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Tessera per la teriaca


pozleo

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Bello il tappo dell'Abramo, non l'avevo mai visto.

Per quanto riguarda quello della Madonna: i due errori (Vennetia e ALA Madonna) fanno evidentemente pensare ad una contraffazione.

Il leone in moeca non è tipico dei tappini della spetiaria alla Madonna, si ritrova invece su quelli della Testa d'oro.

C'è da dire però che la qualità della contraffazione è piuttosto elevata rispetto agli esempi più noti.

I tappini piccoli infatti tendono ad essere poco elaborati rispetto a quelli grandi -che contengono cornicette di ghirlande, leoni di S. Marco ecc.- e questo, al di là delle scritte, è molto ben fatto.

Che sia rimasto sepolto nella sabbia di un deserto per finire poi in un campo di patate in Val di Gresta (immagino) mi sembra poco probabile, ma chi lo sa?

Mi chiedevo se potesse essere una contraffazione "nostrana", vista la qualità. (E' probabile che ce ne fossero, tanto è vero che i bossoletti venivano accompagnati da "bugiardini" firmati in originale

-ne ho qualcuno anch'io- dal proprietario della spezieria per evitare che venissero abusivamente ristampati.)

Strani comunque gli errori nelle scritte. 

Nei tappini originali della spezieria alla Madonna, Venetia è abbreviato V.; qui hanno sciolto l'abbreviazione commettendo però un errore.

Anche trovarne due uguali, per di più così particolari, nello stesso posto non so se sia comune.

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Molto interessante la vostra analisi!!! In effetti la qualità della rappresentazione presente sui due tappi contraffatti è piuttosto alta e "la scena"risulta ben delineata in tutte le sue parti..sembrerebbe quindi anche che i falsari dell'epoca abbiano fatto una miscellanea degli elementi presenti sui tappi grandi e piccoli con errori grammaticali vari e con inserimento di elementi appartenenti ad altre spezierie..forse per renderli ancora più appetibili..?immagino sia difficile darne una datazione..?

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15 ore fa, Anne76 dice:

Molto interessante la vostra analisi!!! In effetti la qualità della rappresentazione presente sui due tappi contraffatti è piuttosto alta e "la scena"risulta ben delineata in tutte le sue parti..sembrerebbe quindi anche che i falsari dell'epoca abbiano fatto una miscellanea degli elementi presenti sui tappi grandi e piccoli con errori grammaticali vari e con inserimento di elementi appartenenti ad altre spezierie..forse per renderli ancora più appetibili..?immagino sia difficile darne una datazione..?

@Anne76

Ulrich Klein, nel suo articolo Weitere Theriak-Kapseln in Schweizer Münzblätter 60, 2010. Heft 239, S. 71-79, descrive numerose capsule della spezieria ‘Alla Madonna’ (figg. 10-22), tra cui un solo esemplare con l’iscrizione ALA MADONNA - IN VENETIA e un piccolo Leone di S. Marco tra le lettere S e M (verosimilmente abbreviazioni di Sanctus Marcus) raffigurato sotto la Vergine. Queste iniziali, ma non il leoncino, compaiono anche nella mia capsula (Pb: 26,78 g, 42 mm).

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In tutte le capsule illustrate da Klein il nome della città di Venezia è scritto con una enne e quindi non mi sembra verosimile che l’imitazione fosse opera di un falsario ‘indigeno’, all’oscuro della corretta ortografia di una città famosa. E’ come se un falsario italiano ai tempi del Regno d’Italia avesse scritto su uno scudo da lui contraffatto VITTORIO EMMANUELE o EMANNUELE o EMANUELLE.

Parere personale, naturalmente.

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Infatti, sono d'accordo. Non capisco solo perché un falsario così abile da produrre falsi di qualità così elevata vada poi a cadere su una banale scritta.

Poteva essere analfabeta, d'accordo, ma come ha copiato egregiamente le parti figurate poteva copiare altrettanto bene le scritte.

In fondo sembra operassero così anche parecchi copisti di codici medievali che erano scarsamente istruiti e copiavano pedissequamente il testo come fosse un disegno, o poco più.

Mi chiedevo se potesse esserci un motivo per produrre intenzionalmente un errore di questo tipo.

