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IGNORED

Assolta la curatrice del Getty e in forse la restituzione della Venere di Morgantina


Risposte migliori

comunque resta il FATTO che bisogna anche dimostrare un bel po di cose........in america l'onere della prova spetta all'accusa, teoricamente anche in Italia dovrebbe essere così, ma al momento la pratica è ben lontana dalla teoria...............io spero che ,se si dimostrasse veramente che la venere è di Morgantina, torni al più presto presso il museo di Aidone che sarebbe la sua casa naturale

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Ribadisco: il processo è terminato non per mancanza di prove (anzi la difesa non aveva ancora prodotto un testimone in suo favore), ma a causa della scadenza dei termini entro i quali il reato era punibile. Cito da un articolo del New York Times del 14 ottobre 2010 relativo al caso True:

"In its decision on Wednesday the court acknowledged that the 7 ½-year statute of limitations on the conspiracy charge had expired on July 11; it said the 10-year statute of limitations on the charge of receiving stolen goods had run out in 2007"

il che significa che la prescrizione per il reato di ricettazione era già scattata 3 anni fa, nel 2007, quella per l’associazione a delinquere l’11 luglio del 2010: alla difesa è bastato farlo rilevare per ottenere una sentenza di prescrizione, non di assoluzione.

Modificato da Bartolus
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Per un giusto resoconto dei fatti, consiglio la lettura di questo articolo di F. Castelli Gattinara, apparso sul Giornale dell'arte del 15 ottobre 2010:

Processo True. The End

Dopo 5 anni si è chiuso con una sentenza di estinzione del reato per l'ex curatrice del Getty.

Roma. È finita. Dopo 5 anni per l’ex senior curator del Getty Museum Marion True il processo partito il 16 novembre 2005 presso la VI Sezione penale del Tribunale di Roma si è concluso il 13 ottobre con una sentenza di prescrizione. Il presidente della corte Gustavo Barbarinaldo due settimane prima aveva ricevuto dalla difesa True una corposa «memoria» alla quale né la sostituta del p.m. Eugenio Albamonte impegnato in corte d’assise, né le parti civili hanno potuto opporsi. I termini c’erano tutti, la prescrizione per il reato di ricettazione era già scattata oltre 3 anni fa, nel marzo 2007, quella per l’associazione a delinquere l’11 luglio scorso. Barbarinaldo e i due giudici a latere si sono riuniti in una brevissima camera di consiglio quindi hanno pronunciato la sentenza di estinzione del reato ai sensi dell’articolo 129 del Codice di procedura penale, cioè per effetto della legge meglio nota come ex Cirielli, approvata nel 2005 dal precedente governo Berlusconi. Per Bob Hecht al contrario il processo prosegue, l’imputazione di essere a capo e promotore dell’associazione a delinquere lo condanna ad avere tempi di prescrizione più lunghi, che comunque andranno a scadenza a luglio 2011 secondo i calcoli del suo avvocato Alessandro Vannucci. Il quale fuori dall’aula ci confida che comunque vada a finire per il suo assistito (ma la prescrizione è quasi scontata) questo è stato per lui «sotto il profilo sia giuridico che culturale il processo più bello in 42 anni di carriera». Un processo che è stato una pietra miliare nella lotta al commercio illegale di beni archeologici, ma che a parte «Il Giornale dell’Arte» e gli articoli di Fabio Isman (dall’estate scorsa in forze al nostro giornale) sul quotidiano «Il Messaggero» è stato sostanzialmente trascurato dalla stampa italiana, meno da quella straniera. Un processo che ha di fatto stroncato il traffico clandestino di capolavori antichi verso i musei stranieri, spezzato un vero e proprio «sistema» che dal tombarolo al grande museo scivolava sulla compiacenza se non proprio complicità di case d’asta, intermediari e collezionisti. Oggi, grazie anche all’impegno politico di alcuni (più di altri) ministri della cultura italiani, si sono ottenute importantissime restituzioni, la prossima nel 2011 la Venere di Morgantina, anche se molto altro si può e si dovrebbe fare, a partire dal contenzioso con la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Ma la messa a nudo dei meccanismi che per oltre trent’anni hanno arricchito di pezzi illegali le collezioni di prestigiosi musei americani (e non solo) e gli accordi bi o multilaterali tra i Paesi per collaborazioni e controlli più stringenti hanno ridotto sostanzialmente il fenomeno che per decenni ha devastato intere regioni d’Italia. Con l’uscita di True e l’avvicinarsi della prescrizione per Hecht il processo perde di fatto interesse. Per Giacomo Medici, il terzo accusato di associazione a delinquere e condannato a pene pesanti in primo e secondo grado, il 5 ottobre la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio e rimesso gli atti alla Corte costituzionale perché si pronunci sull’applicabilità pure nel suo caso della legge ex Cirielli in base a una sentenza della Corte europea.

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La cosiddetta " Venere di Morgantina" a questo punto, almeno a dar retta a ciò che ha sostenuto il Direttore degli scavi del posto.E se non lo sa lui.....!

Considerazione qualunquista e cinica: certo che se la Venere fosse realmente di Morgantina, il Direttore degli scavi non farebbe (quantomeno) una bella figura ...

... un po' come i furti negati al Museo Nazionale Romano ...

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certo che se la Venere NON fosse poi di Morgantina, sai che bella figura che ci farebbe il pool di esperti che lo ha sostenuto finora e lo stato stesso..

un pò come per l'impossibilità di attribuire responsabilità dirette per il "furto" del museo nazionale romano

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Ribadisco: il processo è terminato non per mancanza di prove (anzi la difesa non aveva ancora prodotto un testimone in suo favore), ma a causa della scadenza dei termini entro i quali il reato era punibile.

io direi che casomai è successo il contrario, non confondiamo le acque......

