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Inviato

Cari amici del Forum, provo a sfruttare lo spazio gentilmente messo a mia disposizione dallo staff...

Quanto segue vuole essere, senza pretese di verità, una mia libera interpretazione, un'ipotesi su cosa poteva essere il concetto di Genio nella mentalità degli abitanti di Roma Imperiale, e di quanto questa idea, sotto vari aspetti, sia ancora presente in noi "Romani moderni". Il tutto accompagnato da qualche bella moneta, non necessariamente in ordine cronologico.

Troverete qualche discordanza con quanto si legge sui libri, ma si tratta di un argomento intricato e controverso, evolutosi di generazione in generazione, dunque basato su interpretazioni di interpretazioni precedenti, questa è la mia :)

Quindi, se avrete la pazienza di leggere, e qualcosa non vi convince (e ci sarà sicuramente) vi prego di farmelo notare, spero di aver modo di discuterne con voi e colmare le mie lacune, il motivo principale che mi ha fatto avvicinare a questo Forum.

Exergus

Il Genio Romano

Nel politeismo degli antichi romani, una figura molto importante era il Genio, una divinità protettrice, discreta ma onnipresente, che faceva da tramite con gli Dei; presente in ogni individuo, e successivamente in ogni animale, cosa o luogo; e così, città, cittadini, strade, incroci, porte, animali, piante, oggetti, e qualsiasi cosa vi venga in mente aveva il proprio Genio, divinità comprese.

La nascita dell'idea che tutto abbia uno spirito è una concezione le cui radici si perdono nella preistoria. L'etimologia del nome Genius è da ricondurre a 'gen-' generare, ma non è ben chiaro se sia da intendere in senso attivo o passivo; qualcuno propone che possa derivare dalle religioni pre-islamiche, dove sono presenti i Jinn, nome con forte assonanza fonetica, ma questi, benché somiglianti ai benevoli Genii nella funzione di intermediari tra l'uomo e le divinità, sono invece entità maligne nate all'inizio dei tempi; è più probabile che il concetto romano di Genio, o parte di esso, sia stato ereditato dagli Etruschi; anche nella cultura Greca sono presenti spiriti simili, i Dàimon (demoni), che, per quanto foneticamente distanti, hanno diverse funzioni e poteri in comune.

Non è possibile attribuire questa "invenzione" a nessuna civiltà in particolare, e vista la nota capacità dei romani di assimilare e sviluppare le usanze e la tecnologia dagli altri popoli, suppongo che la loro concezione del Genio e dei suoi poteri, fosse un calderone dove si mescolavano le tradizioni delle loro origini ed elementi di tutte le culture animiste con le quali sono entrati in contatto.

Nel corso dei secoli i Genii romani sono andati confondendosi con i Mani, i Lari ed i Penati, condividendo alcune caratteristiche, prima fra tutte quella di proteggere i mortali, anche se in realtà c'è una differenza fondamentale, questi ultimi esistono già da lungo tempo, ed entrano in gioco dopo la nascita dell'individuo, mentre il Genio presiede alla nascita dell'uomo, anche se in modo piuttosto misterioso, o alla costruzione di un edificio, e nasce contemporaneamente ad esso.

Si trattava di uno spirito guardiano che seguiva l'individuo senza allontanarsi mai, con la funzione essenziale di mantenerne l'esistenza, consigliando l'uomo nelle decisioni difficili, e se non era propizio si limitava a guardare da un'altra parte, infatti il Genio non era un'entità molto propositiva, quindi sarebbe meglio dire "sconsigliando". Per fare un esempio numismatico: quando vediamo una moneta che ci piace ma "una vocina", senza dirci il motivo preciso, ci sconsiglia di acquistarla, ecco, questa è una manifestazione del Genio, chi di noi non si è mai detto: "avrei dovuto ascoltare la vocina...".Ma per ascoltare la voce del Genio abbiamo bisogno di tranquillità interiore, dobbiamo estraniarci dalle ansie che distolgono la nostra mente, in modo da percepire con chiarezza la "voce della saggezza". Chiaramente il 'Genio Numismatico' al pari degli altri, diventa più potente con l'esperienza personale, o forse, diventa più esperto chi nasce sotto la protezione di un Genio più potente, in ogni caso, potere dell'individuo e potere del Genio, come sono nati così crescono: assieme.

Nei millenni il concetto di Genio non è andato perduto e sopravvive a tutt'oggi, alcuni sono diventati i nostri Angeli Custodi e i Santi Patroni, anche in Oriente l'idea degli spiriti presenti in ogni cosa è ben vivo e si integra nella religione ufficiale, ad esempio in Thailandia, benché la religione di stato sia il Buddhismo, esistono spiriti per ogni cosa e vivono in luoghi specifici, o nel caso degli spiriti erranti, nelle piccole "case degli spiriti" delle vere e proprie case in miniatura che i Thailandesi collocano davanti alle loro abitazioni, facendo offerte quotidiane di cibo, bevande, fiori e incenso; cito un esempio su tutti, lo spirito della soglia, si trova proprio sul pavimento in corrispondenza della porta d'ingresso, è considerato di cattivo auspicio calpestare la soglia, bisogna scavalcarla per rispetto dello spirito che lì vive… vi ricorda qualcosa? Una tradizione simile l'abbiamo anche noi, magari per altri motivi: portare in braccio la sposa attraverso la porta, una tradizione ereditata dai Romani.

Non esiste una raffigurazione specifica del Genio, le più frequenti sono esseri alati e/o giovanetti (maschi) spesso rappresentati con cornucopia e a capo coperto, in alternativa potevano avere forma di animali, il più diffuso dei quali era il serpente, un animale legato alla cultura mistica di tutto il mondo, antico e moderno.

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Un Genio su un vaso del 320 a.C proveniente dal sud Italia, un Genio alato con cornucopia, ed un altro molto simile ad un amorino moderno

Il Genius Loci

Il serpente è la tipica rappresentazione del Genius Loci, il Genio del luogo, raffigurato spesso sopra un altare, mentre si nutre di frutta, a simboleggiare il rinnovamento della vita, oltre ad essere il protettore del luogo vigila anche su chi vi abita o vi transita, in suo onore venivano eretti degli altari in luoghi particolari, le offerte erano fiori, frutta e incenso (…piuttosto simile alle case degli spiriti Thailandesi…).