Tipo, non so, vendo capi di abbigliamento falsi marchiati Dolce e Gabbano o Giorgio Armanni e se mi beccano cerco di sostenere che sono nomi di fantasia e non intendevo 

falsificare marchio alcuno. Ma mi sembra un po' tirata per i capelli come ipotesi.

 

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4 ore fa, Spicier dice:

Infatti, sono d'accordo. Non capisco solo perché un falsario così abile da produrre falsi di qualità così elevata vada poi a cadere su una banale scritta.

Poteva essere analfabeta, d'accordo, ma come ha copiato egregiamente le parti figurate poteva copiare altrettanto bene le scritte.

In fondo sembra operassero così anche parecchi copisti di codici medievali che erano scarsamente istruiti e copiavano pedissequamente il testo come fosse un disegno, o poco più.

Mi chiedevo se potesse esserci un motivo per produrre intenzionalmente un errore di questo tipo.

Tipo, non so, vendo capi di abbigliamento falsi marchiati Dolce e Gabbano o Giorgio Armanni e se mi beccano cerco di sostenere che sono nomi di fantasia e non intendevo 

falsificare marchio alcuno. Ma mi sembra un po' tirata per i capelli come ipotesi.

 

Buona serata

.... meno di quanto possa pensare; spostandoci nella monetazione veneziana, sia nelle monete "spicciole e nere", sia nei ducati d'oro, poi zecchini, è pieno di contraffazioni dove il falsario riusciva a copiare le immagini (talvolta anche bene, soprattutto se il falsario era un buon incisore sul libro paga di qualche signorotto o nobile che voleva rimpinguare le sue casse a scapito di altri), ma cadeva miseramente nel comporre le legende .... ma perché?

Si trattava solo di copiare dei segni; eppure le scritte sono per lo più incongrue; nomi storpiati o inesistenti ..... c'è a mio vedere la volontà di inserire errori.

Altre volte modificavano leggermente l'iconografia, per cui il leone non teneva tra le zampe il libro, ma una mazzetta (immagine parlante della famiglia Mazzetti, signori di Frinco), che si diedero alla contraffazione in grande stile di sesini veneziani ed altre monete.

Certo poi ci sono le contraffazioni smaccate, ma quella è un'altra storia.

La teriaca era un grosso affare, portava soldi e non mi stupirei se qualche signorotto "todesco" si fosse industriato per produrne una imitativa; la zona del ritrovamento era zona di passaggio notevole.

saluti

luciano

 

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Infatti, è un'ipotesi che non sottovaluterei.

Certo andrebbe poi confermata da altri elementi, da altre tessere del mosaico che vadano a comporre un quadro organico partendo da singoli indizi.

Recentemente mi sono imbattuto in un altro farmaco storico che non conoscevo e che non credo abbia avuto minimamente il successo commerciale, economico, folcloristico perfino, della teriaca ma

che fa passare quest'ultima in secondo piano sia come complessità sia come, forse, longevità; ed è l' Esdra.

A Venezia per essere ammessi all'Arte degli Speziali e poter esercitare la professione, fino agli inizi dell'Ottocento, occorreva fare un periodo di praticantato di 8 anni presso un Maestro Speziale e quindi presentarsi di fronte a una commissione costituita da 8 elementi (il Priore, due Consiglieri e due Sindaci dell'Arte in carica più il Priore e due Consiglieri del precedente "Consiglio Direttivo", diciamo) che esaminava il candidato facendogli estrarre a sorte 24 "ballotte" (tre per ciascun esaminatore) scelte tra un totale di 160. Ciascuna "ballotta"conteneva una preparazione medicinale usuale di cui il candidato doveva disquisire, dimostrando di conoscerne le modalità di preparazione, i componenti, ecc. ecc. E' evidente che se i nuovi farmacisti vengono approvati dai loro stessi organismi dirigenziali, il rischio di conflitto interessi, con grave pregiudizio della sanità pubblica, è dietro l'angolo. Quindi, il xxx gennaio 1624, una "Parte presa" stabilisce che le 160 domande da cui estrarre a sorte le 24 dell'esame debbano essere codificate per iscritto e allegate alla Mariegola.

Gli Speziali se la prendono un po' comoda perché la codifica effettiva avviene solo nel 1706, comunque da questa data è disponibile un elenco delle 160 preparazioni ritenute più significative nella pratica corrente.

