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Tessera per la teriaca


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3 ore fa, Oppiano dice:

Togli il forse. Anzi, chi ha scritto la ricetta dell’acqua teriacale sul taccuino è proprio Giovanni Recordati, il creatore dell’azienda nel 1923.

apollonia

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È una capsula della spezieria “Al Dose” di Venezia.

apollonia

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È una capsula della spezieria “Al Dose” di Venezia.

Non ho mai sentito parlare di "Al Dose" prima d'ora. Molto interessante. Cosa sappiamo di questa farmacia e cosa mostra esattamente la chiusura, una persona di sesso femminile? 


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In un passo del testo del Dian “Cenni storici sulla farmacia veneta” si cita la spezieria del Doge situata nei pressi del Ponte del Sepolcro, sul Rio de la Pietà, Riva degli Schiavoni.

«Nel secolo XVI alla Bragora eravi una Spezieria all’insegna del Dose, dalla quale sembra prendesse il nome la calle che oggi ancora esiste e che conduce sulla Riva degli Schiavoni. L’anzidetta insegna in seguito concentrossi con quella al General a pie del Ponte del Sepolcro e da pochi anni si trasferì al Morion a S. Francesco della Vigna, dove nei remoti tempi vi era pure una Spezieria.»

Sull’insegna della spezieria “Al Doge” riportata nel Codice Gradenigo, il Doge è raffigurato seduto sul trono

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È indicato l’anno (1748) e il nome dello speziale dell’epoca (Giuseppe Guadagnini), mentre il Dian riporta che la spezieria era presso la Chiesa del Santo Sepolcro che si trovava sulla Riva degli Schiavoni.

apollonia


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Insegna adottata dalla spezieria alla Dogaressa in seguito alla domanda del proprietario al governo della Serenissima di poter fregiare la sua bottega del titolo della Dogaressa e non del Doge, essendovene già una con questo nome sulla Riva degli Schiavoni.

La domanda è stata accolta perché da molti anni questa spezieria forniva medicinali alla nobile famiglia Mocenigo di S. Stae (S. Eustacchio) che abitava nel palazzo omonimo e che diede allo Stato valorosi capitani e vari dogi.

apollonia


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Ieri è stata la ricorrenza di una data che segnò profondamente la storia della città di Bologna e del Risorgimento italiano: l’8 agosto 1848.

Ne parlo qui perché la giornata è stata anche commemorata con un rebus in cui compaiono due vasi da teriaca, a mia conoscenza il primo esempio con il polifarmaco nella vignetta.

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apollonia

 

Modificato da apollonia
errore nelle data

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Soluzione del rebus

Frase: 3 6 2 7 5 8 [data] 1’ 9 9 12

DAL Po (allegoria del fiume) Polo (terrestre) Di = Dal popolo di

BOLOGNA nella Gi ornata = Bologna nella giornata

8/8/48 = 8 agosto 1848

Laus triaca in vasi ONE = l’austriaca invasione

Re spinge vasi = respingevasi

 

Dal popolo di Bologna nella giornata 8 agosto 1848 l’austriaca invasione respingevasi

 

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La celebre Farmacia degli Incurabili è stata per diversi secoli un punto di riferimento per il commercio dei medicinali di tutto il Sud Italia. Era qui che si realizzavano alcuni dei farmaci più ambiti, capaci di salvare la vita a nobili e popolani. Fra i medicinali prodotti a Napoli vi era la leggendaria Teriaca, bevanda sacra che, tra scienza e magia, sembrava trarre origine direttamente dall’elisir di lunga vita.

