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Tessera per la teriaca


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La spezieria all’insegna della Madonna era una delle più famose per la qualità della teriaca che dispensava come elettuario a Venezia. Nel periodo della gestione di Bernardino Centanari la teriaca era venduta anche in soluzione acquosa con il nome di estratto essenziale triacale, una sua preparazione che altro non era che la cosiddetta acqua triacale come si legge in questa nota informativa di Girolamo Dian in Cenni storici sulla farmacia veneta al tempo della Repubblica (rist. anast.).

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Si deduce chiaramente che l’acqua triacale si poteva ottenere per distillazione dell’acqua sopra le spezie triacali (procedimento che i chimici chiamano “distillazione in corrente di vapore”) e che il distillato era dotato di tutti i pregi della triaca classica nonostante questa non intervenisse direttamente nella preparazione.

Se ne parla anche in https://www.conoscerevenezia.it/?p=51777

apollonia


Inviato (modificato)

non so in che periodo operasse questo Centanari, che non conosco, ma resto della mia idea: l'acqua teriacale in tutte le ricette che ho trovato prevede l'uso della teriaca o del mitridato o di entrambi. Ma anche qualora si operasse per distillazione sulle spezie teriacali (non so se in corrente di vapore, probabilmente in alambicco o storta, comunque poco cambia per il concetto) occorrerebbe prendere le spezie teriacali, e quindi i 67 componenti della teriaca, scioglierli o sospenderli in adatto solvente e distillare. Se la teriaca doveva maturare alcuni anni per risultare efficace, processo che coinvolge una serie di fermentazioni, ecc. interne al composto, la pretesa di ottenere la stessa efficacia con una distillazione di qualche minuto mi pare destinata a scarso successo. e comunque Venezia era famosa nel mondo per la Teriaca, l'acqua teriacale era un sottoprodotto di nicchia per chi non riusciva ad avere la teriaca fina

 

Modificato da Spicier

Inviato (modificato)

Ci sono state diatribe, che poco mancasse sconfinassero nella guerra, tra speziali e speziali, tra speziali e medici e tra città e città per la sostituzione di 3 o 4 componenti con succedanei nella preparazione della teriaca. Per risolvere il problema basta fare l'acqua teriacale: una rapida distillazione delle prime quattro erbe che ho in casa e il risultato è comunque garantito.  C'erano speziali furbacchioni anche nei tempi passati ?

Modificato da Spicier

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Il punto è riconoscere quali componenti della teriaca come elettuario si sciolgono in acqua alla temperatura di distillazione e restano disciolti quando la soluzione acquosa viene portata a temperatura ambiente.

http://web.tiscali.it/giannone/teriaca.htm

Una soluzione torbida o nella quale si è formato un precipitato non sarebbe accettabile al paziente.

apollonia


Inviato

Buona serata.

Benché Venezia non abbia, di fatto, mai avuto una Farmacopea ufficiale (per varie vicissitudini che, se a qualcuno dovesse interessare, posso anche ricapitolare), due sono i testi che ci sono andati più vicino:

Marinelli, Curzio

Pharmacopaea, siue De vera pharmaca conficiendi, & praeparandi methodo, a praestantiss. et excell.mo Medicorum Venetorum Collegio comprobata, libri duo, Curtio Marinello ... autore. Quae methodus a placitis non solum priscorum medicorum, qui in Graecia floruerunt, & praecipue Galeni huius artis peritissimi deprompta fuit, sed etiam a mandatis illorum, qui Arabiam decorarunt, & maxime Mesue .

Venetiis : apud Robertum Meiettum, 1617 (Venetiis : typis Andreae Muschij, 1617)

Codice farmaceutico per lo Stato della Serenissima Repubblica di Venezia compilato per ordine dell'eccellentissimo Magistrato della Sanità

Padova : nella Stamperia del Seminario : presso Tommaso Bettinelli, 1790

Quindi diciamo che se vogliamo qualcosa che possa assomigliare alla posizione ufficiale dei responsabili della sanità della Serenissima questi sono i 2 (soprattutto il secondo che almeno per un breve periodo è stato in vigore) testi a cui fare riferimento.

Entrambi riportano l'acqua teriacale.

Il Marinelli riporta 2 formule: una assai complessa e una più semplice:

 

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Inviato (modificato)

Anche questi due testi "ufficiali" impongono sempre formulazioni in cui entra la teriaca.