Possiamo renderci conto della presenza del Genius Loci quando ci troviamo in un posto particolare, dove si avverte quel "non so che" nell'atmosfera del luogo, "l'essenza divina" qualcosa di unico che altri posti non hanno, più l'atmosfera è intensa, più è potente il Genius Loci; ad esempio edifici antichi ricchi di storia, come il Pantheon, o manifestazioni naturali come un luogo con un bel panorama, una cascata imponente, un fiume, una montagna, un vulcano e così via; nello stesso luogo possono coesistere altri Genii minori in una sorta di gerarchia, quindi il Genius Loci della cascata sarà subordinato al più potente Genius Loci della montagna.

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Bacco e il Genius Loci del Vesuvio

La benevolenza del Genio dipende dal rispetto che il suo protetto (o chi transita) gli riserva, se non si rispetta il proprio Genio, o qualsivoglia Genius Loci non rispettandone il luogo, tutto si ritorcerà contro.

Un concetto che dovremmo tener presente anche noi moderni nei riguardi del nostro pianeta.

Il Genius Loci non ha sesso, quando si invocava bisognava precisare 'sive mas sive foemina', che sia maschio o che sia femmina, altra caratteristica degli Angeli moderni.

Il Genio è una presenza frequente sulle monete romane, iniziata già in epoca repubblicana, quella che segue è la prima rappresentazione certa (senz'altro una delle prime) del Genio del popolo romano(GPR) a prova di quanto il culto fosse diffuso e riconosciuto dallo stato.

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Il Genio del popolo romano, su un denario della Gens Cornelia

Cn.Lentulus, denario, 76-75 a.C. Crawford 393/1a. Sydenham 752. RSC Cornelia 54.

Dritto: busto del Genio del Popolo Romano rivolta destra, GPR sopra

Verso: EX-SC, CN.LEN.Q sotto scettro, globo e timone

E' comunque ancora riferita ad un'entità associabile all'operato umano, all'identità del popolo di Roma. La fase successiva è quella dell'associazione con i Lari, che ha portato ad attribuire un Genio anche alle cose inanimate ed ai luoghi.

Sull'esempio che sto per fare qualcuno griderà al sacrilegio (su questa moneta dedicata ai Ludi Apollinari) perché tradizioni antiche legano Apollo a Pitone (o Delfine), un serpente (o drago) che nella pianura di Crisia si abbandonava ad ogni tipo di saccheggio, intorbidando le acque dei ruscelli, portando via mandrie e contadini, devastando i campi e spaventando le Ninfe, e che Apollo uccise a Delfi con arco e frecce, ma il serpente avvolto su un tripode, qui rappresentato, non mi sembra qualcosa di minaccioso o di negativo, e mi ricorda decisamente l'immagine di un Genius Loci del periodo imperiale.

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Gens Volteia

M. Volteius M.f , denario, Roma 75 a.C.

Al drittola testa laureata di Apollo, al verso un serpente avvolto su tripode.

Crawford 385/5. Sydenham 778 (R8). RSC Volteia 5.

Il ruolo del Genio/serpente non è necessariamente da protagonista, come ad esempio su questo aureo dove viene nutrito dalla Salus (legata al serpente tramite Asclepio, l'eroe/dio della medicina, che alla sua morte venne trasformato nella costellazione del Serpentario), in questo caso si potrebbe (liberamente) interpretare come la Salus che nutre il Genius Loci del territorio di Roma, il quale protegge e mantiene in salute anche chi vi abita.

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Adriano e la Salus

RIC II (1926) 46c, aureo, zecca di Roma, 118 d.C

Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG

Verso: PM TRP COS I I I, Salus seduta che nutre un serpente (Genius Loci) avvolto su un altare.

Esergo: SALVS AVG

In età Augustea ogni uomo aveva il suo Genio, mentre le donne avevano la Iuno, che si occupava di questioni prettamente femminili, abbiamo la Iuno Virginalis, della verginità, la Iuno Iugalis, "del matrimonio", la Iuno Pronuba, "della sposa" e la Iuno Matronalis", della donna sposata.

Il letto matrimoniale è consacrato al Genio, e vista la sua interazione con la nascita, veniva definito Lectus Genialis, la sua logica conseguenza era il Genius Natalis, il Genio del giorno della nascita o Genio personale, festeggiato soprattutto nel giorno del compleanno con libagioni (che comprendevano anche una torta), incenso, ghirlande, fiori e vino; la locuzione latina "indulgere Genio" significa lasciarsi andare a soddisfazioni personali e per estensione, al bere. Il Genio non chiede rinunce, anzi invita a godere dei piaceri della vita, ma secondo il principio di saggezza dei romani, senza cadere negli eccessi. Sul Genio Natalis venivano inoltre pronunciati i giuramenti.

Secondo credenze popolari, anche le divinità avevano il loro Genio, generalmente raffigurato in forma di animale, e ciò non mi stupisce, visto che persino Giove, il padre degli dei, appena nato, ha rischiato di essere divorato da suo padre, ed è stato salvato da Amaltea, secondo alcune tradizioni una ninfa secondo altre una capra, che lo appese ad un albero in modo che Crono non potesse trovarlo "né nel cielo, né sulla terra né per mare" in seguito Amaltea si prese cura di lui allattandolo; la cornucopia (il corno di Amaltea, che Giove bambino spezzò giocando) è uno degli "attrezzi" tipici del Genio. Tra i Genii/avatar più conosciuti abbiamo l'aquila di Giove, il pavone di Giunone, la civetta di Minerva e il cervo di Diana, tutti presenti su monete imperiali. Benché questi animali siano considerati da tradizioni più antiche come estensioni delle divinità che accompagnano, fanno anche da intermediari con gli esseri umani, una funzione propria del Genio.

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Giove e l'aquila di Costantino Magno

RIC VII 5, follis, zecca di Heraclea quinta officina, 313 – 314 d.C.

Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG

Verso: IOVICONSER – VATORIAVGG, Genio con scettro, regge Vittoria su globo, ai suoi piedi un'aquila con una ghirlanda nel becco.

Esergo: SMHT, epsilon in campo destro

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Giunone e il pavone su un sesterzio Faustina minore

RIC III (Marco Aurelio) 1651, zecca di Roma, 154 – 157 d.C.