MsTrue has provided five personal depositions to clarify the facts;

the public prosecutor [Paolo Giorgio Ferri] wasn't able, throughout the trial, to call

any witnesses except one 'expert' and the police (nobody else).

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Comunque resta il fatto che non vi capisco : prima fate tanto i garantisti se a qualcuno fanno una perquisizione seguita magari da un normalissimo sequestro probatorio, e giù a scagliarsi contro gli esecutori e i titolari tacciandoli di volta in volta di : prevaricazione, improprio uso delle norme o non rispetto delle stesse, insensibilità verso la persona, pregiudizio nei confronti di chi è connesso col mondo delle monete o dell'archeologia,e tanto altro. E per una volta che invece passa la tesi garantista siete quì tutti a protestare perché l'imputata :

non ha rifiutato la chiusura per prescrizione preferendola ad una assurda e inutile continuazione di beghe e spese per nessun tornaconto palpabile.

è riuscita al contrario della accusa a provvedere a qualche prova a suo discarico e quindi è uscita indenne dal processo, da cui, come si legge nelle dichiarazioni dell'avvocato Vannucci, probabilmente uscirà indenne , per le stesse ragioni, anche Hetch.

uscendone illesa ha rimesso tutto o quasi il lavoro fatto finora dalla PG in discussione, Venere compresa.

Ma, fatemi capire : se l'avvocatura di stato non ha potuto o saputo ottenere un provvedimento avverso, perché lo state adesso reclamando voi?

Forse che l'avvocatura di stato è meno capace dei presenti?

O forse perché Ms True si trova ad un livello diverso dal collezionista o commerciante "normale"?

Ma le leggi, valgono e basta, non tengono conto della posizione se non in senso garantista della equità della legge stessa.E per garantirla ,ogni tanto qualcuno ne deve uscire impunito anche se fosse colpevole........se no lo si puòprovare " oltre ogni ragionevole dubbio"

Per chiarire : è di oggi la notizia che un giudice americano ha rifiutato di emettere una sentenza di condanna penale, con misure restrittive, per un dirigente di un fondo di investimento che ha travolto con l'auto un ciclista, procurandogli lesioni permanenti, per la motivazione che la condanna penale avrebbe nociuto al dirigente nella sua capacità produttiva ledendone l'immagine.

I commenti che si sono levati da personaggi italiani sono stati scandalistici nei toni, per la presunta iniquità della faccenda che, se avesse coinvolto un normale cittadino anziché un dirigente di fondi di investimento, avrebbe visto sicuramente la condanna dello stesso alla giusta pena.

E invece è sbagliato pensare questo e bene ha fatto il giudice americano a soprassedere alla disutile condanna penale e la motivazione di questo agire è stato dato dal giudice stesso che ha considerato il fatto che se il dirigente avesse avuto la sua immagine lesa, non avrebbe più potuto continuar a gestire il fondo, con conseguente perdita di reddito e questo gli avrebbe reso impossibile risaracire in modo congruo la vittima dell'investimento. Questo si chiama pragmatismo e praticità, altro che rifiutare la chiusura del processo per prescrizione per andar cercando una soddisfazione personale o morale senza nessun senso pratico. Meditate gente....

Modificato da numizmo
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Ribadisco: il processo è terminato non per mancanza di prove (anzi la difesa non aveva ancora prodotto un testimone in suo favore), ma a causa della scadenza dei termini entro i quali il reato era punibile.

io direi che casomai è successo il contrario, non confondiamo le acque......

MsTrue has provided five personal depositions to clarify the facts;

the public prosecutor [Paolo Giorgio Ferri] wasn't able, throughout the trial, to call

any witnesses except one 'expert' and the police (nobody else).

è riuscita al contrario della accusa a provvedere a qualche prova a suo discarico e quindi è uscita indenne dal processo, da cui, come si legge nelle dichiarazioni dell'avvocato Vannucci, probabilmente uscirà indenne , per le stesse ragioni, anche Hetch.

Qui si continuano a divulgare informazioni non corrette: la sentenza è stata di prescrizione e non di assoluzione, e su questo non c'è da discutere. Le parole che tu citi sono state pronunciate dall'avvocato della True, e dunque non sono di fonte disinteressata.

I puri fatti, senza fronzoli, sono questi:

"la prescrizione per il reato di ricettazione era già scattata oltre 3 anni fa, nel marzo 2007, quella per l’associazione a delinquere l’11 luglio scorso. Barbarinaldo e i due giudici a latere si sono riuniti in una brevissima camera di consiglio quindi hanno pronunciato la sentenza di estinzione del reato ai sensi dell’articolo 129 del Codice di procedura penale, cioè per effetto della legge meglio nota come ex Cirielli, approvata nel 2005 dal precedente governo Berlusconi"

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Al proposito mi sembra utile riportarvi un articolo di Fabio Isman, pubblicato nel catalogo della mostra tenutasi al Quirinale nel 2008 (il volume si intitola "Nostoi. Capolavori ritrovati" ed è stato pubblicato dalla Presidenza della Repubblica Italiana e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali):

L’arte rubata

Fabio Isman

L’esposizione che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ospita nel Palazzo del Quirinale,

conferendole così maggiore visibilità e solennità, non solo propone sessantotto bellissimi reperti

archeologici (spesso assai preziosi, perché assolutamente unici al mondo), permettendo per la prima

volta d’ammirarli in Italia quantunque facciano parte delle nostre “radici”, del nostro passato, e

provengano dal sottosuolo della Penisola; ma soprattutto, chiude e archivia una pessima stagione,

per chiunque abbia a cuore l’arte e la cultura: quella della Grande Razzia, che è durata circa 30

anni. I suoi protagonisti sono stati chiamati “predatori dell’arte perduta”, in facile assonanza con

un film giustamente famoso; ora, è forse il caso di cominciare a correggersi: predatori dell’arte

perduta e ritrovata, restituita, ritornata. Sono un folto gruppo di persone («ho indagato almeno

2.500 soggetti», dice il sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Paolo Ferri), che, dal 1970

circa ai primi anni 2000, hanno depredato tanti bacini archeologici del nostro Paese

d’incommensurabili ricchezze: specialmente al centro e al sud, ma anche nelle due isole maggiori.

