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IGNORED

Tessera per la teriaca


pozleo

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9 minuti fa, Gratian dice:

Intendevo una capsula di forma quadrata. Hai idea di cos'altro potrebbe essere?

 

 

Al momento non saprei.

apollonia

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L’interno delle cosiddette farmacie da viaggio, come questo bauletto in noce e ottone di Maria Luigia d’Asburgo, era suddiviso in scomparti e cassettini entro cui erano sistemati flaconi in cristallo di varie dimensioni, vasetti di vetro e porcellana, scatoline di cartone e un contenitore di piombo destinato probabilmente alla teriaca.

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Il tuo potrebbe essere un contenitore del genere.

apollonia

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Nel passo citato al post # 771, Marianne Stössl riporta fra le triacanti la spezieria All'Idra non menzionata dal Dian, il cui tappo sigillo a metà comparso in un’asta recente (a sinistra) è affiancato al tappo integro del post # 492.

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L’idra è il mostro leggendario della mitologia greca, talmente velenoso da essere in grado di uccidere un uomo con il solo respiro, con il suo sangue o al solo contatto con le sue orme. Viene descritto come un grande serpente marino dotato di nove teste che ricrescevano se fossero tagliate e delle quali la centrale era immortale. Fu allevata da Era, ma era figlia di Tifone ed Echidna e aveva come fratelli Cerbero, Ortro e la Chimera.

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Modificato da apollonia
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L’idra terrorizzava la città di Lerna, nell’Argolide, e il compito di ucciderla fu assegnato ad Eracle nel corso della sua seconda fatica. l'Idra fu stanata dalla palude in cui viveva con delle frecce infuocate e poi affrontata, ma ogni volta che le veniva tagliata una delle teste, ne ricrescevano due dal moncherino. Con l’aiuto di Iolao, che dopo ogni taglio di una testa ne cauterizzava il moncherino con il fuoco impedendone la ricrescita, il mostro fu definitivamente vinto e ucciso da un masso utilizzato da Eracle per schiacciarne la testa immortale.

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Eracle e Iolao in combattimento con l'Idra (https://it.wikipedia.org/wiki/Idra_di_Lerna)

Ai piedi di Eracle si vede il granchio Carcino mandato da Era per affiancare l’Idra durante la battaglia, che pizzicò con le sue chele i piedi di Eracle ma fu poi schiacciato sotto il tallone dell’eroe.

Dopo la morte, l'Idra e il Carcino furono trasformati da Era nelle costellazioni rispettivamente dell’Idra e del Cancro.

apollonia

 

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Eracle (Ercole per i romani) è raffigurato nell’insegna della farmacia a suo nome tratta dal Codice Gradenigo davanti a Cerbero, il mostro fratello dell’Idra di Lerna affrontato dall’eroe nella dodicesima fatica.

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Cerbero è un mostruoso cane mastino gigantesco e sanguinario dotato di tre teste, il cui compito era sorvegliare l’accesso degli inferi su cui regnava il dio Ade affinché nessuno dei morti ne potesse uscire.

Cerbero fu affrontato e sconfitto da Eracle che, nell’ultima delle sue dodici fatiche, dovette catturarlo (vivo) per portarlo a Micene da Euristeo. Il cane non fu combattuto con armi e non fu ucciso ma soltanto sottomesso, poiché il compito di Eracle era solo quello di dimostrare di averlo sconfitto in combattimento. Infatti Cerbero fu poi riportato nell'Ade dove tornò ad esserne il guardiano.

Il mito vuole che, oltre a Eracle, il solo Orfeo fosse riuscito a domare Cerbero quando dovette recarsi nell'Ade per riportare nel regno dei vivi la defunta Euridice, con il suono del suo strumento (una lira) fino ad incantarlo.

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La spezieria “Al Basilisco” è un’altra con nome e insegna ispirate a una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra avesse il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.

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Secondo alcuni storici il basilisco sarebbe un piccolo serpente lungo circa venti centimetri, velenosissimo e in grado di uccidere sul colpo qualunque essere vivente entrasse in contatto con il suo fiato o fosse morso. Si ritiene vivesse nel deserto da lui stesso creato per la sua capacità di seccare gli arbusti non solo per contatto, ma anche con il solo sguardo. Sembra che un cavaliere che colpì il basilisco fu ucciso insieme al cavallo dal veleno che si infiltrò attraverso la lancia.

Nonostante l’apparenza invincibile, il basilisco ha due nemici mortali: la donnola, che però muore sempre anche se riesce a ucciderlo, azzannandolo alla gola, e il gallo, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo a ucciderlo.

