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IGNORED

Tessera per la teriaca


pozleo

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Nella mostra organizzata in occasione della giornata di presentazione del programma Renaissance Herbals - Plantarum Aetatis Novae Tabulae, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 3 ottobre 2005, tra i manoscritti e le edizioni a stampa della Farmacia del Collegio Romano (che fu istituito da Sant’Ignazio di Loyola dopo aver fondato la Compagnia del Gesù nel 1534) c’era il Ricettario della triaca, di alcuni tipi di trocisci e del mitridato della spezieria della Compagnia di Gesù al Collegio Romano nell'anno 1646, ms. sec. XVII (Ges.1382). Collegato alla Farmacia era sicuramente il Giardino dei Semplici, di cui la biblioteca possiede uno splendido manoscritto, Catalogus plantarum quibus consitus est Romae hortus aromatoriae R.R.P.P. e Societate Jesu a L.S. confectus anno MDCCLIII.

 

Questo per dire che i Gesuiti potevano reperire la maggior parte delle materie prime per la composizione della teriaca e delle altre preparazioni farmaceutiche di cui andavano famosi nel ‘giardino di casa’, come testimonia anche la regina Cristina di Svezia (Stoccolma 1626, Roma 1689) che era al centro di una notevole attività culturale a Roma dove si era definitivamente stabilita, in occasione della sua prima visita al Collegio Romano nel gennaio del 1656. La regina disse tra l’altro di essere rimasta particolarmente colpita nell’assistere, nella bottega della farmacia, alla preparazione degli ingredienti di erbe, piante, metalli, gemme e altre cose rare per comporre la teriaca.

 

In via del Caravita a Roma aveva sede la spezieria dei Gesuiti dove il celebre medicamento veniva prodotto con un solenne cerimoniale alla presenza delle autorità mediche e religiose dell'Urbe e venduto al consumatore in contenitori chiusi da coperchi di piombo con il trigramma IHS sormontato da una croce che Ignazio di Loyola scelse come proprio sigillo nel 1541 e successivamente la Compagnia di Gesù adottò come proprio emblema. Il trigramma seguito da ‘THERIACA’ è posto tra una croce e un volto d’angelo alato con le iniziali C e R sopra le ali. Un volto d’angelo alato simile a questo è raffigurato anche sui vasi da farmacia dei Gesuiti (e su altri contenitori come ampolle, bricchi, caraffe, bocce, fiasche, ecc.) e rappresenta una sorta di marchio di fabbrica di questo ordine religioso.

 

 

apollonia

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Ai tempi a Roma c’era una vera e propria concorrenza tra farmacie private ‘laiche’ e farmacie fratesche o monastiche per la produzione della teriaca, come dimostra il passo tratto dal libro di Urbano Tosetti ‘Riflessioni di un Portoghese sopra il memoriale presentato da' PP. Gesuiti alla Santità di PP. Clemente XIII felicemente regnante’ che riguarda appunto le riflessioni esposte in una Lettera scritta a un Amico di Roma in Lisbona 1758 - Con licenza de’ Superiori –.  Questo è il testo della lettera:

 

Il Papa, e il P. Generale non possono ignorare il commercio che fa la Spezieria del Collegio Romano nonostante la proibizione fatta più volte alle spezierie de’ Regolari, e ultimamente da Benedetto XIV con suo editto del 13 luglio 1756, dove sono espressi nominalmente i Gesuiti, e dove è vietato il vendere qualsivoglia sorta di medicamento, o semplice, o composto, o preparato, o non preparato ecc. E’ pure stato calcolato che la Spezieria del Collegio fra l’altre cose vende ogni anno circa tremila libbre di triaca a un prezzo quasi doppio degli altri speziali. Non vi meravigliate, ch’io sappia tutte queste cose, essendo dimorato a Roma parecchi anni, ma vi stupirete, se vi dirò, e credetemelo di certo, che tutto questo è venuto alle orecchie, si può dire, di tutta Lisbona, ed anche di S. M. F.

 

La libbra romana equivaleva a 327,168 g e quindi siamo sui 981,5 kg all’anno, quasi una tonnellata: alla faccia della proibizione di papa Benedetto XIV. Se poi si considera che il prezzo era quasi il doppio di quello di mercato, non si può dire che i Gesuiti non sapessero vendere bene la loro merce, e specialmente il loro marchio (IHS sormontato da una croce). Una teriaca… griffata in nome di Nostro Signore. Vi immaginate poi se ci fosse stato un Papa come il nostro attuale!