Nacque in Asia Minore, intorno al I secolo a. C., per volere di Mitride il Grande, ossessionato dalla paura di essere avvelenato. Il sovrano chiese al medico di corte, Crautea, di realizzare un farmaco capace di neutralizzare qualsivoglia forma di veleno. L’antidoto fu così chiamato Mitridatium. Con la vittoria di Pompeo presso l’Eufrate, il potente medicinale arrivò anche nel mondo occidentale. In particolare Nerone fu tra gli imperatori maggiormente affascinati dalle proprietà miracolose di questo farmaco, al punto da ordinare al medico Andromaco il Vecchio di perfezionare la ricetta per rendere il possessore un dio immortale. Il saggio aggiunse, così, al potente miscuglio la carne di vipera. La nuova versione ebbe un tale successo che il medicinale si diffuse con il nome di Theriaca di Andromaco. L’elisir fu poi perfezionato anche dal medico di Traiano, Critone, e da Galeno che lo realizzò con più di sessanta ingredienti.

Ma di che cosa era fatta la Teriaca? Carne di vipera femmina, catturata dopo il letargo invernale e proveniente dai Colli Euganei; oppio, originario di Tebe;  cinnamomo, rabarbaro, mirra, balsamo orientale, gomma arabica, castoro, calcite e tanto altro ancora a seconda dei tempi e dei medici. Questa ricetta era in grado di far guarire da veleni, febbre, emicrania, pazzia, dissenteria, obesità e poteva essere utilizzato, all’occorrenza, anche come probabilespam. Il farmaco poteva essere sciolto nel vino, nel miele o nell’acqua. Il preparato poteva essere utilizzato per più di trent’anni, senza scadere mai.

Napoli fu, insieme a Venezia, tra le principali produttrici di Teriaca. Fino al XII secolo fu preparata da medici. Dopo l’Ordinanza Medicinale di Federico II di Svevia fu realizzata solo da speziali. Particolare diffusione si ebbe nel XVIII secolo quando Ferdinando IV di Borbone ne affidò la creazione alla Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, obbligando tutti gli speziali del tempo ad acquistarne almeno mezza libbra l’anno. All’inizio dell’Ottocento la produzione di Teriaca fu affidata, invece, al Real Istituto di Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli. Durante questi secoli furono diversi i libri dedicati al farmaco miracoloso. Uno dei più noti fu “Della Theriaca et del Mithridato libri due”, scritto nel 1572 dal medico e alchimista Bartolomeo Maranta. Ma per capire, fino in fondo, l’importanza che questo rimedio ebbe a Napoli basti pensare che fu citato anche all’interno di una delle canzoni più celebri di tutti i tempi: ‘O Guarracino.
 

“Cinquanta muorte e duicient’ ferite

E n’ati vinte ‘mpericule ‘e vita

E ‘ll’autri jettero add’ò speziale

A piglià l’Acqua Turriacale”.
 

Facile capire a cosa “l’Acqua Turriacale” potesse equivalere.
 

da: https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/146947-la-teriaca-lelisir-dei-miracoli-usato-dagli-imperatori-napoli-la-migliore/

 

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La Teriaca - L'alchimista, Pieter Brueghel il Giovane, 1558 ca. (public domain, via Wikimedia Commons).

Modificato da Oppiano

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Molto interessante:

https://thesis.unipd.it/bitstream/20.500.12608/31374/1/Vincenti Ezio_2022279.pdf
 

Posto l’indice.

 

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Integrazione.
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Dal post # 927

L’autore del rebus pubblicato su Il Mondo Illustrato del 1848, lo stesso anno dell’evento al quale si riferisce, è Agostino Nini, un incisore che ha prodotto anche una stampa dal titolo “L’Italia risorta”, collocata nel Comune di Milano – Raccolta delle stampe “Achille Beltrame” (http://graficheincomune.comune.milano.it/GraficheInComune/scheda/A.S.+p.+9-26)

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L’evento è la vittoriosa battaglia combattuta nei pressi della Montagnola fra i cittadini bolognesi e le truppe dell’impero austriaco

(v. articolo di Alessandro Ambrosino in http://nonocentenario.comune.bologna.it/769-2/)

