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IGNORED

MONETE MEDIOEVALI DA RITROVARE.


chievolan

Risposte migliori

Documenti dell'epoca (documenti di zecca, atti dei camerari, atti notarili, manoscritti vari, ....) hanno a volte citato e descritto monete di cui nessun esemplare è attualmente noto.

Monete forse ritirate e rifuse, o coniate in piccolo numero, o benchè coniate in numero elevato per il loro scarso valore non sono mai state tesaurizzate e per malasorte di esse nessun esemplare è mai stato rinvenuto.

Forse alcune sono dimenticate nello scantinato di un museo, forse alcune sono presenti in qualche collezione mai studiata, o in cassetti o in scatoline in possesso di persone digiune di numismatica.

Forse qualche scavo archeologico fortunato le riporterà alla luce e alla nostra conoscenza.

Ne parliamo? Facciamo un elenco delle monete "non pervenute" di cui siamo a conoscenza per le varie zecche italiane medioevali? Citando i testi che ne fanno riferimento?

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1. AQUILEIA: Il Fiorino d'oro di Ludovico II (1412-1420).

Cito da G.Bernardi,Monetazione del Patriarcato di Aquileia. pagg.54-55: "La notizia che fiorini d'oro patriarcali siano esistiti negli ultimi anni del Patriarca Lodovico di Tech si ricava dai registri dei camerarii del comune di udine, nei quali, in date tra l'aprile e l'agosto 1419 viene fatta ripetuta menzione di 'floreni aquilegenses seu patriarchales' con una quotazione leggermente inferiore a quella del ducato veneziano e dell'ongaro.

(....omissis...) Dal contesto delle note appare chiaro che non si trattava di monete di conto, ma che questi fiorini patriarcali realmente esistevano e passavano di mano in mano. che ce ne fossero pochissimi anche allora si desume dall'esiguità dei pezzi trattati: venti al massimo, mentre quando le cifre sono in ducati veneziani si parla a volte anche di migliaia di pezzi, Quanto all'aspetto esteriore, poichè si parla costantemente di 'floreni patriarchales', è da immaginare che somiglissero, su una faccia o sull'altra, ai fiorini di Firenze, come moltissime monete auree tedesche di quell'epoca."

Le note dei camerarii udinesi sono state raccolte e copioate nel '700 da Carlo Fabrizi in un manoscritto; leggiamone alcune come esempio:

16.Luglio 1419 ..."...Ducatus auri duos in ratione soldorum CXII pro singulo et Florenos Aquilegenses quatuor in ratione soldorum CIIII pro singulo".

20.Giugno 1419 ... "... Florenos Aquilegenses, seu Patriarchales Viginti in ratione soldorum CX pro singulo."

Ludovico di Tech, ultimo patriarca, ha probabilmente coniato monete d'oro in quegli ultimi anni (Il riconoscimento papale quale patriarca oltrettutto gli era venuto solo nel febbraio 1418) perchè il denaro aquileiese (allora chiamato soldo) era svalutato e non ben accetto. Nel 1420 lo Stato del Friuli è stato conquistato da Venezia.

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2. AQUILEIA: Piccolo di Nicolò (1350-1358).

3. AQUILEIA: Piccolo di Ludovico I (1359-1365).

Certamente questi patriarchi hanno coniato piccoli, come i patriarchi prima e dopo di loro, ma purtroppo per quanto ne so non ne sono stati ancora ritrovati.

G. Bernardi, fiducioso in un loro ritrovamento, ha lasciato due numeri liberi nel suo catalogo, per loro.

4. AQUILEIA: Bertrando (1334-1350) Serie di monete "col giglio in petto all'aquila".

L'Abate Bianchi Giuseppe in un manoscritto che è presso la Biblioteca Civica di Udine, ha trascritto e raccolto molti documenti sotto il titolo "Documenti per la storia del Friuli dal 1200 al 1400.