I “predatori” sono uniti come in una catena. I “tombaroli”, scavatori clandestini e di frodo,

vendono i reperti ritrovati a mediatori e trafficanti internazionali, che li cedono a celebri mercanti

d’archeologia stranieri. Gli acquirenti finali sono invece una trentina dei più importanti musei

europei, americani e giapponesi, e di ricche collezioni private, formate o cresciute nel dopoguerra.

Confidando anche (ma non sempre) in dichiarazioni di provenienza fittizie e impossibili da

riscontrare, hanno pagato cifre talora da capogiro, per assicurarsi capolavori spesso senza eguali.

La catena è stata individuata e spezzata dalle indagini. Della magistratura, specie del sostituto

Procuratore Ferri; e del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, un reparto che

è stato il primo del genere sorto nel mondo, e che tanti Paesi ancora ci invidiano. Quando, a

Ginevra e Basilea nel 1995 e nel 2002, sono stati scoperti i depositi e archivi di due tra i più attivi

“trafficanti” internazionali, Giacomo Medici e Gianfranco Becchina (10 mila oggetti; ancor più

documenti; migliaia di foto), il Pm Ferri ha incaricato gli archeologi Daniela Rizzo e Maurizio

Pellegrini di comparare le fotografie ritrovate con gli oggetti, spesso dei capolavori, nei cataloghi

di mostre e musei, e delle maggiori case d’asta. «Abbiamo studiato oltre 10 mila immagini, e

ritrovato più di 500 reperti, sicuramente scavati di frodo in Italia», spiega Pellegrini. E analogo

lavoro, con risultati ancora più corposi, l’hanno compiuto i “Carabinieri dell’arte”, oggi comandati

dal generale Giovanni Nistri (e prima, da Ugo Zottin e Roberto Conforti), e la loro sezione

archeologica diretta dal capitano Massimiliano Quagliarella. In parecchi casi, rinvenute anche foto

polaroid (quindi, inadatte a ogni scopo scientifico) dei reperti archeologici appena scavati, ancora

sporchi di terra, in attesa d’essere restaurati: quasi una “garanzia d’autenticità”, per surrogare la

mancanza di qualsiasi pedigree.

I risultati di questa formidabile fatica non sono soltanto quelli che si vedono nella mostra al

Quirinale. In possesso di una documentazione tanto inoppugnabile, le autorità di Governo italiane

hanno affrontato i direttori e i board dei grandi musei americani, proprio mentre al Tribunale di

Roma si apriva un processo contro Marion True, Robert “Bob” Hetch e Giacomo Medici. Marion True

è stata curator del Getty Museum dal 1986 al 2005. Hetch, classe 1919, da mezzo secolo è tra

i più grandi mercanti al mondo: per la prima volta nella storia, ha spuntato un milione di dollari per

un solo oggetto; era il 1972, e si trattava del celebre Cratere di Eufronio, scavato a Cerveteri e pagato

100 mila dollari, comperato dal Metropolitan di New York, che tornerà a Roma il 15 gennaio 2008.

Medici, 69 anni, vive invece a Santa Marinella (villa con piscina, due campi da tennis, una Maserati),

è il più rilevante “collettore” del “mercato nero” in area etrusca: ha deciso di farsi processare per

conto proprio, e, in primo grado, è stato condannato a 10 anni di carcere e – mai successo – a una

provvisionale di 10 milioni di euro da versare allo Stato, per i danni inferti al patrimonio culturale.

Una volta scavati clandestinamente, i reperti diventano infatti “muti”; sono decontestualizzati: non

forniscono più informazioni agli studiosi sulla loro provenienza, sul corredo di cui eventualmente

facevano parte, sugli oggetti da cui erano accompagnati. Insomma, lo scavo clandestino cancella

tutta la Storia (e le storie) che gli oggetti recano con sé, e di cui sono impregnati.

Il Governo italiano ha iniziato le trattative quando Ministro dei Beni culturali era ancora Rocco

Buttiglione (e piace che un simile tema sia stato affrontano in modo assolutamente bipartizan),

e il Vicepremier Francesco Rutelli ha poi conferito loro ulteriore impulso e vigore, coadiuvato da

una commissione diretta dall’Avvocato dello Stato Maurizio Fiorilli. Così, nel tempo, i maggiori

musei americani hanno mutato “filosofia”; sono divenuti più rigorosi; hanno cominciato a restituire

(“spontaneamente”, e “senza ammissioni di colpa”) oggetti scavati di frodo nel nostro Paese, e che,

in Italia, nessuno aveva mai visto, a parte i “tombaroli” e i loro sodali. E ne ricavano importanti

accordi di collaborazione scientifica: la possibilità di compiere scavi nella Penisola, di studiare i

reperti così ritrovati, di ospitare rilevanti mostre d’arte italiana, di ottenere prestiti a lungo termine.

