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Inizio utilizzo di lettere gotiche nelle legende


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Quindi la coniazione di una moneta aurea potrebbe essere avvenuta a Genova probabilmente poco prima rispetto a Firenze, e all'inizio con un maggior investimento (Genova conia da subito diversi nominali, con un proprio sistema monet. aureo etc…) > ma secondo me non è importante stabilire chi lo fa poco prima o poco dopo, ma il perché di certe scelte monetarie ed il perché proprio in un certo momento, che mi pare concentrato e specifico alla metà del XIII secolo.

La domanda è interessante e dalla risposta (per me) tutt'altro che scontata. Mi chiedo - ma è una domanda a cui non so rispondere, si tratta piuttosto di un argomento di discussione che butto sul tavolo - se ci siano collegamenti con la situazione politica e commerciale a Costantinopoli. Attorno al 1250 l'hyperpyron era battuto solo a Nicea, mentre l'area Egea era dominata dal grosso di Venezia: l'hyperpyron era però una moneta molto utilizzata, fosse solo anche come unità di conto. Genova aveva ambizioni commerciali forti nell'Egeo, e queste andavano a contrastare lo strapotere veneziano (i bizantini giocarono spesso sulla rivalità fra le due città marinare): la moneta d'oro fu forse il tentativo genovese di entrare nell'area monetaria egea con una moneta nuova che andasse a sostituirsi all'hyperpyron nei commerci?

Confesso di non conoscere con sufficiente profondità l'argomento per sapere se la mia idea sia senza fondamento oppure no, quindi mi rimetto a chi ne sa più di me!

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Quindi la coniazione di una moneta aurea potrebbe essere avvenuta a Genova probabilmente poco prima rispetto a Firenze, e all'inizio con un maggior investimento (Genova conia da subito diversi nominali, con un proprio sistema monet. aureo etc…) > ma secondo me non è importante stabilire chi lo fa poco prima o poco dopo, ma il perché di certe scelte monetarie ed il perché proprio in un certo momento, che mi pare concentrato e specifico alla metà del XIII secolo.

La domanda è interessante e dalla risposta (per me) tutt'altro che scontata. Mi chiedo - ma è una domanda a cui non so rispondere, si tratta piuttosto di un argomento di discussione che butto sul tavolo - se ci siano collegamenti con la situazione politica e commerciale a Costantinopoli. Attorno al 1250 l'hyperpyron era battuto solo a Nicea, mentre l'area Egea era dominata dal grosso di Venezia: l'hyperpyron era però una moneta molto utilizzata, fosse solo anche come unità di conto. Genova aveva ambizioni commerciali forti nell'Egeo, e queste andavano a contrastare lo strapotere veneziano (i bizantini giocarono spesso sulla rivalità fra le due città marinare): la moneta d'oro fu forse il tentativo genovese di entrare nell'area monetaria egea con una moneta nuova che andasse a sostituirsi all'hyperpyron nei commerci?

Confesso di non conoscere con sufficiente profondità l'argomento per sapere se la mia idea sia senza fondamento oppure no, quindi mi rimetto a chi ne sa più di me!

Ne parla l'Astengo nella sua pubblicazione in risposta al Lopez. Il commercio aveva bisogno di una moneta aurea, perché (se ricordo bene, da Alessio I in poi) la moneta bizantina godeva sempre meno di fiducia, tant'è che veniva "annusata" per capire se conteneva troppo rame...

Io la butto lì... ma è solo un'opinione basata su 0 fatti documentali. Ma il genovino CIVITAS IANVA con minore fino e minore peso avrebbe potuto inserirsi in un discorso molto ampio (almeno nelle intenzioni di Guglielmo Boccanegra) con il Trattato di Ninfeo (1261), trattato che di fatto apriva le porte commerciali dell'Impero Bizantino.

Le cose poi non andarono come forse aveva in testa il Boccanegra... ma è vero che comunque Genova ebbe grandi benefici nonostante la forte opposizione interna.

