Vai al contenuto

Risposte migliori

Inviato (modificato)

infine un quattrino di Macerata (1392-1447):

al d/ la E e la C di Macerata

al r/ la N di NUS nel campo

post-5274-0-78966200-1294582899_thumb.jp

Modificato da lollone

Supporter
Inviato (modificato)

Grazie lollone: per tutte queste foto di monete che posti potresti specificare la datazione che a te risulta ? così diventa più facile seguire per tutti coloro che non conoscono le produzioni di queste zecche.

Per Fra: no, il denaro di Asti qui ha proprio la e che si ritrova anche sui denari di Genova (vedi immagine mio post n.5), e nella C per quanto un poco più ravvicinate non sono chiuse (idem anche se un poco più allungate nel pezzo inviato cortesemente da lollone).

Invece il tornese è proprio gotico anche in altre lettere, sicuramente più dei tornesi francesi dal 1266 alla fine degli anni '80 del Duecento circa. Infine il grosso di Cremona, presenta allungamenti della C nel modo che poi preallude al gotico, ma si tratta di potenziamenti ancora separati.

I passaggi sono rappresentati spesso (ma non sempre) prima da questo allungamento, poi dalla effettiva chiusura con due punzoni (ovvero uno per la C ed uno per la linea all'estremità che la chiude) per arrivare nel pieno gotico (o gotico maturo) quasi sempre ad unico punzone, come tu hai notato per alcune monete di Ancona, se non sbaglio, inviate da lollone. Anche se il primo passo è interessante mi concentreri sul secondo e farei verifiche sul terzo,anche se certamente più tardo.

Grazie per la passione con cui vi state dedicando a questa discussione (scatenatissimo Fra Crasellame!): alla fine, esplorate anche alcune zone del Mediterraneo (se ne avrete voglia) penso che ne usciremo con un bel quadro completo di questo uso o tendenza. Ed arriveremo alla vexata quaestio della monetazione soprattutto duecentesca (!!!) genovese :). A più tardi MB

Modificato da monbalda

Inviato (modificato)

Non avendo grande bilbio a disposizione sto sfogliando il catalogo dell'asta della collezione De Wit. Sono d'accordo per il denaro di Asti, volevo evidenziare una sorta di "passaggio" anche se purtroppo non so datare il grosso tornese con precisione.

Per la C di Cremona è molto simile alla C di qualche quartarola CVNRAD1 REX (con crocetta e tre punti al R, perché credo che poi si arriverà a parlare di punti :D ). Nel mentre che cerco monete in giro per il mediterraneo sto cercando anche immagini di quartarole CVNRAD1 REX senza crocetta (le tre foto sul vecchio volume della Carige sono piccole ma mi sembra abbiano due punti al R, invece una inserita nel catalogo qui non mi sembra ne abbia... con quello che vorrebbe dire :D).

Cercherò di spronare alla partecipazione anche qualcun'altro mooooolto più esperto di me ma meno scalmanato :lol:

Modificato da fra crasellame
Awards

Inviato (modificato)

Sto seguendo con molto interesse questa discussione e posso contribuire con questo aspro di Caffa databile, secondo Lunardi, intorno al 1395.

Prima di questa data ho trovato un denaro di Filippo di Taranto, Signore di Corfù, databile 1295 e le monete degli Zaccaria di Chios databili intorno al 1314 http://numismatica-i...neta/W-GECOL7/3 ed anche un altro denaro tornese del Ducato della grande Valacchia (nome medioevale della Tessaglia) di Giovanni II Angelo Comneno databile 1303-1318.

E ancora un denaro tornese di Giovanni I di Ibelin per la Signoria di Beirut dove nella stessa moneta in legenda ci sono insieme tre "e": una squadrata, una lunata aperta e una lunata chiusa databile 1205-1236.

...anch'io sto in fervente attesa di esplorare le legende genovesi (anche se qui ci siamo molto vicini)

post-9750-0-40474500-1294589775_thumb.jp

Modificato da dizzeta
Awards

Inviato

..........".E ancora un denaro tornese di Giovanni I di Ibelin per la Signoria di Beirut dove nella stessa moneta in legenda ci sono insieme tre "e": una squadrata, una lunata aperta e una lunata chiusa databile 1205-1236."