 

 

apollonia

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Ciao Gianpiero,i tuoi scritti sono sempre ricchi di notizie interessanti. Leggendo sulle grandi quantità di teriaca prodotta a quei tempi, mi sono venute in mente alcune domande. Per esempio; quante vipere servivano per tutto ciò? Chi si dedicava a catturarle? Quanto venivano pagati per ognuna? Si allevavano questi serpenti, o hanno rischiato l'estinzione?

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Supporter

Ciao Gianpiero,i tuoi scritti sono sempre ricchi di notizie interessanti. Leggendo sulle grandi quantità di teriaca prodotta a quei tempi, mi sono venute in mente alcune domande. Per esempio; quante vipere servivano per tutto ciò? Chi si dedicava a catturarle? Quanto venivano pagati per ognuna? Si allevavano questi serpenti, o hanno rischiato l'estinzione?

 

Ciao dareios

 

Do qualche informazione generale sull'impiego della carne di vipera e poi vedrò di rispondere nello specifico alle tue domande.

 

Nerone era al corrente delle proprietà di antiveleno del mitridato, il preparato portato a Roma da Pompeo circa un secolo prima, e temendo pure lui d’essere avvelenato, diede ordine al suo medico di fiducia Andromaco il Vecchio di riprendere la ricetta e rifare l’antica preparazione. Inoltre Nerone era stato informato dai suoi generali della necessità di trovare un antidoto contro il veleno di vipera in quanto, in occasione della guerra di Siria nel 191-190 a. C., i Cartaginesi, istigati dal perfido Annibale, avevano usato come ‘proiettili navali’ dei vasi pieni di vipere scagliati sulle tolde delle navi romane creando panico e morte tra i soldati a causa delle morsicature. Sembra che da questa vicenda Andromaco abbia preso lo spunto per aggiungere al mitridato la carne di vipera, anche in considerazione del fatto che, in base alle credenze dell’epoca, un animale velenoso avrebbe dovuto possedere all’interno del suo corpo anche l’antidoto. Quindi l’uso della ‘fiera velenosa’ avrebbe sicuramente accresciuto l’utilità, il vigore e le virtù dell’antidoto. Questo si può considerare l’atto di nascita della Teriaca Magna o Teriaca di Andromaco.

 

La carne di vipera veniva impiegata sotto forma di trocisci (o trocischi) di vipera, la cui preparazione avveniva con largo anticipo sulla data prefissata per quella dell’antidoto, dato che essi dovevano essiccare e fermentare al punto giusto prima dell’uso.

I trocisci erano preparati con la carne della vipera ripulita delle interiora e privata di testa e coda. La vipera, bollita in acqua fresca di fonte, salata e aromatizzata con dell'aneto, dopo essere stata scolata dal suo brodo era impastata con del pane secco finemente triturato e infine lavorata a mano in forme rotondeggianti ed essiccata all'ombra. Le vipere impiegate dovevano essere catturate in un periodo specifico, qualche settimana dopo il risveglio invernale e non, ad esempio, durante l'estate altrimenti l'antidoto avrebbe procurato troppa sete a chi ne avesse fatto uso. Anche le vipere prese prima di entrare in letargo non avevano quella giusta qualità per essere utilizzate in quanto troppo grasse e quindi non adeguate per la composizione dei trocisci. Oltre ai trocisci viperini erano impiegati anche quelli di scilla e di edicroi e la loro funzione era di mantenere inalterate le proprietà dei principi attivi.

Essi erano aggiunti ai vari ingredienti miscelati prima di versare tutto il preparato nelle giare per la fermentazione.

 

 

apollonia

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Supporter

@@Dareios

 

Ti posso dare qualche risposta riguardante la teriaca veneziana, la cui produzione era già importante nel 1258, come risulta dal Capitolare di quell’anno, ma verso la fine del XVI secolo raggiunse livelli notevoli, toccando le 600.000 libbre all'anno nei secoli d'oro e non restando mai inferiore alle 200.000 libbre all'anno negli ultimi anni della Repubblica. Naturalmente solo una parte del prodotto serviva per il fabbisogno locale, mentre un'enorme quantità veniva esportata in Spagna, Francia, Germania, Grecia, Turchia, Armenia, sempre sigillata e accompagnata da documenti attestanti l'autenticità del prodotto e le modalità d'uso.

 

Nella teriaca veneziana si doveva usare carne di vipera dei Colli Euganei, femmina, non gravida, catturata qualche settimana dopo il letargo invernale, privata della testa, della coda e dei visceri, bollita in acqua di fonte salata e aromatizzata con aneto, triturata, impastata con pane secco grattugiato finemente fino a completa amalgamazione, lavorata in forme tondeggianti della dimensione di una noce e posta ad essiccare all’ombra.