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Un'ultima domanda a Monbalda (poi mi fermo ........un po') : leggo da Roberto S. Lopez "Storia delle colonie genovesi nel mediterraneo"

" ... tra il 1154 e il 1164 dagli atti di un solo nataio genovese risultano investimenti di capitali per il commercio con la Siria per più di 10.000 lire genovine....."

Che cos'erano? Solo valuta "straniera", solo "unità di conto", solo valore di merci? oppure semplificazione dell'autore per rendere l'idea, visto che la zecca era ancora "minorenne" o poco più?

Ovviamente erano unità di conto, che si rifacevano alla "lira" , unità di riferimento metrologico di base della monetazione, ma non ancora monetata (occorrerà aspettare il XV secolo!)

Documenti notarili e non dell'epoca esprimevano spessissimo valori in monete di conto. In antichità si faceva spessisimo riferimenti a talenti e mine senza che questi venissero mai monetati.

Più interessante sarebbe saepre il perche del riferimento a lira "genovina" , e se questa avesse un peso differente dalla lira di conto normalmente usata.

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Più interessante sarebbe saepre il perche del riferimento a lira "genovina" , e se questa avesse un peso differente dalla lira di conto normalmente usata.

Direi di sì. Perché Genova faceva riferimento ad una libbra diversa da altre città.

MISURE Dl PESO

1 libbra mercantile bolognese, di 12 once = 0,362 kg

1 libbra fiorentina, di 12 once = 0,3395 kg

1 libbra genovese, di 12 once = 0,317 kg

1 libbra siciliana, di 12 once = 0,317 kg

1 libbra grossa milanese, di 28 once = 0,763 kg

1 libbra piccola milanese, di 12 once = 0,326 kg

1 libbra napoletana, di 12 once = 0,321 kg

1 libbra romana, di 12 once = 0,339 kg

1 libbra torinese, di 12 once = 0,369 kg

1 libbra grossa veneziana, di 12 once = 0,477 kg

1 libbra sottile veneziana, = 0,301 kg

1 rotolo napoletano = 0,891 kg

1 cantaro siciliano, di 100 rotoli = 79,34 kg

http://www.archivi.beniculturali.it/tools/DGA-misurazione/

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........ che si rifacevano alla "lira" , unità di riferimento metrologico di base della monetazione, ma non ancora monetata (occorrerà aspettare il XV secolo!)

........

Permettetemi un'uscita fuori tema:

eccola la prima lira monetata genovese (Gian Galeazzo Maria Sforza 1488-1494), ve la presento perché è entrata a tener compagnia alle sorelle più vecchie di cui discutiamo solo la settimana scorsa .... e tutte hanno fatto una gran festa.

Era troppo invitante il riferimento che ha fatto numa-numa, scusate e riprendiamo la discussione che mi fa rispolverare vecchi libri che avevo messo in disparte e mi "intriga" particolarmente.

post-9750-0-07026200-1296386449_thumb.jp

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Cari amici

ho seguito la vostra discussione in religioso silenzio . Anche perchè , sinceramente , non avrei potuto contribuire con interventi utili nel proseguimento dell'argomento . Mi complimento con tutti voi : veramente è un grande piacere leggervi. Tuttavia , considerato che dopo la tempesta ora sembra scesa la quiete (apparente :)) vorrei chiedervi qualcosa che ancora non ho ben chiara nella mente : La moneta di conto come deve essere considerata ? Moneta effettiva o unità astratta ? Non voglio distrarvi da quelli che sono gli scopi reali della discussione . Avrei potuto aprire una nuova discussione ma visto che siete tutti quì , o quasi , ne approfitto :D

Cordiali saluti a tutti

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x adolfos qualche appunto interessante: http://www.lamoneta....post__p__302010

Grazie fra , ora è più chiaro anche se qualche dubbio mi rimane . Eventualmente ne riparleremo in momenti più indicati .

Ciao ;)

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x adolfos qualche appunto interessante: http://www.lamoneta....post__p__302010

Grazie fra , ora è più chiaro anche se qualche dubbio mi rimane . Eventualmente ne riparleremo in momenti più indicati .