Mi auto quoto per inserire il disegno di questa monetina che, mi pare, interessante per il "mescolamento" dei caratteri e l'antica datazione dell'esemplare, inoltre aggiungo i riferimenti: Schlumberger V, 10, denaro in biglione D/ +IOhAnNES e R/ + DE BERITI.

post-9750-0-23374400-1294598562_thumb.jp

Awards

Inviato

68551.jpg

John of Ibelin (c.1200-1236), Denier, type 1, X IOhS DE IBELINO , cross with crescents in second and third quarters, rev X CIVITAS BERITI , gateway, 0.72g (M 208).

http://www.mcsearch.info/record.html?id=68551

***

68554.jpg

John of Ibelin, Denier, type 2, X IOhANNES , cross with crescents in second and third quarters, rev X DE:BERITI , gateway, 0.60g (M 209).

http://www.mcsearch.info/record.html?id=68554

Awards

Supporter
Inviato

Ok, volevo prima vedere se finivamo la rassegna per l'Italia, ma ci rinuncio: ovvero, mentre vediamo se arriva qualcosa di altro per l'Italia, raccogliamo i dati già anche per il Mediterraneo e per la Provenza, anche perchè Fra Crasellame ha postato uno dei pezzi chiave per la parte finale della discussione (il grosso di Boemondo VI) che in parte - ma non solo ! - voleva riguardare Genova.

Infatti, come ho già detto a qualcuno di voi, rispondendo a domanda diretta attraverso MP, la finalità del quesito posto nell'apertura di questa discussione sarebbe duplice:

1) verificare quando avvennero certe trasformazioni epigrafiche nella monetazione italiana, in particolare l'introduzione di caratteri gotici nelle legende (sop. E, C chiuse ) magari vedendo se è possibile definire delle cronologie delle variazioni di area o regionali (sempre parlando dal punto di vista monetario). Facendo questo è importante vedere in altri luoghi dell'europa meridionale e, secondo me, soprattutto dell'area mediterranea cosa succedeva. Questo potrebbe essere importante anche per riflettere meglio sulla datazione di alcune emissioni, la cui cronologia è ancora troppo ampia.

Ad esempio vedendo il quattrino di Ascoli del post 43 di lollone, datato genericamente XIII-XIV secolo e contrassegnato da E e C chiuse e realizzate già con un solo punzone, pur non sapendo nulla altro di questa monetazione, alla luce di quanto stiamo vedendo si potrebbe valutere di escludere quanto meno la prima metà se non tutto il Duecento, e datare in modo un poco meno generico questo pezzo.

Chiaramente questa sarebbe un indizio, ovvero lo spunto per un'ipotesi da vagliare con tutte le tecniche numismatiche "classiche", cioè facendo la verifica dei pesi dell'emissione rispetto alla serie, confrontandola con altre serie della zecca stessa o di zecche limitrofe afferenti alla stessa area monetaria etc.., oltre che tutti i controlli doverosi e necessari sui rinvenimenti singoli o in tesoretti eventualmente noti. E probabilmente è già stato fatto... Ma altrimenti si potrebbero fare piccoli passi in avanti nella collocazione almeno dell'orizzonte cronologico di appartenza le monete bassomedievali della nostra penisola, che spesso hanno ancora necessità di essere studiate e sistemate.

2) in seguito verificare come si colloca la monetazione di Genova, la cui cronologia per molte serie duecentesche è ancora in parte discussa, in questo quadro per così dire "nazionale" e mediterraneo.

Infatti se vogliamo studiare (almeno nel mio caso), oppure, come ho letto altrove per alcuni di voi, collezionare "storie" (bellissima definizione!), allora dobbiamo sforzarci di collocare le nostre protagoniste nella scena e nella scansione temporale narrativa adeguate. Ed anche farle "parlare" direttamente, osservandole nel modo più accurato possibile. Su questo penso saremo tutti d'accordo :).

Comunque dai dati postati da lollone e fra crasellame sulle Marche e sull'Emilia Romagna (ma qui mancano ancora delle zecche iportanti per il XIII secolo), anche per queste zone mi pare di vedere che la tendenza all'introduzione di lettere gotiche o goticizzanti sia posteriore al 1240-1250, con un uso più certo e marcato dalla fine del XIII secolo e ovviamente nel XIV secolo.

