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IGNORED

AURELIANO ... 2


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

come preannunciato nella discussione principale sulla biografia ne posto un'altra sul Regno di Palmira e Aureliano.

LA CAMPAGNE ORIENTALI DI AURELIANO

Le campagne orientali di Aureliano rappresentarono una guerra che l'Imperatore romano Aureliano condusse contro la regina di Palmira Zenobia (nome non latinizzato era Bath-zabbai), la quale aveva usurpato il titolo del marito, corrector Orientis e staccando di fatto tutte le province orientali (Cilicia, Siria, Mesopotamia, Cappadocia ed Egitto) dall'Impero centrale. Per il suo trionfo Aureliano venne ricordato non solo come Palmyrenicus maximus, ma anche come Adiabenicus, Parthicus maximus, Persicus maximus, ma soprattutto come Restitutor orbis, in quanto era riuscito nell'impresa di riunificare l'Impero sconfiggendo gli usurpatori prima di Palmira e poi delle Gallie.

A partire dal 260, e fino al 274 circa, l'Impero romano subì la secessione di due vaste aree territoriali, che però ne permisero la sopravvivenza: si creò il già visto Impero delle Gallie (Imperium Galliarum) nelle zone occidentali centrato sulle provincie della Germania inferiore e della Gallia Belgica e al quale si unirono poco dopo tutte le altre province galliche, della britanniche, ispaniche e, per un breve periodo, anche quella di Rezia e in Oriente fu invece il Regno di Palmira a subentrare a Roma nel governo delle province dell'Asia minore, di Siria ed Egitto, difendendole dagli attacchi dei Persiani, prima con Odenato (262-267), nominato da Gallieno "Corrector Orientis", e poi con la sua vedova secessionista, Zenobia (267-271). Durante il regno di Valeriano il principe di Palmira, Settimio Odenato (latino: Odaenathus, greco: Ὁδαίναθος, Hodainathos; arabo: أذينة, "piccolo orecchio"; forma latinizzata del nome Adhinath), appartenente ad una famiglia che aveva ottenuto la cittadinanza romana sotto Settimio Severo, dopo un fallito tentativo di alleanza col sovrano sasanide del regno dei Parti, Sapore I (persiano: شاپور اول, Šapūr, traslitterato anche come Shāhpur o Šābuhr - dall'antico-persiano xšayaθiya puθra ("figlio di re")), figlio di Ardashir I, si era avvicinato al proprio imperatore, Valeriano, che, nel 258 l'aveva riconosciuto vir consularis.

Valerian (253 - 260)

Antoninian, Rome, undated. IMP CP LIC VALERIA NVS PF AVG. Draped Bust tank with rays crown to the right. Perlkreis; Rs: RESTITVTOR ORBIS. The emperor in military dress standing left, receiving homage by kneeling barbarians. Section Perlkreis. RIC 117, Hunter 23; C. 183rd 3.24 g. 11th St. Silbersud, especially fast.

The thing was a bit different than shown: In the battle of Edessa (260) Valerian was captured by the Sassanid Shapur I, he died in prison in the Persian

BUSTO DI GALLIENO

Kushano-Sasanian. Ardashir I. In the name of "Vasudeva". Circa 230-245 AD. AV Gold Dinar (7.83 gm). King standing left, holding trident, sacrificing at altar; Brahmi symbol to left of trident / Siva standing facing, holding trident, bull behind. Cribb 57; Göbl, Kushan 691.

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E quindi il figlio Sapore I:

SASASIAN KINGS of PERSIA. Shahpur I. 241-272 AD. AV Dinar (7.25 gm). "The Mazda worshipper, the divine Shahpur, the king of kings of Iran who is descended from the Gods" in Pahlavi, crowned and cuirassed bust right / "Fire of Shahpur" in Pahlavi, fire altar with attendants. SWW 13 and back cover (this coin); Göbl I/1; Paruck 65; Alram 687; MACW -; De Morgan pg. 665, 24.

