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Tessera per la teriaca


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Complimenti per il Doge (anzi, il Dose).

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DO RO ai lati dello struzzo nella prima.

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Entrambi autentici e con scritte leggibili.

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Oltre alla Farmacia alla Gatta di Venezia, al Ponte dell’Aceto, ne esiste una con lo stesso nome a Castelfranco Veneto (TV).

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Oggi questa farmacia presente dalla fine del Settecento si trova in Piazza Giorgione 14, ma la dislocazione non era quella attuale in quanto si trovava al piano terra del Palazzo all´incrocio di Corso XXIX aprile.

Si narra che, condizioni atmosferiche permettendo, alle ore 17:22 del 14 febbraio un raggio di sole entri dalla porta ad ovest del castello medievale ed esca dalla porta ad est; tale raggio andava ad illuminare la gatta di legno, emblema della Farmacia.

Ancora oggi all´interno della farmacia si conserva la gatta di legno.

gatta0002.thumb.jpg.86db5b136302edfd61a48088e952bf6b.jpg

apollonia

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Un tappo di contenitore di Teriaca senza una specifica indicazione del contenuto mi sembra strano.

Secondo me il tappo potrebbe riguardare un elettuario molto più recente della Teriaca, l’«Orviètan», l’antiveleno introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, per l’abbreviazione ORV nella scritta dopo il nome del famoso cacciatore di vipere Jacopo Sozzi.

Questo senza nulla togliere all’importanza storica del reperto perché la figura di Jacopo Sozzi, nativo di Popiglio in provincia di Pistoia, detto il Viperaio, che in ottanta anni della sua vita non ha “fatto altro mestiero che del pigliar vipere” da utilizzare nelle preparazioni farmaceutiche, è ben conosciuta nella letteratura scientifica seicentesca. Francesco Redi (1626-1697) gli ha infatti dato vita e veste letteraria nella prima memoria che dà alle stampe nel 1664, Osservazioni intorno alle vipere.

apollonia


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prefazione di Sandro Bassetti al suo libro dal titolo L'Orviétan. Medicina universale. 1504-1828. (Lampi di Stampa, 2011).

 

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L'antidoto orvietano più noto come «Orviétan» ha una vita certamente più breve ma non meno interessante dei due farmaci più famosi della storia: il Mitridato e la Theriaca. Mentre il Mitridato e la Theriaca hanno origine nell'antichità classica e sono prescritti, richiesti e usati per quasi duemila anni ovvero fino a metà dell'Ottocento, l'«Orviétan» è introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, e dunque ben più recentemente, ed è già in disuso nell'Ottocento quando invece la Theriaca e il Mitridato non hanno ancora perso completamente di smalto. Mentre il Mitridato e la Theriaca sono tramandati nei secoli nei trattati di materia medica, l'«Orviétan», inizialmente, è diffuso, con una formula segreta e con successo, da «ciarlatani» (con questo termine s'intendono, allora, persone che producono e vendono medicinali senza far parte delle professioni ufficiali della medicina e della farmacia; e le loro ricette sono segrete ed empiriche) e solo in seguito e per breve tempo entra nelle farmacopee. I ciarlatani, o venditori itineranti, diffondono l'«Orviétan» non solo nelle piazze, in occasione di fiere e mercati, ma anche e soprattutto nei salotti bene di Parigi e di Roma facendolo diventare un fenomeno di costume. Al contrario della Theriaca e del Mitridato, rimedi ben accettati dalla medicina dotta e sulla cui efficacia non ci sono discussioni, l'«Orviétan» è fondamentalmente un rimedio popolare. E accreditato dalla classe medica solo per un secolo e sempre e comunque a denti stretti. I suoi venditori, anche se osteggiati dalla professione medica e farmacentica ufficiale, godono in ogni caso a lungo della protezione dei potenti, di papi e monarchi. Benchè all'«Orviétan» siano attribuite le stesse virtù di quelle dei due suoi illustri precursori, Theriaca e Mitridato che spesso ne fanno anche parte, la sua storia è molto più complessa, controversa e anche pittoresca. Insomma, a differenza della Theriaca e del Mitridato accettati tanto dalla medicina popolare quanto dalla dotta, '«Orvietan» dà vita a discordie e gelosie; le produce in campo medico, politico ed anche tra i venditori ed i membri della professione farmacentica ufficiale, ossia tra i ciarlatani e gli speziali in Italia e gli apothicaires in Francia.