L'unica zecca, a quanto mi dite dagli ultimi post che potrebbe aver usato caratteri gotici o comunque e lunata chiusa o c chiusa sarebbe Aquileia anche nella prima parte del Duecento.

Visto che su questo sono arrivati messaggi con dati diversi, potreste inviare la foto di qualche moneta anche da libro o catalogo per chiarezza ? soprattutto dei tipi più antichi citati da numa numa....

Grazie: un saluto MB


Supporter
Inviato

Allora invio io qualcuno dei dati raccolti per gli stati Latini d'Oriente, riallacciandomi a quanto già scritto da dizzeta (grazie per essere intervenuto: avvicinandosi a trattare Genova mi aspettavo un suo intervento, come sempre molto competente!) e all'"affezionato" fra crasellame.

Sottolineo dove emergono dati interessanti o un poco fuori linea rispetto a quanto già detto per l'Italia.

- Signoria di Beirut: Giovanni de Ibelin, 1200 ca.-1236, E chiuse ma nelle serie di fine periodo (fine anni 20-prima metà anni ’30 del XIII, cfr. seconda foto postata da FC)

- Signoria di Tiro: Filippo di Monfort, 1246-1270, E e C tendono a chiudersi, ma più decisamente e certamente appaiono chiuse con Simone G. di Monfort, 1270-1283

- Principato di Antiochia: Raimondo Roupen, 1216-1219, e Boemondo V, 1220-1251, talvolta C chiusa, ma con una sorta di filetto più interno rispetto alle estremità, forma particolare, senza altri caratteri goticizzanti

- Principato d’Acaia: da Isabella de Villehardouin, 1297-1301, e poi da Filippo di Savoia, 1301-1306, le E e le C sono chiuse

- Contea di Tripoli: con Boemondo IV di Antiochia, ovvero nel periodo compreso tra il 1251 ed il 1271, ma con tutta probabilità intorno al 1265-1270 (vedi relazioni ponderali e stilistiche con il grosso tornese francese battuto a partire dal 1266) si produce un grosso e poi un mezzo grosso, con C chiusa, E lunata che tende a chiudersi e contorno polilobato (!); nella legenda seguendo la tradizione dei denari del periodo precedente si legge CIVITAS TRIPOLI (!!)

- Ducato di Atene: nel periodo di Guy II della minorità, 1287-1294, ma più regolarmente nel periodo successivo del suo governo fino al 1308 la E diventa lunata e chiusa.

Quindi a parte la signoria di Beirut anche qui dove pure sono forti le influenze francesi ed inglesi le attestazioni di E e C completamente chiuse sono attestate per la maggior parte a partire dal 1265-1280.

Riguardo al grosso di Boemondo VI c'è chi lo ritiene immediatemente successivo al grosso turnois chi invece lo ritiene immediatamente precedente: la datazione comunque non è corrispondente a tutto il ventennio di regno di Boemondo, e penso sia importante collocarla negli anni sessanta del Duecento per tutta una serie di mutameti monetari di quel periodo e per la corripondenza con altre monete d'argento del periodo. MB


Inviato

Ricordo male o tra Tripoli e Genova c'erano legami molto forti ? Anche prima della "bravata" di Benedetto Zaccaria.

Awards

Inviato

Ricordo male o tra Tripoli e Genova c'erano legami molto forti ? Anche prima della "bravata" di Benedetto Zaccaria.

Certio che si...... in conseguenza della terza crociata i genovesi riescono a far confermare i loro privilegi e, in particolare a Tripoli, Boemondo IV garantisce loro libertà assoluta di commercio e l'esenzione dagli obbligi doganali (Michel Balard).