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L'Imperatore romano era stato però sconfitto nel 260, nella battaglia di Edessa e fatto prigioniero da Sapore I. L'intervento di Odenato fu provvidenziale per le sorti dell'Oriente romano. Il principe palmireno riuscì, infatti, a procurare notevoli perdite al nemico, tanto che l'imperatore Gallieno, gli conferì numerosi titoli onorifici, tra cui quello di Palmyrenicus e dux Romanorum. Le successive campagne militari di Odenato contro i Sasanidi, portarono alla riconquista della fortezze delle ex-province romane di Mesopotamia e Cappadocia, e portarono le armate-romano-palmirene fino ad assediare Sapore I nella sua capitale di Ctesifonte. Queste vittorie fruttarono a Gallieno il titolo onorifico di persicus maximus, ad Odenato quello di "Corrector Orientis", con giurisdizione su buona parte delle province romane orientali.

In seguito, a Odenato fu riconosciuto il titolo di re dei re, che lo contrapponeva al Gran re di Persia, Sapore I. I confini del potere di Odenato, in quegli anni, si estendevano a nord, dai monti del Tauro, a sud, fino al golfo Arabico (comprendendo Cilicia, Siria, Mesopotamia ed Arabia).

Alla fine del 267 o forse all'inizio del 268, Odenato fu assassinato ad Emesa, assieme al figlio Hairan (o Erode o Erodiano). Furono assassinati da Maconio, cugino o nipote (a seconda delle fonti) di Odenato. Poco dopo la sua morte, sua moglie Zenobia prese il potere, in nome del figlio minorenne, Vaballato, con l'obbiettivo di mantenersi autonoma da Roma, creando così impero d'Oriente da affiancare a quello di Roma.

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Gallieno avrebbe voluto marciare contro Zenobia, ma fu impedito a recarsi in Oriente, sia a causa di una nuova invasione dei Goti (del 267), sia dalla successiva invasione degli Eruli (del 268). La "Vita Gallieni" riporta che l'imperatore inviò contro Palmira un suo generale, Aurelio Eracliano, nominato dux della spedizione volta a riprendere il controllo della frontiera con la Persia dopo la morte di Odenato nel 267, ma costui fu sconfitto dai Palmireni di Zenobia e Vaballato. Secondo alcune interpretazioni alternative, questa spedizione non avvenne sotto Gallieno ma sotto il suo successore Claudio il Gotico o potrebbe non essere avvenuta affatto. Comunque alla luce di questi avvenimenti si rafforzò la convinzione che il regno di Palmira avesse la missione di governare l'Oriente e Zenobia, tutrice-reggente del figlio Vaballato (Lucio Giulio Aurelio Settimio Vaballato Atenodoro (latino: Lucius Iulius Aurelius Septimius Vaballathus Athenodorus; arabo: وهب اللات, Wahballath, "dono della dea Allat") , solo dopo la morte dell'imperatore, Claudio, avvenuta nel 270, guidò la ribellione contro l'autorità imperiale. Per i primi anni Zenobia si limitò a conservare e rafforzare il regno lasciatole da suo marito (dalla Cilicia, alla Siria, Mesopotamia, fino all'Arabia), mantenendo buoni rapporti con Roma. Poi a partire dal 269/270 Zenobia attuò una politica espansionistica, estendendo il proprio potere fino ai confini della Bitinia e l'Egitto.

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Nel 270 divenne imperatore Aureliano che inizialmente riconobbe a Vaballato i titoli di vir clarissimus rex e imperator dux Romanorum, tanto che nel regno di Palmira si batterono monete con da un lato l'effigie di Vaballato, imperator dux Romanorum e dall'altro dell'imperatore, Aureliano.

Aurelian and Vabalathus, 271-272. Ae-Antoninianus 271/272, Antiochia. IMP C AVRELIANVS AVG Draped and cuirassed bust, radiate, to r. Rev. VABALATHVS VCRIM DR Draped, laureate bust to r. 3,82 g. RIC 381. Cohen 1. Dark patina. Almost extremely fine.

Ex Auction Münzen & Medaillen Deutschland 8, Stuttgart, 10 May 2001, lot 423.

Antoninianus, d=21 mm, Antioch c. 270-271, billon 3.58 g. C 1. RIC 381. EFAurelian and Vabalathus, 271 - 272 A.D.

The abbreviated titles of Vabalathus most likely were: Vir Clarissimus Romanorum (or Rex) Imperator Dux Romanorum The portraits of Vabalathus are interesting because they display both the Roman laurel and the Hellenistic royal diadem.