Tra queste, ovviamente, la Theriaca Magna ma anche, appunto, l'Esdra.

L'Esdra, così chiamata perché se ne fa risalire l'ideazione al sacerdote Esdra durante la cattività del popolo ebraico a Babilonia, quindi prima del 459 a. C., è anch'essa un elettuario costituito da 150/160 componenti da riunire tra loro (tra cui, in formulazioni tarde, spesso anche la stessa teriaca) e anch'essa è una specie di panacea per tutti i mali.

Pur risultandomi assai meno noto della teriaca e del mitridato, resta il fatto che anche questo farmaco sembrerebbe aver attraversato oltre duemila anni di storia e ancora nel Settecento risulta di tale reputazione da essere incluso in via ufficiale nella preparazione degli speziali del tempo.

Probabilmente in questo caso l'enorme quantità di componenti, circa due volte e mezza quelli della teriaca, avrà reso quasi impossibile la sua preparazione effettiva e la sua commercializzazione in quantità tali da poterne ricavare ingenti ritorni economici.

Il concetto alla base della sua preparazione mi pare però sempre lo stesso di quello dei suoi due più famosi "fratelli": se in un farmaco metto dentro di tutto, farà bene un po' a tutto.

Concetto spesso utilizzato nella cosiddetta "polifarmacia araba" e assolutamente smentito poi dall'evolversi delle conoscenze che oggi, il più delle volte, mirano al singolo (o massimo due o tre) principi attivi che siano il più selettivi possibile per evitare che oltre a curare un problema  ne provochino molti altri.

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Per la precisione...

Tappino della serie piccola senza il nome completo della città di Venezia, abbreviata in V. come nei tappi della serie di diametro maggiore.

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Il reperto proviene da Oberndorf presso Salisburgo, una città austriaca al confine tra l’Austria e la Germania. Altri centri di produzione della teriaca oltre a Venezia erano in Germania (Norimberga) e nei Paesi Bassi (Amsterdam).

Fonte http://blog.muenzversand.at/2016/10/04/salzburger-funde-von-venedig-nach-salzburg-eine-theriak-kapsel-aus-oberndorf/

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Supporter

In tema di reperti teriacali, volevo segnalare il tappo con bossoletto della spezieria ‘Ai Due Mori’ (di cui ho parlato anche recentemente) proveniente dagli scavi di Scodra, in Albania. Ne parla il Dr Martin Lemke dell’Antiquity of Southeastern Europe Research Centre, University of Warsaw, nell’articolo FiELDWORK AT SCODRA 2013 in ŚWIAToWIT • XI (LII)/A • 2013.

Al Dr Lemke sono debitore della foto che ho elaborato dal suo articolo, dove fa notare come simili contenitori della teriaca siano stati trovati non lontano da Scodra a Stari Bar (Antivari Vecchia), una località del Montenegro.

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Su scala più larga, i contenitori di questa specifica spezieria sembra siano stati particolarmente popolari nel sud dei Balcani, con numerosi oggetti trovati in Bulgaria e in Grecia. Il Dr Lemke conclude il suo articolo con un ringraziamento al Dr Ulrich Klein per queste informazioni, citandone l’articolo U. KLEIN, Theriak-Kapseln und kein Ende, (in:) G. Dethlefs, A. Pol, S. Wittenbrink (eds.), Nummi Docent! Münzen, Schätze, Funde. Festschrift für Peter Ilisch, osnabruck 2012, 287288.

Gli articoli ‘teriacali’ del Dr Klein, che frequenta questo forum con il nome della nipotina come pseudonimo e colgo l’occasione per salutare, sono fondamentali per i ‘teriacanti’.

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Quindi, i miei due "tappi"teriacali potrebbero essere due falsi ben fatti iconograficamente ,seppur mischiando diversi elementi presenti nelle due diverse dimensioni classiche ma con errori grammaticali piuttosto evidenti. Forse essendo un falso, aggiungendo più elementi decorativi volevano renderli più appetibili..? Interessante è anche che siano stati ritrovati entrambi nella stessa zona.. Probabilmente lo "spacciatore"di teriache false batteva questo territorio ed ha avuto successo nelle vendite;-) Anche quella di Abramo arriva dalla stessa zona..

