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Inviato

Innanzi tutto auguri di buon anno a tutti;mi colpì molto quando entrai nel museo Sanna Archelogico di Sassari vedere un cartello all'ingresso che diceva testualmente:"Ci siamo proposti di fare un museo facile,moderno,che fosse di interesse per tutti,quale fosse il loro livello culturale e non per un ristretto gruppo di persone;è stato usato nel presentare gli oggetti e le sale un linguaggio ritenuto semplice anche se poi risulterà meno preciso scientificamente;in pratica riteniamo che il Museo debba trasmettere un messaggio che possa essere ricevuto dal maggior numero di persone."

Karl Popper a questo riguardo in Scienza e filosofia dice:"ritengo tra i compiti della scienza ci sia quello di aiutare gli altri a comprendere il proprio campo di lavoro;il che significa ridurre al minimo il gergo scientifico,quel gergo cioè di cui ciascuno di noi si inorgoglisce come di un'armatura;questo orgoglio è comprensibile ma è un errore.Nostro orgoglio dovrebbe essere parlare sempre nel modo più semplice,chiaro e meno pretenzioso possibile ad evitare,come la peste,l'aria di chi possiede una conoscenza troppo profonda per poter essere espressa con semplicità e chiarezza.

Una democrazia,cioè una forma di governo votata alla protezione di una società aperta,non può infatti fiorire se la scienza diventa il possesso esclusivo di specialisti".

E voi che ne pensate di tutto ciò ? E' giusto così, o .......,auguri,

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Inviato

Io la penso come Montanelli: «La cultura italiana è nata nel Palazzo e alla mensa del Principe, laico o ecclesiastico che fosse. E non poteva essere altrimenti visto che il principe era, in un paese di analfabeti, il suo unico committente». Colpa della Controriforma, che facendo del prete l'unico interprete delle Scritture, «dell'analfabetismo era stata la fabbrica», col risultato che «così si formò la cultura parassitaria e servile che non è mai uscita dai suoi circuiti accademici per scendere in mezzo al popolo e compiervi quell'opera missionaria di cui le è sempre mancato non solo la vocazione ma anche il linguaggio. In Italia il professionista della cultura parla e scrive per i professionisti della cultura. E istintivamente cerca ancora un principe di cui mettersi al servizio».


Inviato (modificato)

Ciao a tutti.

La scienza per tutti?

Un'utopia.

Innanzitutto farei un distinguo fra il "prodotto consumistico" della scienza, che è già di fatto alla portata di tutti e la conoscenza scientifica (ovvero ciò che consideriamo "la cultura") che è stata, è e sempre sarà, appannaggio di una minoranza.

E questo fenomeno "elitario" non mi sembra dovuto al solo fatto che i divulgatori istituzionali facciano un uso eccessivo di tecnicismi ma anche e, direi, sopratutto, alla scarsa preparazione di base della platea dei destinatari, che risulta incapace (anche per mancanza di interesse), di recepire ciò che viene divulgato.

In un contesto nel quale basta non fare praticamente nulla per accedere a sofisticati sistemi informatici, telematici ecc., diventa faticoso (ed inutile) anche soltanto imparare le tabelline a memoria.......figuriamoci approfondire tematiche più complesse.

Peccato. Perchè rispetto anche soltanto a cinquant'anni fa, le possibilità di crescita culturale della popolazione sono enormemente aumentate, grazie proprio alle tecnologie a basso costo ed alla portata di tutti.

Certamente questa percezione di "ignoranaza diffusa" non la si coglie in ambiti privilegiati come può essere un forum di numismatica, ma è fuori da qui, nella vita di tutti i giorni, che non è affatto infrequente incontrare ancora dei semi-analfabeti, che però sanno far funzionare a meraviglia la TV da 42 pollici, il palmare satellitare o il digitale terrestre.

Che poi non sappiano correttamente parlare e scrivere in italiano, questo è un aspetto del tutto marginale.