 

Proprio a causa della gran richiesta di vipere, e in particolare quelle ‘giuste’ per la teriaca, a poco a poco le vipere dei Colli Euganei furono sterminate tutte (ricordo d’aver letto che la cattura di queste vipere fosse come una professione, ma non si diceva degli emolumenti ai cacciatori).

Gli speziali veneziani si trovarono così costretti prima a rivolgersi alle vipere dei Colli vicentini e veronesi, poi a quelle friulane e infine a quelle di allevamento.

Un vipera forniva al massimo due dramme di carne utile per i trocisci e nella formula per la preparazione della teriaca del Maranta servivano 24 dramme di trocisci viperini, con altrettante dramme di trocisci hedicroi, di pepe lungo e di oppio.

 

 

apollonia

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Supporter

A proposito della carne di vipera...

 

L’aggiunta di carne di vipera al mitridato per potenziarne l’azione farmacologica è generalmente ritenuta la novità principale della teriaca di Andromaco, ma di fatto Mitridate aveva aggiunto alla sua preparazione lo scinco, una lucertola del Nilo il cui morso era considerato velenoso. Quindi, più che di novità, si trattava in pratica della sostituzione della carne di un rettile con quella di un altro, oltre all’aggiunta di altri ingredienti vari.

 

Un altro ingrediente aggiunto da Mitridate era il sangue delle anatre del Ponto, sulla base dell’osservazione che questi volatili potevano mangiare veleni senza soffrirne.

 

 

apollonia

 

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  • 2 mesi dopo...
Supporter

Mi sono per caso imbattuto nel seguente sito:

 

http://www.nederlandsemunten.nl/Virtuele_munten_verzameling/Anders/Verzameling_lood_Lakenlood_Leiden.htm

 

Magari era gia' stato presentato e me lo sono perso, o al contrario non e' di interesse per questa discussione, ma cosa ne pensate della quarta immagine?

Buona Domenica

 

penso che dobbiamo aspettare che ne dice il "capo" @@apollonia; è lui lo specialista.

 

Io non ricordo di averne vista una simile ... sembra l'immagine di un pirata; forse una imitazione dei tappi originali.

 

saluti

luciano

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Buona domenica

 

E’ un tappo sigillo in buono stato di conservazione della teriaca che era dispensata dalla spezieria in Campo S. Lio, poco distante dal Ponte di Rialto, che nei test troviamo denominata ‘Il Pellegrin’ o ‘Al Pelegrino’ o ‘Del Pellegrino’.

 

post-703-0-76228200-1442151627.jpg

 

La raffigurazione frontale di un pellegrino si deduce dal cappello e dal bastone. La scritta non è chiaramente leggibile (sulla sinistra mi sembra di intravedere VENICIA).

 

La farmacia oggi in attività in Campo S. Lio si chiama ‘Al Pellegrino’.

 

post-703-0-99303900-1442151646_thumb.jpg

 

apollonia

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Supporter

Buona domenica

 

E’ un tappo sigillo in buono stato di conservazione della teriaca che era dispensata dalla spezieria in Campo S. Lio, poco distante dal Ponte di Rialto, che nei test troviamo denominata ‘Il Pellegrin’ o ‘Al Pelegrino’ o ‘Del Pellegrino’.

 

attachicon.gifCattura tappo sigillo Pellegrino.JPG

 

La raffigurazione frontale di un pellegrino si deduce dal cappello e dal bastone. La scritta non è chiaramente leggibile (sulla sinistra mi sembra di intravedere VENICIA).

 

La farmacia oggi in attività in Campo S. Lio si chiama ‘Al Pellegrino’.

 

attachicon.gifFarmacia Al Pellegrino ok.JPG

 

apollonia

Ciao!

 

Evvai col Pellegrino ...

 

Sulla destra si legge anche ERIACA ...

 

saluti

luciano

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Supporter

Per completare la descrizione del ‘Pellegrino’, aggiungo l’insegna della spezieria tratta dal Dian e il tappo sigillo del bossoletto di teriaca tratto dal Voltolina.

 

post-703-0-15449100-1442155389.jpg

 

post-703-0-50236600-1442155410_thumb.jpg

 

Notare che il diametro della capsula scovata da avgvstvs è 21 mm, esattamente la metà di quello della capsula con la mezza figura del pellegrino riportata dal Voltolina. Quest’ultima capsula è sicuramente ufficiale, mentre l’altra col busto potrebbe essere un’imitazione (bisognerebbe poter leggere esattamente la scritta).