Genera anche entusiasmi spesso sproporzionati e certamente non basati su argomenti scientifici ma empirici.

https://books.google.it/books?id=imWcAgAAQBAJ&pg=PA17&dq=Orviètan+sozzi&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&sa=X&ved=2ahUKEwiImJWt-J2CAxXpg_0HHfRLACIQ6AF6BAgHEAM#v=onepage&q=Orviètan sozzi&f=false

 

Chiaro, non è un tappo per la Teriaca veneziana e, quindi, a stretto rigor di logica, sarebbe out rispetto alla discussione che ci occupa. Ma credo che alla fine possa contribuire egregiamente ad inquadrare il fenomeno nella sua generale visione.

Modificato da Oppiano

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Il 30/10/2023 alle 15:30, Oppiano dice:

prefazione di Sandro Bassetti al suo libro dal titolo L'Orviétan. Medicina universale. 1504-1828. (Lampi di Stampa, 2011).

 

image.jpeg

L'antidoto orvietano più noto come «Orviétan» ha una vita certamente più breve ma non meno interessante dei due farmaci più famosi della storia: il Mitridato e la Theriaca. Mentre il Mitridato e la Theriaca hanno origine nell'antichità classica e sono prescritti, richiesti e usati per quasi duemila anni ovvero fino a metà dell'Ottocento, l'«Orviétan» è introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, e dunque ben più recentemente, ed è già in disuso nell'Ottocento quando invece la Theriaca e il Mitridato non hanno ancora perso completamente di smalto. Mentre il Mitridato e la Theriaca sono tramandati nei secoli nei trattati di materia medica, l'«Orviétan», inizialmente, è diffuso, con una formula segreta e con successo, da «ciarlatani» (con questo termine s'intendono, allora, persone che producono e vendono medicinali senza far parte delle professioni ufficiali della medicina e della farmacia; e le loro ricette sono segrete ed empiriche) e solo in seguito e per breve tempo entra nelle farmacopee. I ciarlatani, o venditori itineranti, diffondono l'«Orviétan» non solo nelle piazze, in occasione di fiere e mercati, ma anche e soprattutto nei salotti bene di Parigi e di Roma facendolo diventare un fenomeno di costume. Al contrario della Theriaca e del Mitridato, rimedi ben accettati dalla medicina dotta e sulla cui efficacia non ci sono discussioni, l'«Orviétan» è fondamentalmente un rimedio popolare. E accreditato dalla classe medica solo per un secolo e sempre e comunque a denti stretti. I suoi venditori, anche se osteggiati dalla professione medica e farmacentica ufficiale, godono in ogni caso a lungo della protezione dei potenti, di papi e monarchi. Benchè all'«Orviétan» siano attribuite le stesse virtù di quelle dei due suoi illustri precursori, Theriaca e Mitridato che spesso ne fanno anche parte, la sua storia è molto più complessa, controversa e anche pittoresca. Insomma, a differenza della Theriaca e del Mitridato accettati tanto dalla medicina popolare quanto dalla dotta, '«Orvietan» dà vita a discordie e gelosie; le produce in campo medico, politico ed anche tra i venditori ed i membri della professione farmacentica ufficiale, ossia tra i ciarlatani e gli speziali in Italia e gli apothicaires in Francia.

Genera anche entusiasmi spesso sproporzionati e certamente non basati su argomenti scientifici ma empirici.

https://books.google.it/books?id=imWcAgAAQBAJ&pg=PA17&dq=Orviètan+sozzi&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&sa=X&ved=2ahUKEwiImJWt-J2CAxXpg_0HHfRLACIQ6AF6BAgHEAM#v=onepage&q=Orviètan sozzi&f=false

 

Chiaro, non è un tappo per la Teriaca veneziana e, quindi, a stretto rigor di logica, sarebbe out rispetto alla discussione che ci occupa. Ma credo che alla fine possa contribuire egregiamente ad inquadrare il fenomeno nella sua generale visione.

 

La mia era un'osservazione per chi ha scritto la didascalia, ma l'oggetto è in ottima compagnia in questa discussione. Complimenti se - come credo -  l'hai messo in collezione.

apollonia

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Ragazzi ho una domanda, essendo queste tessere in piombo, qual è il miglior modo per esporle e conservarle?


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20 minuti fa, Vici94 dice:

Ragazzi ho una domanda, essendo queste tessere in piombo, qual è il miglior modo per esporle e conservarle?