Perciò, per quanti sforzi si facciano, per quanto si ponga attenzione all'utilizzo di linguaggi semplici, il problema è un altro, il problema vero rimane "l'uditorio", non la forma con cui si divulgano gli argomenti.

Fermo restando poi che i tecnicismi sono a volte necessari, non perchè si voglia apparire volutamente ermetici ai non addetti ai lavori, ma perchè determinati concetti si esprimono meglio (e, talvolta, solo) con un linguaggio tecnico.

Saluti ed auguri.

Michele.

Modificato da bizerba62

Inviato (modificato)

Infatti, è anche per questo motivo che taluni non intervengono, per timore di essere da meno, rispetto ai "grandi conoscitori", che attraverso espressioni, e riferimenti, in qualche modo intimoriscono coloro che si stanno avvicinando, o semplici appassionati.

È anche vero che le nozioni servono, mi sono sempre battuto, e non solo in questa scienza, per coinvolgere "l'essere".

La cultura ha radici in ogni ambito, e come tale va servita.

Ho imparato maggiormente da un Sesino, che da uno Scudo del Torchio.....

Modificato da eracle62

Inviato

Ciao ed Auguri a tutti, penso che la Cultura sia necessaria a tutti, raffina l'intelligenza, apre nuovi orizzonti e da stimolo per ampliarla sempre più.

Proprio per questo dobbiamo spingere i nostri figli a leggere fin da bambini, più leggono meglio si troveranno un domani.

Approvo ed ammiro chi condivide il proprio sapere, credo che saper spiegare in modo semplice e comprensibile a tutti sia molto difficile, questo richiede una padronanza di linguaggio non indifferente, pazienza e passione.

Grazie per la vostra condivisione culturale. Giò :) :)

Awards

Inviato (modificato)

Dice giustamente per me Eracle,scienza ed " essere" devono andare insieme,c'è certamente il livello scientifico degli addetti ai lavori,delle pubblicazioni del mondo accademico,che spesso sono comprensibili a pochi e dello stesso ambito,ma ci dovrebbe essere sempre il livello divulgativo,per insegnare facilmente a tutti ,a chi vuole avvicinarsi ;anche in numismatica ,fortunatamente ci sono lavori,tecnici ma di facile comprensione,adatti a tutti;questi sono i più indicati per il giovane,per chi inizia,a volte materie difficili possono essere spiegate in modo comprensibile,certo ,non è da tutti,ma si può;lo stesso forum , i musei, che devono servire come proselitismo,che sono letti e visti da molti con cognizione svariate o anche nulle,dovrebbero,a parte una parte più tecnica, essere di facile accesso ai più.

Recentemente nel forum parlano anche addetti ai lavori,del mondo accademico,perchè giustamente vogliono abbracciare un mondo più esteso,uscire da una piccola nicchia e aprirsi,ai collezionisti,ai semplici appassionati,agli studiosi di tutti i livelli;ecco io penso che questa sia la direzione e la strada da intraprendere.

Modificato da dabbene

Inviato (modificato)

Parlare di scienza, di divulgazione e di condivisione non può, a mio parere, prescindere dal metodo e dal rigore. Il sapersi imporre un metodo scientifico nello studio umanistico è un esercizio che richiede un rigore ed un'autodisciplina notevoli. Mi spiego meglio: nello studio delle scienze naturali l'elaborazione di una teoria per mezzo dell'osservazione di fenomeni chimico-fisici, la ricerca di una conferma di questa teoria (o dell'eventuale confutazione) per mezzo di prove sperimentali; l'analisi dei dati ottenuti per mezzo di calcoli ed elaborazioni statistiche; la verifica della ripetibilità delle prove e dei relativi risultati sono attività consolidate in assenza delle quali non si potrebbe esporre il risultato dei propri studi nemmeno in una riunione di circolo.

