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IGNORED

AURELIANO


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

come detto nell'ultimo post della discussione "Imperatori militari" apro una ricerca sulla vita di Aureliano, altro imperatore di provenienza militare ed illirica. Anche perchè senza di lui probabilmente l'Impero sarebbe crollato prima...

“DIVUM AURELIANUM, CLARISSIMUM PRINCIPEM, SEVERISSIMUM IMPERATOREM, PER QUEM TOTUS ROMANO NOMINI ORBIS EST RESTITUTUS, POSTERI NESCIENT?”

Historia Augusta, Vita del Divo Aureliano XLI circa l'opera di Aureliano nel suo tempo.

"...Perché, dopo le disgrazie di Valeriano e la scelleratezza di Gallieno la nostra comunità era stata almeno in grado di cogliere il respiro di nuovo, ma è stato Aureliano che hanno ottenuto vittorie in tutto il mondo e che ristabilito lo stato originale."

Historia Augusta, Vita del Divo Aureliano XLIV

circa il ruolo di Aureliano

"… Aureliano non è inserito dalla maggior parte degli autori né tra i buoni né tra i cattivi governanti, per il solo motivo che gli mancava la misericordia, che è la dote più importante di un imperatore."

Aureliano

Lucio Domizio Aureliano (in latino: Lucius Domitius Aurelianus; Sirmio, 9 settembre 214 – Bisanzio, 25 settembre 275) è stato imperatore romano, dal 270 alla sua morte.

Aureliano è stato sicuramente uno dei più grandi condottieri di tutta la storia di Roma antica. Egli è ricordato oltre che per le sue grandi doti militari, anche per essere uno dei grandi imperatori degli ultimi secoli di vita dell'Urbe. Aureliano come tanti altri (Decio, Valeriano, Gallieno, Claudio il Gotico, Diocleziano) si adoperò con tutte le sue forze per fermare la decadenza e per cercare di risollevare la res publica romana. A questo scopo e per rinforzare l'unità culturale e politica dell'Impero favorì particolarmente il culto di Sol Invictus, la cui festa principale si teneva il 25 dicembre, il Dies Natalis Solis Invicti.

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Lucio Domizio Aureliano nacque nella Pannonia Inferiore, nei dintorni di Sirmio, il 9 settembre 214 da una famiglia di modeste condizioni. L’Historia Augusta, Vita Aureliani 3, 1-2, non esclude che Aureliano fosse nato in Mesia: «Divus Aurelianus ortus, ut plures loquuntur, Sirmii familia obscuriore, ut nonnulli Dacia Ripensi. Ego autem legisse me memini auctorem qui eum Moesia genitum prædicaret». Anche per Eutropio, Breviarium IX, 13, 1, era «Dacia Ripensi oriundus», mentre per l' Epitome de Caesaribus 35, 1, nacque «inter Daciam et Macedonium». La Dacia Ripense fu costituita solo nel 275 come parte della Mesia. Il giorno di nascita è indicato nei Natales Cæsarum, in «Corpus Inscriptionum Latinarum» 12, e nei Cronografo del 354 di Furio Dionisio Filocalo, mentre l’anno viene dedotto unicamente dalla notizia di Giovanni Malalas, Cronographia XII, che dà Aureliano morto a 61 anni. Il padre era colono di un certo senatore Aurelio (Epitome de Caesaribus 33, 1: «Genitus patre mediocri et, ut quidam ferunt, Aurelii clarissimi senatoris colono»), mentre la madre sarebbe stata una sacerdotessa del Sole. È perciò possibile che, essendo Domizio il nome paterno, il futuro imperatore abbia preso il cognome Aureliano dalla madre Aurelia, probabilmente una liberta del senatore Aurelio (analogamente a Diocleziano, che prese il nome dalla madre Diocle).

Il culto del Sole Invitto, che nel tempo sostituisce Apollo, si era già esteso alla fine del II secolo, particolarmente nelle regioni danubiane, portatovi dai soldati che, come il padre di Aureliano, smesso il servizio, vi si stabilivano come contadini. A Roma tale culto risulta essere stato praticato dalla gens Aurelia così che appare naturale che anche la madre di Aureliano abbia praticato la religione solare e che ad essa sia stato devoto anche il figlio Aureliano. Di altri familiari, si sa soltanto che ebbe almeno una sorella un figlio della quale egli, divenuto imperatore, farà uccidere.

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Il 268 è un anno di gravi minacce per l’Impero: a nord premono i Germani e nei Balcani i Goti, mentre il ribelle Aureolo è assediato dall’armata imperiale a Milano. È proprio qui che i generali ordiscono una congiura. Il prefetto del pretorio Eracliano, Marciano, Claudio e Aureliano, allora magister equitum, decidono di sbarazzarsi di Gallieno, sembra seguendo un piano predisposto dallo stesso Aureliano: Gallieno viene ucciso (Zosimo I, 40 e Vita Gallieni 14, 4 che dà il nome, Cercopio, al dux Dalmatarum che uccise Gallieno, probabilmente un ufficiale di Aureliano) e Claudio è proclamato imperatore, mentre anche Aureolo, pur essendosi arreso, viene assassinato.