Ciao ;)

Se non lo hai ancora letto ti consiglio il libro della Prof.ssa Travaini "Monete, Mercanti e Matematica".

Comunque le monete di conto sono sempre unità astratte.

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x adolfos qualche appunto interessante: http://www.lamoneta....post__p__302010

Grazie fra , ora è più chiaro anche se qualche dubbio mi rimane . Eventualmente ne riparleremo in momenti più indicati .

Ciao ;)

Se non lo hai ancora letto ti consiglio il libro della Prof.ssa Travaini "Monete, Mercanti e Matematica".

Comunque le monete di conto sono sempre unità astratte.

Ordinato adesso ;)

ciao e grazie

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Bene, sono state sollevate molte questioni interessanti e...complesse.

Purtroppo sono più indietro del previsto con un altro lavoro (monete sop. tardo-imperiali ) che devo consegnare in questi giorni, per cui mi limiterò a rispondere al primo quesito posto da Dizzeta.

volevo incominciare con i quartari: Perchè Pesce e Lunardi nell'articolo sulle monete Bonifacine (Conferenza della FAGET, Portovecchio 11/12/1982) dicono: "....E quasi certo che ci fu a Genova, e a Bonifacio, una circolazione simultanea di quartari dei diversi tipi, evidentemente, a partire dal1250.....dallo studio di quasi un centinaio di monete ritrovate in Corsica nel corso di scavi effettuati a Cabrini, Chiumi, Luri, Sagri Sant'Amanza e Santa Degna.... 3 su 4 sono genovesi e un po' meno della metà è costituita da denari Ianva ma interessanti sono 15 pezzi che costituiscono un interesse particolare: quartari sovracconiati di cui 11 del I tipo (castello e croce), 2 del III tipo (grifo e QVARTARO), altri 2 di cui non è specificato il tipo."

la datazione di questi ritrovamenti è indicata così:

"L'insieme delle monete descritte potrebbe quindi essere il riflesso di un'unico episodio di monetazione corsa del medioevo, avvenuto a Bonifacio nei primi 20 anni del XIV secolo."

Hanno sbagliato di un secolo? E' stato considerato questo ritrovamento?

Questo ritrovamento è stato considerato nei miei studi come attestazione generica, perchè se leggi bene l'articolo si capisce che la datazione è praticamente "supposta" in base a quello che all'epoca si conosceva dei quartari, ovvero poiché si trattava di un gruppi quartari di I tipo (o al castello) e di quartari con il grifo sovracconiati con insegne corse/bonifacine, vi si riteneva sic et nunc che questi tipi di quartari genovesi avessero "evidentemente avuto circolazione in Corsica dal 1250" (p. 118), pensando che il I tipo fosse coevo ai primi denari (seguendo in questo Desimoni) e quelli con il grifo databili alla metà del secolo, per la notizia che nel 1222 c'era un sigillo genovese riportante il grifo (p. 117).

Purtroppo ho chiesto a M.me Mazel ed ai colleghi corsi della FAGEC gli scorsi anni, in occasione di soggiorni di studio e di lavoro in Corsica, ma questi ritrovamenti non sono avvenuti in contesti stratigrafici chiusi e ricostruibili e quindi diversamente databili, se non per le associazioni di monete stesse presenti. Da qui una datazione tutta "interna", che nel caso che tu menzioni non può essere di utilità, visto che si tratta solo di quartari per quanto riconiati o rimarcati.

Per la cronologia dei quartari quindi mi sono affidata soprattutto a monete provenienti da scavi archeologici con stratificazioni chiuse e databili che per fortuna si hanno a disposzione un poco lungo tutto l'arco alto-tirrenico, dalla Liguria alla Toscana ed anche in Sicilia.

A questo punto per chi non conoscesse il problema mi pare doveroso ricordare brevemente la tradizione letteraria su queste monetine in rame del valore di un quarto di denaro, tralasciando però Desimoni ripreso sostanzialmente da chi lo ha seguito.

