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IGNORED

Tessera per la teriaca


pozleo

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Scusate la mia ignoranza ma la teriaca non e' a base di oppio ?

Per quello funziona benissimo contro tutti i mali! Purtroppo il beneficio e' di breve durata e porta effetti collaterali che oggi ben conosciamo.
 

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L’oppio è uno dei componenti sia della teriaca sia del mitridato, come si vede dalle rispettive formulazioni elencate nelle precedenti tabelle. Anzi, Andromaco il Vecchio non solo aumentò la dose di oppio nel polifarmaco, ma utilizzò l’oppio tebano, quello della miglior qualità allora in circolazione

Secondo gli autori moderni, l’imperatore e filosofo Marco Aurelio era dipendente dall’oppio e più precisamente dalla teriaca che lo conteneva. Lo affermano rifacendosi a quanto riferisce il suo medico Galeno che gliela aveva prescritta per curare i suoi dolori articolari. Galeno ci ha tramandato nei suoi scritti i particolari di questa vicenda, compresa una frase che può essere interpretata come un tentativo non riuscito di sospensione. Secondo questa interpretazione del suo testo, Galeno si era dunque reso conto benissimo della facilità con cui si poteva diventare dipendenti dalla teriaca. Era un farmaco che migliorava le funzioni dell’organismo sotto ogni punto di vista. Il paziente, sentendosi meglio, tendeva ad assumere il rimedio per un periodo troppo prolungato e allora si manifestava la dipendenza. Il punto fondamentale, dunque, era il tempo di assunzione.

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Galeno prescriveva una pozione di teriaca diluita in alcool per una serie incredibile di disturbi, tra cui sintomi di avvelenamento, cefalee, problemi di vista, epilessia, febbre, sordità e lebbra. Con questa pozione, stemperata in abbondanti dosi di miele, Galeno curò l'imperatore Marco Aurelio, sino a farlo divenire, secondo alcuni storici, dipendente dall'oppio.

 

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All’oppio verosimilmente si deve gran parte della fortuna di questo polifarmaco, in quanto con l’uso della teriaca come con quello degli analgesici narcotici in genere, si configuravano certamente i fenomeni farmacologici della tolleranza e della dipendenza.

Però molti componenti avevano un’azione farmacologica e in seguito dirò del loro impiego come semplici per curare diverse malattie.

Aggiungo qui la tabella che elenca le principali virtù della teriaca di Andromaco.

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Modificato da apollonia
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Do inizio alla descrizione dei componenti più comuni presenti nelle varie formulazioni della teriaca veneta che manifestano attività farmacologica (tranne l’oppio e il Castoreo di cui s’è già detto), alcuni dei quali sono stati poi impiegati come semplici nella cura di diverse malattie.

Comincio con i componenti utilizzati sotto forma di trocisci.

Trocisci di Scilla

La pianta veniva raccolta nelle campagne tra Piperno e Terracina o importata dalla Spagna. Si utilizzava il bulbo (detto cipolla marina) raccolto nel mese di luglio. Le si attribuiva azione contro i dolori del corpo, tosse cronica, vomito. In effetti ha azione diuretica e cardiotonica, simile alla digitale. Sappiamo oggi che contiene glicosidi simil‐digitalici che sono stati impiegati in forma purificata nella cura dello scompenso anche in epoca recente.

 

Trocisci Hedicroi

Si tratta di una miscela di molte droghe impastate con vino ed utilizzati esclusivamente con funzione aromatizzante. Tra le droghe troviamo l'amaraco (Origanum majorana), l'aspalato (un legno odoroso nativo dell'isola di Rodi), il calamo (Acorus verus), il costo vero (Menta romana), il phu pontico (valeriana), il cinnamomo (cannella), l'erba Maro (origano vulgaris). Essi non avevano un preciso impiego terapeutico ma solo la funzione di aromatizzare il preparato. La maggior parte dei costituenti dei trocisci Hedicroi sono ancora oggi impiegati nell'erboristeria e in cucina come aromatizzanti.