Le regioni danubiane erano e rimasero a lungo terra di reclutamento militare delle legioni dell’Impero e Aureliano fu probabilmente arruolato intorno ai venti anni. Si sa che intorno al 242 prese parte come comandante di una coorte ai combattimenti contro i Sarmati che avevano invaso l’Illiria (Vita Aureliani 6, 3-6: alla testa di 300 praesidiarii «ne uccise, con le proprie mani, 48 in un solo giorno e più di 950 in molti scontri») e qualche anno dopo, tribuno della cosiddetta Legio VI Gallicana, combatté i Franchi a Magonza, nei pressi del Reno. Il nome di quella legione, così indicato dalla Historia Augusta, è però inesistente: si trattava in realtà di una legione proveniente dalla Britannia (Vita Aureliani 7, 1-2, «uccidendone 700 e facendo 300 prigionieri». In entrambi i casi l'antico biografo ha avuto cura di sommare a 1.000 i nemici uccisi o catturati.). Anni dopo Aureliano sarebbe poi passato per Antiochia, in occasione della sua partecipazione a un'ambasceria in Persia. Aureliano è menzionato ancora in Gallia nel 256, quando vi giunge Gallieno mentre un anno o due dopo, avrebbe assunto, in assenza del comandante Ulpio Crinito, la responsabilità della difesa del Basso Danubio, battendo i Goti invasori.

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Le regioni danubiane erano e rimasero a lungo terra di reclutamento militare delle legioni dell’Impero e Aureliano fu probabilmente arruolato intorno ai venti anni. Si sa che intorno al 242 prese parte come comandante di una coorte ai combattimenti contro i Sarmati che avevano invaso l’Illiria (Vita Aureliani 6, 3-6: alla testa di 300 praesidiarii «ne uccise, con le proprie mani, 48 in un solo giorno e più di 950 in molti scontri») e qualche anno dopo, tribuno della cosiddetta Legio VI Gallicana, combatté i Franchi a Magonza, nei pressi del Reno. Il nome di quella legione, così indicato dalla Historia Augusta, è però inesistente: si trattava in realtà di una legione proveniente dalla Britannia (Vita Aureliani 7, 1-2, «uccidendone 700 e facendo 300 prigionieri». In entrambi i casi l'antico biografo ha avuto cura di sommare a 1.000 i nemici uccisi o catturati.). Anni dopo Aureliano sarebbe poi passato per Antiochia, in occasione della sua partecipazione a un'ambasceria in Persia. Aureliano è menzionato ancora in Gallia nel 256, quando vi giunge Gallieno mentre un anno o due dopo, avrebbe assunto, in assenza del comandante Ulpio Crinito, la responsabilità della difesa del Basso Danubio, battendo i Goti invasori.

Il 268 è un anno di gravi minacce per l’Impero: a nord premono i Germani e nei Balcani i Goti, mentre il ribelle Aureolo è assediato dall’armata imperiale a Milano. È proprio qui che i generali ordiscono una congiura. Il prefetto del pretorio Eracliano, Marciano, Claudio e Aureliano, allora magister equitum, decidono di sbarazzarsi di Gallieno, sembra seguendo un piano predisposto dallo stesso Aureliano: Gallieno viene ucciso (Zosimo I, 40 e Vita Gallieni 14, 4 che dà il nome, Cercopio, al dux Dalmatarum che uccise Gallieno, probabilmente un ufficiale di Aureliano) e Claudio è proclamato imperatore, mentre anche Aureolo, pur essendosi arreso, viene assassinato.

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Aureliano, che è ormai divenuto il braccio destro di Claudio, combatte contro gli Alemanni sconfiggendoli sulle rive del lago di Garda e nel 269 affronta i Goti che sono penetrati in Mesia battendoli a Doberos e a Naisso. Con l'inizio del 270, quando ancora Claudio era impegnato a fronteggiare la minaccia gotica, una nuova invasione tornò a procurare ingenti danni in Rezia e Norico.

Due antoniniani di Claudio II dedicati alla Vittoria dell'Augusto e alla Vittoria sui Goti.

Claudius II Gothicus, September 268 - August or September 270 A.D. Billon antoninianus, RIC V 104, EF, Rome mint, 3.25g, 20.5mm, 0°, 268 - 270 A.D.; obverse IMP C CLAVDIVS AVG, radiate bust right; reverse VICTORIA AVG, Victory standing left, wreath in right, branch in left.

CLAUDIUS II GOTHICUS. 268-270 AD. Antoninianus (3.41 gm). Cyzicus mint. Radiate, draped and cuirassed bust right / VICTORIA-E GOTHIC, captive seated either side of trophy; SPQR. RIC V pt.1, 252; Cohen 308. VF+, grey patina, some silvering. Scarce and popular type.

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Claudio, costretto ad intervenire con grande prontezza, affidò il comando balcanico ad Aureliano, mentre egli stesso si dirigeva a Sirmio, suo quartier generale, da dove poteva meglio controllare ed operare contro i barbari. Ma moriva poco dopo in seguito ad una nuova epidemia di peste scoppiata tra le file del suo esercito.

Un antoniniano commemorativo verso il DIVO CLAVDIO e sotto una copia barbarica della medesima tipologia:

Claudius II Gothicus, September 268 - August or September 270 A.D., Commemorative issued by Quintillus or Aurelian

Bronze antoninianus, RIC V 261, VF, 3.139g, 21.0mm, 180°, 270 A.D.; obverse DIVO CLAVDIO, radiate head right; reverse CONSECRATIO, flaming altar with four panels, each containing pellet; nice for the type, attractive desert patina

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Claudio aveva lasciato ad Aquileia un presidio di truppe al comando del fratello Quintillo, al quale il Senato conferì la carica imperiale. Saputo della morte di Claudio e della nomina di Quintillo, Aureliano concluse rapidamente la guerra contro i Goti in Tracia e nelle Mesie, ponendo fine agli assedi di Anchialus, nei pressi della moderna Pomorie in Bulgaria sul Mar Nero, e di Nicopolis ad Istrum, per accorrere a Sirmio, dove fu acclamato imperatore: a questa notizia Quintillo, che era rimasto ad Aquileia, abbandonato dai suoi stessi soldati, preferì suicidarsi.