- Pesce (G.Pesce, G. Felloni, Le monete genovesi, 1975) aveva collocato la coniazione dei quartari di I tipo alla fine del XII secolo , lasciando intendere che quelli con il grifo avessero seguito nel XIII secolo fino al 1339 circa. Questa posizione più o meno ritorna anche nell'articolo con Lunardi citato da DZ.

- Enrico Janin nel suo contributo più completo sull'argomento (La classificazione dei quartari genovesi, 1983) non discute l'attribuzione al XII secolo dei quartari di I tipo, ma porta quelli con il grifo ad un periodo posteriore al 1298 (quando è attestato un altro sigillo con il grifo che artiglia la volpe, simbolo dei Pisani) ricordando come la loro coniazione fosse ricordata dall'annalista Stella nel 1320.

- Nel 1998 già mi ero accorta che qualcosa non andava in questa datazione, perchè tra le monete di uno scavo dei castelli del Levante ligure mi era stato dato da studiare un quartaro di I tipo che risultava riconiato su un quartaro con il grifo; inoltre trovavo un discreto numero di quartari con denari minuti databili al 1396 e posteriori (miei accenni nella pubblicazione in merito negli atti della Società degli Archeologi Medievisti, 2000).

- Bill Day autonomamente in un suo articolo al convegno internazionale di Madrid (The Petty coinage of Genoa, 2005) accennava al fatto che andava rivista la datazione dei quartari e probabilmente andava spostata in avanti, ipotizzando forse una coniazione dei primi quartari negli ultimi anni del Duecento per poi proseguire nel corso del Trecento, senza specificare meglio tipi etc.. e rimandando a quanto apparirà sul MEC dedicato all'Italia settentrionale per mano di Matzke. Si dedicava invece a discutere in maggior dettaglio la cronologia delle petachine, che per ora non affronto.

- Infine in un mio articolo apparso sui Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichità Classiche nel 2009 (M. Baldassarri, I denari della zecca di Genova ed i loro frazionari) ho rivisto tutti i dati noti delle fonti scritte (pochi) ed i ritrovamenti (ora sufficienti) sui quartari. In particolare vi ho spiegato che:

1) sono stati trovati alcuni esemplari di quartari di I tipo ribatttuti sui tipi con il grifo;

2) i quartari si trovano spesso in contesti archeologici della metà/seconda metà del Trecento ed inizio Quattrocento, e mai in contesti ben databili fino alla fine del Duecento (vedi elenco dei ritrovamenti in appendice in quell'articolo)

3) se ne trovano soprattutto in Liguria ed in Corsica, i Toscana ed in Siclia, ma guarda caso quasi mai - se non mai - in Sardegna, isola in buona parte della quale la legislazione aragonese dopo la conquista (1324) vietò la circolazione di moneta "straniera" nel 1330.

In base a questo, al momento si può dire che:

1) i quartari sembrano essere emessi alla fine del XIII secolo e con maggiore certezza nei primi anni del XIV secolo, perchè prima di tale data non si trovano mai in contesti ben databili

2) la loro emissione sembra essere continuata almeno anche nei primi tempi del governo dogale, in pieno Trecento, perchè si trovano di frequente in contesti della seconda metà e fine del Trecento

3) i quartari cosiddetti di I tipo talvolta risultano coniati su quelli con il grifo (ora ne conosco 3 esemplari) e, data lo loro somiglianza con il denaro di Simon Boccanegra al dritto (castello/porta urbica) e con i denari minuti della seconda metà e fine del XIV secolo al rovescio (croce intersecante, lettere gotiche/goticizzanti...nel catalogo on-line guardate la C e la U !), potrebbero in realtà essere tra gli ultimi della serie, e sicuramente posteriori al 1320 quando sappiamo per certo che già si coniavano quartari con il grifo (Stella).

Un'altra breve discussione sulla cronologia di questi tipi ed un altro interessante peculio corso che potrebbe essere studiato per contribuire alla conoscenza di queste monete li trovate qui sul forum (e ringrazio ancora FC per la sua utilissima segnalazione!):http://www.lamoneta....te-monete-nere/

Scusate , avrei voluto essere più sintetica, ma non mi è riuscitorolleyes.gif. Vista l'ora ed il tempo a mia disposizione spero di essere stata chiara, altrimenti fatemelo presente.