 

Trocisci di vipera

Furono aggiunti da Andromaco sulla base del sillogismo retorico di Aristotele o entimema che dir si voglia: “… se la vipera riesce a sopportare il suo stesso veleno, è evidente che la sua carne possiede il giusto antidoto …”.

Si pensava che la carne di vipera conferisse al preparato la virtù principale e quindi fu ritenuta per molto tempo un componente essenziale della teriaca, ma la sua azione era più suggestiva, tipo effetto placebo, che altro, come dimostra il fatto che la Theriaca diatessaron cioè ‘composta di quattro cose’ (probabilmente per accessibilità di costo) messa a punto da Giovanni Mesue Damasceno presentava, oltre l’effetto antidoto, immutati ampi pregi a confronto con la Great Theriac. Del resto anche l’Estratto Essenziale Triacale (Acqua triacale) che si poteva ottenere con la distillazione dell’acqua sopra le spezie triacali, era dotato di tutte le virtù della triaca.

Nonostante la convinzione del ruolo fondamentale della carne di vipera anche nel ‘500-‘600, la letteratura medica di quei tempi era ricchissima di sempre nuove proposte dirette a potenziare l’uso della teriaca. In particolare nuove ed esotiche droghe, pietre preziose e corni di unicorno ridotti in polvere finirono per portare gli ingredienti, in origine cinquantasette, a cento e più. Nel corso del secolo XIX la carne di vipera scomparve definitivamente, ma l’uso della teriaca non fu abbandonato neanche nel pieno Ottocento.

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Opobalsamo (xilobalsamo o carpo balsamo): L'opobalsamo o Balsamo orientale fu descritto come virtuoso e sublime ingrediente dai più importanti semplicisti come Dioscoride, Plinio e Prospero Alpino. Intorno a questo prezioso elemento si svilupparono fantasie e leggende senza mai definire veramente quale dei balsami naturali o artificiali fosse realmente l'opobalsamo. Molti credettero che la droga fosse costituita dalla gomma raccolta, per incisione della corteccia, dalla pianta del balsamo, altri il prodotto che si otteneva per decozione dei ramoscelli di una pianta che nasce e cresce in Perù (Balsamo del Perù). L'opobalsamo usato nella ricetta della Teriaca ha derivazione orientale come affermano Bartolomeo Maranta e Giuseppe Donzelli che, nelle loro rispettive opere, si dilungano molto con particolareggiate notizie storiche sull'origine dell'ingrediente. In origine si pensava che la pianta del balsamo crescesse solo in Giudea nella Valle di Gerico dove il terreno permetteva alla specie di diffondersi "prosperando in selve" e che quello egiziano fosse stato invece il frutto del trapianto di alcune di queste piante trasferite in Egitto da Marc'Antonio su ordine di Cleopatra. Anche in Egitto la pianta del balsamo ebbe una crescita ottimale e se ne produceva talmente tanto che bastava a tener acceso perennemente una lampada posta di fronte "all'Altare dei Gloriosi Sagrofanti Principi degli Apostoli in Roma e di più nel Battistero Lateranense dove bruciava in un braciere d'oro per ordine del Gran Costantino". Egizi, Giudei e Siriani usavano il balsamo per conservare i corpi dei Re imbalsamando i loro cadaveri con una miscela di balsamo, Mirra, aloe e croco. Nella Chiesa Cattolica Romana l'uso del balsamo era limitato alla mescolanza con "l'Olio Cresimale". Giorgio Melichio afferma che l'opobalsamo, essendo molto raro e prezioso, veniva spesso falsificato e che già al tempo di Andromaco l'ingrediente era difficilmente trovabile e veniva sostituito con olio di noce moscata che assomigliava molto per odore e sapore. L'opobalsamo aveva spiccate proprietà terapeutiche ed era impiegato anche come singolo semplice in molti alessifarmaci. Lo xilobalsamo e il carpobalsamo erano rispettivamente il legno dellla pianta del balsamo e il frutto della medesima pianta.