Dritto: FAVSTINA AVGVSTA

Verso: IVNONI REGINAE, Giunone in piedi con scettro e patera, pavone ai suoi piedi

In campo: S C

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Domiziano con Minerva e la sua civetta (la moneta è di Crivoz)

RIC II (ed.1926) 132 (657 nuova edizione), denario, 88-89 d.C.

Dritto:IMP CAES DOMIT AVG GERM PM TRP VIII,

Verso:IMP XVII COS XIIII CENS PPP, Minerva con lancia e scudo su prora, civetta ai suoi piedi.

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Diana e il suo cervo su un antoniniano di Postumo

RIC Vb 300, antoniniano, zecca di Colonia, 260 – 269 d.C.

Dritto: IMPCPOSTVMVSPFAVG

Verso: DIANAEREDVCI, Diana con arco conduce un cervo.

Una categoria curiosa ed interessante sono i Genii lavoratori, o inventori, che vegliano sulle varie arti e mestieri, tra questi abbiamo i Genii che battono moneta, i Genii orefici, musicisti, pittori, scultori, come esistono per i falegnami, i fabbri, i mercanti e comunque per ogni categoria, corporazione o società, e per qualsiasi attività ed evento rilevante, anche in campo militare e amministrativo, cito ad esempio il Genio dell'esercito, predominante su tutti gli altri Genii militari, come quello della legione, della coorte, dello stendardo, della spada e delle calighe, abbiamo il Genio del Senato, o quello della Giustizia, divinità legata a Nemesi "la vendetta divina" l'inesorabilità della giustizia, e che viene spesso raffigurata nell'atto di reggere un serpente; su questo aureo di Adriano, si nota la presenza di un serpente, seminascosto, quasi confuso con la sedia, tanto da non essere nemmeno citato dal RIC, ma presente e vigile, svolgendo le funzioni di Genius Loci del tribunale.

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Aureo di Adriano con la Giustizia

RIC II 252a, aureo, zecca di Roma, 134-138 d.C.

Dritto: HADRIANVS AVG COS I I I PP

Verso: IVSTITIA AVG, Giustizia seduta a sinistra con patera (io ci aggiungo anche un Genius Loci)

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Il serpente è sulla sedia, sopra la spalla destra della Giustizia, all'altezza del volto

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Il Genio del Senato di Antonino Pio

RIC III 69, denario, zecca di Roma, 140 – 143

Dritto: ANTONINVS AVG PIVS PP TRP COS III

Verso: GENIO SENATVS, Genio in piedi a sinistra con ramo e scettro.

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Aureo di Adriano con Roma e il suo Genius Loci

RIC II (1926) 77c, aureo, zecca di Roma, 119 – 122 d.C.

Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG

Verso: PM TRP COS III, Roma seduta con lancia e Vittoria, dietro la sedia uno scudo (…e Genius Loci).

Anche qui, il Genius Loci non è assolutamente il personaggio principale, ma svolge con una presenza discreta, una funzione di controllo guardando le spalle a Roma, la sua protetta.

Nemmeno per questa moneta il serpente è citato dalla descrizione del RIC, è piccolo e dietro la sedia, sopra un piccolo altare.

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Il Genius Loci del Circo su un aureo di Adriano

RIC II (1926) 144, zecca di Roma, 121 d.C. (A.V.C. 874)

Dritto: IMP CAES HADRIANVS AVG COS III

Verso: ANN DCCCLXXIIII NAT VRB P CIR CON, giovane figura maschile (Genius Loci) con ruota.

Il Genio Augusti

Il Genio dell'imperatore era il più potente e il più temibile dei Genii individuali, come l'imperatore era superiore agli altri esseri umani, così era per il suo Genio, e veniva considerato il Genius Loci di tutto l'impero romano, e numerosi templi dedicati al Genio Augusti sorsero in varie parti dell'impero. Dato che l'imperatore era il Pater Patrie, il suo Genio lo consigliava nelle decisioni da prendere per il bene dell'impero e dei sui cittadini.

Quando Ottaviano rientrò a Roma dopo la battaglia di Azio, apparve chiaro al senato che si trattava di un uomo di grande potere e successo, un chiaro marchio divino, così fu decretato che tutti i banchetti comprendessero una libagione offerta al suo Genio.

Questo diede inizio alla tradizione degli imperatori "divini", ad ogni modo la "divinità" era legata alla carica e non all'uomo, infatti gli imperatori romani hanno dato ampia prova di non essere né divini né immortali.

La rappresentazione del Genio su monete in età imperiale ha avuto inizio con Nerone, ed è stata ripresa, più o meno spesso da molti imperatori successivi.

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Un dupondio di Nerone, primo imperatore a rappresentare il Genio su monete.

RIC I 215, zecca di Roma, 63 d.C.

Dritto: NEROCLAVDCAESARAVGGERMPMTRPIMPPP

Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare

Esergo: T, in campo SC

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Un Genio Imperatoris di Galerio

RIC VI 101a, follis, zecca di Alessandria prima officina, 308-310 d.C.

Dritto: IMPCGALVALMAXIMIANVSPFAVG

Verso: GENIOIMP – ERATORIS, Genio con patera e cornucopia, in testa un modius

Esergo: ALE, in campo K, A su P

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Genio Caesaris di Massimino Daia

RIC VI 36, Heraclea quarta officina, dicembre 308 – maggio 310 d.C.

Dritto: GALVALMAXIMINVSNOBCAES

Verso: GENIOCA – ESARIS, Genio con patera e cornucopia.

Esergo: dot HT delta dot

Propiziarsi il favore del Genio Imperatoris, o del Genio Augusti, faceva sì che ciò avesse effetto anche sui Genii delle truppe sotto il suo comando. Le truppe provinciali ampliarono l'idea del Genio di Stato, nella Britannia romana sono stati rinvenuti altari dedicati ai Genii di Roma ed a tutti i Genii delle legioni, delle coorti, delle alae e delle centurie presenti in Britannia, come ai Genii del pretorio, dei castra e persino dei vessilli.

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Traiano Decio e il Genio dell'esercito Illirico

RIC IVc 105b (variante nella legenda al dritto), sesterzio, zecca di Roma, 249? d.C.