Ad altre puntate tutto il resto

un caro saluto MB

P.S. Per Dizzeta: complimenti per la bella lira di Gian Galeazzo Maria Sforzasmile.gif...non voglio neppure immaginare il resto della tua collezione di genovesi!

Modificato da monbalda
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Mille grazie per la esauriente spiegazione (anche se devo dire sinceramente che mi dispiace un po' che i miei Maestri del passato abbiano preso una cantonata ...anche se il bello della numismatica è proprio questo: che nuovi documenti o ritrovamenti possano "cambiare la storia", soprattutto quella più lontana ed oscura .... e, anzi speriamo in nuovi ritrovamenti che possano chiarire sempre di più).

Ho provveduto ad aggiornare il testo della relativa categoria sui Cataloghi http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-GENQ in modo che tutti possano acquisire queste (per me) nuove notizie.

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Caro Dizzeta

i Maestri del passato ai quali tu fai riferimento hanno fatto comunque un egregio lavoro, se tu pensi a quanti aspetti della monetazione di Genova hanno studiato e "sistemato" (io devo dire che ho un particolare 'affetto' per i pionieri Gandolfi e Desimoni). Ed in fondo come ho già ricordato, e come si vede dalle date anche delle pubblicazioni che ho citato, sono passati "soltanto" 30-35 anni dalle ultime cose scritte da Lunardi, da Astengo, da Pesce o da Janin ! Per fortuna ora si hanno a disposizione nuove conoscenze, si può proporre qualche altra interpretazione e forse fare qualche altro passo avanti, altrimenti dove starebbe il divertimento ? :D

Grazie, tra l'altro per aver accolto le mie proposte, e per aver già aggiornato il catalogo on-line. Se vuoi qui sul forum o per MP ti posso mandare gli estremi bibliografici completi dei miei articoli ed anche di quello di Bill Day, così li puoi inserire nella bibliografia del catalogo stesso e magari puoi citare anche lui nella scheda sui quartari e soprattutto sulle petachine.

Per "chiudere" questo argomento (almeno da parte mia) e farvi nuovamente notare l'importanza delle caratteristiche epigrafiche vi invio in successione (tratti dal catalogo on-line del sito):

- un denaro in mistura databile grossomodo alla seconda metà/all'ultimo quarto del XIII secolo

- un quartaro in rame (= 1/4 di denaro) di I tipo (in origine datato fine XII secolo ! e poi fine XIII secolo, ma probabilmente databile almeno post 1320)

- una petachina in mistura equivalente grossomodo ad un sesino (in origine datata al terzo quarto del XIII secolo ed ora con datazione proposta fra terzo e ottavo decennio del Trecento).

A presto per i grossi e le altre questioni generali sui genovini d'oro ! MB

Ecco il denaro:

post-10758-0-86273400-1296513574_thumb.j

Modificato da monbalda
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Il quartaro di cosiddetto "I tipo" : come già detto in altro post guardate al rovescio la C e la U iniziali (tra le braccia della croce ad ore 12 ed ore 3).

E per i conoscitori di monete genovesi: guardate anche il castello/porta urbica con il "globetto" centrale.

Già solo in base a questi aspetti si potrebbe ragionare su cronologie dal tardo Duecento in poi, mentre una datazione al XII secolo è proprio impensabile! MB

post-10758-0-86949700-1296514397_thumb.j

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Modificato da monbalda
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Ed ecco la petachina: qui da osservare oltre le E e C chiuse, ci sono anche la R e soprattutto la X, simile a quella dei genovini del III tipo, che a mio parere posteriori al 1290-1295.

Inoltre il castello/porta urbica è allungato come diventa nella monetazione minuta del pieno e tardo trecento (fino a che intersecherà il cerchio), ed ha il globetto centrale.

