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Inviato
4 ore fa, Sator dice:

Le zecche emiliane non sono affrontate in questo volume e non entro nei meriti di completezza/lacuna dei singoli capitoli/zecche. In alcuni punti della trattazione generale ho trovato tuttavia poco scientifico focalizzarsi sulle zone del nord Italia senza inserire (o accennare appena) tutti quei riferimenti geograficamente "altri". Significa mozzare il filo storico privandolo di una visione d'insieme che mi aspettavo da un'opera di questa portata. Ribadisco, finora mi sono concentrato sulle ristrette tematiche più vicine ai miei interesse e a queste uniche alludo, non do un giudizio d'insieme che di certo non spetta a me, in primis per competenze ridotte, mi limito solo a dire che per alcuni versi mi aspettavo di meglio, a partire dalle tavole davvero pietose... ciò alla luce di una richiesta tutt'altro che contenuta....

non sono del tutto d'accordo. Per esempio la relazione tra le monete di Aquileia e le austriache è ben spiegato (e corroborato da numerose note), così come il rapporto tra Venezia e l'Oriente. Certo, iniziandolo a conoscere da poco ho bisogno di approfondire, ma non mi pare comunque un'opera da svalutare.

Semmai, forse la "colpa" è nell'impostazione della fine degli anni '70, che incolpevolmente stabiliva già una suddivisione per regioni e una impostazione di ogni volume che forse oggi non vale più (Introduzione - Catalogo della collezione).

Ma tant'è. A me pare un'opera forse imperfetta ma molto stimolante.


Inviato

riguardo a Venezia, per gli interessati, faccio notare che si inizia con i denari Ottoniani (fine X secolo), dato che il MEC 1 di Grierson si fermava al 1000. Mi sarebbe piaciuta quindi anche una revisione dei denari di Ugo, Rodolfo e i Berengari, appena accennata nel primo volume, anche in seguito alle riattribuzioni Milano --> Venezia già anticipate quasi quarant'anni fa.

 


Inviato (modificato)
43 minuti fa, Gallienus dice:

Sì, ma di quale epoca?

L'opera attraversa diversi secoli, e i confini territoriali al tempo mutavano ogni due per tre. Nel momento in cui si seziona il lavoro bisogna fare dei tagli, e diventa inevitabile dividere ambiti interrelati.

Utilizzando i confini attuali quantomeno abbiamo una (per quanto rigida) oggettività.

L'opera tratta della monetazione medioevale fino al 1500 circa ( dico circa perché non si può porre una cesura netta -  tipo il 1492 - pena l'interruzione a metà' di una monetazione - ad es. quella di lodo Vico il moro che termina nel 1499.

la monetazione barbarica e i secoli fino al - X sono stati già' trattati invece nel I volume del MEC 

Le aree monetarie in questi 5 secoli (1000-1500)  hanno tuttavia mostrato minor variabilità del parametro monetario rispetto ai mutamenti politici e di territorio.  La riforma di Carlo  Magno resistera' per secoli, il suo territorio molto meno. Proprio  questo il motivo per privilegiare un approccio -  innovativo - di area monetaria rispetto al vecchio criterio geografico o politico/ territoriale. E spezzare un 'identita' monetaria perche' semplicemente si avvicendano due signori ( entità politiche ) diversi non ha molto senso.

Un altro esempio per cui questa incongruenza si rileva  è' Musso, una zecca attiva solo per pochissimo tempo ma di straordinaria rilevanza artistica e anche politica .  Per essa viene trattata la monetazione emessa sotto Giangiacomo Trivulzio ma si tace del tutto  la rilevantissima produzione successiva sotto il Medeghino ( Giangiacomo Medici) -  produzione  perfettamente inserita nella monetazione rinascimentale - lasciando  un senso di opera ancora da sviluppare e completare...

Modificato da numa numa

Inviato

anche per Venezia si va ben oltre il 1492.. ci sono dei pezzi di Leonardo Loredan. diciamo che un po' di elasticità ci sta anche. Però per quel poco che so la parte del "Veneto", comprendente anche le zecche friulane e giuliane, è trattata bene. Su Verona non saprei, la conosco poco.

 


Inviato (modificato)
 
Ho riesumato per caso un mio vecchio scambio mail del 2007 ! :D fra pochi giorni saranno 10 anni!
 
 
-------Messaggio originale-------
 
Da: omissis
Data: 02/14/07 09:51:52
A: XXX
Oggetto: MEC ?
 

Gent.mo prof. XXX,

le riscrivo a distanza di qualche mese per sapere se ci sono state evoluzioni nella complicata uscita del volume MEC relativo all'Italia settentrionale.

L'ultima volta mi aveva detto che tutto era bloccato, spero che nel frattempo qualcosa si sia mosso, anche se sul sito purtroppo non ho letto nulla a riguardo.

Buon lavoro e cordiali saluti,

XXX XXX.