Troppo spesso la ricerca storico-numismatica, suo malgrado, si basa su dati scarsi, confusi e contradditori, si scontra con la difficoltà di reperire documenti ufficiali (ed autentici...), è ostacolata da oggettive difficoltà nel trovare dati omogenei e confrontabili. Da tutto questo nasce il rischio che lo storico "s'innamori" della propria teoria e cerchi le prove che la confermano; troppo spesso vedo e leggo trattati storici che sembrano più apologie di una teoria che non elaborazione, analisi e dimostrazione della stessa: da qui l'obiettivo rigore che lo storico deve imporsi a priori.

Nella divulgazione è fondamentale, come dice Eracle, l'Essere. Ovvero non basta, per voler essere comprensibili, calare dall'alto questo proprio sforzo di divenire "proletari" ma invece essere veramente semplici nell'essere: l'italiano ha migliaia di parole che possono esprimere e raffigurare le stesse immagini e gli stessi concetti, basta saperli usare in modo spontaneo.

L'essere e la spontaneità nascono dal vivere. Vivere con i propri studenti, con i lavoratori , con i giovani. Dalla mia esperienza, chi "vive" tutte le fasi della propria "ricerca", condividendola con i propri collaboratori, e qualche volta sporcandosi anche le mani, trova spontaneamente la strada per essere comprensibile; chi attende sulla poltrona di pelle umana il foglio con gli elaborati prodotti dai propri "scagnozzi", troppo spesso vive in un mondo "solo accademico" da cui si può uscire solo per sportarsi verso l'alto, quasi mai per rivolgersi verso il basso.

Nel consesso di un forum come il nostro penso che disponibilità e semplicità siano fondamentali; il fatto che solo pochi accademici, peraltro molto benvenuti, abbiano dimostrato interesse e disponibilità a questo incontro è, temo, la dimostrazione di quanto detto sopra.

Mi scuso per la mia eccessiva loquacità....ma non temete...so dov'è l'uscita ed ora esco

Tanti, tanti auguri

Mario

Modificato da mariov60

Inviato

Da tutto questo nasce il rischio che lo storico "s'innamori" della propria teoria e cerchi le prove che la confermano; troppo spesso vedo e leggo trattati storici che sembrano più apologie di una teoria che non elaborazione, analisi e dimostrazione della stessa: da qui l'obiettivo rigore che lo storico deve imporsi a priori

il dogmatismo non puo mai essere alla base della ricerca scientifica ma puo solo esserne d'ostacolo.

Il ricercatore deve sempre essere pronto a mettere in discussione le proprie convinzioni, anzi, deve augurarsi che nuove conoscenze possano mettere in crisi quanto precedentemente ipotizzato senza asservire il nuovo all'assunto per rinforzarlo oppure rifiutandone l'evidenza.

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Inviato

I due interventi che precedono,(Mariov60 e Ramossen) mi hanno creato qualche difficoltà di comprensione.

Sarà che ho tre quarti di secolo alle spalle,e ho fatto studi di economia e non umanistici,ma mi pare che se creano problemi a chi pensa di avere accumulato un minimo di cognizioni e di cultura ,a maggior ragione risulteranno totalmente incomprensibili ai più.

E non è quello che non si voleva all'inizio della discussione?

Felice 2011 a tutti.

Inviato (modificato)

Il ricercatore deve sempre essere pronto a mettere in discussione le proprie teorie, anzi, deve augurarsi che nuove conoscenze possano mettere in crisi o confermare quanto precedentemente ipotizzato.

Auguri a tutti per un 2011 grato.

Nella frase che ho voluto riportare si riassume il concetto al quale qualsiasi persona, in ogni campo scientifico ( anche la numismatica non è esclusa ) dovrebbe attenersi.

Solo in questo modo la ricerca potrà aprire i propri orizzonti a nuove conoscenze.

Poi,se si vuole far conoscere le proprie scoperte al mondo, un gergo non troppo tecnico permette a una più vasta maggioranza, la piena comprensione.

Modificato da renato.ber
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