Riporto da G. Bernardi, op. cit., pag 200: 1340.ottobre 17.Bertrando patriarca concede a Lenzo lamberti di coniare in Firenze monete aquileiesi, ...omissis.... La moneta sia del conio della presente moneta patriarcale ponendo un giglio nel petto dell'aquila per distinguerla."

Si fecero coniare 216 Doppi denari, 432 Denari, 864 Mezzi denari, 792 Piccoli.

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5. AQUILEIA: GROSSI di Gregorio di Montelongo (1251-1269).

Giangiuseppe Liruti, in Della Moneta propria, e forastiera ch'ebbe corso nel Ducato di Friuli, del 1749, a pag 73, dice "Noi veramente non abbiamo di questi Grossi, coniati sottode' nostri Patriarchi, se non di Bertrando, ma pare, che anco prima di lui, ne' tempi del Montelongo se ne siano improntati. Attesochè da Carta 27. Maggio, descritta dal Protocollo dell'anno 1273 del mentovato Nibissio Notajo di Gemona ne' miei Apogr. nu. 74 vengono Denari grossi unitamente agli ordinarj, e semplici, ed ai Piccoli nominati, come moneta tutta di un Principe, cioè Aquilejese, in certo promesso pagamento: ' promisit dare, & solvere Nicolao Basadonne de Glemona & c. III Marchas Denariorum Aquilegensium in Denariis Grossis, vel Denariis argenteis aut in Pizulinis & c. '. Nè posso credere, che d'altri Grossi, o Veneziani, o d'altro Principe, s'intenda questa Carta, perchè si parla cumulatamente di tutte tre quelle sorti di monete, e senza dubbio i piccoli, e i Denari d'argento erano, e si debbono intendere per Aquilejesi, senzachè quando Carte s'incontrano, che di Grossi Veneziani intendino, quelli col loro distintivo appunto di Veneziani gli esprimono chiaramente, come a migliaja di volte mi è accaduto vedere."

Dunque, abbiamo visto che il documento è del 27.05.1273; gli unici Grossi che conosciamo (Rarissimi, ci sono pervenuti pochissimi esemplari) sono quelli di Bertrando (1334-1350); Gregorio fu patriarca dal 1251 al 1269, dopo di lui ci fu un periodo di interregno di quattro anni (dall'8 settembre 1269, giorno della morte di Gregorio, al 21 dicembre 1273, quando si insediò Raimondo (1273-1298).

Anche il Bernardi, che pur non commenta nel suo libro quel passo del Liruti ne parla di questi possibili Grossi, cita a pag 198 per l'anno 1297: "Sono citati grossi, nei libri de' camerarii del Comune di Udine, moneta corrente del valore di veronesi 32"; viene fatto riferimento al manoscritto n.599 presso la Biblioteca Civica di Udine, di C.Fabrizi: Atti e documenti.

Noto per altro la stranezza del valore di 32 denari piccoli veronesi per un grosso , visto che in quel periodo "....ad monetam Aquilegiae computato denario Aquilegensi pro quatuordecim Veronensibus (1276)".

La possibilità che fossero esistiti questi Grossi è interessante.

Modificato da chievolan
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Argomento veramente interessante , chievolan !

Per quanto riguarda il Centro Italia posso segnalare , in base alle fonti delle liste monetarie di alcune "PRATICHE" di mercatura di Pegolotti e Acciaiuoli , alcune tipologie di monete segnalate ma ancora sconosciute : i Romanini d'oro , apparentemente coniati nella seconda metà del duecento ; i Fiorini di Perugia ( lista Camaiani del quattrocento ) ; il denaro di Santa Fiora ( lista Columbia 1280 circa ) ; denaro Crapalichese ?? .

Molto lavoro deve essere ancora fatto nel confrontare fonti scritte e monete .

A presto

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Per Venezia si è ritrovato il denaro di Andrea Contarini... ma non era citato dalle fonti, se ben mi risulta.