 

-------Messaggio originale-------
 
Nessuna novità
Saluti,
XXX XXXXX
Modificato da gigetto13

Inviato

Paradossalmente, se si pensa, è meglio sia uscito più di dieci anni dopo: tutta l'ultima bibliografia si sarebbe persa. Questo secondo me è il vantaggio e il limite al tempo stesso di opere così importanti.

Rimane comunque a mio avviso un volumone ricco di stimoli.


Inviato

Concordo che la parte riguardante Venezia sia ben ricercata ed argomentata. 

 

TRIVULZIO 

Purtroppo meno lo sono alcune sezioni riguardanti la Lombardia ed in particolare la parte introduttiva che tratra la zecca di Bellinzona e la monetazione dei Trivulzio in Val Mesolcina. 

A pag. 335 si legge che "Giangiacomo Trivulzio ... in 1480 received in return ( for his services to the duke of Milan) the swiss fief of Mesocco"

questa notizia e' errata, perche' il Trivulzio acquisto' il feudo della Mesolcina, da GianPietro Sacco - antico feudatario della valle -  con regolare contratto di acquisto stipulato a Bellinzona il 20 nov 1480 per un controvalore di 16.000 fiorini d'oro di Reno , di cui 10.000 vennero pagati subito e 6.000 da pagare entro la Primavera successiva ( vennero in realta' saldati solo nel 1483 mentre l'acquisto venne ratificato nel 1487 da Federico IUI d'Asburgo che assegno' a Giangiacomo anche il diritto di battere moneta per se' e i suoi successori. 

Questo particolare dell'acquisto ( e non dell'assegnazione ) del feudo - per fortuna ripreso correttamente nel Mec nella successiva sezione dedicata alla monetazione dei Trivulzio pp.  536-38, e' di particolare importanza perche gli abitanti del feudo successivamente riuscirono a ricomprarsi il proprio territorio dal nipote di Giangiacomo ovvero Gian Francesco Trivulzio circa 70 anni dopo nel 1549 ( 2?ortobre) per la somma pattuita di 24.500 scudi d'oro d'Italia. 

Si assiste quindi ad uno straordinario atto di autodeterminazione di una popolazione feudale che riesce, tassandosi e raccogliendo fondi, addirittura a riscattare dai propri padroni il territorio di loro spettanza . Esempio particolarmente raro per questa fase storica. I Trivulzio cercarono , nei due secoli successivi, di impugnare in tutti i modi la vendita invocandone  presso  numerosi tribunali la nullita' ma tutto fu inutile e il feudo di Mesocco ( val Mesolcina) venne a far parte tempo dopo della Lega Grigia, ovvero successivamente   del Canton Grigioni sotto la cui giurisdizione si trova tuttora essendo tra l'altro una delle tre aree italofone scizzere non facenti parte del Canton Ticino ( unico cantone italofono svizzero). 

Infine il MEC menziona come ancora esistente il palazzo della zecca a Roveredo ( p. 538) mentre esso venne in realta' demolito nel 1512 e al suo posto costruita la Casa di Circolo che esiste tuttora. 


Inviato (modificato)

 

Zecca di Roveredo 

 

Zecca-04.jpgL’edificio poco prima della sua demolizione del 1912... 

 

Zecca-05-2.jpg... e la Casa di Circolo edificata qualche anno dopo. 

 

 

Nella memoria roveredana è ancora ben presente il ricordo della zecca che fu attiva all’epoca della signoria dei Trivulzio sulla Valle. Esisteva inoltre una Caraa di Zechin (o del Zechin) che conduceva da Piazeta alla Stazione e che scomparve dopo la costruzione dell’autostrada. L’edificio che aveva ospitato la zecca era ubicato, infatti, in capo al vecchio ponte, sulla riva sinistra, dove si trova adesso la ormai ex casa di Circolo o Palazzo di Giustizia di Roveredo, costruita all’inizio del Novecento. Fatto costruire dai de Sacco come residenza o per uso amministrativo nei primi decenni del XIV secolo, l’edificio con torretta che ospitò la zecca, talvolta confuso con il castello, passò al Trivulzio che acquistò la signoria di Mesolcina nel 1480. Di questo palazzo e del quartiere Piazeta esiste una rappresentazione (risalente alla seconda metà del Seicento) sullo sfondo di un dipinto raffigurante S. Matteo che si trova nella chiesa di S. Giulio.

 

Padrone della Mesolcina, Gian Giacomo Trivulzio aveva capito l’importanza strategica della Valle per il controllo dei passaggi alpini e dei territori settentrionali del ducato di Milano. Mirando a farne il nucleo di un suo Stato personale, fece eseguire una serie di lavori pubblici, favorì il commercio e ottenne pure, nel 1487 un diploma imperiale che gli conferiva il diritto di battere moneta in Mesolcina, privilegio importante, che gli fu confermato nel 1504/5 dall’imperatore Massimiliano I; nel 1496 la concessione di batter moneta in favore del condottiero milanese è pure contenuta in un atto del duca Luigi d’Orléans, futuro re di Francia.
In passato alcuni storici hanno ritenuto che la zecca mesolcinese si trovasse dapprima nel castello di Mesocco. L’ipotesi oggi abbandonata – nessun documento ha mai attestato la presenza di locali adibiti al conio di monete nel castello – si spiega forse con la confusione per analogia tra Mesocco e Mesolcina o con un’interpretazione errata del diploma imperiale del 1487che concedeva la facoltà di batter moneta “nel castello di Mesocco o suo territorio”. Del resto, Roveredo era senza dubbio il centro amministrativo ed economico della Mesolcina.