Quella che il nostro Paese ha condotto, e che trova oggi suggello in questa mostra, è una grande

battaglia etica a livello internazionale. Prima, il Getty, senza alcuna trattativa, nel 2005 ha

restituito quattro opere. Anche un vaso apulo alto oltre 70 centimetri, del diametro di 60, vecchio

di 2.340 anni, su cui il famoso pittore Asteas (uno degli unici due nel sud Italia che “firmassero”

i propri lavori) eterna una tra le più antiche raffigurazioni di Europa: è a cavallo di Zeus che,

tramutatosi in Toro, la rapisce. I carabinieri avevano ritrovato la foto di questo capolavoro

dell’archeologia di tutti i tempi nel cruscotto dell’automobile in cui, incidente che resta misterioso,

era morto un famoso “trafficante”, Pasquale Camera; il vaso era stato poi individuato al Getty

Museum, cui l’aveva venduto Gianfranco Becchina, il massimo “collettore” degli scavi clandestini

nel sud della Penisola.

Quindi, febbraio 2006, Philippe de Montebello, che da 30 anni dirige il Metropolitan Museum di

New York, sigla un accordo che «corregge gli errori del passato», dice, «è importante e vantaggioso,

e rappresenta, anche per gli altri musei americani, un modello». L’Italia ottiene così quattro vasi

importanti (due dei Pittori “di Dario” e “di Berlino”), un corredo unico al mondo di 15 argenti

ellenistici proveniente da Morgantina, che tornerà a inizio 2010, e il Cratere di Eufronio, tanto grande

da contenere 45 litri di vino, decorato dal massimo vasaio attico con la Morte di Sarpedonte, il figlio

di Zeus accanto a cui sono Hypnos e Thanatos, scavato a Cerveteri nel 1971, pagato 100 mila dollari

da Hecht e rivenduto, appunto, per un milione. Quindi, il direttore del Museum of Fine Arts di

Boston, Malcom Rogers, davanti a Rutelli svela una statua alta due metri e 4 centimetri, di Vibia

Sabina, la moglie dell’imperatore Adriano cui non riuscì a dare figli, vissuta tra l’86 e il 136 dopo

Cristo; e insieme ad essa, acquistata nel 1979 da Fritz Burki (vedremo chi è), restituisce 11 vasi, un

paio alti quasi un metro e uno ancora del “Pittore di Berlino”, e un frammento di marmo con rilievo:

«Discuteremo su eventuali altre restituzioni», spiega Rogers, «ma la casa di questi reperti è l’Italia, e

noi siamo orgogliosi d’averli riportati qui». Tocca poi al Getty: trattativa più lunga, aspra e difficile.

Per ora, ha fruttato l’arrivo a Roma di 40 importanti “pezzi”, anche se assai più sono quelli sospetti

identificati nel museo di Malibu; rimane invece sospeso (e impregiudicato) il destino dell’Atleta

vittorioso attribuito a Lisippo, un bronzo del III secolo a.C. pesante 200 chili, recuperato nel 1964

nel mare di Fano, rimasto a lungo in Italia (perfino nel sottoscala di un sacerdote a Gubbio: i fratelli

Barbetti l’avevano rilevato per 4 milioni di lire) prima di essere acquistato dal museo californiano,

nel 1977, per 4 milioni di dollari. Entro il 2010, il museo di Malibu rinuncerà anche alla Venere di

Morgantina, un acrolito (testa di marmo, e corpo in calcare) di 25 secoli fa, alto 220 centimetri,

rinvenuto ad Aidone in provincia di Enna, ceduto dal mercante londinese Robin Symes per 18

milioni di dollari nel 1988. Gli oggetti che il Getty ha restituito hanno un valore (ai fini puramente

assicurativi: quelli di mercato, s’intende “nero”, sono dieci volte maggiori) di almeno 300 milioni di

euro; e tutti, tranne la Venere, sono ora in mostra al Quirinale. Alcuni sono degli hapax: reperti privi

di simili, o equivalenti, in qualsiasi collezione, pubblica o privata, del mondo intero.

Altre “restituzioni” sono intanto già alle porte; e, complice anche la pressione della stampa

americana, la nuova filosofia ha fatto sì che perfino Jerome Eisenberg, un antiquario dei più

accreditati non solo a New York, abbia consegnato otto reperti, risalenti più o meno a 2.500 fa.

Le sue Royal Athena Galleries esistono dal 1942 e vantano «la più vasta selezione al mondo

d’oggetti antichi», e lui d’avere venduto, nelle sedi di Londra e Manhattan (Lexington Avenue,

angolo 57a Strada) «oltre 30 mila capolavori ai massimi musei americani ed europei». Infine,

nemmeno due mesi fa, è stata la volta del Museo di Princeton, istituzione universitaria fondata

nel 1882, con un patrimonio di oltre 60 mila oggetti d’arte: otto “pezzi”, di cui quattro subito

spediti a Roma, e presenti in questa mostra, e i rimanenti entro il 2011. Ma altre trattative restano

aperte: perché gli oggetti razziati nel nostro Paese sono finiti in musei di tre Continenti.

Anche in alcuni tra quelli con più tradizioni e maggiormente “al di sopra d’ogni sospetto”. E una

razzia, analoga nelle modalità e nell’importanza, se non per l’entità, ha riguardato anche altri Paesi

“produttori” di antichità, come per esempio la Grecia. E anche Atene ha riottenuto alcuni dei

capolavori che erano stati sottratti al patrimonio della Nazione: uno, splendido, è “ospite d’onore”

in questa mostra, per testimoniare che il fenomeno travalica i confini.