 

Hanno vissuto tanti anni. Io le tengo tranquillamente adagiate su velluto rosso. Forse ci sono modi e tecniche migliori per la loro conservazione! Ma penso che un bel vassoio non le faccia male. 

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Aspetti della carne di vipera nella Teriaca di Venezia

Nella Teriaca veneziana si doveva usare carne di vipera dei Colli Euganei, femmina, non gravida, catturata qualche settimana dopo il letargo invernale, privata della testa, della coda e dei visceri, bollita in acqua di fonte salata e aromatizzata con aneto, triturata, impastata con pane secco grattugiato finemente fino a completa amalgamazione, lavorata in forme tondeggianti della dimensione di una noce (dette trocisci o trocischi) e posta ad essiccare all’ombra.

Proprio a causa della gran richiesta di vipere, e in particolare quelle ‘giuste’ per la Teriaca, a poco a poco le vipere dei Colli Euganei furono sterminate e gli speziali veneziani si trovarono così costretti prima a rivolgersi alle vipere dei Colli vicentini e veronesi, poi a quelle friulane e infine a quelle di allevamento.

Una vipera forniva al massimo due dramme di carne utile per i trocisci e nella formula per la preparazione della teriaca del Maranta servivano 24 dramme di trocisci viperini, con altrettante dramme di trocisci hedicroi, di pepe lungo e di oppio.

apollonia


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L’uso della carne di vipera nacque a Roma quando l’imperatore Nerone, al corrente delle proprietà di antiveleno del Mitridato che Pompeo aveva portato dal Ponto circa un secolo prima, temendo di essere avvelenato diede ordine al suo medico di fiducia Andromaco il Vecchio di riprendere la ricetta e rifare l’antica preparazione.

Inoltre Nerone era stato informato dai suoi generali della necessità di trovare un antidoto contro il veleno di vipera in quanto, in occasione della guerra di Siria nel 191-190 a. C., i Cartaginesi, istigati dal perfido Annibale, avevano usato come ‘proiettili navali’ dei vasi pieni di vipere scagliati sulle tolde delle navi romane creando panico e morte tra i soldati a causa delle morsicature.

Sembra che da questa vicenda Andromaco abbia preso lo spunto per aggiungere al Mitridato la carne di vipera, anche in considerazione del fatto che, in base alle credenze dell’epoca, un animale velenoso avrebbe dovuto possedere all’interno del suo corpo anche l’antidoto. Quindi l’uso della ‘fiera velenosa’ avrebbe sicuramente accresciuto l’utilità, il vigore e le virtù dell’antidoto. Questo si può considerare l’atto di nascita della Teriaca Magna o Teriaca di Andromaco.

 

L’aggiunta di carne di vipera al Mitridato per potenziarne l’azione farmacologica è generalmente ritenuta la novità principale della Teriaca di Andromaco, ma di fatto Mitridate aveva aggiunto alla sua preparazione lo scinco, una lucertola del Nilo il cui morso era considerato velenoso. Quindi, più che di novità, si trattava in pratica della sostituzione della carne di un rettile con quella di un altro rettile.

Un ulteriore ingrediente aggiunto da Mitridate al suo antiveleno era il sangue delle anatre del Ponto, sulla base dell’osservazione che questi volatili potevano mangiare veleni senza soffrirne.

apollonia


  • 1 mese dopo...
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Azz, che rabbia quando succede.

A me è capitato con le prime due tessere che avevo trovato negli Stati Uniti, diversi anni fa.

Ma il venditore le aveva spedite per posta allegando nella descrizione la dicitura "Testa d'oro" e figurarsi, sarà un caso, ma il pacchetto è sparito non appena è stato liberato dalla dogana italiana. 


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Io ho avuto problemi anni fa nel ricevere una medaglia della teriaca acquistata per me da un collega in eBay USA da un venditore che non spediva in Italia, e inviatami dagli Stati Uniti in un plico con specificazione del contenuto. Ricordo che ho dovuto trafficare non poco con la Dogana prima di vedermela recapitare dal postino.

apollonia


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Con l'occasione di augurare a tutti buone feste, visto che mi è capitato sottomano, allego la normativa austriaca, che riprende sostanzialmente quella della Serenissima, per la fabbricazione della teriaca a Venezia.

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Liebe Theriak-Community,

Ich lese gerade das: Venedig unter österreichischer Herrschaft. Der österreichische Adler erscheint als Emblem auf Theriaks Kapseln. Kann es genau datiert werden?