Awards

Inviato (modificato)

- Signoria di Tiro: Filippo di Monfort, 1246-1270, E e C tendono a chiudersi, ma più decisamente e certamente appaiono chiuse con Simone G. di Monfort, 1270-1283

45458.jpg

345159.jpg

Non ho trovato nulla per Simone ma solo per Giovanni (John - 1270-1283)... o la G. di Simone G. sta per Giovanni ? :lol: :rolleyes:

45466.jpg

- Principato di Antiochia: Raimondo Roupen, 1216-1219, e Boemondo V, 1220-1251, talvolta C chiusa, ma con una sorta di filetto più interno rispetto alle estremità, forma particolare, senza altri caratteri goticizzanti

68426.jpg

345100.jpg

- Principato d’Acaia: da Isabella de Villehardouin, 1297-1301, e poi da Filippo di Savoia, 1301-1306, le E e le C sono chiuse

44253.jpg

- Ducato di Atene: nel periodo di Guy II della minorità, 1287-1294, ma più regolarmente nel periodo successivo del suo governo fino al 1308 la E diventa lunata e chiusa.

373716.jpg

Modificato da fra crasellame
Awards

Inviato

grazie per aver postato le foto Fra (io non ero riuscito..)

anche se in realtà avevo parlato di Volchero e Gotifredo npon Bertoldo)...

Ops... :D

Di Gotifredo ho trovato solo questo per ora:

79915.jpg

302126.jpg

e Gregorio di Montelongo 1251-1269

125964.jpg

Awards

Inviato

Grazie Frà

il miglior postatore di immagini di tutto il forum !


Inviato

Durante il fine settimana non ho accesso a internet e ho visto che la discussione si è sviluppata in modo interessante. Nel frattempo anch'io ho studiato un po' l'argomento soprattutto per quanto riguarda le zecche della Marca veronese - aquileiese.

Premessa generale: nella monetazione medievale le lettere sono fatte da punzoni.

Questo è un punto fondamentale di cui tenere conto.

Ora la questione posta da Monbalda riguarda l'inizio dell'uso di lettere gotiche nelle varie zecche italiane. E qui sorge il primo problema, ovvero cosa intendiamo per lettera gotica in numismatica.

Così di getto nel mio primo post ho pensato all'introduzione nelle zecche del Nord-est di caratteri arrottondati per la E ed ho indicato la moneta di Volchero (ma quella con il tempio, non quella con l'aquila) per Aquileia e il grosso di Enrico Dandolo per Venezia. Monbalda ha specificato che a lei interessava la e arrottondata ma chiusa a mezzaluna in quanto solo questa gotica (per adesso permettetemi di dedicarmi solo alla lettera E in quanto caratteristica).

Per prima cosa chiarisco il mio pensiero per prima cosa riguardo alla zecca di Aquileia. Volchero diventa patriarca nel 1204 e la sua avventura termina nel 1218. L'emissione con l'aquila viene datata al 1209 - 1218 e quindi quella con il tempio va dal 1204 al 1209 essendo sicuramente precedente. Dei conii conosciuti alcuni presentano la lettera e di forma latina e pochissimi, credo due, conii con la e arrottondata. Siccome gli esemplari con l'aquila presentano tutti la e arrottondata, è plausibile che i coni con questa e delle emissioni con il tempio siano le ultime. Quindi in un momento tra il 1204 e il 1209 è cambiata la ''moda'' di fare le e. Come venivano fatte queste e? Se guardiamo le immagini postate da altri utenti molto più bravi tecnologicamente di me, le e di Gotifredo, così come quelle di Pellegrino II e Volchero (primo periodo) sono eseguite con il punzone della lettera I seguita da tre punzoni a cuneo sovrapposti. A partire da Volchero la e viene ottenuta da un punzone a semiluna con sempre tre punzoni a cuneo sovrapposti. Non è una e chiusa come vorrebbe Mongalda. Ma è una e diversa dalla precedente e da allora in poi adottata dalla zecca di Aquileia. Ecco il punto: perchè è cambiata la e? A mio avviso perchè era arrivata la moda gotica di scrivere anche se la tecnica o le scelte degli zecchieri non consentivano alla e di diventare pienamente gotica. Per chiudere con Aquileia la e chiusa da una forma arrottondata inizia da Pietro Gera (come già segnalato da altri utenti).