Segue:

a ) aureo inneggiante alla concordia dell'esercito (CONCORD EXERC) che come abbiamo visto... fu presto infranta

b ) antoniniano PAX

c ) imitazione barbarica dell' antoniniano PAX

Quintillus, July - September 270

Aureus, Mediolanum circa 270, 4.82 g. IMP C M AVR QVI - NTILLVS AVG Laureate, draped and cuirassed bust r. Rev. CONC - ORD EXER Concordia standing l., holding standard in r. hand and cornucopia in l.; in exergue, T. RIC 1 var. (laureate and draped bust). C 10 var. (laureate and draped bust). H. Huvelin and J. Lafuarie, op. cit. RN 1980, pl. 5, 50-52 (these dies). Vagi 2396. Calicó 3968 (this coin illustrated).

Quintillus. AD 270. Antoninianus (19mm, 3.87 g, 6h). Rome mint, 8th officina. Radiate, draped, and cuirassed bust right / Pax standing facing, head left, holding branch and scepter; H/-//-. RIC V 26. Near EF.

Barbarous Radiates. Late 3rd century AD-5th century AD. Antoninianus (15mm, 3.45 g, 5h). Imitating Quintillus. [...] CL QV[...], radiate head right / Female figure (Pax?) standing left, holding transverse scepter in left hand and flower in right hand. VF.

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Aureliano poté così affrontare l'invasione di quelle popolazioni germaniche che stava interessando l'Italia. I barbari, Alamanni, Marcomanni o Iutungi che fossero (Zosimo e Aurelio Vittore sostengono trattarsi di Alamanni, la Vita Aureliani di Marcomanni, Dexippo di Iutungi mentre l’Epitome non fa nomi), in numero di 40.000 cavalieri e 80.000 fanti avevano superato l’Alto Danubio invadendo la Rezia e il Norico ed erano scesi in Italia attraverso lo Spluga e il Brennero.

Da Dexippo abbiamo la seguente cronaca: Aureliano da Sirmio si portò in Rezia a marce forzate, affrontando i barbari che, alla notizia del suo arrivo, riattraversavano le Alpi: li raggiunse sul Danubio, attese che almeno una metà delle loro forze avesse passato il fiume e poi fece avanzare le sue legioni in assetto da battaglia ed a semicerchio in maniera tale che le ali accerchiarono la retroguardia dei barbari, che furono battuti. I capi degli Jutungi inviarono i loro ambasciatori, affermando che avevano invaso il territorio romano perché non avevano ricevuto il tradizionale tributo in denaro in uso dai tempi di Gallieno e che se Aureliano avesse ripreso nella erogazione del denaro essi non avrebbero più varcato il Limes. La scena descritta da Desippo è la seguente: “Aureliano li accoglie in un campo fortificato Romano, gli ambasciatori entrano nella Via principale decumana, ai loro occhi si trovano dinnanzi i legionari di Roma schierati in assetto di battaglia, gli ufficiali a cavallo, i vessillarii con le insegne e gli stendardi al vento, aquile, lance d’argento ed al termine della via decumana i pretoriani schierati dinanzi ad un palco innalzato, al centro del quale vi era predisposto un trono circondato dai busti in marmo degli imperatori deificati e lui, Aureliano con l’armatura da battaglia ed il manto porpora ad indicarne il grado, servito dai propri sudditi con vassoi di argento contenenti frutta proveniente dalle regioni orientali del suo vasto impero. Aureliano, esibita la manifestazione di forza, respinge gli ambasciatori affermando che è con i cadaveri dei loro commilitoni germani che li avrebbe pagati ora ed in futuro”. In cambio di un loro foedus (trattato solenne vincolante perpetuo di mutua assistenza tra Roma e un'altra popolazione) egli rifiutò compensi che avrebbero reso l'impero tributario dei suoi stessi federati. Poi discese a Roma, per prendere ufficialmente possesso della dignità imperiale dalle mani del Senato.

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Prendendo il potere, Aureliano trovava l’Impero diviso in tre parti: la Gallia e la Britannia, che costituivano l’impero gallo-romano, soggetto a Tetrico, e che si trovava in piena crisi interna e doveva guardarsi dalle incursioni d’oltre Reno delle tribù germaniche; in Oriente, la Siria, l’Asia minore e l’Egitto erano soggette al Regno di Palmira di Zenobia e del figlio Vaballato, e guardavano le frontiere partiche. L’Impero romano propriamente detto era costituito dall’Italia, dai Balcani, dalla Grecia e dalle province africane, Egitto escluso. Aureliano aveva a disposizione 14 legioni e tutta la frontiera danubiana da vigilare da Iutungi, Alamanni, Marcomanni, Quadi, Iazigi, Goti, Alani, Eruli e Roxolani.