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La spezieria “Alla Cerva d’oro” ha nome e insegna ispirate alla cerva di Cerinea dalle corna d'oro e dalle zampe d'argento e di bronzo, che nella mitologia greca era stata dedicata ad Artemide dalla ninfa Taigete quando la dea l'aveva salvata dall'inseguimento di Zeus.

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La cerva di Cerinea fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo così in un paese dal quale non avrebbe più fatto ritorno; poiché era una cerva sacra, il suo sangue non poteva essere assolutamente sparso.

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La fatica di Eracle: la cattura della cerva di Cerinea (https://www.astrologiajunghiana.it/astrologia-junghiana/mitologia-fiaba/fatiche-di-ercole/il-segno-del-sagittario-e-la-fatica-di-ercole-la-cattura-della-cerva-di-cerinea/)

Quando Eracle fu incaricato da Euristeo di catturarla, inizialmente si limitò a inseguirla: la cerva si rifugiò salendo su una montagna di nome Artemisio e cercò di attraversare il fiume Ladone, ma durante la traversata Eracle riuscì a catturarla colpendola con una freccia in un punto della zampa cartilagineo, quindi privo di vasi sanguinei; poi, caricandosela sulle spalle, la portò in Arcadia. Lungo la strada Artemide e Apollo lo fermarono e la dea lo rimproverò di aver tentato di uccidere il suo animale sacro, ma l'eroe riuscì a placare le sue ire e ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Infine la cerva fu portata a Micene dove venne liberata.

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La spezieria “Alla Fenice” sorgeva a due passi dal teatro La Fenice ubicato nel Sestiere di San Marco in campo San Fantin e ora è la sede di un negozio di profumi di altissima qualità.

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La fenice è una figura immaginaria rappresentata come un uccello posto su un rogo ardente.

Mitologia (https://www.treccani.it/enciclopedia/fenice/)

Uccello sacro e favoloso degli Egiziani, di cui parlano poeti, scrittori e astrologi. Erodoto lo descrive simile a una grossa aquila, con piumaggio dai colori vividi e vari. La f. era originaria dell’Etiopia; qui viveva un lunghissimo periodo (500 anni o più), finché, giunta alla fine della sua esistenza si costruiva un nido su cui si stendeva e moriva bruciata. Dalle ceneri nasceva un’altra f. che volava in Egitto, a Eliopoli, dove era consacrata nel tempio del Sole, per tornare poi in Etiopia a vivere una nuova lunga esistenza. Secondo Erodoto, ogni 500 anni, alla morte di una f., la f. figlio ne portava la spoglia a Eliopoli chiusa in un uovo di mirra. Nell’allegorismo cristiano la f. fu accolta come simbolo del Cristo.

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“Le due Sirene d’oro” e “Alle due Serene scarpigliate.

Le sirene sono raffigurate nelle insegne di due spezierie, precisamente ‘Le due Sirene d’oro’ ubicata a S. Girolamo e ‘Alle due Serene scarpigliate’ nel sestiere di Cannaregio.

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Nella prima insegna le sirene sono coronate, bicaudate e con le code nelle mani alzate. Nella seconda le sirene sono bicaudate e non hanno le corone.

La spezieria della seconda insegna è ancora aperta ed è conosciuta semplicemente come ‘Alle due Sirene’ in quanto l’aggettivo del vecchio nome pare si sia perduto nel Ventesimo secolo.

Mitologia (https://www.treccani.it/enciclopedia/sirena/)

Essere favoloso della mitologia classica, rappresentato in forma di giovane donna nella parte superiore del corpo (v. fig.), talvolta con ali, e nella parte inferiore in forma di uccello o, in epoca successiva, di pesce, che emergeva dalle acque del mare e, con il canto dolcissimo, incantava i naviganti facendoli naufragare.

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Già nel 12° libro dell’Odissea le s. sono rappresentate nel tentativo di affascinare con il canto Ulisse, e il canto sarà anche nella letteratura posteriore l’elemento fondamentale della loro personalità. La sede delle s. fu posta dapprima sulla costa occidentale dell’Italia meridionale presso le isolette dette Sirenuse (Licosa, S. Pietro, Galletta) e poi localizzata sulle coste vicine allo Stretto di Messina: il loro numero variò da due (Omero) a tre o quattro.

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Spezieria “Al Centauro” in campo della Guerra a S. Giuliano

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Il centauro è una creatura della mitologia greca, metà uomo e metà cavallo. Una loro peculiarità era quella di essere dei campioni di tiro con l'arco.

La figura del centauro ha origine dall'amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio e originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.

Nella mitologia, i centauri sono quasi sempre descritti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà.

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Supporter

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THERIACHA …….(E)NETIA

Penso sia una imitazione del tappo sigillo della teriaca della spezieria Alla Rosa d’oro, ubicata secondo il Dian a San Marziale nel sestiere di Cannaregio, con questa insegna dal Codice Gradenigo

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Imitazione per l’errata scrittura del nome del farmaco (CHA invece di CA finale).