Bronze antoninianus, RIC V 381, VF, Antioch mint, 3.246g, 20.5mm, 180°, 271 - 272 A.D.; obverse IMP C AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right, H below; reverse VABALATHVS V C R IM D R, laureate, diademed, draped and cuirassed bust right; attractive desert patina.

Aurelian, 270-275. With Vabalathus. Tetradrachm, billon, 271-272. Drap. gep. and bust of Aurelian with L. nr, in the field, date LB (year 2 =). Rv. Drap. D. No bust, in the field, date L - î (= year 5). 10.68 g. goats 3058th Datt. 5424. Unusual, green patina. Good very nice

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271 AD: Aureliano, risolti i problemi che aveva in Italia, decise di tamponare tutte le falle del sistema difensivo romano, restaurando l'integrità dello stato sui vecchi confini, cominciando dal regno di Palmira. Per prima mossa, inviò in Egitto il futuro imperatore, Marco Aurelio Probo e riconquistare alla causa imperuiale i territori perduti un paio d'anni prima a vantaggio del regno palmireno. Probo riuscì a riportare i territori egiziani all'interno della giurisdizione dell'Impero centrale di Roma.

Vabalathus. Usurper, AD 268-272. Antoninianus (22mm, 2.84 g, 6h). Antioch mint, 2nd officina. 2nd emission, March-May AD 272. Radiate, draped, and cuirassed bust right, seen from behind / Hercules standing facing, head right, holding club set on ground and three apples; star to left. RIC V 4; BN 1265 var. (star in right field). VF, black patina with earthen deposits.

Zenobia. Usurper, AD 268-272. Antoninianus (21mm, 3.02 g, 12h). Antioch mint. 2nd emission, AD 272. S ZENOBIA AVG, draped bust right, wearing stephane, set on crescent / IVNO R E GINA, Juno standing left, holding patera and scepter; at feet, peacock standing left with head right; star in left field. RIC V 2 corr. (no star); Carson, Zenobia 4; BN 1267a (same obv. die); MIR 47, 360b/0. Good VF, toned, minor roughness. Extremely rare; Estiot (BN) cites only ten examples.

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272 Aureliano ridusse in sua obbedienza senza incontrare resistenza la provincia di Bitinia e prese Ancyra e Tyana, quest'ultima per tradimento.[ Aureliano fu clemente con la città di Tyana risparmiando gli abitanti e giustiziando il traditore che gli aveva aperto le porte. Poiché Aureliano, durante l'assedio, irato dalla resistenza della città aveva giurato che non lasciar vivo in essa un cane dopo la sua presa, l'esercito romano chiese all'Imperatore il permesso di saccheggiare la città e sterminare la popolazione. Aureliano rispose:

« Non ho giurato questo. Uccidete i cani, ve lo permetto. » (Historia Augusta, Divus Aurelianus, 23.2.)

Dopodiché l'esercito, deluso dal bottino sfumato, obbedì senza esitare. Secondo la leggenda la clemenza di Aureliano nei confronti degli abitanti di Tyana sarebbe dovuta a un apparizione in sogno del filosofo Apollonio che gli disse in latino:

« Aureliano se volete vincere, risparmiate i miei concittadini. » (Historia Augusta, Divus Aurelianus, 24.4)

Zenobia nel frattempo preparava un possente esercito sotto il comando di Zabdas, colui che aveva conquistato l'Egitto per conto del regno di Palmira; i soldati palmireni erano per lo più arcieri leggeri e cavalieri armati di ferro. L'esercito romano e palmireno si scontrarono una prima volta ad Imma, in Siria (non lontano da Dafne, un sobborgo di Antiochia sull'Oronte). I cavalieri romani dapprima volsero in fuga, costringendo i cavalieri nemici a un faticoso inseguimento, per poi stancarli in piccole scaramucce e infine sconfiggere il corpo di cavalleria palmireno, sicuramente ben armato ma poco agile nei movimenti. Dopo la disfatta Zabdas fuggì ad Antiochia e temendo di non essere ricevuto mentì dicendo di aver vinto i Romani e mostrando come prova un uomo prigioniero con le vesti imperiali che somigliava un poco a Aureliano. Una volta entrato, disse la verità a Zenobia e la notte successiva lui e la regina partirono con un secondo esercito per Emesa.