Aureliano, pur deciso a ricostituire l’Impero, doveva guadagnare tempo, a causa delle insufficienti risorse militari: egli poteva infatti ricorrere soltanto a un esercito provato da anni di continue campagne. A vigilare l’Impero gallo-romano di Tetrico, che non era in grado di predisporre alcuna politica di espansione, poteva bastare il corpo militare stanziato nella provincia narbonense agli ordini di Giulio Placidiano, ma nei confronti del regno di Palmira, in piena espansione, dovette piegarsi a ricorrere alle concessioni, riconoscendo a Vaballato il possesso delle province orientali, i titoli di Vir consularis, Rex, Imperator e Dux Romanorum e il diritto di battere moneta con la sua effigie sul diritto, mentre sul rovescio appariva quella di Aureliano. In questo modo veniva garantita, almeno formalmente, l’unità dell’Impero, secessione di Tetrico a parte.

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Nel novembre del 270 Aureliano si trovava ancora a Roma, quando si verificò una nuova invasione nelle province della Pannonia superiore ed inferiore che Aureliano aveva sguarnito recandosi in Italia: si trattava questa volta dei Vandali Asdingi, insieme ad alcune bande di Sarmati Iazigi, provenineit dalle terre dell’odierna Ucraina Occidentale. Con abilità e tempismo Aureliano diede ordine ai governatori della regione di fare terra bruciata agli invasori, sottraendo loro viveri, animali e tutto ciò che potesse essere utile ai nemici, accumulando vettovaglie nelle città ed impedendo loro di penetrare nel cuore dell’impero. L’imperatore di Roma con il suo esercito, a ranghi ridotti da secessionisti , carestie, pesti e guerre, rischiò di essere travolto e sommerso dalle ondate dell’orda barbarica, ma la diga romana fondata sulla disciplina ed il coraggio, resse il conflitto. Aureliano costrinse i barbari a fornire in ostaggio molti dei loro figli, oltre ad un contingente di cavalleria ausiliaria di duemila uomini, in cambio del ritorno alle loro terre a nord del Danubio. In cambio concesse ai Vandali ed ai Goti di ritirarsi fino al Danubio senza ostacoli e senza avere i romani da tergo, ma avendo approvvigionamento di viveri. Il rispetto dell’accordo fu tale che quando un corpo di cavalleria di cinquecento uomini si staccò dal grosso dell’esercito in ritirata e si mise a razziare, i capi dei barbari ordinarono che i promotori della spedizione fossero pubblicamente trafitti a colpi di frecce.

AURELIAN. 270-275 AD. AV Aureus (4.87 g, 6h). Mediolanum (Milan) mint. 1st emission, December 270-January 271 AD. IMP C D AVRE-LIANVS AVG, laureate, draped, and cuirassed bust right / PANN-O-NIAE, personification of Pannonia standing half-left, head turned right, wearing mantle and veil over peplos and himation, extending right hand and holding transverse legionary standard in left. RIC V -; BN pl. 75, 40 = MIR 47, 22i (O14/R150) = S. Estiot, "Aurélien : trois monnaies d'or inédites de l'atelier de Milan (270 A.D.)," BSFN vol. 45, no. 1 (January 1990), 7 (same dies); Calicó -; Hunter -; Cohen -. Extremely rare, the second known example.

This extremely rare reverse type, part of Aurelian’s first issue of gold for distribution, manifestly honors the part played by the legions of Pannonia in Aurelian’s election to the purple on the death of Claudius II Gothicus in 270 AD. Aurelian was born of humble parents near Sirmium in Pannonia and at the age of twenty entered the military service, in which, because of exceptional ability and remarkable bodily strength, he acquired the nick-name ‘Manu-ad-Ferrum’. On the suicide of his rival Quintillus in late 270 AD Aurelian became sole ruler and immediately turned his attention to the continuing barbarian invasions. He defeated the Vandals in Pannonia, repulsed a dangerous Alemannic incursion into northern Italy, and then proceeded to Rome to commence the erection of extensive new walls to protect the city from further attacks.

Aurelian. AD 270-275. AV Aureus (5.29 g, 1h). Mediolanum (Milan) mint. 1st emission, AD 270-271. IMP C DOM AVRE-LIANVS AVG, laureate and cuirassed bust right, wearing aegis / FIDE-S M-ILIT, Fides, draped, standing front, head left, holding a military ensign in each hand; S. RIC V 91 var. (bust type); BN pl. 75, 38; MIR 47, 15b; Calicó 4000. EF, traces of deposits, faint hairlines.

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (20mm, 4.29 g, 5h). Mediolanum (Milan) mint, 2nd officina. 1st emission, December AD 270-January 271. IMP AVR E LIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right / DAC IA FELIX, Dacia standing facing, head left, holding staff surmounted by ass’s head and drapery; S. RIC V 108; BN 362 (same obv. die); Venèra 1557. Good VF, brown surfaces. Rare.

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Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (20mm, 4.92 g, 6h). Mediolanum (Milan) mint, 1st officina. 1st emission, December AD 270-January 271. IMP AVRE LIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right / GENIV S ILLV, Genius standing facing, head left, holding patera and cornucopia; signum to right; P. RIC V 110; BN 357; Venèra 1548. VF, brown surfaces. Rare.