Discorso leggermente diverso per la zecca di Venezia. Anche qui la e usata fino al secolo XII è del tipo I più tre cunei (addirittura la c è una I con due cunei). Con Enrico Dandolo diventa rotonda e, credo viste le dimensioni, ottenuta da un punzone specifico e completo. Non è ancora chiusa (ma comunque è molto vicino) e le motivazioni per l'adozione sono, a mio avviso, simili a quelle sopra esposte. Si chiude, come detto da Rob, verso la metà del duecento, ma in la linea di chiusura è dritta. La prima chiusura della e a semiluna, come quella postata da Mongalda all'inizio discussione, l'ho riscontrata sul ducato di Pietro Gradenigo (1289 - 1311).

Infine due note su altre zecche dell'area. A Padova le e si chiudono ai tempi di Ulrico di Walsee (1320 - 1324). Infatti alcuni grossi aquilini hanno le e arrottondate ma aperte, altre le hanno chiuse. Padova poi adotta delle bellissime lettere gotiche a simboleggiare il nome del Signore in carica. A Merano le e si chiudono a partire dalle emissioni di Enrico (1306 - 1335).

  • Mi piace 2

Inviato

Comunicazione di servizio agli amministratori: visto che ho postato parecchie immagini provenienti da mcsearch.info non vorrei succedesse come con coinarchives e cioé che dopo anni le immagini non erano più disponibili. Sarebbe stato meglio scaricare le immagini una ad una e poi allegarla al post, ma per limiti di Kb sarebbe stato un lavoro molto più lungo che il semplice copia-incolla.

E' possibile fare qualcosa ?

Grazie

Awards

Inviato

Premetto che trovo questa discussione molto interessante e che l'indagine sollecitata da Monbalda potrebbe rivelarsi uno strumento efficace per una definizione migliore del problema della datazione delle monete medioevali.

Tuttavia trovo difficoltà a districarmi nel quadro che occorrerebbe assumere come base di riferimento.

Sappiamo con certezza quando uno stile (quello gotico ad es.) dei caratteri è stato adottato nelle varie aree geografiche che sottoponiamo all'indagine ? Certamente no, mi risponderete, ma possiamo sottoporre ad indagine un universo finito di monete (tutti denari e i grossi emessi dalle zecche battenti monete nel medioevo e ricavarne le varie date di apparizione e inferirne una sequenza cronologica che serva alla ns. indagine.

Questa metodologia ci darebbe, forse (parlo di forse perche non sono sicuro che una data zecca adottasse un determinato stile di carattere tipo seguendo un manuale e poi lo cambiasse, coerentemente, quando cambiava l'epoca. Studiando la produzione carolingia, ad esempio, mi sono accorto che non vi era una regola generale per i caratteri. Ad esempio molte emissioni di Carlo Magno riportavano la famosa "E" lunata, mentre successivamente si torna ad un capitolare quadrato e successivamente ancora, come abbiamo visto per le emissioni di Aquileia si riadotta una "E" lunata per poi approdare al gotico pieno, etc. etc.

Il mio problema è come fare ad estrapolare una regola generale, sulla quale costruire poi delle attribuzioni di datazione (queste si, con effetti rilevanti :o ) quando il quadro di riferimento da cui partiamo non è stato indagato con sufficienza.

Citerò un altro esempio per cercare di essere ancora più chiaro. Nei secoli di nostro interesse non esisteva il vocabolario della Crusca, anzi non esisteva quasi l'italiano volgare se andiamo nel XII secolo e in precedenza ! Eppure parecchi documenti (ad esempio gli inventari) venivano redatti in volgare e leggendoli si può assistere (è cosi anche nelle "grida" successive, anche se in misura minore) ad una varietà di grafie per indicare il medesimo termine. Ad esempio la parola "zecca", che ricorre sovente in tanti documenti subisce le variazioni più disparate :

da cecha a zecha, etc. Quello che voglio dire era che non esisteva un bureau of standards che decretava come si doveva scrivere il nome di una città, oppure quali caratteri (arial 22 ) impiegare per tutte le zecche del regno dandone il template all'inizio di ciascun anno.

Allora dobbiamo fare una riflessione e ipotizzare che probabilmente lo zecchiere, piuttosto che l'incisore forse godevano di una certa autonomia nella scelta dei caratteri almeno per una certa parte del periodo medioevale, mentre progredendo verso dei comuni , e poi delle signorie, più strutturate e con un potere centrale via via piu forte, nel passaggio dall'età comunale a quella signorale questi dettagli venivano sottoposti ad un controllo molto più attento.