Aureliano il giorno dopo la battaglia giunse ad Antiochia dove trovò la città quasi deserta: infatti la maggior parte degli abitanti, spaventati dall'arrivo dell'esercito romano, era scappata. Aureliano, accortosene, provvide subito a far ripopolare la città convincendo i cittadini fuggiti a tornare con la promessa che non sarebbe stato torto loro un capello, dato che erano stati costretti a obbedire all'usurpatrice per necessità e non per volontà. Zenobia, lasciando Antiochia, aveva lasciato su una collina che dominava il borgo di Dafne un esercito in modo da trattenere Aureliano il più possibile ad Antiochia e per darle più tempo per riorganizzarsi e allestire un esercito in grado di battersi alla pari con quello di Aureliano. Queste vennero comunque sconfitte dall'Imperatore, che, dopo aver lasciato Antiochia, sottomise le città di Apamea, Larissa e Aretusa, che gli aprirono spontaneamente le porte. Giunto a Emesa, affrontò ivi le truppe di Zenobia e dell'alleato Zabdas, che ammontavano a 70.000 uomini. Nonostante la superiorità della cavalleria palmirena, più numerosa di quella romana, Aureliano riportò sull'usurpatrice una nuova vittoria. Entrato in Emesa, ordinò che venisse costruito un nuovo tempio, dedicato al dio Sol invictus.

Dopo queste sconfitte, a Zenobia fu impossibile preparare un terzo esercito e si preparò a resistere all'assedio di Palmira che presto Aureliano avrebbe intrapreso. L'Imperatore intanto mandò Probo a soggiogare l'Egitto e si diresse verso Palmira attraversando il deserto e affrontando i predoni siriano-arabi, che nel corso di un piccolo scontro, riuscirono a ferirlo. Aureliano iniziò dunque l'assedio di Palmira, incerto della protezione degli Dei e dell'esito dell'assedio, propose a Zenobia la resa promettendo alla regina grandi onori se si fosse arresa e ai cittadini di Palmira i loro antichi privilegi. Tuttavia Zenobia rifiutò. La regina sperava che la fame avrebbe costretto i Romani ad abbandonare l'assedio e che avrebbe ricevuto grandi aiuti dai Persiani. Ma il re sasanide Sapore I era appena morto e dalla Persia furono inviati solo piccoli aiuti che furono però facilmente intercettati e vinti dalle legioni romane. Dalla Siria arrivavano regolarmente convogli e ben presto Probo, fresco della riconquista dell'Egitto, raggiunse il suo imperatore a Palmira. Zenobia decise allora di salire sul più veloce dei suoi dromedari e di tentare la fuga ma a sessanta miglia da Palmira venne raggiunta e catturata dall'Imperatore poco prima che attraversasse l'Eufrate. Poco dopo Palmira si arrese. Le province orientali riconobbero di nuovo l'autorità di Aureliano. Quando l'Imperatore ricevette la prigioniera Zenobia, le chiese per quale motivo lei avesse osato ribellarsi agli Imperatori romani, e lei rispose:

« Perché io sdegnavo di riguardare un Aureolo, ed un Gallieno come Imperatori Romani. Riconosco voi solo per mio vincitore e Sovrano »

Ella, timorosa per la sua vita (l'esercito aveva infatti chiesto che fosse giustiziata), fece ricadere la colpa della sua ribellione ai suoi consiglieri, che con i loro consigli avevano influenzato le sue decisioni, essendo ella una femmina (sesso debole) e dunque facilmente influenzabile. Ne fece le spese un certo Longino, segretario di Zenobia, reo di aver scritto la lettera con cui Zenobia aveva rifiutato la resa, e punito con la morte.

Aurelian (270-275 AD)

Denar , d = 21 mm , 273, Serdica. IM - P AVRELIANVS P AVG. Bust with laurel wreath, Paludament, armor, lance and shield unsheathed (border to Victoria with wreath and palm branch between two seated, shackled prisoners to the right) turn left. Rs: Oriens AVG. Sol aureole, naked except for a down jacket over his shoulders, left border, brought the rights and holding in his left hand whip. RIC -. C. -. H. -. MIR 244a O (this copy). 2.99 g. extremely rare.

