti a tutti.

da persona che frequenta da molti anni l oriente non posso fare a meno di notare una assoluta coincidenza tra le vostre descrizioni di "genio", (una vocina interiore che ti consiglia se comprare una moneta o no..se agire in un modo o in un altro..) ed il concetto orientale di guru vajradara..

In pratica, per semplificare, nel buddismo tibetano (e non solo) si ritiene che la parte più profonda della nostra coscienza o io (non ego) sia già illuminata, abbia già per sua natura il livello massimo di conoscenza e saggezza possibili.

Però noi che viviamo nell ego non lo sappiamo ed agiamo credendo che la realtà sia rappresentata da ciò in cui ci identifichiamo (il corpo, il nome ecc ecc)

Ecco che a volte, quando agiamo, affiora dalla coscienza profonda una voce che ci consiglia come un padre premuroso, e cerca di farci capire qual è la scelta più saggia per noi.

quello è il guru vajradara, che mi pare coincidere perfettamente con le interpretazioni precedentemente fatte del genio romano.


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