Dritto: IMPCAESCMESSTRAIQDECIOAVG – Busto laureato con drappeggio e corazza.

Verso: GENIVSEXERCITVSILLVRICIANI – Genio in piedi a sinistra con patera e cornucopia, stendardo militare sulla destra.

Le iscrizioni su altari e lapidi non erano confinate al mondo militare, nel territorio dell'Impero ci sono numerosi esempi di dediche ai Genii di persone autorevoli e rispettate, ed anche ai Genii dei loro parenti ed amici, come esistono iscrizioni sepolcrali, in alcuni casi la dedica al Genio è combinata con "Genio ed onore" o nel caso di coppie con "Genio e Iuno"; spesso si trova in forma abbreviata come ad esempio GPR "Genio Populi Romani" al Genio del popolo romano, GHL "Genio Huius Loci" al Genio di questo luogo o GDN "Genio Domini Nostri" al Genio del nostro signore (o padrone). Il fatto che siano sopravvissuti fino ad oggi centinaia di esempi di queste dedicazioni, è una testimonianza di come questa credenza fosse un culto ufficiale diffuso in tutto l'Impero.

Una vasta emissione di rappresentazioni del Genio si ebbe durante la tetrarchia, sia gli Augusti in carica che i loro Cesari, coniarono monete dedicate al Genio del popolo Romano (anche con legenda abbreviata GENIO POP ROM), quindi questa iconografia la troviamo per Diocleziano, Massimiano, Costanzo I, Galerio, Massimino II, Severo II, fino a Licinio e Costantino I.

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Diocleziano e il Genio del popolo Romano

RIC VI 17a, zecca di Heraclea terza officina, 296 – 297 d.C.

Dritto: IMPCCVALDIOCLETIANVSPFAVG

Verso: GENIOPOPV – L – IROMANI, Genio con Patera e scettro

Esergo: HT gamma

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Un follis di Costantino I, ultimo imperatore a rappresentare il Genio su monete imperiali.

RIC VI 74c, Nicomedia quinta officina, 312 d.C.

Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG

Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare

Esergo: SMN, in campo a destra stella sopra epsilon

Con Costantino I, dopo circa quattro secoli, il Genio scompare dalle monete romane, ed il culto "ufficiale" dei Genii, dei Lari e dei Penati, viene definitivamente soppresso nel 392 d.C. per volere di Teodosio I, decretando così la vittoria finale della Cristianità.

Tuttavia, il concetto non è morto affatto, e continua ad essere rappresentato in altre forme e con altri nomi, avete bambini? Oppure la saga di Harry Potter piace anche a voi? Beh, anche il maghetto di Hogwarts ha il suo Genio personale, solo che lui, essendo appunto, un mago, ha il potere di evocarlo a piacimento tramite l'incanto Patronus (Expecto Patronum "conto su un guardiano") uno spirito che, guarda caso, ha la forma di un animale, un cervo.

La presenza del Genio continua a vegliare su di noi, che ci crediate o no.

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Le immagini delle monete sono tratte da: wildwinds.com dirtyoldcoins.com acsearch.info , a parte la moneta inconsapevolmente concessa da Crivoz :)

p.s. Un ringraziamento particolare a Rapax per la consulenza riguardo il periodo repubblicano.

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Inviato

Avevo letto in anteprima il tutto e mi era piaciuto moltissimo! Non faccio altro che ribadirlo pubblicamente qua sul Forum! :clapping:

Complimenti Exergus

Mirko

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Inviato

Ottima ricerca, Exergus! Si direbbe quasi... GENIALE! :D :D :D

Volevo aggiungere che i Genii sono frequenti anche nelle monetazioni provinciali, per cui allego un confronto:

TROAS, Alexandria Troas. Civic Issue. 3rd century AD. Æ 21mm (5.67 g, 12h). Turreted and draped bust of Tyche right; behind / Genius standing left, holding small figure of Apollo. Bellinger A478; SNG Copenhagen -; BMC 42. EF, dark green-brown patina with patches of red.

Inoltre come sai, sono molto attratto dall'oricalco, per cui allego un Traiano con rappresentato il genio dell'Aqua Traiana (che alla fine fine sarebbe il Genio del Tevere? Per cui un Genio Loci?)

TRAJAN. 98-117 AD. Æ Sestertius (31mm, 23.80 gm). Struck circa 104-107 AD. IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS V P P, laureate bust right, slight drapery on left shoulder, with aegis / S P Q R OPTIMO PRINCIPI, S C across lower field, AQVA TRAIANA in exergue, the genius of the Aqua Traiana reclining left, elbow resting on urn from which water flows, holding reed in right hand; all under an arched grotto without supporting columns. RIC II 463 var. (no aegis); BMCRE 873 var. (same); Banti 14 var. (same); Cohen 20 var. (same). Good VF, dark green patina. Very rare, only 3 specimens cited in Banti, and unpublished with an aegis.

(segue)

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Inviato

Infine allego due denarii con rappresentati, sulla base di quanto riporti, due Genio Augusti, anche se non specificato nella legenda (il primo certo, il secondo... pure?):

Trajan. AD 98-117. AR Denarius (18mm, 3.17 g, 7h). Rome mint. Struck circa AD 104-107. Laureate head right / Genius standing left, holding cornucopia and sacrificing with patera over lighted altar to left. RIC II 185; RSC 394 var. (slight drapery on far shoulder). Good VF, toned.

Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (20mm, 3.21 g, 1h). Rome mint. Struck AD 204. Laureate head right / Genius standing left, sacrificing from patera over altar and holding grain ears. RIC IV 195 var. (obv. legend); RSC 464; BMCRE 467. Good VF.

E comunque.. ribadisco i complimenti! (e mo'... che mi invento per le mie discussioni? :D :D :D )

Ciao

Illyricum

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Inviato

complimenti anche da parte mia ho letto con piacere questa ricerca sui geni romani.


Inviato

Davvero un ottimo lavoro, Exergus.

Mi hai fatto venire il desiderio di scovare i Genii nascosti tra le mie monete.

Che significato attribuiresti al delfino che si intreccia ad un'ancora in questo denario di Domiziano (R.I.C.2 54 C2 dell'anno 82)?