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Acacia o succo Somacho: astringente, rinfrescante, sana le ulcere della bocca. E’ utilizzato nelle medicine per gli occhi.

 

Agarico: fungo che nasce sugli alberi dell’agaria. Antifebbrile, antidolorifico intestinale, antidissenterico. Utile nelle malattie del fegato e dei reni.

 

Cumino Etiopico: piccolo seme simile all’origano. Veniva preso con vino per i dolori. Provoca mestruazioni.

 

AmomoArmenia: provoca il sonno. Usato nel mal di testa, infiammazioni, gotta, punture degli scorpioni. Antiinfiammatorio dell’occhio e dell’intestino. Depurativo epatico e renale.

 

Anice: aperitivo, digestivo. Usato per calmare il singhiozzo, facilitare il sonno ed eliminare i calcoli renali. Aumente la produzione di latte nelle donne.

 

Arisolochina: usata contro i veleni, ma anche per il parto e sterilità, singhiozzo, dolori al costato, cicatrizzazione delle ferite, dolore di denti e gengive.

 

Bitume o Asfalto: veniva dalla Giudea, da Sidone e dalla Babilonia. Usato per il mal di denti, nella sciatica, tosse e catarro.

 

Cardamomi miuris: il migliore proveniva dall’Armenia e dal Bosforo. Diuretico, utile nei calcoli renali. Giova a tosse, nevriti, paralisi, dolori intestinali. E’ anche vermifugo.

 

Menta: diuretica, antiasmatica, antispastico intestinale, antiemetico, antielmintico e antileproso.

 

Cassia: diuretica ed astringente, può sostituire il cinnamomo perché hanno proprietà simili.

 

Centuarea Minoris: Protegge gli occhi, induce il parto, depura fegato e milza. Astringente, toglie le lentiggini e le macchie della pelle.

 

Calcite: simile al rame, con il succo di porro frena le emorragie. Toglie le callosità. Instillato nelle fistole favorisce la cicatrizzazione. Con miele era considerato utile per le malattie agli occhi.

 

Camedrio: usato nel mal di testa, nelle epilessie, infezioni intestinali, melanconia, parassitosi auricolari e verminosi intestinali. Diuretico.

 

Ajuga: depurativa del fegato e della vescica. Antidoto per l’aconito, risolve le mastiti e le cicatrizza.

 

Cannella: diuretico utile nel morso degli animali velenosi. Con la mirra induce il parto. Toglie le lentiggini e le macchie del sole. Antitussivo e anticatarrale.

 

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Costo: il migliore è quello arabo, buono anche quello indiano e siriano. Diuretico, provoca le mestruazioni, utile nel morso di vipere. Con vino melato è afrodisiaco, con vino a assenzio antalgico, antispastico e vermifugo. Di difficile reperibilità veniva spesso sostituito con l’angelica che ha proprietà simili.

 

Zafferano: diuretico, antiinfiammatorio.

 

Gomma arabica: era un miscuglio di resine di diversi alberi, variamente colorato.

 

Pastinaca selvatica: diuretico, antidolorifico, induce il parto.

 

Pulegio selvatico: si raccoglieva a Creta in estate ed autunno. E’ presente in tutti i medicamenti contro i morsi degli animali velenosi.

 

Malabrato: nasce nelle paludi indiane. Diuretico, giova allo stomaco, migliora l’alito. Usato nelle malattie infiammatorie degli occhi.

 

Galbano: utile nei morsi dei serpenti, depurativa per il fegato, aiuta il parto, guarisce la vitiligine.

 

Marrubio: depurativo per fegato e milza, si usa nelle otiti, nelle infiammazioni della mammella, nel parto e nel puerperio.

 

Mirra: proviene dalle incisioni della Commiphora myrrha. Sonnifero, antitussivo, vermifugo, utile nella raucedine e nelle gengiviti.