Gli atti processuali riservano infinite sorprese, e terribili rivelazioni. Symes, ad esempio, nel 2003

è costretto a restituire il più grande reperto crisoelefantino (oro e avorio) giunto dall’antichità: la

Maschera d’avorio, da lui acquistata per 10 milioni di dollari. Antonio Giuliano, archeologo e a

lungo docente all’Università di Tor Vergata, spiega: «Oggetti che erano destinati solo agli

imperatori; se ne sono salvati pochi frammenti, nessuno tanto grande; a Roma esistevano 100 mila

statue di marmo, ma solo 66 o 77, a seconda delle fonti, crisoelefantine; questa, avrà avuto

addosso non meno di 350 chili d’oro». L’aveva scavata, alle porte di Roma, ottobre 1994, Pietro

Casasanta, “ritrovatore” anche dell’unica scultura che ritrae al completo la Triade Capitolina (Giove,

Giunone e Minerva) sopravvissuta agli insulti del tempo e degli uomini. Casasanta vive ad

Anguillara, ha quasi 70 anni, e in 50 ha eseguito mille scavi; ha subito un centinaio di processi e

un paio di lievi condanne. Dice: «Solo verso Guidonia, negli anni 70, ho recuperato, tutte assieme,

63 statue, di cui 23 a grandezza naturale». Ha avuto l’onore della prima pagina sul prestigioso

Wall Street Journal, per il quale è “il grande trafugatore”. Bene: torniamo a Symes. Un giorno, per

vicende di quattrini pretesi dagli eredi dell’ex socio, su lui indaga la giustizia inglese. E scopre, tra

Londra, Ginevra e New York, 29 depositi di materiali archeologici, 17 mila oggetti, in buona parte

d’origine italiana, valutati – sempre dalla Corte di Londra –125 milioni di sterline: 190 di euro,

quasi 400 miliardi delle nostre vecchie lire. Per capire l’entità del black market italiano, lui aveva

57 milioni di dollari d’affidamenti bancari.

Del resto, il 13 settembre 1995, quando il maresciallo capo Serafino Dell’Avvocato, uno dei

“Carabinieri dell’arte”, entra, il primo italiano, nel deposito di Giacomo Medici, nel porto franco

di Ginevra, corridoio 17, stanza 23, non crede ai propri occhi. Al processo, dirà che c’era «un vero

bendiddio, e nell’ultimo locale, signor giudice, affreschi pompeiani grandi come questa stanza».

Il tavolone di vetro al centro della sala d’esposizione, era retto da un capitello corinzio, che,

implacabile, un carabiniere certifica «provienente da Villa Celimontana, a Roma». Per l’accusa,

Medici ha commercializzato «almeno 10 mila reperti clandestini». Scambiava lettere affettuose con

Marion True: «Caro signor Giacomo», ma anche «Caro Giacomino, mi mandi il vaso dopo che sarà

stato sbiancato»; reso, almeno apparentemente, legittimo. Per lo scopo, venivano spesso usate le

maggiori case d’asta: solo nel 1988, Becchina spedisce a Sotheby’s 320 oggetti; e, travolta dallo

scandalo, nel 1997 la casa d’aste cessa a Londra le vendite archeologiche.

Una sola volta, che si sappia, il Getty dice no a “Giacomino”: quando propone, per due milioni

di dollari, un corredo di 20 piatti dipinti, di 20 centimetri di diametro, fattura etrusca: «Mai visto

qualcosa del genere al mondo», certifica l’archeologo Fausto Zevi, uno dei periti del Pm Ferri.

Il direttore del museo che, non possedendo un passato cerca di costruirselo a suon di dollari,

afferma di non voler spendere una tal somma per 20 opere del medesimo artista; e Marion True

scrive d’esserne «assai dispiaciuta».

In quei possenti archivi, che hanno costretto alcuni grandi musei ad arrendersi all’evidenza, ci sono

immagini terribili. La Tavola cerimoniale in marmo policromo del 300 a.C., Due grifoni che

sbranano un’antilope, è ancora in pezzi, sporca di terra e avvolta in giornali, nel portabagagli di

un’automobile, appena scavata ad Ascoli Satriano, il luogo della celebre battaglia di Pirro re degli

Epiri. Sarà pagata sei milioni e mezzo di dollari. Faceva parte di un ricco corredo funerario, e il

Soprintendente archeologo di Roma, Angelo Bottini, ha penato molto per riunirgli altri due pezzi,

pure in mostra al Quirinale, sequestrati in un’altra occasione, che erano, quasi certamente, sepolti

con lui, nella stessa tomba. Ma dagli archivi spuntano anche infiniti misteri, e le immagini di un

altro terribile misfatto: una Villa pompeiana (non ancora identificata dopo alcuni decenni), proprio

mentre viene violata. È raccapricciante. La si vede ancora sigillata sotto la coltre lavica: tre pareti

tutte affrescate nel “secondo stile” pompeiano, con colori vivacissimi. Della quarta, si vedono i

detriti: i “tombaroli” sono entrati da lì. Gli affreschi vengono distaccati, e anche assai malamente;

divisi in 11 pezzi, per poterli estrarre e trasportare. Finiscono in Svizzera, da Harry e Fritz Burki,

padre e figlio, restauratori. Il padre era bidello nell’Università dove ha studiato Hetch. Alla fine,

1995, il maresciallo Dell’Avvocato li scopre, «grandi come questa stanza, signor giudice», nel

corridoio 17 al porto franco di Ginevra: il caveau di Giacomo Medici.