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Inviato

Ovviamente :) rimanendo nel campo delle "libere" interpretazioni, visto che è anche avvolto all'ancora come un serpente... nulla mi vieta di pensare che qualcuno potesse vederlo come il Genio della flotta, o di una nave, chissà... forse qualcuno avrà anche pensato di usarla come amuleto... :)


Inviato

Ovviamente :) rimanendo nel campo delle "libere" interpretazioni, visto che è anche avvolto all'ancora come un serpente... nulla mi vieta di pensare che qualcuno potesse vederlo come il Genio della flotta, o di una nave, chissà... forse qualcuno avrà anche pensato di usarla come amuleto... :)

Grazie, mi sembra un'ipotesi plausibile.

Ciao


Inviato

Ave Flavius!

tempo fa abbiamo discusso su un denario di Tito con iconografia al rovescio ancora e delfino pressochè identico al Domiziano.

Il link è:

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

Davvero un ottimo lavoro, Exergus.

Mi hai fatto venire il desiderio di scovare i Genii nascosti tra le mie monete.

Che significato attribuiresti al delfino che si intreccia ad un'ancora in questo denario di Domiziano (R.I.C.2 54 C2 dell'anno 82)?

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a parer mio il delfino rappresenta da sempre un simbolo di fedeltà e di vittoria sul mare, pertanto, potrebbe simboleggiare anche protezione sul mare, e analogamente anche l´ancora, che è inequivocabilmente legata al mare, rappresenta, forse, la sicurezza e la stabilità contro le difficoltà.

è un'ipotesi, che ne dite? :P


Inviato

Davvero un ottimo lavoro, Exergus.

Mi hai fatto venire il desiderio di scovare i Genii nascosti tra le mie monete.

Che significato attribuiresti al delfino che si intreccia ad un'ancora in questo denario di Domiziano (R.I.C.2 54 C2 dell'anno 82)?

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a parer mio il delfino rappresenta da sempre un simbolo di fedeltà e di vittoria sul mare, pertanto, potrebbe simboleggiare anche protezione sul mare, e analogamente anche l´ancora, che è inequivocabilmente legata al mare, rappresenta, forse, la sicurezza e la stabilità contro le difficoltà.

è un'ipotesi, che ne dite? :P

Anche questa non è male. :)


Supporter
Inviato

complimenti spendido lavoro, ho salvato questa discussione per averla ha portata di mano, L'unico errore, ma non è tuo è quello sulla moneta di Nerone che non è un dupondio ma un asse ridotto quello in esergo non è una T ma I come simbolo di valore cioè un asse e la corona radiata era per distinguerlo dal semisse in quanto simili per diametro e peso probabile prova dei monetieri di Nerone ma fallita provata solo su due tipi di assi


Inviato

complimenti spendido lavoro, ho salvato questa discussione per averla ha portata di mano, L'unico errore, ma non è tuo è quello sulla moneta di Nerone che non è un dupondio ma un asse ridotto quello in esergo non è una T ma I come simbolo di valore cioè un asse e la corona radiata era per distinguerlo dal semisse in quanto simili per diametro e peso probabile prova dei monetieri di Nerone ma fallita provata solo su due tipi di assi

La bellezza della moneta mi ha distratto :) grazie del chiarimento (anche se complicato...),effettivamente qualcosa non mi tornava, infatti è riportato tra gli assi ma con busto radiato (legenda 31 tipo E). Curioso il fatto di vedere quel tipo di corona su di un asse che ha il peso di un semisse. Allora, in pratica cos'era, un... "doppio semisse" ? :blink: :unsure: meno male che non li hanno fatti più...


Inviato

a parer mio il delfino rappresenta da sempre un simbolo di fedeltà e di vittoria sul mare, pertanto, potrebbe simboleggiare anche protezione sul mare, e analogamente anche l´ancora, che è inequivocabilmente legata al mare, rappresenta, forse, la sicurezza e la stabilità contro le difficoltà.

è un'ipotesi, che ne dite? :P

Poseidone e il suo Genio, un delfino piccolo e discreto... sta in una mano :)

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DE GREGE EPICURI

Exergus, davvero grazie per questa splendida discussione (subito salvata)!


Supporter
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Ciao si in quel periodo con la riforma di Nerone hanno fatto un po' di casino basti pensare anche ai dupondi senza testa radiata ma con segno di valore II in esergo coniati sia a Roma che a Lione che a volte alle mostre vengono venduti per assi ( anche se a prezzi folli )

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Staff
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Complimenti davvero Exergus, è un approfondimento che offre moltissimi spunti di approfondimento.

Mi riallaccio quindi alla parte iniziale del tuo laovoro...

Genii, Lares e Penates. C'è molta confusione circa queste figure, le loro forme, i loro ruoli e le loro funzioni spesso si intrecciano, portando ad un groviglio apparentemente difficile da sciogliere.

Intendiamoci, Exergus ha affrontato il discorso in perfetta ottica "imperiale" e non è lui ad essere stato "poco chiaro". Dall'età augustea in poi, la figura del Genio aveva assunto tratti che, anche per i romani stessi, risultavano poco chiari, soprattutto se confrontati con quelli di Lari e Penati.

Ma come si è arrivati a questa caotica situazione?

In estrema sintesi potremmo dire che si è giunti a tanto per via:

- di un'eccessiva contaminazione greca, che ha generato una sovrastruttura a tratti inadeguata al tessuto religioso romano preesistente.

- del prevalere delle ideologie assolutistiche, che portarono il singolo a prevalere sugli ideali della res pubblica.

Non è semplice, ma è possibile risalire alle forme ed ai concetti arcaici che hanno dato vita a Geni, Lari e Penati.

Il Genio è il dio che è presente in tutto ciò che è nato e che è vivo. Il Genio è la personalità divina, è l'ego immateriale. Il Genio non può appartenere a ciò che è inanimato.

La redice è gen, ma la derivazione va intesa in senso attivo o passivo? Circa questa problematica il dibattito è acceso , ma non mi dilungherei troppo sulla questione. E' generato e/o può generare solo un qualche cosa che è vivo e che è costituito non solo da carne e sangue, ma anche da un qualcosa di inspiegabilmente spirituale.

Questo è il Genio originario ed appartiene solo all'uomo, non è un essere distinto da quest'ultimo ma è la sua componente intangibile. Non appartiene alle cose, non appartiene ai luoghi.