Era appena cessata questa minaccia, che una nuova si profilava all'orizzonte all'inizio del 271. Questa volta si trattava di un'importante invasione congiunta di Alemanni, Marcomanni e forse di alcune bande di Iutungi (Desippo (Scythica, frammento 7) parla esplicitamente di una nuova invasione degli Iutungi, che ancora flagellava il suolo italico). Aureliano, anche questa volta, fu costretto ad accorrere in Italia, ora che questi popoli avevano già forzato i passi alpini della Reatia. I cronisti dell’epoca parlano di un’orda di circa 120.000 persone tra civili e soldati. Mediolanum saccheggiata, il sacro suolo italico violato, i barbari si attestarono nella Pianura Padana, Aureliano non perse tempo e si mise in marcia il giorno successivo alla notizia dell’invasione. . Raggiunta la pianura padana a marce forzate percorrendo la via Postumia, fu inizialmente sconfitto dalla coalizione dei barbari nella presso Piacenza, a causa di un'imboscata. Si temette il peggio e l’imperatore fece appello a chi, in ultima istanza, nella sua visione, teneva le sorti dell’Impero, alle Divinitas: su sua proposta, nel gennaio del 271 d.c. il Senato decise di consultare i Libri Sibillini. Roma fu solennemente purificata, si celebrò l’Amburbium, si promisero le Ambarvalia, sacrifici espiatori ebbero luogo nell’Urbe ed in determinati punti dell’Italia, i barbari invasori, secondo i racconti che seguirono, furono intimoriti da apparizioni soprannaturali e dall’intervento diretto degli Dei. Nel prosieguo della campagna, i barbari però, per avidità di bottino, si divisero in numerose bande armate, sparpagliate nel territorio circostante. Aureliano, resosi conto del vantaggio che ne derivava dal poterli affrontare uno per uno separatamente, riuscì a ribaltare le sorti della guerra in Italia ed a batterli prima nella battaglia di Fano, poi nei pressi del fiume Metauro, ed infine sulla strada del ritorno nei pressi di Pavia. Una volta terminata la campagna in Italia, nel dirigersi in Oriente per combattere la regina Zenobia del regno di Palmira, batté Goti e Carpi che gli muovevano contro, ed attraversato il Danubio, uccise il capo dei Goti, un certo Cannabaude, insieme a 5.000 dei suoi armati. Per questi successi il Senato gli conferì l'appellativo di Gothicus maximus.

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (20mm, 4.09 g, 12h). Mediolanum (Milan) mint, 1st officina. 2nd emission, spring AD 271. IMP AVRELIANVS AVG, radiate, draped, and cuirassed bust right / CONC ORD LEGI, Concordia standing facing, head left, holding signum in both hands; P. RIC V 102 var. (unlisted officina); BN 386-8; Venèra 1580-1690. Good VF, brown surfaces.

RIC 170, Estiot 104a, Göbl 211a Binio Obv: IMPCLDOMAVRELIANVSAVG - Radiate, cuirassed bust right.

Rev: FORTVNAREDVX - Fortuna seated left, holding rudder and cornucopia; wheel under chair. Mar-Sep 271 (Siscia).

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (20mm, 3.54 g, 12h). Serdica mint, 2nd officina. 2nd emission, mid-late AD 271. IMP AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right, with shield and spear / IO[VI] CON SER, Aurelian standing right, receiving globe from Jupiter standing left, each holding scepter; P. RIC V 260 var. (bust type); BN p. 391, note e (this coin cited); Venèra 9766 var. (officina); MIR 47, 243/1f(1) = BN supp. 180 (same obv. die). EF, underlying silvering. Very rare.

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (20mm, 3.51 g, 6h). Serdica mint, 1st officina. 2nd emission, mid-late AD 271. Radiate, helmeted, and cuirassed bust left, holding shield and spear over shoulder / Aurelian standing right, receiving globe from Jupiter standing left, each holding scepter; P. RIC V 260; BN p. 390, note c (this coin cited) = BN supp. pl. 82, 178 (this coin). Near VF, light silvering, minor striking weakness. Rare, with only five other examples cited in BN.

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Le recenti invasioni dei barbari che avevano infranto il Limes e violato il sacro suolo italico, rendevano ormai improcrastinabile l’adozione di misure volte a tutelare Roma ed i romani. Aureliano cinse Roma di mura ciclopiche, volitivo come quando si trovava al fronte egli, nel 271 diede inizio ai lavori che vennero ultimati solo dopo la sua morte sotto l’imperio di Probo. La nuova cinta muraria, che inglobava le vecchie mura serviane seguiva grosso modo il percorso di quella daziaria, si estendeva per diciannove chilometri, con mura alte in media sei metri e larghe tre e mezzo, con diciotto porte a uno o due fornici e varie posterule e torri (dopo aver subito numerose ristrutturazioni in epoche successive, sia nell'antichità che in epoca moderna, le mura si presentano oggi in un buono stato di conservazione per la maggior parte del loro tracciato; nell'antichità correvano per circa 19 km, oggi sono lunghe 12,5 km).

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La crescente crisi lungo le frontiere danubiane, oltre alla secessione in Occidente dell'Impero delle Gallie ed in Oriente del Regno di Palmira, costrinse l'imperatore romano Aureliano ad evacuare la provincia delle Tre Dacie, sotto i crescenti colpi da parte soprattutto di Goti (la tribù dei Tervingi) e Carpi, oltre ai Sarmati Iazigi della piana del Tisza. Egli, sgombrando l'area a nord del Danubio, decise di formare tuttavia una nuova Dacia a sud del corso del grande fiume, ritagliando due nuove regioni dalla Mesia inferiore: la Dacia Ripense e la Dacia Mediterranea. Le conseguenze dell'abbandono romano del bacino carpatico generò, non solo nuove tensioni tra Goti e Gepidi (ad oriente), e sarmati Iazigi (ad occidente), venendo le une a contatto con le altre, ma permise di rafforzare le frontiere del medio-basso corso del Danubio con il ritiro di due intere legioni (legio V Macedonica e legio XIII Gemina, posizionate ora ad Oescus e Ratiaria) ed un consistente numero di unità ausiliarie, per un totale complessivo di oltre 45.000 armati.