 

Nardo celtico: depurativo per il fegato, milza e reni. Assunto con assenzio per il meteorismo.

 

Opoponacis, estratto di panace eracleo: usato nelle febbri periodiche e nel mal di denti. Antitussivo, diuretico, fortifica la vista. Usato nel morso degli animali rabbiosi. Induce il parto.

 

Prezzemolo: diuretico e depurativo di reni e vescica. Ha effetto abortivo.

 

Valeriana: giova in caso di morso di animali velenosi, di punture, di dolori del capo ed in caso di pestilenza. Ha anche azione antitussiva, ansiolitica a sedativa.

 

Pepe lungo: di provenienza indiana stimola l’appetito ed è digestivo.

 

Poly montani, Teucro: giova ai morsi di serpenti e al travaso di bile. Dannosa per lo stomaco, dà il mal di testa. Lassativa ha anche azione cicatrizzante.

 

Radici Iridis, radice di iris: veniva usata come espettorante, per le macchie solari e le lentiggini, come diuretico, per i calcoli, come sonnifero e per i morsi di vipera.

 

Ranuncolo: dolore dei denti, mal di gola, dissenteria, dolori articolari, febbri articolari (quartana) ed emorragie.

 

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Rabarbaro: serve per stomaco, fegato, milza e reni. Usato anche in caso di dissenteria, malattie della vescica e singhiozzo.

 

Rose rosse: si utilizzavano secche per le infiammazioni.

 

Serapino: nella tosse ostinata, dolori di testa, emicrani, vertigini e paralisi. Induce le mestruazioni e fa abortire.

 

Scordio: nasce nei terreni paludosi e le foglie, amare, emanano odore d’aglio. Diuretico, attivo contro il veleno dei serpenti, antidissenterico, antitussivo, utile nelle fratture.

 

Estratto di ipocisto: nasce vicino alle radici del cisto e somiglia al fiore del melograno. Il succo ottenuto per spremitura serve nelle emorragie, malattie polmonari, come corroborante e cicatrizzante.

 

Siler montano: usato nei casi di difficoltà respiratoria, induce le mestruazioni e il parto. E’ analgesico ed antitussivo.

 

Semi di finocchio: aumentano la secrezione lattea, attenuano la nausea e giovano allo stomaco. Hanno effetto diuretico ed erano utilizzati nelle affezioni renali ed alla vescica. Con vino in caso di morsi di serpenti.

 

Semi di rapa: ritenuti potentissimi contro i veleni, utili anche per i vermi, vaiolo, rosolia e come diuretici.

 

Tiaspi di cappadocia: utile nelle malattie intestinali e nella sciatica, provoca le mestruazioni ma fa anche abortire.

 

Spica nardis: simile alla lavanda, depurativo per il fegato e la milza, è diuretico. Utile per letargici giova ai paralitici ed all’apoplessia.

 

Rosmarino: corroborante, libera da tutte le occlusioni, usato negli antidoti.

 

Succo di liquerizia: diffuso in Cappadocia e Ponto, veniva utilizzato nelle malattie bronchiali, epatiche e nelle infiammazioni gastriche.

 

Terra lemna: si mescolava con sangue di capra per farne dei trocisci. Emetica, usata contro i veleni e le punture di animali velenosi. Utile nella dissenteria, cicatrizza le ferite.

 

Trementina (resina del Lance): Utilizzata per dolori intercostali, ulcere della bocca e del volto. Antinfiammatorio utile anche per i dolori ai reni ed alla vescica.

 

Incenso: cicatrizzante e disinfettante, utile nelle malattie polmonari e nelle scottature. Anche mortale se somministrato in quantità abbondante con vino.

 

Zernzero: digestivo, lassativo, ha le stesse proprietà del pepe.