Secondo l’usanza del tempo, gli imperiali che transitavano in Italia al fine di bloccare ogni spinta indipendentista dovevano essere riforniti e alloggiati a spese della popolazione delle città in cui facevano sosta. Ma spesso i soldati si approfittavano dell’ospitalità abbandonandosi a offese e arroganze. Infatti, pare che proprio un episodio di insolenza, degenerato in rissa, da parte di un comandante sia stato la scintilla che fece esplodere il combattimento. L’ufficiale, malmenato in un caffè per aver fatto una battuta sul tricolore, fornì il pretesto agli alti graduati austriaci per ordinare l’occupazione della città entro la sera stessa. Ma la reazione dei bolognesi fu rapida ed efficace: in moltissimi si sollevarono e, nonostante fossero male armati, impedirono agli austriaci qualsiasi movimento. Essi dovettero ritirarsi sulla Montagnola tentando il tutto per tutto, ma entro le 8 di sera, dopo tre ore di furiosi scontri e dopo aver lasciato sul campo oltre quattrocento soldati, furono costretti alla fuga. Per questi eroici fatti, la città venne fregiata del titolo di “Benemerita del Risorgimento Nazionale”, la piazza fu rinominata “VIII agosto” e nel 1903 venne installata la statua del Popolano, ancora oggi ben visibile.

apollonia


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Vaso per la Teriaca di fine secolo XVIII, conservato al Museo Civico Medievale di Bologna.

La teriaca fu in grande auge dal XV al XVIII secolo e venne inserita ufficialmente negli Antidotari (farmacopee ufficiali) italiani; nel 1823, passata la bufera napoleonica e ripristinato il governo pontificio, la Commissione provinciale di Sanità la inserì a pieno titolo nella Tariffa dei medicinali, e venne prodotta ancora fino ai primi anni del ‘900.

Vasi di Teriaca di fine del XIX secolo appartenenti alla Farmacia Toschi di Bologna. I vasi contengono ancora un residuo di Teriaca originaria.

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Da http://bimu.comune.bologna.it/biblioweb/palazzo-archiginnasio/2019/07/02/479/

apollonia


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1823 Bologna

LA TERIACA NELLA TARIFFA DEI MEDICINALI

 

la Commissione provinciale di Sanità la inserisce a pieno titolo la Teriaca (o Triaca) nella Tariffa dei medicinali.

Fino al 1796 aveva goduto "universale favore" l'usanza della fabbricazione in pubblico di questo medicinale antichissimo, considerato panacea di tutti i mali e composto di decine di ingredienti, compreso l'oppio e la carne di vipera.

La prima Triaca "con pompa" fu fatta nel 1574 nella spezieria di S. Salvatore, presenti i protomedici Ulisse Aldrovandi e Antonio Maria Alberghini.

Dopo la costruzione dell'Archiginnasio la preparazione solenne avveniva in agosto (o in primavera) nel cortile delle scuole coperto da un tendone e addobbato di damaschi.

Qui "simetricamente erano collocate caldaie, mortai e altri arnesi di spezieria", mentre ai lati dell'ingresso della cappella dei Bulgari, sotto le statue di Galeno e di Ippocrate, erano allestite due "scanzie piramidali" con gli ingredienti.

Le droghe rimanevano esposte per una giornata, poi iniziava la manipolazione da parte degli speziali, assistiti dal protomedico, che durava due giorni.

"Dopo alquanto tempo riposata" la Triaca era distribuita alle spezierie della città e del territorio che ne facevano richiesta.

Tornata con la Restaurazione sui banchi delle farmacie, la miracolosa medicina sarà prodotta fino all'inizio del '900.
 

da: https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/cronologia-di-bologna/1823/la-triaca-nella-tariffa-dei-medicinali

E:

"Farmacopea antica e medicina moderna. La disputa sulla Teriaca nel Cinquecento bolognese" in:

https://www.academia.edu/30446745/_Farmacopea_antica_e_medicina_moderna_La_disputa_sulla_Teriaca_nel_Cinquecento_bolognese_in_Physis_XIX_1977_?sm=b
 

 


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1) Farmacia portatile da carrozza, epoca fine sec.XVII.