C’è da osservare che le differenze iconografiche sui tappi sigillo della stessa spezieria, dai tempi più lontani a quelli relativamente più recenti, sono dovute al fatto che l’incisione degli stampi poteva variare a seconda dell’epoca di fabbricazione. Anche il diametro del tappo, e quindi la capacità del bossoletto corrispondente, potevano variare.

 

 

apollonia

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Supporter

Queste sono le immagini dei tappi sigillo con il busto frontale del pellegrino che ho in archivio:

 

post-703-0-57994500-1442161658.jpg

 

post-703-0-32390700-1442161680_thumb.jpg

 

L’ultima è tratta da un lavoro di Ulrich, che definisce la legenda non chiaramente leggibile e forse anche un po’ una presa in giro o parodia (verballhornt).

 

 

apollonia

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Supporter

Approfitto per aggiungere altre informazioni sulle vipere da utilizzare nella composizione della teriaca in risposta alle domande di dareios al post # 278.

 

Particolarmente affascinante e complesso è il processo di preparazione dei trochisci di vipera, considerati fondamentale ed insostituibile principio attivo della formulazione di Andromaco. Anzitutto, in rapporto alla vipera, i primo problema è “come s’habbia a scegliere la buona per la theriaca,” e la cosa, a sentire il Maranta e l’Imperato non è delle più facili:

“…Si devono dunque pigliare le vipere non in qual si voglia tempo dell’anno, non a mezza estate, come fanno certi, percioché la theriaca fatta di simili vipere genera a chi la piglia molta sete. Neanche subito ch’escono dalle loro caverne (dove per tutto il tempo freddo stanno nascoste e quasi stupide appena si muovono) perciò che   stanno sotto terra ritengono dentro di loro tutta quella più pestifera e nocevole qualità ch’in altri tempi suole eshalare; e di più sono elleno più fredde e più secche ed estenuate che mai. Ma si debbono lasciare per alcun tempo dopo la loro uscita andare a spasso,godendosi liberamente dell’aria lungo tempo non veduto da loro, e far che mangino de’ cibi à loro consueti….Et sopra tutto ne ammonisce Galeno al libro dell’uso della Theriaca a Panfiliano essere migliori quelle che poco prima sono prese, che non le ritenute lungo tempo, perciò che queste sono più venenose…..Talmente che il tempo più conveniente di prenderle sarà verso la fine della Primavera, senza toccar punto il principio dell’Estate….”.

La regola non vale, naturalmente, se l’estate risulta eccezionalmente tardiva o la primavera anormalmente fredda. Le vipere migliori sono quelle screziate di giallo, veloci e scattanti, vitali, con gli occhi tinti di rosso e la guatatura bieca, torva e superba. Vanno evitate, perché prive di ogni virtù benefica, le vipere incinte. Tuttavia, le femmine sono migliori dei maschi. Proprio a causa della gran richiesta di vipere a poco a poco le vipere dei Colli Euganei furono sterminate tutte, e gli speziali veneziani, si trovarono costretti prima a rivolgersi a quelle dei Colli vicentini e veronesi, poi a quelle friulane ed infine a quelle di allevamento. Prese le vipere giuste, bisogna tagliare coda e testa, per lo spazio di quattro dita da ogni lato, o di meno se si tratta di vipere molto piccole. Fatto ciò, si puliscono i tronchi di vipera dalle interiora, li si libera dalla pelle, e li si bolle in acqua e sale con ramoscelli di anetho verde. Naturalmente, se la vipera è stata presa per cause di forza maggiore in estate, oppure in prossimità di luoghi marini o particolarmente secchi, allora si dovrà omettere il sale, ad evitare l’inconveniente della sete. I tronchi “…si devono cuocere infino a tanto che agevolmente la carne si spicchi dalla spina…avvertendo molto bene che qualche piccola spina non resti alla carne attaccata…”. La cottura sarà più breve per le vipere giovani e più lunga per le più grandi, ma si dovrà comunque far attenzione ad interrompere la bollitura prima che si disfacciano le carni dei tronchetti. In seguito : “…presa la carne sola si pesterà in un mortaro diligentemente, aggiungendovi un poco di pane ben cotto e ben fermentato di purissima e fresca farina fatto, del quale non si può dare misura certa…”. Il pane dovrà essere ben secco e finemente pestato separatamente dalla carne, per poi essere aggiunto e mescolato a questa. A questo punto “…si piglia questa pasta e se ne fanno trochisci , o vogliamo dire rotole, le quali hanno a essere sottilissime…”.