Aurelian 270-275

Antoninian (3.27 g), Rome. Officina seconda Obv. AVRELIANVS AVG IMP C, armored bust right aureole. Rv. Oriens AVG, Sol is left between prisoners. RIC 61 minimal corroded.

Aurelian 270-275

Antoninian (3.88 g), Rome. Officina Decima. Av. AVRELIANVS AVG IMP, armored bust right aureole. Rv. Oriens AVG, Sol opponent does right, holding branch and bow. RIC: 64 Silbersud, Av. vzgl tiny corrosion.

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273 E mentre Aureliano ritornava in Occidente, portandosi dietro Zenobia ed il figlio Vaballato, ricevette la notizia che gli abitanti di Palmira, sotto la guida di un tal Apseo, si erano rivoltati, avevano ucciso il governatore locale, ingraziandosi il praefectus Mesopotamiae e rector Orientis della Mesopotamia (un certo Marcellino), affinché assumesse egli stesso la porpora imperiale, in contrapposizione ad Aureliano. E poiché Marcellino esistava, decisero di proclamare imperatore un parente di Zenobia, un certo Achileo (o Antioco). Senza indugio Aureliano tornò indietro per sedare la ribellione. Una volta riportato l'ordine senza combattere, fu duro con la città di Palmira: non solo ordinò l'esecuzione dei ribelli armati ma anche di donne, vecchi, fanciulli e agricoltori. La città fu poi distrutta, mentre Achilleo/Antioco fu lasciato libero, non ritenendo degno neppure di punirlo, tanta era la sua irrilevanza. Agli abitanti superstiti permise comunque di ricostruire e abitare la città.

Dopo questa campagna Palmira declinò divenendo da sede di commerci a un oscura città di pochi abitanti. Nel frattempo Fermo, amico di Odenato e Zenobia e di professione mercante, organizzò una rivolta in Egitto. Occupata Alessandria, si proclamò Augusto e fece battere moneta, pubblicò editti e organizzò un esercito. Tuttavia fu in breve tempo sconfitto da Aureliano e messo a morte. Sedate tutte queste rivolte e pacificato l'Oriente, Aureliano poté rientare a Roma.

RIC 374, Göbl 387 Aureus Obv: IMPCAVRELIANVSAVG - Laureate, cuirassed bust right.

Rev: RESTITVTORORIENTIS - Sol standing, facing, raising hand and holding globe. 273 (Antioch).

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Altra moneta commemorante la testaurazione dell'ordine in Oriente.

Unlisted Binio Obv: IMPCAVRELIANVSAVG - Radiate, cuirassed bust right.

Rev: RESTITVTORORIENTIS Exe: IL - Sol advancing left, raising hand and holding whip; seated captive on either side.

Aureliano tornò trionfante a Roma nel 274. Aprivano la processione trionfale venti elefanti, quattro tigri reali e più di 200 animali esotici, seguiti da circa 1.600 gladiatori. Della processione facevano parte numerosi prigionieri di guerra di varie nazioni (Goti, Vandali, Roxolani, Sarmati, Alani, Franchi, Suebi, Vandali, Germani) e Egiziani: a dieci guerriere di nazionalità gota venne attribuita una fittizia nazionalità amazzone. I prigionieri più importanti erano però Zenobia e Tetrico, ex Imperatore delle Gallie, vestiti in modo fastoso. Il carro di Aureliano era trainato da quattro cervi o quattro elefanti. La processione veniva infine chiusa dai senatori, dal popolo e dall'esercito. Al termine della processione furono celebrati numerosi giochi nei teatri, nel circo Massimo, nell'anfiteatro Flavio oltre ad una naumachia.

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Per la riunificazione dell’Impero Aureliano ricevette il titolo di "Restitutor Orbis" dal Senato romano e celebrò un magnifico trionfo. Per la sua tempra di guerriero fu soprannominato manus ad ferrum (mano sulla spada).

Aurelianus, AD 270-275

AE-Antoninianus (4.13g), Cyzicus (Erdek), 2nd officina AD 274. Av.: IMP AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust r. Rv.: RESTITVTOR - ORBIS / B (in field) / XXI (in ex.), Victory with palm-branch and wreath and emperor with sceptre (or spear) stg. vis-à-vis. -- RIC 369, C 208, MIR 347e.