Io in modo cautelativo (e per una serie di altre considerazioni sulle quali qui non è il caso di dilungarsi) l'ho collocata tra il secondo ed il terzo quarto del XIV secolo, mentre Day motiva addirittura una datazione dalla metà all'ultimo decennio del Trecento anche per la presenza di queste petachine in ripostigli della fine del XIV secolo e della prima metà del Quattrocento: vedi ad esempio il caso di Noceto-Gragnana, già segnalato in precedenza e presente qui sul sito, dove non a caso una petchina si trova con grossi di Simon Boccanegra Doge I (1339-1344), Simon Boccanegra Doge IV (1356-1363), Nicola Guarco Doge VIII (1378-1383) e due soldini di Tommaso di Campofregoso Doge XIX (1414-1421) di Genova ed altre monete in larga parte databili dal secondo quarto del trecento al secondo decennio del Quattrocento > http://medagliere-firenze.lamoneta.it/collezione/Ripostiglio%20di%20Noceto-Gragnana%20(Carrara)?page=1

So che una sola moneta potrebbe essere rimasta residua in circolazione ed essere stata tesaurizzata molto dopo, ma ci sono ripostigli con presenze un poco più consistenti (leggete se potete il contributo di Bill Day, visto che il pdf si trova in rete, anche se è in inglese).

Comunque al di là dei casi specifici, mi interessa sottolineare soprattutto la questione generale....dell'epigrafia monetale ;)!

un saluto MB

post-10758-0-04426300-1296515097_thumb.j

Modificato da monbalda
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Non si era caricato il rovescio della petachina: eccolo MB

post-10758-0-13261700-1296516097_thumb.j

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<br>Se vuoi qui sul forum o per MP ti posso mandare gli estremi bibliografici completi dei miei articoli ed anche di quello di Bill Day, così li puoi inserire nella bibliografia del catalogo stesso e magari puoi citare anche lui nella scheda sui quartari e soprattutto sulle petachine. <br><br>
<br><br>Non aspetto altro, aggiornerò così anche la bibliografia molto volentieri. Grazie.<br><br>P.S. Sulle petachine non ho ancora aggiornato il catalogo perchè aspettavo di avere qualche altra notizia (nel frattempo ho scaricato l'articolo di Day, anche se sarà una straordinaria fatica leggerlo con il mio inglese ...ante-pre-scolastico). Modificato da dizzeta
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Bisognerebbe correggere sia sul catalogo sia nella pagina del medagliere relativa al ritrovamento la legenda della petachina... CONRADVS REX e non CVNRADVS... è un dettaglio mica da poco... la O al posto della V, citato anche nella nota del catalogo.

A proposito di dettagli... la terzarola (ma anche la quartarola) di Simon Boccanegra Doge I, hanno le C aperte...

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Bisognerebbe correggere sia sul catalogo sia nella pagina del medagliere relativa al ritrovamento la legenda della petachina... CONRADVS REX e non CVNRADVS... è un dettaglio mica da poco... la O al posto della V, citato anche nella nota del catalogo.

A proposito di dettagli... la terzarola (ma anche la quartarola) di Simon Boccanegra Doge I, hanno le C aperte...

Sul catalogo l'ho corretto, grazie per la segnalazione.

Anzi se hai altre modifiche da segnalare sono ben felice di correggere, il catalogo è stato fatto in fretta saltando dal catalogo di Pesce a Lunardi con un occhio al MIR ... è probabile che qualche refuso ci sia.... Mi sono accorto ad esempio che da molte parti ho scritto "leggende" (come Pesce) e da altre "legende" (più corretto -direi) quindi man mano che le ritrovo le correggo.

D'accordo con incuso il catalogo, a differenza dei cartacei, dev'essere vivo e incrementabile con nuove notizie man mano che si evolvono (con l'unica accortezza che ci sia un margine di sicurezza o letteratura a supporto). Questa era l'intenzione ... ma io purtroppo non sono aggiornatissimo e faccio quello che posso.

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Sì, caro FC, è proprio quello!