Un essere umano ha un Genio, più esseri umani, uniti in collettività, danno vita ad un'entità morale comune che può farli muovere in una medesima direzione. Un'unione di uomini può quindi essere inspiegabilmente animata da un'essenza che la guida. Nasce il concetto di Genio delle entità morali (vive in quanto costituite da esseri vivi).

In epoca arcaica la religione romana era aniconica (ma non per questo primitiva!), non si veneravano divinità antropomorfe, gli dei non avevano una mitologia... esistevano, si percepivano, erano quindi reali... ai romani delle origini bastava questo.

E' facile intuire che a tale concetto di divinità non poteva essere associato un genio, non vi era una mitologia che ne illustrava la nascita... un uomo nasce ed è quindi generato, sia nella carne che nello spirito, un dio romano arcaico semplicemente c'è, il "da dove" e il "da quanto" non erano contemplati.

Gli influssi greci portarono poi a Roma il concetto di divinità antropomorfe, il dio assume forma umana, la mitologia ne illustra la nascita, all'essenza si associa sostanza, la divinità può materializzarsi tra gli esseri umani... il distinguo tra carne e spirito può divenire proprio anche del dio... il dio ha quindi un Genio.

I concetti di Genio di collettività e di Genio delle divinità appartengono però a fasi evoluzionistiche successive, a cui purtroppo non siamo in grado di dare un inquadramento cronologico preciso.

E' però probabile che tali concetti siano propri del periodo tardo repubblicano, in quanto la prima iscrizione che cita un Genius Iovis ed un Genius Victoriae è del 58 a.C. (si noti che alla Vittoria si associa un Genius e non una Iuno... anche il concetto di Iuno quale "genio femminile" potrebbe quindi essere piuttosto tardo).

Spendiamo ora due parole sui Penati e sui Lari.

Il nome corretto dei primi non è semplicemente Penati, ma Dei Penati.

Sono le divinità del penus, dispensa ma anche luogo interno ed intimo della casa ove trovano posto le immagini dei capostipiti della famiglia. Il penus è il cuore dell'abitazione.

I Dii Penates sono propri della famiglia, del padrone di casa, vigilano sul benessere della dimora, proteggono padrone e parenti, sono parte dello status della famiglia.

I Dii Penates non hanno caratteristiche iconografiche ben delineate e definite, sono "quelli del penus". E' la successiva fase antropomorfista che portò ciascun capo famiglia a scegliere, nel ricco phanteon, le divinità che preferiva, al fine di donare un volto ed un aspetto agli Dei Penati della propria gens.

Per quanto riguarda i Lares il discorso è piuttosto semplice: c'è un lare di riferimento in ogni parte del terreno di cui l'uomo, o gruppi di uomini, o la società nel suo complesso, fanno uso durevole e regolare. Campi, strade, crocicchi, case, quartieri e anche il campo di battaglia (vedremo alla fine perchè): il Lare è sempre collegato ad un luogo conosciuto dall'uomo (ma non all'uomo in sé), in antitesi ai territori selvaggi e sconosciuti che appartengono a Fauno e a divinità non sempre ben definite.

Essendo proprio del luogo e non dell'uomo, la protezione del Lare ricade su qualsiasi individuo che entri nel suo raggio d'azione, compresi schiavi e persone appartenenti ai ceti più bassi.

In ambito privato il quadro è piuttosto semplice quindi.

Io, uomo romano, avverto di non essere costituito solo da carne ed ossa, ho in me una componente misteriosa e divina, il Genio.

Io, uomo romano, faccio parte di una famiglia ed il mio status è tale grazie ad essa e grazie ai miei antenati. Il centro del mio potere è la mia casa, il medesimo luogo dove onoro i Dii Penates, quelle divinità che hanno concesso a me ed alla mia famiglia di essere ciò che siamo.

La mia casa sorge su una porzione di terreno, su quello stesso terreno ove, qui come altrove, vigilano preposte figure soprannaturali, i Lari.

I problemi iniziano a sorgere quando i culti privati riferiti a tali divinità vengono adottati anche in contesto pubblico.

Gli "dei troiani" (con sede a Lavinium) sono i Penati pubblici di Roma, in quanto Dei Penati della stirpe di Enea.

Roma, in quanto città, sorge su una vasta porzione di territorio. Anche su tale porzione vigilano dei Lari, pubblici in questo caso.

Quale entità morale, nasce anche la concezione di Genio del Popolo di Roma.

Ciascuna di queste figure governava sull'Urbe, o meglio su un determinato aspetto che la caratterizzava e/o che era parte integrante della sua formazione: entità morale (Genio), entità territoriale (Lari) ed entità sociale (Penati). Tuttavia, se applicati in ambito pubblico, i tratti caratteristici di queste figure risultano piuttosto diluiti. Si consideri poi il fatto che, sempre in ambito pubblico, esistevano figure divine i cui culti, sicuramente ben radicati, meglio si adattavano alla sfera collettiva. In ambito privato poi Lari e Penati non avevano concorrenti (Vesta è "promossa" in epoca assai remota) mentre, in ambito pubblico, la piazza era decisamente più affollata (vedi, non a caso, i Dioscuri).

Sono i primi passi verso la perdita di identità e verso il "caos funzionale".

Durante il periodo repubblicano la figura del Genio rivestiva scarsa importanza (il Dumézil dice: "contava più la disciplina dell'anima che la sua conoscenza"), i Penati ed i Lari erano le figure più rilevanti.

Sul finire della repubbica, quando i bagliori autocratici illuminavano la strada degli uomini di potere, vi è una netta inversione di tendenza, l'assolutismo politico e sociale si ripercuote sulla religione ed il Genio amplia a dismisura la propria sfera d'influenza, a discapito di Lari e Penati che, in tal modo, iniziano a perdere identità.

La figura dell'Imperatore darà, per così dire, "il colpo di grazia".

Padre della patria, fulcro dell'Urbe, suo sommo rappresentante e sua stessa essenza... se era così importante un uomo figuriamoci il suo Genio!

Presumibilmente anche il concetto di Genius Loci nasce in tale transitoria fase, ovvero quando la funzione e l'identità dei Lari viene pressoché dimenticata.

Un cittadino della Res Pubblica non sarebbe probabilmente riuscito a comprendere il concetto di Genius Loci, l'avrebbe trovato assurdo.