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Supporter

Della spezieria Alla Rosa d’oro vi sono tappi sigillo con la scritta lungo il bordo come quello presentato al post # 714 (foto a sinistra) e senza scritta come quello del post # 715 (foto a destra).

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Nel primo, tra h10 e h12, si legge D’ORO, mentre nel secondo l’attribuzione alla spezieria è solo per il fiore centrale.

Nel tappo sigillo pubblicato da U. Klein in Weitere Theriak-Kapseln > Schweizer Münzblätter September 2010 / Heft 239 (S. 71-79) del post # 715 la scritta si limita all'indicazione del prodotto e del luogo di origine (TRIACA FINA IN VENEZIA), ma la chiara raffigurazione di un fiore aperto visto dall'alto non lascia dubbi sull'attribuzione alla Rosa d'Oro (Fig. 31).

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apollonia

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Supporter

Anche su questo tappo sigillo passato da InAsta nella E-LIVE AUCTION N.91 la scritta che si intravede è, da h12 in senso orario, TRIACA FINA IN VENETIA: l'attribuzione della spezieria alla Rosa d'oro è lasciata al disegno.

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apollonia

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Supporter

Nell’asta citata al post precedente è stato battuto un tappo sigillo erroneamente attribuito a una inesistente spezieria “Aquila imperiale” quando si tratta invece della spezieria “Il Cedro imperiale”, dove l’aquila bicefala è un simbolo di sovranità del frutto sottostante (crf. Insegna nel Codice Gradenigo).

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VARIE - Tessere e sigilli Teriaca speziaria "Aquila Imperiale"

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Sembra che l’affettuoso, romantico ricordo di un farmacista dell’epoca sia il motivo di questa particolare insegna. Le cronache del 10 gennaio 1755 riportano che nel funerale di Catterina Thosor, moglie del console della Gran Bretagna, la defunta era vestita di un abito bianco di seta e teneva in mano un Cedro come Geroglifico dell'Eternità. In memoria di questa signora il farmacista dell'epoca, che secondo i pettegoli era legato a lei da "affettuosa amicizia", decise di creare questa insegna per la sua spezieria.

apollonia

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Nel mio database di chiusure triache trovate in Germania, c'è solo una chiusura della Spezaria Roso d'oro trovata in Germania. Anche questo è molto danneggiato.  Quindi sembra essere un tipo di chiusura piuttosto raro al di là delle Alpi.

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Supporter

La scritta non è certo veneziana. Che significato ha secondo te?

apollonia

 

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Supporter

Per quanto concerne le spezierie con un’aquila nella loro insegna, la più famosa è quella All’Aquila Nera (1723) in Campo San Salvador, Sestiere di San Marco (foto a sinistra), ma il Dian cita anche una spezieria All’Aquila d’oro in Ponte dei Pugni, San Barnaba nel Sestiere di Dorsoduro (foto a destra).

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Campo San Salvador, luogo dove esisteva la spezieria All’Aquila Nera, San Marco

Per informazioni su questa spezieria frequentata da Carlo Goldoni che quando era adolescente aveva condiviso, contro la sua volontà, la professione del padre medico, v. il sito da cui ho tratto la foto  https://www.conoscerevenezia.it/?p=51444

apollonia

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  • 1 mese dopo...
Supporter

Classico tappo sigillo di questa spezieria (una zeta!) con un piccolo leone alato nel campo a destra.

apollonia

Modificato da Oppiano
  • Grazie 1
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Varie capsule (tappi sigillo) teriacali, sia autentiche sia imitative, della spezieria (ora farmacia) all’insegna della Testa d’Oro a San Bortolomeo, nel sestiere di San Marco, sono descritte in questa discussione. Era la più rinomata tra le spezierie che producevano la Teriaca e nei giorni in cui veniva fabbricata, al suo esterno erano esposte le erbe e le droghe che erano ridotte in polvere in mortai di bronzo. La sua insegna, una testa formata di rame laminato, dorata e circondata di alloro, è l’unica sopravvissuta al suo vecchio posto.

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Un tappo sigillo simile a quello di Oppiano è stato venduto all’Artemide Aste 48E nel 2019

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Numismatik Naumann (formerly Gitbud & Naumann), Auction 98, lot 1142, 03.01.2021

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Numismatik Naumann (formerly Gitbud & Naumann), Auction 94, lot 897, 04.10.2020

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Numismatik Naumann (formerly Gitbud & Naumann), Auction 94, lot 899, 04.10.2020

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Non manca l’imitazione.

Roma Numismatics Limited, E-Sale 52, lot 1231, 10.01.2019

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