RIC 305f Antoninianus Obv: IMPDEOETDOMINOAVRELIANOAVG - Radiate, cuirassed bust right.

Rev: RESTITVTORBIS Exe: /KA - Aurelian standing left on right, holding scepter, receiving wreath from Orbis to left. 274

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Aurelian, 270 - 275 AD, AE antoninianus.

Obverse- IMP C AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right.

Reverse- RESTITVTOR ORBIS, Aurelian on right, holding scepter in left, standing left, extending right to Victory on left who crowns him.

D in ex, RIC 368, D.1, 3.82gm, 23mm.

Tetrico e Zenobia, al termine del Trionfo celebrato in Roma poco dopo, non furono però giustiziati. Al contrario il primo fu nominato governatore della Lucania, mentre la regina orientale fu insediata a Tibur e le fu dato un senatore romano come marito. Un giusto riconoscimento per aver "salvato" i confini del vecchio impero contro le invasioni dei barbari in Occidente e dei Sasanidi in Oriente.

Ciao

Illyricum

:)

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Modificato da Illyricum65
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Ciao a tutti!

Aggiungo solo una precisazione alla discussione, grazie alla segnalazione di un amico forumista, che ovviamente ringrazio per il contributo. :D

…Nel frattempo Fermo, amico di Odenato e Zenobia e di professione mercante, organizzò una rivolta in Egitto. Occupata Alessandria, si proclamò Augusto e fece battere moneta, pubblicò editti e organizzò un esercito. Tuttavia fu in breve tempo sconfitto da Aureliano e messo a morte. Sedate tutte queste rivolte e pacificato l'Oriente, Aureliano poté rientare a Roma.

...Parrebbe che questo Fermo (Firmo), che NON ha battuto moneta, sia stato nominato solo nella Historia Augusta e che probabilmente l'autore si sia confuso con un altro Firmo usurpatore contro Valentiniano I sempre in Africa...

In effetti da una rapida ricerca emerge che si trovano due personaggi di nome “Firmo”:

Un usurpatore del IV° secolo ed uno del III° d.C.

1 ) "Firmo (latino: Firmus; ... – 273) fu un usurpatore che si rivoltò contro l'imperatore romano Aureliano nella provincia d'Egitto. È documentato solo dalla spesso inaffidabile Historia Augusta, che ne racconta la storia due volte.

Firmo era un uomo d'affari di Seleucia, con interessi economici che andavano dall'Egitto all'India. Era in rapporti d'affari con Zenobia, regina dell'Impero di Palmira.

Dopo che l'imperatore Aureliano sconfisse i Palmireni, riportandone i territori nell'Impero romano, Firmo si ribellò in Alessandria d'Egitto, interrompendo la fondamentale fornitura di grano per la città di Roma. Aureliano fu quindi forzato a intervenire, sconfiggendo e uccidendo Firmo. Firmo non si proclamò mai imperatore, ma invece collaborò all'opposizione contro Aureliano che si materializzò dopo la sconfitta di Zenobia.

Esiste un papiro egiziano dell'epoca che testimonia la presenza in loco di Claudio Firmo (Claudius Firmus), un corrector (Gaio Claudio Firmo fu praefectus Aegypti tra il 23 luglio 264 e il 28 marzo 266, e poi corrector Aegypti dal 28 marzo 274); è quindi possibile che Firmo fosse in realtà il generale inviato da Aureliano a sopprimere la rivolta: l'autore della Historia — l'unica fonte per questo Firmo — potrebbe avere inventato questo usurpatore basandosi su un vero Firmo, ribellatosi anche lui in Africa, nel IV secolo, contro l'imperatore Valentiniano I, confondendolo con l'ufficiale inviato a sopprimere la rivolta.

La Historia Augusta riporta due versioni della storia di Firmo. Sotto la voce "Firmo", riporta che questi era molto ricco, con una casa rivestita di pannelli quadrati di vetro e una grande biblioteca. Le sue relazioni commerciali raggiungevano l'India, e commerciava con i Saraceni e i Blemmi. Possedeva due zanne di elefante, che in seguito Aureliano pensò di usare come sostegni per una statua di Giove e che furono poi dati in dono da Marco Aurelio Carino ad una sua amante. Firmo era anche molto grosso e molto forte, e mangiava e beveva in abbondanza.