Le inchieste testimoniano il forsennato attivismo dei “tombaroli”. Bloccato un tunnel sotterraneo

lungo 180 metri, a 10 di profondità, alto quanto bastava per far passare un uomo che spinga una

carriola, e perfino illuminato, cui si accedeva con un ascensore nascosto: per raggiungere una villa

pompeiana sepolta nel terreno di certi vicini; altri 30 metri di scavo, e ce l’avrebbero fatta. Oppure,

lo stupore dei carabinieri che intercettano le comunicazioni, per la richiesta, reiterata più volte

dall’équipe addetta agli scavi, di una “branda”. Finalmente la “branda” arriva, ed è «bellissima, tutti

ce la invidiano». Solo quando si sente che «lavora su tutti i metalli», che «a un metro e 30 ci ha

chiamato un vaso largo 30 centimetri», che «da Londra l’ingegner Paul atterrerà a Capodichino per

tararla, 20 milioni il costo del viaggio», e, soprattutto, quando, un 1° maggio (ma non c’è più

rispetto nemmeno per le festività) i carabinieri la sequestrano all’opera, ci si accorge che è il più

immenso e potente metal detector mai visto. Cinque giorni dopo, da Londra ne arriva un altro,

ancora più potente; lo saggiano «in una vallata intera di tombe a cupole grosse, sono migliaia;

terreno pianeggiante, quindi buono per noi»: perché per far funzionare la “branda” bisogna essere

in due, uno per parte, tanto è pesante e ingombrante.

Restano i misteri. Tanti. Non si sa che fine ha fatto un altare arcaico, largo e alto 70 centimetri,

scavato nel sud Italia: restano soltanto una foto e un’annotazione. Nel 1995, Hecht scrive che

il Metropolitan Museum deciderà se acquistarlo; ha rinunciato, e l’altare è sparito. Come un

piccolo carro villanoviano-etrusco, VIII secolo avanti Cristo, «scavato certamente a Cerveteri, o

a Vulci», garantisce Antonio Giuliano, che tanti musei si contendevano, e non è tra i materiali

ritrovati, né tra le fatture emesse, né nei registri, tenuti in modo assai accurato, delle vendite dei

“trafficanti”. C’è perfino la prova di un trasporto eccezionale in Svizzera, compiuto da Mario Bruno,

un altro grande “tombarolo” che ormai non c’è più, già socio di Giacomo Medici: il 10 febbraio

1992, spedisce un oggetto, 525 chili di peso, di cui allega una foto al documento di trasporto.

È il coperchio di un Sarcofago degli sposi. Al mondo, n’esistono solo altri due esemplari certi,

provenienti da Cerveteri: a Roma, nel Museo di Villa Giulia; e al Louvre, acquistato nel 1862 con

la mitica raccolta del marchese Campana.

Giulio Carlo Argan diceva che «distruggere l’arte è un tal peccato che, se si riscrivessero le Tavole

della Legge, dovrebbe di certo esservi ricompreso»; l’attività della Magistratura e dei Carabinieri, e

le trattative condotte dal Governo italiano, hanno impedito, come questa mostra può ben

dimostrare, la commissione di tanti altri “peccati”, pur del tutto laici. Ora, quella terribile stagione

è alle spalle: degna ancora d’alcune indagini, processi, ricostruzioni, ma archiviata nei fatti; privi

del terminale formato dai grandi musei, i “predatori dell’arte perduta” hanno perduto la fetta più

ingente del proprio mercato. E anche di questo, chiunque abbia a cuore la cultura e l’arte deve

rendere merito a chi ha indagato, trattato, concluso.

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Buon giorno.

Un'altra piacevole lettura sull'argomento.

Sarà anche, come è stato scritto, che l'accusa non sia riuscita a portare al processo molti testimoni.

Tuttavia, dalla lettura del seguente articolo, sembrerebbe che i Carabinieri avessero compiuto un buon lavoro investigativo, ricostruendo dettagliatamente tutti i passaggi del "traffico".

Peccato. Non sapremo mai come sarebbe stato deciso il merito del processo.

http://www.vivienna.it/2010/07/27/afrodite-di-morgantina-esempio-di-traffico-illecito-e-recupero-reperti-archeologici/

Saluti.

M.

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Le chiacchiere stanno a zero.

I Carabinieri hanno fatto sicuramente del loro meglio e anche di più, come al solito, per ricostruire le logiche della questione e a loro, per lla mole di lavoro svolta in questo caso e in tanti altri va la nostra più incondizionata approvazione e plauso.

Purtroppo, il supporto legislativo ha dimostrato ancora una volta le gravi carenze presenti nella normativa relativa ai Beni Culturali e affini, la stessa che ha fatto spendere ore e fiumi di inchiostro virtuale a tanti dei forumisti e che continua a far scrivere e temere per il futuro.

Però sono convintissimo che la risposta a queste evidenti falle, non sarà un'allargamento delle collaborazioni e un'ammodernamento delle norme, sulla falsariga di tanti esempi esteri più funzionali, ma al solito si opterà per l'irrigidimento,ormai conclamatamente inutile, della normativa esistente.

E' un cane che si morde la coda.......

Quanto alla Venere, Se neanche il direttore dgli scavi ne appoggia la provenienza cosa vogliamo pretendere di poter reclamare? Come ha detto la True :"" voi trovate tre testimoni che giurano che viene da Morgantina? Bene, noi ne troveremo dieci disposti a giurare che non è vero"""......E così è stato.

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Quanto alla Venere, Se neanche il direttore dgli scavi ne appoggia la provenienza cosa vogliamo pretendere di poter reclamare? Come ha detto la True :"" voi trovate tre testimoni che giurano che viene da Morgantina? Bene, noi ne troveremo dieci disposti a giurare che non è vero"""......E così è stato.

Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

Vedi notizia dell'ADNKRONOS del 12 novembre 2010:

http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/15:43/3870793

Modificato da Bartolus
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Quanto alla Venere, Se neanche il direttore dgli scavi ne appoggia la provenienza cosa vogliamo pretendere di poter reclamare? Come ha detto la True :"" voi trovate tre testimoni che giurano che viene da Morgantina? Bene, noi ne troveremo dieci disposti a giurare che non è vero"""......E così è stato.

Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

Vedi notizia dell'ADNKRONOS del 12 novembre 2010:

http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/15:43/3870793

No, stanno proprio così : SE la Venere verrà restituita all'Italia non sarà a seguito di una condanna e un ingiunzione di restituzione, ma solo per un accordo tra governi, in cui il Getty ci darà la statua per essere esposta ad libitum ad Aidone, e noi, in cambio, gli " presteremo ", sine die, 40 pezzi di grande rilevanza che loro esporranno nelle loro sale.

Tutto questo sempre che il Getty, visto l'esito del processo, non faccia marcia indietro e rinneghi l'accordo, cosa che è già stata scritta in uno degli articoli pubblicati su questa vicenda.

Vediamo un pò di essere meno faziosi e diciamo le cose come stanno, tanto è tutto sui giornali

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Guest utente3487

Quanto alla Venere, Se neanche il direttore dgli scavi ne appoggia la provenienza cosa vogliamo pretendere di poter reclamare? Come ha detto la True :"" voi trovate tre testimoni che giurano che viene da Morgantina? Bene, noi ne troveremo dieci disposti a giurare che non è vero"""......E così è stato.

Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

Vedi notizia dell'ADNKRONOS del 12 novembre 2010:

http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/15:43/3870793

No, stanno proprio così : SE la Venere verrà restituita all'Italia non sarà a seguito di una condanna e un ingiunzione di restituzione, ma solo per un accordo tra governi, in cui il Getty ci darà la statua per essere esposta ad libitum ad Aidone, e noi, in cambio, gli " presteremo ", sine die, 40 pezzi di grande rilevanza che loro esporranno nelle loro sale.

Tutto questo sempre che il Getty, visto l'esito del processo, non faccia marcia indietro e rinneghi l'accordo, cosa che è già stata scritta in uno degli articoli pubblicati su questa vicenda.

Vediamo un pò di essere meno faziosi e diciamo le cose come stanno, tanto è tutto sui giornali

Un calo dei pantaloni insomma. Un po' come abbiamo fatto durante l'occupazione militare inglese e americana durante l'ultimo conflitto. A quei tempi non abbiamo potuto far altro che abbozzare, oggi magari si poteva fare di più, ma non sta a me giudicare.

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Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

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No, stanno proprio così : SE la Venere verrà restituita all'Italia non sarà a seguito di una condanna e un ingiunzione di restituzione, ma solo per un accordo tra governi, in cui il Getty ci darà la statua per essere esposta ad libitum ad Aidone, e noi, in cambio, gli " presteremo ", sine die, 40 pezzi di grande rilevanza che loro esporranno nelle loro sale.

Tutto questo sempre che il Getty, visto l'esito del processo, non faccia marcia indietro e rinneghi l'accordo, cosa che è già stata scritta in uno degli articoli pubblicati su questa vicenda.

Vediamo un pò di essere meno faziosi e diciamo le cose come stanno, tanto è tutto sui giornali

Un calo dei pantaloni insomma. Un po' come abbiamo fatto durante l'occupazione militare inglese e americana durante l'ultimo conflitto. A quei tempi non abbiamo potuto far altro che abbozzare, oggi magari si poteva fare di più, ma non sta a me giudicare.

Purtroppo è proprio così. Finché non ci doteremo di una legislazione meno bizantina e più pragmatica, questo sarà l'esito scontato di tante vicende. Purtroppo riuscire a provare la provenienza illecita di un oggetto di scavo, ovvero di cui non si ha una conoscenza specifica pregressa , è quanto di più simile ad un ossimoro.

Senza l'aiuto e la collaborazione della base del collezionismo sarà gioco facile per chiunque esportare e vendere un'oggetto archeologico di cui è estremamente arduo per le forze dell'ordine e per gli studiosi definire una provenienza certa.

Al contrario, se si offrisse la possibilità a tutti di detenere, alienare( se non di interesse precipuo) e collezionare quanto rinvenuto al di fuori delle zone archeologicamente significative , magari in seguito a lavori di scasso a tutt'altro dedicati, o anche a seguito di indagine eseguita da e con fondi privati,probabilmente succederebbe la stessa cosa che succede in Inghilterra o Israele, tanto per fare due esempi.

Ma ,invece, la nostra classe dirigente è quanto di più miope sia possibile, per cui insistono con la repressione senza avere, però, gli strumenti tecnici per perorare le loro ragioni, pensa un pò che controsenso...

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Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

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No, stanno proprio così : SE la Venere verrà restituita all'Italia non sarà a seguito di una condanna e un ingiunzione di restituzione, ma solo per un accordo tra governi, in cui il Getty ci darà la statua per essere esposta ad libitum ad Aidone, e noi, in cambio, gli " presteremo ", sine die, 40 pezzi di grande rilevanza che loro esporranno nelle loro sale.

Tutto questo sempre che il Getty, visto l'esito del processo, non faccia marcia indietro e rinneghi l'accordo, cosa che è già stata scritta in uno degli articoli pubblicati su questa vicenda.