 

L’ultima fase della lavorazione è l’essiccamento graduale e lento dei trochisci al sole. L’ideale, unavolta approntati i trochisci di vipera, sarebbe procedere subito alla preparazione della Teriaca, ma essi possono comunque essere agevolmente conservati, liberandoli periodicamente dalle muffe, in appositi vasi di vetro, stagno, oro o argento, opportunamente unti di opobalsamo. Oggi si pensa che tali troscischi servissero non come componente attivo quanto come eccipiente tecnologico per dare la giusta consistenza al composto.

 

 

apollonia

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Supporter

Altre illustrazioni sul tema ‘viperino’

 

La copertina di un libro con una vipera in bella mostra nella vetrina di una farmacia.

 

post-703-0-23670800-1442180881_thumb.jpg

 

 

apollonia

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Supporter

Uno speziale che compone la teriaca.

 

post-703-0-55498700-1442180993.jpg

 

 

apollonia

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Supporter

Vaso da farmacia per la teriaca proposto sulla nota piattaforma in ‘compralo subito’ a 6.000 €.

 

post-703-0-04531000-1442397655.jpg

 

Chissà quanto varrebbe se contenesse ancora il medicinale.

 

 

apollonia

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  • 1 mese dopo...
Supporter

http://www.sixbid.com/browse.html?auction=2315&category=46318&lot=1959043

 

post-703-0-56420400-1446065828.jpg

Italy, Venezia, 16th-17th century. Pb Theriac Box Lid (32mm, 14.14g). Cross / HIS / THERIACA / […] – R; lion below. U. Klein. “Von Paradies zu Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln” in SM 218 (June 2005), - Broken, otherwise VF.

 

 

apollonia

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Supporter

Il coperchio del post precedente rivaluta il mio nel post # 262 qui riproposto

 

post-703-0-29817800-1446066050.jpg

 

apollonia

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  • 1 mese dopo...

Salve,vorrei arricchire il forum con qualche immagine due bossoletti,un tappo che secondo me potrebbe corrispondere ad uno dei due,con una scritta misteriosa...O N T T A N O ben leggibile (della farmacia al ponte situata vicino all'arsenale? ho riconosciuto il ponte!) e per finire un oggetto misterioso ritrovato nelle immediate vicinanze dei bossoletti e del tappo, ma di dubbia pertinenza...

 

Buon giorno a tutti!

 

Riesumo questa vecchia discussione per mostrarvi i miei due acquisti di oggi..  :yahoo:

Inoltre uno dei due spero risolva un rebus lasciato in sospeso qualche anno fa..  :good:

 

La foto è fatta al volo, più tardi ne farò una con luce fredda nella quale si apprezzerà sicuramente di più!! Comunque.. Per caso avete poi trovato altre informazioni su questo tappo che mi pare di capire non essere censito..  :help:

 

 

Che ne dite? ecco il primo  :good:

post-38735-0-90756200-1449581667_thumb.j

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E questa è la seconda.. 

Per caso avete un immagine "di catalogo"? Così scrivo anche per questa cosa dice la legenda visto che si legge ben poco purtroppo..  :help:

post-38735-0-23565000-1449582765_thumb.j

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Supporter

Ciao Giacomo

 

ma che belli :clapping:

 

Qui ci vuole il buon @@apollonia che ci illumini.

 

luciano

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Ciao Giacomo

 

ma che belli :clapping:

 

Qui ci vuole il buon @@apollonia che ci illumini.

 

luciano

 

Tra poco nuove e migliori foto..  :good:

Ma quando scrivete "riportata dal Voltolina" a che libro vi riferite? C'è un catalogo anche per i tappi?  :unknw:

Interessante il "Dian" comunque! Credo proprio di prenderlo!!  :good:

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Supporter

Tra poco nuove e migliori foto..  :good:

Ma quando scrivete "riportata dal Voltolina" a che libro vi riferite? C'è un catalogo anche per i tappi?  :unknw:

Interessante il "Dian" comunque! Credo proprio di prenderlo!!  :good:

Il Voltolina (i 3 libri che cerchi) non riportano solo le medaglie, ma anche placchette, tessere di carità, gettoni, tessere alimentari e tappi della teriaca.

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Il Voltolina (i 3 libri che cerchi) non riportano solo le medaglie, ma anche placchette, tessere di carità, gettoni, tessere alimentari e tappi della teriaca.

 

Bisogna assolutamente che me li procuro allora!!  :good:

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