 

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  • 1 mese dopo...
Supporter
Il 25/3/2017 at 11:37, 417sonia dice:

Buona giornata

il tappino presente nella prossima asta Artemide, è uno spettacolo!

https://www.artemideaste.com/auction/view/506/742

saluti

luciano

'Spettacolare' anche l'hammer di € 480 raggiunto da una base di € 100.

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Supporter
46 minuti fa, apollonia dice:

'Spettacolare' anche l'hammer di € 480 raggiunto da una base di € 100.

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Già .... oo)

saluti

luciano

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  • 2 settimane dopo...
Supporter
Are these imitation of Venetian teriaca?

Thank you for posting them 

:hi:Luciano

 

 

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Supporter
We wait for the opinion of @apollonia
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Supporter

Hi fromUkrain,

Can I know the weight and diameter of the capsules?

I am under the impression that the inscription on both capsules is OFICINA SANCTI MARCO (or something like) and a Lion of S. Marco is depicted.

What do you think about it?

 

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Supporter

So, the complete lettering on the smaller cap should be

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(which can be translated in PRODUCED BY THE SPETIARIA S. MARCO).

This lettering is similar as that on the cap shown by Ulrich at post # 179 ‘EX.OFFICINNA.SANTO.MARCO’.

 

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Buona giornata

Beh ... rarità in termini assoluti, direi di no; certamente alcuni sono più rari di altri.

In ogni caso ci riferiamo ad oggetti che, nelle varie spezierie, furono prodotti in gran numero e per tantissimo tempo. A quelli originali di Venezia, vanno poi aggiunte le imitazioni.

L'offerta di tappini c'è ... non sono però grossi numeri; bello invece scoprire il numero di appassionati anche stranieri.

saluti

luciano

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Sì,sì, certo.

E' questo forum, topic, discussione -chiamiamola come vogliamo- ha avuto il merito di coagulare in sé gran parte delle informazioni che prima erano sporadiche e sparse in mille rivoli.

Spargendo informazioni è anche aumentato l'interesse, perché più persone hanno incominciato a capirne di più; e quindi chi aveva pezzi in casa magari ha visto il momento ottimale per realizzare e li ha messi sul mercato.

Sicuramente ne sono stati prodotti moltissimi ma, almeno fino a quando non avevano valore economico, fa specie vedere come se ne siano conservati comunque parecchi benché realizzati in un materiale facilmente deperibile.

E soprattutto vedere che alcuni si sono conservati quasi allo stato di nuovo per secoli, ripeto senza essere monete d'oro.

E il sapere che si sono conservate molte cose anche se, apparentemente, prive di valore venale è comunque una buona notizia.

 

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Riguardando la foto fromUkrain, per la distanza tra l’ultima lettera dell’aggettivo in basso e il punto seguente, mi sembra che questa sia una O invece di una I come inizialmente supposto.

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Nella scritta EX.OFICINA.SANCTO.MARCO, l’aggettivo e il nome sono così entrambi al dativo e la frase latina si può tradurre ‘Dall’officina (negozio, spezieria) al San Marco’. Rimane però l’errore ortografico ‘OFICINA’ in quanto il termine latino è con due effe, come quello italiano. Un errore che secondo me depone per una riproduzione del tappo.

Nall’analoga capsula al post # 179, ‘officina’ è scritta sì con due effe, ma anche con due enne (OFFICINNA)! Un altro errore ortografico c’è anche in SANTO, che va bene per l’italiano ma non per il latino (SANCTO).

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Per la precisione aggettivo e nome sono entrambi in ablativo, retto per l'appunto da Ex (moto da luogo ex + ablativo) a parte questo concorderei sulla "falsità" del tappo/sigillo.

In realtà quelli veneziani, perlopiù, tendevano ad essere scritti in italiano. Ma anche fossero scritti in latino quelli per l'esportazioni dubito venissero scritti in maniera non corretta

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L’ablativo retto da ex è officina. Mi chiedo perché mai Sancto Marco non possa essere dativo, per tradurre ‘Dalla spezieria Al San Marco’.

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