Worauf bezieht sich der Doppeladler auf der Kappe der Kaiserzeder Apoteheke konkret? Welches Königreich ist im Einzelnen mit Imperial gemeint?
Ist es möglich, diese Kapseln auf diese Weise genauer zu datieren?


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Medaglia della teriaca

MedagliateriacadaUSA.thumb.jpg.cbd19f834971e7637b73d3938e473cd5.jpg

Bronzo: 25,50 g, diametro 39 mm, spessore ca. 3 mm.

D/ Preparazione della teriaca. In primo piano a destra lo speziale che trita alcuni componenti col pestello in un grande mortaio di forma cilindrica; a sinistra l’aiutante che tiene nella mano sinistra un barattolo contenente altri ingredienti da aggiungere nel mortaio. Sul tavolo, con vari barattoli, bottiglie, flaconi, capsule e strumenti necessari alla preparazione, una vipera la cui carne è un componente essenziale del polifarmaco. In secondo piano quattro persone assistono alla preparazione. Sullo sfondo due tendoni a capanna con sopra una bandierina al vento. A h 9, sullo stendardo dietro l’aiutante, le iniziali dell’incisore e del produttore DN e BS.

R/ Nel settore superiore a forma di mezzaluna sono raffigurati vari strumenti utilizzati dallo speziale (mortaio con pestello, bilancia a due piatti, barattoli, vasetti, ecc.). Sotto, su sei righe, le proprietà terapeutiche della teriaca: THERIAC POLYPHARMACEUTICAL PAR EXCELLENCE, CELEBRATED FOR TWO MILLENNIA AS AN ANTIDOTE AND PANACEA.

Sul contorno è inciso il numero 00098 con la scritta FRANKLIN BRONZE e dei punzoni rettangolari con il numero 172 e la lettera P.

La medaglia fa parte della serie “The Medallic History of Drugs” prodotta dalla Franklin Mint, che comprende 36 medaglie coniate in argento dorato, in argento e in bronzo.

Il soggetto della medaglia della teriaca trae spunto probabilmente da questa tavola sulla produzione del polifarmaco nel Medioevo.

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Con gli auguri di Buone Feste,

apollonia

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Il 23/12/2023 alle 10:38, Gratian dice:

Liebe Theriak-Community,

Ich lese gerade das: Venedig unter österreichischer Herrschaft. Der österreichische Adler erscheint als Emblem auf Theriaks Kapseln. Kann es genau datiert werden?

Worauf bezieht sich der Doppeladler auf der Kappe der Kaiserzeder Apoteheke konkret? Welches Königreich ist im Einzelnen mit Imperial gemeint?
Ist es möglich, diese Kapseln auf diese Weise genauer zu datieren?

 

Come noto, Venezia cade nel 1797 per opera di Napoleone che la cede poi, col Trattato di Campoformio, all'Austria. Dal 1798 rimane austriaca fino al 1805 quando (trattato di Presburgo) Napoleone se la riprende, e rimarrà sotto il controllo francese fino al 20 aprile 1814 (caduta del Regno d'Italia napoleonico) quando il Veneto torna sotto il controllo asburgico. Dal 1815 (Congresso di Vienna) i territori veneti vengono incorporati nel Regno Lombardo Veneto fino al 1866 quando, dopo le Guerre d'Indipendenza, entrano a far parte del Regno d'Italia.

Non mi sono note capsule della teriaca con l'aquila austriaca.

Esistono capsule della teriaca con l'emblema della spezieria all'aquila nera e capsule con l'aquila bicipite che sormonta un cedro, insegna della spezieria al Cedro imperiale. Nessuna delle 2 aquile ha però a che fare con l'Austria.

Quella bicipite del Cedro imperiale, in particolare, è l'insegna di questa spezieria da tempi assai remoti, almeno dall'inizio del '600, e fa riferimento all'aggettivo "imperiale" del "cedro" dell'insegna.

Come noto tale farmacia verrà poi acquisita dai proprietari della farmacia Alla Vecchia agli inizi dell'Ottocento e le due farmacie si fonderanno nella farmacia "Alla vecchia e al  Cedro Imperiale" tuttora esistente.


Inviato

Vielen Dank, Spicer, erst einmal für Ihre Antworten auf meine Fragen. Ich dachte, der doppelköpfige Adler auf dem Emblem der kaiserlichen Zeder hätte nichts mit Österreich zu tun. Dieses Wappentier findet sich auch in vielen anderen kaiserlichen Wappen wieder. Wobei das Brustschild dem österreichischen Wappen teilweise sehr ähnlich ist. (Abbildung 3) Aber die Insignien des Zepters und der Weltkugel fehlen.