 

Non è facile stabilire con esattezza per quanti anni la zecca fu effettivamente in funzione. Un documento del 1497 menziona un procuratore del Trivulzio residente nella zecca di Roveredo. Nel 1512 il Trivulzio ottenne dal re di Francia il privilegio di battere moneta a Musso (sul Lago di Como) “come era solito fare prima in Mesolcina”. Si può quindi presumere che a questo momento la zecca di Roveredo non fosse più attiva, anche per la situazione difficile della Valle, in seguito alle lotte per il controllo di Bellinzona. All’epoca di Gian Giacomo Trivulzio dalla zecca di Roveredo uscirono circa 90 tipi diversi di monete, d’oro,d’argento e di metalli meno pregiati: scudi, testoni, cavallotti, grossi, parpagliole... Possiamo situare nei primi anni del 1500 il periodo di maggior sviluppo della zecca. Molto probabilmente è la zecca di Roveredo quella raffigurata in un’illustrazione (riferita agli eventi del 1509) della Cronaca svizzera del lucernese Diebold Schilling, anche se alcuni autori propendono per la zecca di Bellinzona, attiva dal 1503 al 1529. Quasi certamente la rappresentazione non è realistica e il disegnatore non ha mai visitato i locali; l’immagine dà tuttavia l’idea di come si lavorasse in una zecca a quel tempo.

 

Morto Gian Giacomo nel 1518, l’attività riprese sotto i suoi successori. Costoro, non più interessati politicamente alla Mesolcina, cercavano soltanto di trarre dalla signoria il maggior profitto economico possibile. La zecca fu appaltata a zecchieri poco scrupolosi che coniarono dei falsi. I documenti attestano un contratto del 1529 per l’appalto della zecca roveredana a tale Dionigi Besson di Lione, per un periodo di sei anni. L’attività della zecca continuò almeno fino al 1541 e cessò verosimilmente qualche anno prima del riscatto della Valle dalla signoria dei Trivulzio nel 1549. Né prima, né dopo la signoria dei Trivulzio furono coniate monete in Mesolcina.
L’edificio che aveva ospitato la zecca di Roveredo fu poi usato soprattutto come carcere o per altre necessità giudiziarie e più volte trasformato, fino alla demolizione nel 1912 e alla sua sostituzione con quello tuttora esistente, che ne ricorda vagamente la fisionomia e le funzioni.

 

Bibliografia sommaria

Emilio Tagliabue “È davvero esistita la zecca di Mesocco?”, Rivista italiana di Numismatica, III, 1890.

Savina Tagliabue, La signoria dei Trivulzio in Valle Mesolcina Rheinwald e Safiental, Milano 1927 [rist. anastatica, Lugano 1996].

Carlo Bonalini, “La Zecca di Roveredo”, Quaderni grigionitaliani, 4, 1936-37, p. 282-286.

Franchino Giudicetti, “Un’illustrazione contemporanea della zecca di Roveredo?”, Quaderni grigionitaliani, 4, 1977, p. 281-285.

&

tutte queste e altre informazioni sono sintetizzate/ riportate nella scheda dedicata alla zecca di Roveredo redatta per la Guida alle Zecche d'Italia a cura sella prof. ssa Lucia  Travaini 

Modificato da numa numa
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Inviato

Zecca-03.jpgL’interno della zecca di Roveredo (o di Bellinzona); illustrazione inserita nella “Luzerner Chronik des Diebold Schilling”, pubblicata nel 1513. 

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  • 3 anni dopo...
Inviato

Riprendo la discussione perché ho visto che il MEC 12 Italia del nord esce il 20 febbraio in versione paper back ad un costo notevolmente ridotto (circa 30€)

per chi può essere interessato

  • Grazie 1

Inviato

Grazie della segnalazione, sicuramente la versione cartonata è molto più bella, ma il prezzo eccessivo ne limita la possibilità di acquisto e quella della lettura. Quindi meno male che vi sono anche le versioni economiche per i portafogli meno pieni.


Inviato
Il 6/2/2020 alle 09:42, Romolo75 dice:

Riprendo la discussione perché ho visto che il MEC 12 Italia del nord esce il 20 febbraio in versione paper back ad un costo notevolmente ridotto (circa 30€)

per chi può essere interessato

Anche io credo che acquisterò la versione economica, ma da che sito si può acquistare o prenotare?


Inviato
Il 7/2/2020 alle 22:55, 4mori dice:

ma da che sito si può acquistare o prenotare

Ti rispondo in privato per non fare pubblicità.


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