Contenitore di forma cubica in legno con finiture in metallo, all’interno è foderato in carta pregiata e contiene 16 flaconi in vetro soffiato e metallo con tappo. Da notare il flacone che contiene la TERIACA.

Da: https://www.ordinefarmacistivcbi.it/?p=6915

 

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https://www.artofpewter.com/productpage.asp?pid=3378&lingua=it
 

Questo grande vaso per Theriaca, appartenuto alla farmacia del Collegio dei Gesuiti di Tolosa, riporta l’incisione “Theriaca Magna Andromachi Seniores”

 

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35 minuti fa, Oppiano dice:

1) Farmacia portatile da carrozza, epoca fine sec.XVII.

Contenitore di forma cubica in legno con finiture in metallo, all’interno è foderato in carta pregiata e contiene 16 flaconi in vetro soffiato e metallo con tappo. Da notare il flacone che contiene la TERIACA.

Da: https://www.ordinefarmacistivcbi.it/?p=6915

 

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L’interno delle cosiddette farmacie da viaggio, come questo bauletto in noce e ottone di Maria Luigia d’Asburgo, era suddiviso in scomparti e cassettini entro cui erano sistemati flaconi in cristallo di varie dimensioni, vasetti di vetro e porcellana, scatoline di cartone e un contenitore di piombo destinato probabilmente alla teriaca.

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apollonia

 


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Oh, intendo la farmacia Al Doge, perché il mio programma di traduzione mi ha giocato un brutto scherzo e ha tradotto Doge in modo sbagliato. 

Sì, conoscevo la farmacia Al Doge, ma pensavo che i tappi di questa farmacia avessero questo aspetto.

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Il 5/8/2022 alle 11:06, apollonia dice:

Volevo aggiungere alle varie ricette sulla composizione dell’acqua teriacale che si trovano nella discussione, questa dal taccuino della Farmacia Recordati di Correggio.

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apollonia

 

Buona serata, questa formula, assai tarda, dalla grafia e dall'uso di g e Kg è collocabile, direi, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, in realtà è una acqua teriacale per modo di dire. Più che altro è una macerazione di semplici in soluzione idroalcolica con successiva distillazione e aggiunta di acqua e zucchero. La teriaca non è inserita nella formulazione per cui non vedo come possa essere definita acqua teriacale.

L'aggettivo teriacale è utilizzato, a mio avviso, a scopo essenzialmente pubblicitario.


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Il 5/8/2022 alle 11:06, apollonia dice:

Volevo aggiungere alle varie ricette sulla composizione dell’acqua teriacale che si trovano nella discussione, questa dal taccuino della Farmacia Recordati di Correggio.

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apollonia

 

Tra le varie formulazioni dell’acqua teriacale praticamente con le stesse proprietà dell’elettuario, non tutte prevedono l’aggiunta di teriaca. Uno dei metodi di preparazione più semplici consisteva nella distillazione dell’acqua sopra le spezie teriacali, come riporta il Dian per il preparato 'Estratto Essenziale Teriacale' dello speziale ‘Alla Madonna’ Bernardino Centenari.

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apollonia

 


Inviato

Bah, mi pare che ci sia ben poco di "spezie teriacali" nella formulazione del Recordati. Direi che praticamente tutte le acque teriacali del periodo in cui la teriaca era in auge consistono in una "diluizione" della teriaca in un liquido (di solito soluzioni idroalcoliche in cui sono stati aggiunti in numero più o meno variabile  altri semplici e successiva distillazione della preparazione così ottenuta. Che acqua teriacale è senza oppio, vipere...e tutto ciò che caratterizza la teriaca? Solo pubblicità, surrogato a prezzo inferiore ( e neanche tanto per la verità). E' come per il bezoar: chi non poteva permettersi il bezoar beveva l'acqua bezoartica, nella quale, comunque, il bezoar veniva immerso. Acqua bezoartica senza bezoar è come l'acqua teriacale senza teriaca,


Inviato

Qualche esempio tratto da Melichio, De Sgobbis, Capello...ne ho fino alla nausea...

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