Si distilli in cucurbita quest'ultima e in vaso di vetro a bagno maria secondo le indicazioni del Marinelli.

Modificato da Spicier

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Ciao!

Non sono ferrato nello specifico, eppure mi pare sorprendente che la Serenissima, considerata un "faro" per tante nazioni riguardo agli aspetti medici (soluzioni per contrastare epidemie, riconoscere malattie psichiatriche, procedimenti e protocolli per limitare contagi ....) non abbia codificato aspetti farmaceutici. Eppure hanno codificato di tutto e di più!

Saluti

Luciano


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Ciao.

In realtà c'hanno provato, ma molte cose sono andate storte.

Già lo statuto degli speziali in vigore a Venezia dal 1565 stabiliva che venisse adottato un ricettario di riferimento (già in ritardo rispetto a Firenze) ma non succede nulla. Nel 1584 il collegio dei medici istituisce una commissione per procedere, ma tra varie vicende e sostituzioni di commissioni si va avanti fino al 1616 quando prende in mano la situazione Curzio Marinelli che porta a termine il lavoro e lo sottopone al collegio perché venga approvato e reso ufficiale e obbligatorio. Se non che la farmacopea parte con tutta una serie di preamboli sull'incompetenza e negligenza degli speziali e ribadisce che il medico "ut dominus imperat" mentre lo speziale "ut servus obtemperat & obedit" e figurati la "nobile arte" se l'è legata al dito: il 4 febbraio 1617 se ne autorizzava la stampa e già il 18 marzo 1617 una terminazione dell'Avogaria di Comun ne impone il ritiro dalla vendita. Parte poi tutta una trattativa per concordarne una revisione con gli speziali stessi ma non succede più nulla, perché a questi ultimi interessava essenzialmente non avere l'obbligo di attenersi ad un unico testo ufficiale. E questo non solo per un loro interesse a non essere controllati dai medici o da altri, ma anche per non essere limitati da un unico testo. Gli speziali veneti sono sempre stati dei grandi ricercatori, sperimentatori, a Venezia arrivavano semplici da tutto il mondo, ma arrivavano anche le nuove idee, la chimica in primis. E avevano disponibilità di vetreria e attrezzature varie per cui volevano avere le mani libere per progredire senza essere vincolati per decenni o magari secoli ad un testo che poteva anche essere già vecchio al momento della stampa. Sta di fatto che rimangono liberi di utilizzare tutte le farmacopee private ( molte redatte da speziali) e pubbliche (e di queste alcune erano anche ufficiali di altre nazioni: Firenze, Bologna, Roma, ecc.) che si andavano stampando a Venezia.

Poi il problema si ripresenta nel 1769 quando il magistrato alla Sanità chiede al collegio degli speziali (avevano imparato a non cercare di saltarli) di riunirsi per iniziare la compilazione di una farmacopea di riferimento. Tra una cosa e l'altra si cincischia una ventina d'anni finché vengono incaricati 7 professori dello studio di Padova. Il lavoro è portato a termine a compartimenti stagni tra i vari docenti, che non si parlano tra loro, e risulta un miscuglio poco integrato, comunque il libro viene stampato e il 14 aprile 1790 esce la Terminazione che entro sei mesi lo rende ufficiale e vincolante. Ci si accorge però subito che contiene molti errori e refusi, e che il fatto di averlo voluto in italiano per ridurre gli errori di chi non padroneggiasse il latino, non era stato sufficiente ad evitare problemi. Nel volgere di qualche mese anche questa farmacopea viene ritirata e riparte il balletto delle commissioni incaricate della revisione. Poi arriva Napoleone e fine delle trasmissioni.

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Per ritornare alle capsule:

https://revistapontica.com/pdf/articole/1476.pdf

 

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Modificato da Oppiano

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Teriaca seal lid of the spice shop "Al Redentore".

Da: Arsantiqva London The Serenissima Collection Dicembre 2003 part. III

 

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Non riesco a classificare. Forse non è un tappo Teriaca?
Esemplare che sarà esitato a settembre con “?”
 

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Speziera all’insegna del Dose e del General.

 

 

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Speziera all’insegna del Paradiso.

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Speziera all’insegna del Lupo coronato e della Testa d’Oro.

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