Anche in questo racconto, però, la figura di Firmo è posta in relazione con l'interruzione della fornitura di grano per la città di Roma, causata dalla ribellione nel granaio di Roma, l'Egitto."

Una traduzione in inglese dell’Historia Augusta su questo tema la trovate su:

http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Historia_Augusta/Firmus_et_al*.html

2 ) Firmo (latino: Firmus; ... – 375) fu un usurpatore contro l'imperatore romano Valentiniano I, che si rivoltò in Africa (372-375).

Firmo era un berbero, figlio del principe di Mauretania Nubel, il quale a sua volta era un potente ufficiale romano, di fede cristiana; fu quindi fratello di Sammac, Gildo, Mazuca, Mascezel, Dius e Cyra. Quando Nubel morì, Firmo uccise il fratellastro Sammac, che si era illegalmente appropriato dei beni di Nubel, e divenne erede e successore del padre. Nel 371 entrò in contrasto con il comes Africae Romano, sostenitore di Zammac. Romano aveva rifiutato la protezione dalle incursioni delle tribù africane a quelle città romane che si erano rifiutate di pagargli delle tangenti: questo comportamento aveva peggiorato la situazione in Africa negli anni 360. Firmo provò ad avere udienza da Valentiniano, ma Romano, con il supporto del magister officiorum Remigio, riuscì a farglielo negare. Allora Frimo iniziò una rivolta che durò dal 372 al 375.

La rivolta di Firmo contro Romano obbligò Valentiniano ad agire contro l'usurpatore, ma anche contro il corrotto ufficiale. Valentiniano inviò in Africa il proprio magister militum, Teodosio (il padre dell'imperatore Teodosio I), con l'ordine di deporre Romano. Firmo cercò di trovare un compromesso con il rappresentante di Valentiniano, ma Teodosio si rifiutò di contrattare con Firmo, che si era proclamato imperatore (Firmo era stato acclamato imperatore dalle truppe, la cohors quarta sagittariorum e i pedites Constantiniani: uno dei tribuni utilizzò il proprio collare per incoronare Firmo (Ammiano Marcellino, xxix.5.20)).Sostenuto dalle tribù africane, Firmo costrinse Teodosio ad una campagna sanguinosa e inconcludente: alla fine, però, venne tradito da uno dei suoi sostenitori, e scelse di suicidarsi per non farsi catturare.

È importante notare il sostegno dato da Firmo ai donatisti contro i sostenitori del Credo di Nicea: arrivò a ordinare la morte degli abitanti di Rusuccuru che professavano il credo. Dopo la sua morte, Valentiniano promulgò delle leggi contro i donatisti.

È anche probabile che Firmo fu la figura storica cui si ispirò l'autore della Historia Augusta per inventare l'usurpazione di Firmo (usurpatore III secolo) contro Aureliano.

La fonte è attendibile e proviene da Ammiano Marcellino, Res gestae, xxviii.6, xxix.4-6, xxx.7.

Per cui mi scuso e vi passo l'informazione, scusandomi per l'inesattezza (dopo la ricerca su Aureliano e le sue campagne orientali ... :crazy: !)

Ciao

Illyricum

:D

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DE GREGE EPICURI

E adesso noi che monete postiamo? Hai già mostrato tutto tu! Scherzi a parte, grazie Illyricum per questa summa generale su Aureliano, imperatore che mi pare ti piaccia molto (giustamente). Beh, forse rimane da aggiungere una noticina sulla riforma monetaria, ma forse hai già in serbo qualcosa...e poi stasera non ho pronte le carte!

Modificato da gpittini
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DE GREGE EPICURI

Aggiungo un paio di cose. Le monete col "solo" Vabalato e (ancor più) quelle con la "sola" Zenobia sono di estrema rarità , salvo Zenobia per l'Egitto. Invece, l'antoniniano con Aureliano/Vabalato è abbastanza comune. Su quelli che ti hai mostrato si nota, sotto il ritratto di Aureliano, una lettera (A nella prima, H nelle altre), generalmente considerata, mi sembra, come segno di officina.Ma siamo sicuri che tutte queste monete siano state coniate ad Antiochia? Ci sono altre ipotesi? Mostro anche la mia, che riporta una A molto evidente.

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