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13 ore fa, Anne76 dice:

Quindi, i miei due "tappi"teriacali potrebbero essere due falsi ben fatti iconograficamente ,seppur mischiando diversi elementi presenti nelle due diverse dimensioni classiche ma con errori grammaticali piuttosto evidenti. Forse essendo un falso, aggiungendo più elementi decorativi volevano renderli più appetibili..? Interessante è anche che siano stati ritrovati entrambi nella stessa zona.. Probabilmente lo "spacciatore"di teriache false batteva questo territorio ed ha avuto successo nelle vendite;-) Anche quella di Abramo arriva dalla stessa zona..

La teriaca non era prodotta solo a Venezia, ma anche in altre città italiane ed europee: solo che la teriaca veneziana o triaca era la più famosa  (e redditizia!). Da qui l’interesse commerciale a un ‘falso’ confezionamento del medicinale di altra provenienza che ne richiamasse l’origine veneta. In questa prospettiva, l’errore ortografico nel nome della città potrebbe essere voluto per non incorrere in querele (Venezia? ma qui c'è scritto Vennetia!).

 

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Supporter

Quanto alla capsula con la raffigurazione di Abramo che sacrifica il figlio Isacco, ho trovato questa notizia che potrebbe spiegare il riferimento al primo patriarca biblico sulle confezioni della triaca.

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Che la teriaca potesse essere stata "inventata da un monarca persiano contemporaneo di Abramo", mi sembra un po' poco per giustificare l'insegna di una spezieria veneziana, seppur teriacante.

La storia della teriaca portata a Venezia ai tempi delle crociate è una variante completamente diversa dalla solita che la vede nata a Roma come rielaborazione del mitridato con la sostituzione dello scinco con la vipera ecc.

Magari le varie ipotesi potrebbero anche convivere tra loro: nasce a Roma che poi la esporta anche in Oriente, poi Roma cade, in Italia va un po' nel dimenticatoio, e i veneziani la riscoprono durante le crociate in Terrasanta, dove si conosce grazie agli Arabi che ne avevano mantenuto l'uso, e la reintroducono  anche da noi. E' un po' la storia della medicina in generale.

C'è poi da considerare che quella delle triache potrebbe essere considerata una famiglia, in quanto, a parte la teriaca magna di Andromaco classica, ne esistono tutta una serie di reinterpretazioni, rielaborazioni e semplificazioni.

La stessa Esdra, di cui parlavo l'altro giorno, spesso viene citata come "teriaca di Esdra".

E questa viene fatta nascere a Babilonia, cioè in Irak... tutto torna.

Sul nome della spezieria magari vedo se riesco a trovare qualcosa, ma credo rientri nel filone delle insegne ispirate a santi (san Bernardino, san Biagio,  san Polo, san Girolamo, sant'Antonio, san Marco, santa Margherita, santi Cosma e Damiano, san Francesco, san Teodoro, san Giuseppe, ecc.), o comunque ai vari riferimenti religiosi (della Madonna, del Redentore, Nome di Dio, Adamo ed Eva, Beata Vergine della Salute, i due angeli, lo Spirito Santo, il paradiso, e così via).

Che era un modo per circondare la spezieria di un'aura di protezione celeste che si credeva potesse in qualche misura aumentare l'efficacia dei medicamenti che vendeva.

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  • 2 settimane dopo...

Salve, credo che questo sia il posto giusto per mostrarvi questo "tappo" di 18mm ipotizzo in piombo con uno stemma cardinalizio e/o papale e ben visibile la data 1373.

Cosa ne pensate? Grazie in anticipo per le vostre considerazioni.

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Buongiorno, qui dovranno entrare in campo esperti in numismatica e affini, che magari potrebbero avere le idee già ben chiare in proposito.

Per quanto mi riguarda non trovo elementi che lo colleghino alla teriaca.

Non vedo infatti riferimenti né a una spezieria né alla teriaca o a qualche altro tipo di medicinale.

Non mi risultano tappi/sigillo con impressa la data (fatti salvi i gettoni distribuiti, secondo Voltolina, a personaggi importanti durante il rito della preparazione, che però sono in bronzo, o lega simile, e sulla cui relazione con la teriaca personalmente mi terrei qualche perplessità).