Iane, Iuppiter, Mars pater, Quirine, Bellona, Lares, Diui Nouensiles, Di Indigetes, Diui, quorum est potestam nostrorum hostiumque, Dique Manes, uos precor ueneror, ueniam peto feroque, uti populo Romano Quiritium uim uictoriam prosperetis hostesque populi Romani Quiritium terrore formidine morteque adficiatis. Sicut uerbis nuncupaui, ita pro re publica populi Romani Quiritium, exercitu, legionibus, auxiliis populi Romani Quiritium, legiones auxiliaque hostium mecum Deis Manibus Tellurique deuoueo.

Formula del rito della Devotio

enos Lases iuvate

enos Lases iuvate

enos Lases iuvate

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

semunis alterni advocapit conctos

semunis alterni advocapit conctos

semunis alterni advocapit conctos

enos Marmor iuvato

enos Marmor iuvato

enos Marmor iuvato

triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe

Carmen Arvale

In entrambe i casi, quando si devono chiamare in causa le divinità proprie del territorio, si invocano i Lari (Lases è la forma arcaica di Lares) non vi è traccia di alcun Genio.

In tali contesti i romani erano estremamente attenti e prudenti... meglio invocare una divinità in più piuttosto che una in meno, questo era in sostanza il loro costume, ampliamente attestato e sottolineato da più fonti.

Il Genius Loci rappresenta quindi una concezione piuttosto tarda ed è uno dei frutti del grandissimo cambiamento portato a compimento da Augusto, per Roma e con Roma.

Ripeto, l'approfondimento di Exergus ci fornisce moltissimi spunti di discussione :)... e non dimentichiamo che il serpente è una figura decisamente polivalente ;).

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Inviato

In tali contesti i romani erano estremamente attenti e prudenti... meglio invocare una divinità in più piuttosto che una in meno, questo era in sostanza il loro costume, ampliamente attestato e sottolineato da più fonti.

Già, meglio uno in più... nel 392 a.C. la città etrusca di Veio era sotto assedio ormai da dieci anni; Furio Camillo, dopo avere fatto scavare un tunnel che arrivava al centro della città ed aver fatto offerte ad Apollo, volle propiziarsi anche la divinità protettrice di Veio, Giunone "E insieme prego te, Giunone Regina che ora risiedi in Veio, di seguire noi vincitori nella nostra città che presto diventerà anche la tua perchè lì ti accoglierà un tempio degno della tua grandezza"

Dopo la vittoria, secondo quanto riportato da Tito Livio, la statua di Giunone "si lasciò trasportare senza fatica dai romani che la posero sull'Aventino"

Questa "evocatio" è testimonianza di come i romani fossero convinti che senza il favore degli dei, anche quelli dei nemici, non ci potesse essere vittoria, motivo per cui il pantheon romano si arricchì nel corso dei secoli delle divinità dei popoli sconfitti.


Inviato

DE GREGE EPICURI

Bellissimo il Carmen Arvale (Carme dei Fratelli Arvali) citato da Rapax, ma mi permetto di proporre una traduzione (non mia ma di N.Flocchini, "Ab Urbe condita"), anche perchè non è proprio un latino facilissimo:

Proteggeteci, o Lari (3 volte).

Non permettere, o Marte, che peste e rovina si abbattano su molti (3 volte).

Sii sazio, feroce Marte, sali la soglia, fermati (3 volte).

A turno chiamerà tutti i Semòni (3 volte).

Proteggici, o Marte (3 volte).

Trionfo, trionfo, trionfo, trionfo, trionfo!


  • 8 mesi dopo...
Inviato

Rispolvero questa discussione perchè mi è venuto un dubbio.

...Con Costantino I, dopo circa quattro secoli, il Genio scompare dalle monete romane, ed il culto "ufficiale" dei Genii, dei Lari e dei Penati, viene definitivamente soppresso nel 392 d.C. per volere di Teodosio I, decretando così la vittoria finale della Cristianità...

...ma sarà poi vero?

In una ricerca alla caccia di immagini di monete votive, mi sono imbattuto in questa moneta di Valentiniano III, dove lo scudo, secondo la descrizione del RIC, viene sorretto oltre che dalla Vittoria, anche da un Genio. Infatti la piccola figura in basso a destra sembra proprio un piccolo Genio alato, e questo mi lascia piuttosto perplesso.

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Valentiniano III

RIC X 2050, semisse aureo, Ravenna 455 d.C.

D: DNPLAVALENTINIANVSPFAVG

V: VICTORIA AVGVSTORVM , Vittoria seduta a destra ed un "piccolo Genio alato" reggono uno scudo con inscritto VOT X MVLT XX

esergo COMOB, RV in campo

Su questa moneta di Zeno invece, con iconografia "simile", databile al 476-491 d.C., il "Genio" non c'è sicuramente più, al suo posto si trova uno staurogramma.

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RIC X 913 (Zeno II regno), semisse aureo, zecca di Costantinopoli 476-491 d.C.

D: DN ZENO PERP AVG

V: VICTORIA AVGG, Vittoria seduta a destra regge uno scudo con inscritto VXX, in campo una stella sinistra ed uno staurogramma a destra.

esergo CONOB

Mi sorgono quindi alcune domande, e spero che qualcuno possa illuminarmi.

Siamo in piena Cristianità ufficiale, come testimonia evidentemente l'iconografia monetale, la Croce è infatti un elemento dominante, come si nota su questa moneta di Valentiniano III:

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RIC X 506, solido, zecca di Costantinopoli 450-457 d.C.

D: DN VALENTINIANVS PF AVG

V: VICTORIA AVGGG S, Vittoria sorregge una croce di gioielli

esergo CONOB

quindi la figura del Genio non dovrebbe esserci.

Non vorrei dire un'eresia, ma potrebbe forse rappresentare il passaggio dal Genio alato alla figura di un Angelo come lo intendiamo oggi?

Altrimenti cosa potrebbe essere?

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Inviato

Personalmente, non credo che simili immagini "miste" corrispondano necessariamente a qualche tipo di credenza religiosa " di passaggio". Semplicemente, nonostante l'imporsi del Cristianesimo, un certo tipo di iconografia ufficiale doveva ancora adattare il proprio linguaggio: se vogliamo, non è tanto indicativa la presenza del genio alato, quanto quella ancora più importante della Vittoria personificata, una vera e propria Dea.