AURELIAN. 270-275 AD. Aureus (21mm, 4.70 g, 6h). Mediolanum (Milan) mint, 3rd emission, 271-272 AD. IMP C L DOM AVRELIANVS P F AVG, laureate and cuirassed bust right, wearing aegis / V-IRTVS AVG, Mars advancing right, holding spear forward and trophy over left shoulder holding spear; at feet, bound captive seated right. RIC V 15 (Rome) and 182 (Siscia); MIR 47, 127p0 (8) = Calicó 4050 (this coin); cf. BN 424-435; cf. Cohen 269. Superb EF, an exceptionally fine-style portrait.

Ex Hess-Leu 49 (27-28 April 1971), lot 439; H. Osborne O'Hagan Collection (Sotheby, Wilkinson & Hodge, 17 July 1908), lot 663; H. Montagu Collection (Rollin & Feuerdant, 20-28 April 1896), lot 684.

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (19mm, 3.83 g, 6h). Uncertain Balkan mint. 1st emission, 1st phase, late AD 271-mid 272. IMP AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right / VICT ORI A AVG, Victory advancing left, holding wreath and palm branch. RIC V 406; BN -; Venèra 8969-79. EF, underlying silvering.

Aurelian. AD 270-275. Antoninianus (21mm, 3.39 g, 12h). Uncertain Balkan mint. 1st emission, 2nd phase, late AD 271-mid 272. IMP AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right / [CO]NCORDIA MILITVM, Aurelian standing right, clasping hands with Concordia standing left; (dolphin swimming right). RIC V 392 var. (dolphin left); BN -; Venèra 8980 var. (dolphin left); MIR 47, 275/0b var. (same); Rohde 107 var. (same). VF, dark green surfaces, a few light deposits. Very rare and apparently unpublished with dolphin right.

AURELIAN Antoninien 271-272 Pannonia Superior Siscia SINGLE billon (21.5 mm, 2.78 g, 12h)

Obverse: IM-P in April [E] L [iA] NVS AVG heroic bust of Aurelian struck on the right, the right shoulder bare, draped over the shoulder, holding his left hand a haste, the tip back on the left shoulder, viewed from three quarters ahead (B9 var)

Reverse: IOVI-CONSERV ATOR / S * -|-// lauré Aurelian in military dress, standing right, holding a scepter in his left hand and receiving the right hand a globe that shows him naked Jupiter, standing left, deployed with his cloak behind him, holding a scepter in his left hand

Ref: C - RIC.225 var. LV-Göbl .- The Venera. II.1 / -

Pedigree: This copy is from ROME X, No. 568

Grade: VF

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A partire dallo stesso Claudio il Gotico, ma soprattutto con il successore, Aureliano, l’ideale unitario dell’Impero romano poté concretizzarsi con la sconfitta prima di Zenobia e Vaballato in Oriente (regno di Palmira) nel 272 e poi di Tetrico in Occidente (Impero delle Gallie) nel 274 al termine della battaglia presso i Campi Catalauni.

Per quanto concerne Tetrico e Aureliano, per evitare inutili ripetizioni, vi invito a vedere la sezione specifica su Tetrico nella precedente discussione “ Imperatori militari” di G.Pittini

Per Odenato, Zenobia, Vallabato e Aureliano per evitare di prolungare eccessivamente la discussione attuale, aprirò un'ulteriore discussione specifica in seguito.

Modificato da Illyricum65
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Nell'anno 274 Aureliano introdusse a Roma il culto del Sol Invictus, cercando di imporlo come culto di stato, e riferì che la vittoria era stata resa possibile (oltre all’aiuto dallo schierarsi della città-Stato siriana Emesa a fianco dell'esercito romano in un momento di sbandamento delle milizie, n.d.r.) grazie anche all’intervento del dio: disse di aver avuto, all’approssimarsi della battaglia decisiva, la visione benaugurante del dio Sole, venerato ad Emesa.

Edifica quindi un santuario (situato nel Campus Agrippae, l'attuale piazza San Silvestro) dedicato a questa divinità sulle pendici del Quirinale e crea un nuovo corpo di sacerdoti (pontifex solis invicti). Inoltre proclama (per la prima volta in Occidente) il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo dio: il Dies Natalis Solis Invicti. Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l'iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba. L'imperatore stesso si dichiarò suo supremo sacerdote, e che il potere gli fosse stato concesso direttamente da esso, inaugurando così la quasi bimillenaria formula dei re che stanno sul trono per grazia di Dio. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.

Sotto, lastra con scena di Mitra Tauroctono e rappresentazioni di Sol radiato.

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Alcune monete recentemente scoperte mostrano Sol con la leggenda SOL DOMINVS IMPERII ROMANI (il dio del sole, sovrano dell'Impero Romano). In questo modo l'imperatore si è presentato come il più alto sacerdote del nuovo dio. Questa visione della religione era completamente nuova per Roma.