La moneta diviene non più solo mezzo di pagamento ma un veicolo di messaggio (all'epoca in cui non vi erano nè giornali, nè televisione , nè campagne elettorali) estremamente importante e il signore che batteva moneta alla metà del Quattrocento valutava con estrema attenzione il modello di ritratto che sarebbe comparso sui suoi ducati.

Per alcuni signori abbiamo poi in maniera netta la sostituzione dei caratteri gotici con quelli latini (es. i ducato di Ferdinando I d'Aragona ove i caratetri gotici scompaiono dopo le prime, rarissime emissioni).

In sintesi, ripeto che questa indagine è sicuramente da un lato assai affascinante e potrebbe rappresentare un innovativo e utile strumento di indagine, ma occorrerebbe innanzitutto renderla molto più capillare e sistematica soprattutto non a campione (che potrebbe rivelare dei dati falsati) e trovare poi, se possibile, un quadro di riferimento più stabile per l'evoluzione dei caratteri. Sto pensando, ad esempio, se sia stato tentato un parallelo tra la grafia adottata nei codici manoscritti medioevali (molti dei quali siamo in grado di datare con notevole approssimazione e i caratetri adottati nelle monete coeve a quei codici appartenenti alla medesima area geografica. Questa indagine potrebbe già dirci se vi fosse una corrispondenza dei caratteri oppure se essi fossero totalmente indipendenti (una riprova dell'autodetrminazione degli zecchieri/incisori cui accennavo prima). Infine paralleli cronologici tra monete di zecche di aree geografiche diverse permetterebbe di "mappare" la comparsa di certi caratteri traendone forse altre inferenze.

Insomma è difficile giungere a delle conclusioni esaustive, a mio avviso, se l'analisi non viene estese ad una buona ed esaustiva base di materiale considerando parallelismi anche con altri paesi interessati dal fenomeno dell'evoluzione dei caratteri.

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato (modificato)

Buona serata

Complimenti Arka; io su Venezia ti faccio da "controcanto" e parlando di Pietro Gradenigo (1289-1311) posto un Grosso, dal quale si dovrebbe vedere che la "e" e la "c" sono chiuse, non con una linea diritta, ma curva e questa chiusura credo che sia un punzone separato.

2vm62op.jpg

Quest'altro Grosso è di Ranieri Zeno (1253-1268) e qui la cosa si fa complicata (almeno da quanto interpreto io), perché:

la 1° "e" di VENETI sembra chiusa con un trattino diritto, mentre la 2° con un trattino curvo;

la "c" di CENO è chiusa solo in parte da un trattino curvo, mentre la successiva "e" ha un trattino che la chiude - mi sembra - solo parzialmente

post-21005-0-85460400-1294688613_thumb.j

Spero che tutto sia visibile :blink:

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia

Supporter
Inviato (modificato)

"Citerò un altro esempio per cercare di essere ancora più chiaro. Nei secoli di nostro interesse non esisteva il vocabolario della Crusca, anzi non esisteva quasi l'italiano volgare se andiamo nel XII secolo e in precedenza ! Eppure parecchi documenti (ad esempio gli inventari) venivano redatti in volgare e leggendoli si può assistere (è cosi anche nelle "grida" successive, anche se in misura minore) ad una varietà di grafie per indicare il medesimo termine. Ad esempio la parola "zecca", che ricorre sovente in tanti documenti subisce le variazioni più disparate :

da cecha a zecha, etc. Quello che voglio dire era che non esisteva un bureau of standards che decretava come si doveva scrivere il nome di una città, oppure quali caratteri (arial 22 ) impiegare per tutte le zecche del regno dandone il template all'inizio di ciascun anno."

Sono daccordissimo; qualche settimana fa citavo, in un'altra discussione, la medesima problematica. Leggendo testi di questa epoca, il medesimo nome - anche nel medesimo scritto - lo si rileva in maniera differente, portavo l'esempio di Jacopo che lo si scriveva indifferentemente Giacomo o Jacomo.

La citta di Bergamo la si scriveva tranquillamente anche Pergamo e ciò accadeva spessissimo per tantissimi nomi di persone o cose (vedi l'esempio di zecca fatto da numa numa)

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.