A Venezia il rito pubblico di preparazione dell'elettuario inizia nel 1565 ed è abbastanza presumibile che anche l'utilizzo dei  contenitori standard col sigillo della farmacia teriacante visti in questo forum abbiano inizio dopo questa data; in questo caso saremmo anche parecchio in anticipo sui tempi quindi.

Non mi sembra di vedere nulla che riconduca neppure a Venezia, anzi il presumibile stemma ecclesiastico farebbe pensare semmai a qualcosa che ha a che fare con lo Stato della Chiesa.

Anche a Roma si preparava la teriaca e si utilizzavano contenitori simili a quelli veneziani ma non avevano, almeno quelli di cui abbia trovato traccia io, né riferimenti a papi o vescovi né a specifiche spezierie; era semplicemente indicato che trattavasi di Theriaca di Roma.

Non sono a conoscenza di altri contenitori simili utilizzati in altre città in cui si producesse il farmaco (Marsiglia, Valencia, Napoli, ecc.) salvo quelli che tentavano di imitare quelli veneziani.

Così su due piedi reputerei il manufatto una metà di un sigillo, anche se la parte centrale del retro lascia qualche dubbio in merito, almeno a me che non possiedo però troppi elementi di conoscenza per dare un giudizio approfondito.

Vediamo se altri riescono a ricavarne maggiori indicazioni.

 

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sull'uso del bossolo in piombo quale contenitore della teriaca a Venezia abbiamo la "Parte presa che non si possa far ne vender ne tiriacha ne mitridato falssi" del M.CCCC.LXXX Die X. Julii

allegata alla Mariegola a pag 98 che dice : "...siano obbligadi sotto debito di L.50... e metterla in uno bossolo de piombo bolado de bolla del spitier, con la soprascrition del nome del spitier...".

Farei quindi partire la storia dei bossoletti di piombo teriacali dal 1480 

 

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9 ore fa, Antonello(65) dice:

Salve, credo che questo sia il posto giusto per mostrarvi questo "tappo" di 18mm ipotizzo in piombo con uno stemma cardinalizio e/o papale e ben visibile la data 1373.

Cosa ne pensate? Grazie in anticipo per le vostre considerazioni.

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qualunque cosa sia, direi per lo stile che la data sia 1573 o 1578, non sicuramente medioevale.

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15 ore fa, gigetto13 dice:

qualunque cosa sia, direi per lo stile che la data sia 1573 o 1578, non sicuramente medioevale.

Sto provando a fare qualche ingrandimento cercando di eliminare i riflessi ma le condizioni sono quelle che si vedono in foto, ma anche ad una visione con una buona lente i 3 non mi sembrano proprio 5 oppure 8. 

 

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La seconda cifra mi sembra proprio un 3, mentre l'ultima un 8.

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  • 2 mesi dopo...
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Auguri agli amici triacanti con questo dipinto che raffigura una scena di produzione casalinga del farmaco.

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La Teriaca - L'alchimista, Pieter Brueghel il Giovane, 1558 ca.

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Auguri a tutti! :drinks:

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Tappo sigillo dal Texas (USA) in vendita su VCoins

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Spezieria Alla Testa d’oro: peso 16 g, diametro 45 mm.

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In vendita su MA-SHOP questa capsula della teriaca della spezieria All’Aquila Nera.

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THERIACA F ALLA QVILA NERA V

Pb: 10,31 g, 26 mm.
 

La scritta ALLA QVILA invece di ALL’AQVILA non credo sia opera di un incisore locale.

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  • 3 settimane dopo...

Buonasera a tutti, mi è capitata sott'occhio una "etichetta" settecentesca della spezieria "Alla Madonna", che dovrebbe essere stata utilizzata per essere applicata su contenitori di, presumibilmente in quanto non conosco l'arabo, teriaca da esportare appunto nei paesi arabi. In passato ne avevo viste altre -anche facenti parte delle collezioni Dian e Maggioni, quest'ultima donata all'Università di Padova- delle spezierie Allo Struzzo e alla Testa d'oro; sia etichette semplici, come questa, sia in forma di foglio volante illustrante tutte le proprietà e i modi d'uso del preparato, in analogia alle versioni in italiano, tedesco, francese, inglese, ecc.

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