Aurelian, 270-275 AD, As, Æ 8.35 g. SOL DOMINVS IMPERI ROMANI Bare-headed and draped bust of Sol r. Rev. AVRELIANVS AVG CONS Emperor standing l., sacrificing with patera over altar and holding sceptre. C 16. RIC 319. Göbl pl. 81, 248 (these dies). Kent-Hirmer pl. 139, 532.

Extremely rare. Brown patina gently smoothed on reverse, otherwise extremely fine

This coin is remarkable for many reasons, principally because it does not share a feature common to almost every Roman coin of the third century – an imperial portrait on the obverse. Instead we have the portrait of the sun-god Sol, with the emperor being represented by a standing figure on the reverse. Considering the character of Aurelian’s reign, however, this should not surprise us, as he did much to cultivate the universal worship of Sol.

On his coinage Aurelian associated himself with the sun-god, even to the point of adopting the title invictus (‘unconquered’), in the same manner as it was generically applied to Sol. Aurelian also adopted the title Deus et Dominus (‘god and lord’), which is reflected in this obverse inscription SOL DOMINVS IMPERI DOMINI, in which Sol is described as the “lord of the Roman Empire”. We may go further still in identifying Aurelian’s desire to link himself with the sun-god by noting that the reverse inscription, AVRELIANVS AVG CONS, in the context of this issue identifies Sol as his preserver.

Three issues of bronzes are known with the portrait of Sol on the obverse and this same reverse type. They are securely dateable to c. 274 because their style and fabric are identical to the regular-issue bronzes that initially (and briefly) emerged as part of Aurelian’s monetary reform of that year. Yet their great rarity and unusual character suggest they were struck for distribution on a special occasion. Almost without it was almost undoubtedly the dedication in 274 of the Templum Solis, a massive temple of the sun-god built along the Via Flaminia, not far from the Mausoleum of Augustus and the camp of the Praetorian Guards. Its lavish construction was second only in importance to the building of the circuit wall around Rome which Aurelian had begun.

The scene of Aurelian on the reverse, pouring a libation, must be seen to represent the most solemn moment of the dedication, which the emperor, as pontifex maximus, would have performed in person. This would have occurred at the peak moment of Aurelian’s career: his return to Rome in 274 for a magnificent triumph after he defeated both the Palmyrene and Romano-Gallic rulers, by which he united the empire.

The mint for these and all bronzes of Aurelian has usually been described as Serdica, but many scholars, including Kent, rightly identify them as products of the Rome mint. The denomination is also somewhat of a mystery, and were it not for the fact that Aurelian was concurrently striking regular-issue bronzes of this weight and module, one would not hesitate to describe them as medallions. Instead, it is probably best to see them as exceptional issues within a new bronze coinage that emerged from Aurelian’s monetary reform of 274. Traditionally they have been described as asses because their appearance is similar to the last true asses struck during under Valerian and Gallienus, however most recent scholarship identifies them as reduced sestertii since inflation had rendered the as an irrelevant denomination, yet the sestertius still remained as the acknowledged unit of accounting.

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Come più tardi Costantino I con il Cristianesimo, Aureliano vedeva nell'adozione del culto del Sol Invictus un forte elemento di coesione culturale e politica dell'Impero, dato che, in varie forme, il culto del Sole era già presente in molte regioni dell'impero, dall'Egitto all'Anatolia, tra le popolazioni celtiche e quelle arabiche, tra i Greci e gli stessi Romani. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.

Infine Aureliano ordinò che il primo giorno della settimana fosse dedicato al dio Sole, chiamandolo Dies Solis, cioè appunto "giorno del sole".Successivamente, nel 383 Teodosio I avendo proibito tutti gli altri culti all'infuori del Cristianesimo, decretò che il nome del giorno venisse cambiato in Dies Dominicus; tuttavia, nel nord Europa, rimase la denominazione decisa da Aureliano, da cui derivarono il Sontag tedesco ed il Sunday inglese.

Antoniniano dedicato al Sol Invictus:

Aurelian 270-275

Antoninian (4.05 g), Ticinum. Av. AVRELIANVS AVG IMP C, armored bust right aureole. Rv. SOLI INVICTO, Sol stands left between two captives, left star. RIC 154, C: 234;.

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Preoccupato per gli intrighi del Senato, che tentava con ogni mezzo di riacquistare l'antico potere perso a favore dell'elemento militare, Aureliano cercò in tutti i modi di accentrare il potere nelle sue mani anche prendendo a pretesto le reali condizioni di corruzione, malversazione e disservizio nei quali versavano la maggior parte dei pubblici uffici, zecca inclusa. E proprio mentre si apprestava ad indagare e punire i reati commessi in relazione alla coniazione delle monete d'argento, ebbe luogo una gravissima sollevazione popolare (274) probabilmente sobillata dagli stessi funzionari della zecca che temevano di essere puniti e che fu domata con molte difficoltà.

Malgrado le oggettive difficoltà interne, egli non volle perdere di vista l'ormai secolare "problema partico" e verso la fine dell'estate del 275, si apprestò a preparare una spedizione contro i Sasanidi. Raccolto un forte esercito, era ormai nelle vicinanze di Bisanzio dove la flotta avrebbe dovuto trasbordarli dall'altra parte del Bosforo, quando fu assassinato da uno dei suoi segretari, per vendetta privata. L'assassinio dell'imperatore Aureliano produsse in tutto l'impero profondo cordoglio, ma anche scatenò, lungo i confini settentrionali, nuovi assalti da parte dei barbari.