Vediamo un pò di essere meno faziosi e diciamo le cose come stanno, tanto è tutto sui giornali

Evitatiamo di far confusione: il processo alla True non c'entra proprio nulla con la questione della restituzione della cosiddetta Venere di Morgantina. Prove scientifiche hanno acclarato da tempo che la statua proviene dall'Italia ed è stato anche dimostrato che è stata esportata illegalmente: questo basta per richiederne la restituzione, indipendentemente dalle responsabilità penali personali della True (che, per esempio, potrebbe sempre sostenere d'aver comprato in buona fede). E quanto alle resposabilità della True, ricordiamo che non è stato possibile appurarle a causa della legge Cirielli approvata dal governo Berlusconi che abbrevia di molto i tempi della prescrizione.

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Scusa, ma anche in questo caso le cose non stanno proprio così: è infatti certo che la Venere di Morgantina - come è ormai stato deciso da tempo - tornerà in Italia nei prossimi mesi. La ospiterà, a quanto pare, il Museo Archeologico di Aidone, che è peraltro già molto interessante e consiglio a tutti di visitare.

Vedi notizia dell'ADNKRONOS del 12 novembre 2010:

http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/15:43/3870793

No, stanno proprio così : SE la Venere verrà restituita all'Italia non sarà a seguito di una condanna e un ingiunzione di restituzione, ma solo per un accordo tra governi, in cui il Getty ci darà la statua per essere esposta ad libitum ad Aidone, e noi, in cambio, gli " presteremo ", sine die, 40 pezzi di grande rilevanza che loro esporranno nelle loro sale.

Tutto questo sempre che il Getty, visto l'esito del processo, non faccia marcia indietro e rinneghi l'accordo, cosa che è già stata scritta in uno degli articoli pubblicati su questa vicenda.

Vediamo un pò di essere meno faziosi e diciamo le cose come stanno, tanto è tutto sui giornali

Evitatiamo di far confusione: il processo alla True non c'entra proprio nulla con la questione della restituzione della cosiddetta Venere di Morgantina. Prove scientifiche hanno acclarato da tempo che la statua proviene dall'Italia ed è stato anche dimostrato che è stata esportata illegalmente: questo basta per richiederne la restituzione, indipendentemente dalle responsabilità penali personali della True (che, per esempio, potrebbe sempre sostenere d'aver comprato in buona fede). E quanto alle resposabilità della True, ricordiamo che non è stato possibile appurarle a causa della legge Cirielli approvata dal governo Berlusconi che abbrevia di molto i tempi della prescrizione.

Si, si, come no!......possiamo star quì in eterno.....resta il fatto che il caso è andato in prescrizione ,Cirielli o no, Cosa volevi: che la faccenda andasse avanti all'infinito solo per dar modo a Ferri o chi per lui di riuscire a far tornare il suo personale teorema?

E della vita della gente che ne vogliamo fare, la dobbiamo lasciare in un limbo infinito finché il PM non riesce a inventarsi qualcosa e al diavolo il rispetto per l'individuo?

Il discorso occupa poco posto : il PM o chi per lui, NON ce la ha fatta a provare oltre ogni ragionevole dubbio e in un tempo ragionevolmente lungo il suo teorema, la True invece si, quindi c'è poco da starnazzare : la faccenda si è chiusa nel modo giusto. Se vuoi accusare qualcuno trovati le prove e trovatele in un tempo ragionevole, così dice la legge, non si può tenere qualcuno sulla corda a vita, anche se presumibilmente fosse colpevole .

E adesso basta : le chiacchiere stanno a zero i fatti parlano...

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Si, si, come no!......possiamo star quì in eterno.....resta il fatto che il caso è andato in prescrizione ,Cirielli o no, Cosa volevi: che la faccenda andasse avanti all'infinito solo per dar modo a Ferri o chi per lui di riuscire a far tornare il suo personale teorema?

E della vita della gente che ne vogliamo fare, la dobbiamo lasciare in un limbo infinito finché il PM non riesce a inventarsi qualcosa e al diavolo il rispetto per l'individuo?

Il discorso occupa poco posto : il PM o chi per lui, NON ce la ha fatta a provare oltre ogni ragionevole dubbio e in un tempo ragionevolmente lungo il suo teorema, la True invece si, quindi c'è poco da starnazzare : la faccenda si è chiusa nel modo giusto. Se vuoi accusare qualcuno trovati le prove e trovatele in un tempo ragionevole, così dice la legge, non si può tenere qualcuno sulla corda a vita, anche se presumibilmente fosse colpevole .

E adesso basta : le chiacchiere stanno a zero i fatti parlano...

Ma chi vuole accusare qualcuno scusa? Si tratta piuttosto di riferire i fatti in modo corretto. Tu affermi: "il PM o chi per lui, NON ce la ha fatta a provare oltre ogni ragionevole dubbio e in un tempo ragionevolmente lungo il suo teorema, la True invece si, quindi c'è poco da starnazzare". Questo non è vero, come dimostrano tutti i resoconti che io e altri utenti abbiamo riportato sopra: la difesa della True, avvalendosi della legge Cirielli, ha chiesto la prescrizione e ha evitato di portare qualsiasi prova a discarico o di demolire le numerose prove a carico. Quanto al rientro della cosiddetta Venere, questo era stato deciso ancora qualche anno fa, quindi non c'entra nulla con la questione dell'accertamento delle eventuali responsabilità penali della True, perché era già stato dimostrato che la statua era di provenienza illecita e che il luogo di ritrovamento era in Italia: un conto è dire che un oggetto è di provenienza illegale, un altro conto è dire che il tal compratore ne era al corrente.

Comunque, inutile proseguire: la cosa è ormai chiara a chiunque voglia capire... per il resto non importa. Quindi, per quanto mi riguarda, discussione chiusa.

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