Di seguito vi scrivo le citazioni bibliografiche complete di questi ultimi tre articoli da me citati a riguardo dei denari, dei quartari e delle petachine:

- M. BALDASSARRI, I reperti numismatici dei castelli genovesi del Tigullio: considerazioni preliminari, in F. BENENTE et alii, Gli scavi del «Castrum

rapallinum» (Monte castello) e del Castrum Lasaniae (Monte Pegge). Controllo e difesa del crinale meridionale della Val Fontanabuona (XIII-XV secolo). Prime notizie preliminari, Atti del II Congresso nazionale di Archeologia Medievale (Brescia, 28 settembre -1 ottobre 2000), a cura di G.P. BROGIOLO, Firenze 2000, pp. 167-169.

- W.R. DAY Jr., The petty coinage of Genoa under the early doges, 1339-1396, in XIII Congreso internacional de numismática. Actas-Proceedings-Actes (Madrid,15-19 sept. 2003), a cura di C. ALFARO, C. MARCOS, P. OTERO, Madrid 2005, pp.1295-1304.

- M. BALDASSARRI, I denari della zecca di Genova e i loro frazionari tra il XII e il XIV secolo: alcune osservazioni su datazioni, seriazioni ed ambiti di circolazione, «Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichità Classiche» XXVIII (2009), Ed. Amici dei Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichita Classiche, pp. 331-376.

Invece sul grosso genovese e sulla monetazione aurea di Genova per chi non dovesse conoscerli (oltre ai ben noti studi dei numismatici liguri, e a molti riferimenti in articoli incentrati su temi più generali ed opere di sintesi da parte di Saccocci, di Travaini ed anche del buon Spufford...):

- R.S. LOPEZ, Settecento anni fa: il ritorno all’oro nell’Occidente Duecentesco, in «Rivista Storica Italiana», LXV (1955), pp. 5-78.

- R.S. LOPEZ, Prima del ritorno all’oro nell’Occidente Duecentesco: i primi denari «grossi» d’argento, in «Rivista Storica Italiana», LXXIX (1967), pp. 174-181.

- PH. GRIERSON, The origins of Grosso and of the gold coinage in Italy, in «NS(USSR)», XII (1971-1972), pp. 33-44.

- M. MATZKE, Beginn und Frühzeit der Grosso-Prägung im Königreich Italien (Ende 12.-Mitte 13 Jh.), in XII Internationaler Numismatischer Kongress Berlin 1997. Akten-Proceedings-Actes, II, a cura di B. KLUGE, B. WEISER, Berlin 2000, pp. 1045-1053.

- A. M. STAHL, Genova e Venezia, la moneta dal XII al XIV secolo, in Genova, Venezia, il Levante nei secoli XII-XIV, Atti del convegno (Genova-Venezia, 10-14 marzo 2000), in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n.s. XLI (CXV), 1 (2001), pp. 319-334.

- M. BALDASSARRI, Le monete della Repubblica di Genova dal 1139 al 1814, in Il patrimonio artistico di Banca Carige. Monete, pesi e bilance monetali, a cura di L. Travaini, Milano Amilcare Pizzi Editore, 2010, pp. 34-47.

Per il fine settimana tornerei sulla questione dei grossi della metà/seconda metà del XIII secolo sollevata da DZ, ma sopratutto sul perchè ad un certo momento fosse convenuto coniare anche l'oro. Solo FC aveva cominciato ad esporre le sue idee: altre ipotesi ? nessun altro ?

un caro saluto a tutt* MB

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Sono d'accordo con la filosofia con la quale viene condotto il catalogo on-line ovvero come dice dizzeta:

D'accordo con incuso il catalogo, a differenza dei cartacei, dev'essere vivo e incrementabile con nuove notizie man mano che si evolvono (con l'unica accortezza che ci sia un margine di sicurezza o letteratura a supporto).

E ringrazio DZ per avere messo in piedi un bel catalogo per la zecca di Genova, che tutti gli interessati dovrebbero aiutarlo ad incrementare, perchè sono certa che è molto consultato. Per quello che posso (e quando posso), puoi contare sul mio contributo :).

a presto MB

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