Aurelian, August or September 270 - October or November 275 A.D., Roman Provincial Egypt

Billon tetradrachm, Curtis 1766, Milne 4367, BMC 2358, F, Alexandria mint, 8.9g, 20.1mm, 0°, 29 Aug 271 - 28 Aug 272 A.D.; obverse AΥT K Λ Δ AΥΡHΛIANOC CEB, laureate, draped and cuirassed bust right; reverse L-Γ (year 3), eagle standing left head turned back, wreath in beak.

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Infine ancora due sesterzi e un asse (notate la testa radiata di Sol tra i due coniugi nelle ultime due monete):

RIC 1, Göbl 143 Sestertius Obv: IMPAVRELIANVSAVG - Radiate, cuirassed bust right. Rev: SEVERINAAVG - Severina draped bust right. 274 (Rome).

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Aurelian. AD 270-275. Æ Sestertius (26mm, 8.75 g, 1h). Rome mint. 11th emission, AD 275. Laureate and cuirassed bust right / Aurelian and Severina clasping hands; in field above them, radiate head of Sol. RIC V 80 (As); BN 299-300 (As). VF, green patina.

RIC 80 AE As Obv: IMPAVRELIANVSAVG - Laureate, cuirassed bust. Rev: CONCORDIAAVG - Aurelian standing left on right, shaking hands with Severina to left; Sol’s radiate bust above and between them.

Perché queste ultime monete? Per introdurre la moglie Severina che non fu una “semplicemente” la “First Lady, usando un termine attuale...

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Ulpia Severina

Ulpia Severina è stata la moglie dell'imperatore romano Aureliano e augusta dell'Impero romano dal 274 al 275.

La sua esistenza è attestata dalla numismatica e dall'epigrafia, mentre non viene citata dalle fonti letterarie. Le venne conferito il titolo di mater castrorum et senatus et patriae, tipico delle influenti donne della dinastia dei Severi. Esiste la possibilità che fosse la figlia chiamata Severina dell'imperatore Filippo l'Arabo e di Marcia Otacilia Severa. Il titolo di augusta le venne probabilmente conferito nell'autunno 274, in quanto tutte le iscrizioni che lo riportano sono successive a quella data, mentre precedentemente è attestato il titolo pia, e le monete coniate a suo nome sono successive all'inizio del sesto anno di regno del marito.

Esiste la possibilità che Severina abbia regnato da sola nell'"interregno" tra la morte di Aureliano e l'elezione di Marco Claudio Tacito: in tal caso sarebbe l'unica imperatrice romana a governare di proprio diritto. Tale ipotesi è supportata dalla profusione di monete coniate a suo nome e databili all'ultimo anno di vita di Aureliano, dall'utilizzo della legenda CONCORDIA AVG invece di quella più tipica per due imperatori (CONCORDIA AVGG), e per la presenza su alcune monete coniate ad Antiochia di simboli di zecca usati da Tacito ma non da Aureliano.

SEVERINA

As; 9.59 g.

Obv. SEVERI-NA AVG Draped and diademed bust r., hair in the back in plait and tied up on top of head. Rev. IVNO RE-GINA / Z Juno, draped, veiled and diademed standing facing, head turned l., holding long scepter in her l. hand, patera in her outstretched r. hand; at her feet, peacock standing l., head turned towards patera to catch drops flowing out of patera.

Scarce. Fully centered on large flan. Excellent green patina, slightly smoothed.

Severina. Augusta, AD 270-275. Antoninianus (22mm, 4.38 g, 5h). Rome mint, 5th officina. 10th emission, AD 275. Draped bust right, wearing stephane, set on crescent / Concordia standing facing, holding two signa; E//XXIR. RIC V 4; BN 231. EF, good silvering, hairline flan crack.

Severina. Augusta, AD 270-275. Antoninianus (21mm, 3.27 g, 12h). Ticinum mint, 5th officina. 4th emission, AD 274. Diademed and draped bust right, set on crescent / Fides standing right, holding two signa, and Sol standing left, extending arm and holding globe; UXXT. RIC V 9; BN 644. Near VF, brown patina, minor porosity.

Spero di avervi interessato con questo tema.

Ciao

Illyricum

:)

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DE GREGE EPICURI

Trovo un po' agghiacciante quella "contabilità degli uccisi", ma credo dipenda dalla sensibilità di noi moderni; gli antichi erano ben diversi. E' invece molto interessante tutto il discorso del SOL INVICTUS (che diventerà con altri imperatori SOLI INVICTO COMITI); e non è poi così assurdo che ritenessero anche i cristiani adoratori del sole. Sono i primi passi verso un sostanziale monoteismo, che si diffondeva già dal 2° secolo.

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DE GREGE EPICURI

Ho trovato nel mio archivio questa moneta, che dimostra come non venisse celebrato esclusivamente il Sole, ma anche le altre divinità classiche, specie quelle guerresche: ecco un MARS INVICTUS. E poi c'è la FORTUNA REDUX, ecc. ecc.

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Buonasera a tutti.

Volevo postare questa moneta che attendevo da molto e adesso sono finalmente riuscito ad acquistare.

Non é in gran stato ma é pur sempre l'asse di aureliano.

Al rovescio Aureliano e Severina che si stringono la mano in un gesto di concordia, lo spirito della comunità e dell'armonia, con al centro tra i due il Dio sole.

Ciao:

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