E tra l'altro teniamo conto che le fonti scritte sono da interpretare correttamente, altrimenti ci portano fuori strada. Se ben ricordo i denari ''cortonesi'' erano in realtà di Arezzo... Adolfos spero confermerà. :unsure:

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Per Venezia si è ritrovato il denaro di Andrea Contarini... ma non era citato dalle fonti, se ben mi risulta.

E tra l'altro teniamo conto che le fonti scritte sono da interpretare correttamente, altrimenti ci portano fuori strada. Se ben ricordo i denari ''cortonesi'' erano in realtà di Arezzo... Adolfos spero confermerà. :unsure:

Ciao Arka

L'esegesi dei documenti scritti ha fatto grandi progressi in questi ultimi anni . Il territorio italiano nei secoli XII e XII è il più rappresentato dalle fonti scritte in Europa . Chiaramente vanno confrontati con riscontri numismatici effettivi , come da te evidenziato per il denaro Contarini.Riguardo il cortonese dici bene . Anche se la questione rimane aperta , almeno in parte .

Saluti a tutti

Modificato da adolfos
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Per Milano,è bella la storia del fiorino d'oro milanese di Azzone Visconti-1329-1339;del fiorino d'oro,di cui risulterebbe un "unicum" studiato da E.Bernareggi,"Una moneta d'oro inedita di Milano": il fiorino di Azzone Visconti"e riportata anche nel Crippa con dovizia di particolari ,è una moneta che riporta al dritto il giglio di Firenze,a chiara imitazione del fiorino toscano ,quasi volesse confondersi con esso,e sul rovescio S.Ambrogio ,mitrato e nimbato in piedi.

Pare che Azzone decise per far fronte alle ingenti spese dovute alle continue guerre di coniare una moneta d'oro,una moneta che poteva andare bene sia per il mercato locale che estero,la scelta cadde su una imitazione di quella che era in quel momento la moneta del momento ,moneta che poteva entrare anche nei mercati internazionali.

In realtà fu quasi sicuramente una coniazione limitatissima,quasi di prova,infatti risulta un solo esemplare disponibile e ritrovato;dopo tale espediente,evidentemente non riuscito e abbandonato,saranno i suoi successori Luchino e Giovanni Visconti a emettere monete d'oro con caratteri originali e identificativi della citta' di Milano,avremo il fiorino con la biscia e il mezzo Ambrisino d'oro che diventerà una moneta simbolo milanese.

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toscana:

Cortona tremisse longobardo attribuito in via dubitativa

D\ FLAVIA9TVNA nel campo punto con attorno sei foglie?a formare rosetta? stella?fiore?

R\ VIVIVIVIVIVIVIVIV croce potenziata

descrizione fatta da KUNZ ( 1869,p77,nota 1 )presente in VANNI ( 2005,p7 )MIR toscana zecche minori p26

per la stessa zecca esistono altre monete attribuite in modo dubitativo gia dal 1582 (VANNI 2005 p 10-11)

è documentata l'esistenza di grossi in argento dal 1277 (SELLA 1952 p 482) lista delle monete DATINIANA e di LIPPO di FEDE (TRAVAINI 2003)

di seguito una vecchia discussione

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Awards

Ciao a tutti confermo quanto detto da ARKA , piccolo Andrea Contarini D/ (+AND6T DVX) R/(+SAN MARCVS) zecca di Venezia.

Per la zecca di Merano fino a qualche anno fa non risultava conosciuto il piccolo (Berner) di Alberto III D/ (AL-BE-RT-VS)doppia croce, R(Aquila) Rizzolli M502a pag.515.Sempre per zecca di Merano come il precedente è nuovo il piccolo (Berner) di Federico tasca vuota D/(FR-DR-RI-CUS)doppia croce R(Aquila)Rizzolli M 556 pag. 534.Molto probabilmente anche Sigismondo il ricco fece piccoli di questo tipo, al momento non ne sono noti.Il Rizzolli ipotizza che M579 pag.541 potrebbe corrispondere al piccolo di Sigismondo, ma differisce dalla serie" doppia croce, aquila" per la mancanza del nome SIG-ISM-VND-VS.

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