Ich erwähnte auch den doppelköpfigen Adler wie auf dieser Kapsel, die ich hier illustriert habe. Auf der Brust erkennt man den Doppeladler und das österreichische Wappen. Es handelt sich um eine Triest-Kappe unter österreichischer Herrschaft. Ich frage mich, ob dieses Element auch auf den Venedig-Kapseln vorhanden war.

Zum Schluss noch dieses Papierzertifikat. Zeigen Sie den Strauß mit dem österreichischen Wappen (oben links) und dem Löwen von St. Markus auf der rechten Seite.

 

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Inviato

La piccola aquila bicipite in fianco alla testa della spezieria "Alla testa d'oro" potrebbe essere in relazione alla dominazione austriaca, molto spesso in questo tipo di

tessere si trova infatti il leone di san Marco. La silografia della spezieria dello Struzzo d'oro riporta curiosamente sia il leone che l'aquila (magari per non far torto a nessuno o a significare la continuità della produzione sotto le due legislazioni). Lo stesso sembrerebbe (l'aquila è meno evidente) fare la spezieria al Cedro imperiale nel suo bossoletto,

E' interessante, e non ci avevo mai fatto caso.

Se il riferimento fosse effettivamente all'Austria e al suo dominio ci si troverebbe di fronte a oggetti ottocenteschi, e non sarei così sicuro della loro datazione così tarda.

E' una osservazione acuta che andrà sicuramente approfondita


Inviato

Guardando meglio: la tessera del Cedro imperiale potrebbe benissimo riportare 2 leoni (uno consumato e uno meno);

                                   esisteva effettivamente anche una spezieria Alla testa d'oro a Trieste che approfittava della fama di quella veneziana (c'erano stati anche dei problemi legali tra le due spezierie, ma essendo sotto domini diversi, probabilmente, non si era arrivati a una soluzione;

                                   la silografia dello Struzzo d'oro è quella più controversa, vediamo se si riesce a capire il perché dell'aquila a fianco del leone


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L’aquila imperiale compariva nell’insegna della spezieria “All’aquila imperiale”, la più antica (risalente al 1630) della città di Trieste notoriamente fedele agli Asburgo, che avevano fatto concorrenza commerciale a Venezia fin dall’inizio del 700 utilizzando il rivale porto triestino.

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Oggi è ancora attiva a Trieste, in via Tor San Pietro 2, la farmacia ALL'AQUILA IMPERIALE gestita dalla dr. Lucia Bulfon.

Tra le farmacie storiche di Trieste che risalgono al ‘700 e all’800 si possono ricordare “Al Cammello”, ora in Viale XX Settembre; “All’angelo”, ora in Piazza Goldoni; “Alla Testa d’oro”, ora in Via Mazzini; “Alla Croce Bianca” in via Alfredo Oriani, un tempo nota come “All’Imperatore d’Austria“; la farmacia “Ai Due Mori“, nata e rimasta in Piazza Grande (ora Unità d’Italia); la farmacia “Fontana Imperiale”, ora in via Piccardi; la farmacia “Al Cedro”, in Piazza Oberdan, un tempo nota come “Al Cedro Imperiale”.

apollonia


Inviato

A proposito della grande rivalità tra le spezierie teriacanti di Venezia e Trieste, lo stesso governo austriaco di Venezia trattava la teriaca triestina come teriaca estera di cui era vietata l'importazione se non a seguito di permesso governativo.

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Supporter
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Bene! Speriamo intatto.

apollonia

Modificato da Oppiano

Inviato

La marca della spezieria "Alla struzzo d'oro" riportante l'aquila bicipite (e il leone) si trova su foglietti pubblicitari della spezieria, quando questa era condotta da Pietro Cappelletto di Pasquale, nei foglietti più antichi, ad esempio quelli del De Sgobbis, è presente il solo leone di san Marco.

Pietro Cappelletto risulta attivo alla metà circa dell'Ottocento sia allo Struzzo che in un'altra spezieria (all'insegna del Mondo).

Ci sta quindi che utilizzasse sia il leone di san Marco, per certificare la provenienza veneziana della sua teriaca, sia l'aquila austriaca, essendo il periodo coerente con la dominazione austriaca di Venezia.

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