Il fatto che su monete di Valentiniano III si trovi raffigurata la Vittoria (nonostante tutte le note vicende - per esempio - legate alla rimozione dell'Altare della stessa da parte di Valentiniano II) secondo me è segnale di come la cultura ufficiale stia ancora rielaborando i contenuti cristiani, avendo a disposizione per certi concetti una iconografia sostanzialmente ancora pagana....destinata in certi casi a rimanere tale anche in futuro: la personificazione della Vittoria è praticamente uguale a quella antica anche oggi.

Penso comunque, concludo, che a questa fase di passaggio iconografica, non corrispondesse un fase di transizione religiosa in senso stretto: nonostante la presenza ancora significativa di fedeli pagani in tutti i ceti, stiamo parlando di imperatori definitivamente cristiani. All'epoca poi l'angelologia era ancora talmente confusa e "sparpagliata", che un'idea comune di angelo ancora non esisteva.


Inviato

L'osservazione di Exergus è davvero interessante e concordo con quanto scritto da Druso Galerio. Al tempo di Valentiniano III, infatti, il cristianesimo era politicamente predominante nel senso che l'imperatore aveva svolto un ruolo predominante nell'evoluzione del "rinascimento sistino" in architettura; rinascimento che prende il nome dal papa Sisto III, ma c'erano ancora degli elementi figurativi che si confondevano tra cristianesimo e paganesimo. Secondo la letteratura, infatti, l'immagine della Vittoria si trasformerà in un angelo vero e proprio solo nel periodo compreso tra l'ascesa al trono dell'imperatore Anastasio (491) e la fine del VI secolo. Il genio, indubbiamente, apparteneva al paganesimo come concetto e progressivamente tende ad essere raffigurato come ornamento, nelle monete nelle quali lo vediamo alato infatti ha la forma quasi di un putto barocco (non viene raffigurato con la cornucopia e la patera, è svuotato di ogni attributo classico). Ornamento che comunque in quel preciso contesto appariva tale, ma in seguito verrà inglobato in tutta l'angelologia. Molte delle caratteristiche del Genius, infatti, inteso come spirito tutelare che viene ad essere associato ad ogni uomo al momento della nascita, verranno ad essere proprie della figura dell'angelo custode. Questo perchè il cristianesimo ufficiale acquisirà molti aspetti del paganesimo e questo per potersi adattare alla consolidata cultura pagana, sarà così che gli angeli cristiani appariranno come le divinità alate del paganesimo, i luoghi delle divinità pagane taumaturgiche diventeranno ospedali o santuari dedicati a santi guaritori e molti riti pagani diverranno caratteristici dei riti cristiani. Il cristianesimo, infatti, nasce nel mondo ebraico solo come "messaggio", ma acquisirà tutte le sue forme specifiche in contesto pagano e nel periodo di Valentiniano III notiamo l'inizio di questa progressiva sostituzione delle due culture in tutti gli ambiti culturali.

La basilica romana di Santa Maria Maggiore conserva ancora 27 mosaici risalenti al periodo di Valentiniano III ed in uno di questi compare un angelo che riporto in quanto riprende, figurativamente, proprio gli schemi classici delle divinità alate dell'iconografia classica latina e greca. Noi oggi siamo abituati a vedere raffigurati gli angeli in questo modo, ma all'epoca sarà stato di certo più facile creare una similitudine osservativa con una vittoria che incorona una quadriga :)

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Enrico :)


Inviato

Personalmente, non credo che simili immagini "miste" corrispondano necessariamente a qualche tipo di credenza religiosa " di passaggio". Semplicemente, nonostante l'imporsi del Cristianesimo, un certo tipo di iconografia ufficiale doveva ancora adattare il proprio linguaggio: se vogliamo, non è tanto indicativa la presenza del genio alato, quanto quella ancora più importante della Vittoria personificata, una vera e propria Dea.

Il fatto che su monete di Valentiniano III si trovi raffigurata la Vittoria (nonostante tutte le note vicende - per esempio - legate alla rimozione dell'Altare della stessa da parte di Valentiniano II) secondo me è segnale di come la cultura ufficiale stia ancora rielaborando i contenuti cristiani, avendo a disposizione per certi concetti una iconografia sostanzialmente ancora pagana....destinata in certi casi a rimanere tale anche in futuro: la personificazione della Vittoria è praticamente uguale a quella antica anche oggi.

Penso comunque, concludo, che a questa fase di passaggio iconografica, non corrispondesse un fase di transizione religiosa in senso stretto: nonostante la presenza ancora significativa di fedeli pagani in tutti i ceti, stiamo parlando di imperatori definitivamente cristiani. All'epoca poi l'angelologia era ancora talmente confusa e "sparpagliata", che un'idea comune di angelo ancora non esisteva.

Però la Vittoria è sempre stata presente sulle monete, a prescindere dal significato religioso che poteva avere.

Quello che mi stupisce è il ritorno del Genio dopo un'assenza di circa 150 anni.


Inviato

Penso che sia da intendersi più come un putto decorativo, (che come immagine puramente ornamentale aveva già da tempo assunto un'autonomia propria, comparendo in contesti sempre più spesso scevri da riferimenti cultuali) che come un genio da qualificarsi maniera "religiosa"....però è una mia supposizione.


Inviato

Inserisco un file Pdf che tratta proprio dell'evoluzione dell'immagine del Genius fino a quella dell'angelo.

Dal Genius all'angelo.pdf

Riporto solo il passaggio che tratta l'argomento della discussione e che conferma le osservazioni di Exergus e le riflessioni che sono seguite circa l'utilizzo di un'immagine più decorativa che consistente di significati.

"[...] La figura divina del genio cesserà ufficialmente con l'editto di Teodosio del 392, ma la sua irresistibile forza come principio spirituale sopravviverà in quello che si può definire l'omologo cristiano del genio: l'angelo [...]".

Le raffigurazioni delle monete, quindi, si collocano in un periodo "borderline" dove l'immagine e la valenza del Genius vengono assorbite da quelle dell'angelo. Il Cristianesimo adotta del tutto l'immagine e la metabolizza al punto che l'iconografia delle monete ci fissa proprio i momenti precisi di questo assorbimento.

Enrico :)

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