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monetazione Giudicato di Arborea


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Il Regno di Arborea o Giudicato di Arboréa era uno dei quattro Stati sovrani ed indipendenti che si formarono in Sardegna alla dissoluzione in occidente dell'Impero bizantino. Fu l'ultimo dei giudicati a conservare la sua indipendenza ed anche l'unico ad opporsi alla conquista aragonese dell'isola, riuscendo verso la fine del XIV secolo, sotto il regno della Giudicessa Eleonora di Bas Serra, reggente per conto del figlio minore Mariano V, ad ottenere il controllo di quasi tutta l'isola.

Raggiunta la maggiore età Mariano V assunse i poteri giudicali. Prima di terminare la Reggenza sua madre però aveva promulgato la Carta de Logu, il codice delle leggi dello stato che, per la sua modernità resterà in vigore fino al 1827, quando verrà sostituito dal codice di Carlo Felice.

Mariano V morì nel 1407. Il giudicato venne allora rivendicato da vari pretendenti, fra cui Guglielmo, Visconte di Narbona, il quale era un pronipote del giudice Mariano IV (più precisamente era nipote di Beatrice de Bas Serra, figlia terzogenita di Mariano IV e quindi sorella di Eleonora d'Arborea che esercitò la reggenza per conto del figlio Mariano IV fino al raggiungimento della maggiore età di costui).

La Corona de Logu, l'organismo a cui spettava derimere la vertenza, riconobbe la legittimità dei diritti di Guglielmo e gli offrì la sovranità del Giudicato di Arborea.

I giudicati sardi erano infatti stati perfetti e subiettivi (o super individuali) non patrimoniali, in quanto non appartenevano al re ma al popolo che, attraverso i propri rappresentanti, eletti nelle < coronas de curadorias > sceglieva in << corona de logu >> il proprio monarca o giudice, seguendo il più possibile la linea maschile della casata regnante originaria, solo in caso di mancanza di immediati eredi maschi, diretti o indiretti, venivano prese in considerazione le donne della famiglia, ma soltanto come portatrici di titolo per i figli, o per il marito, esercitando il ruolo di <giudicesse reggenti> o luogotenenti, durante l’assenza o la minore età del giudice titolare). (L.L.Brock.A.M.Oliva. Narbona Giudici d’Arborea, in AA.VV,Genealogie.op cit tav.XXXVII. F.C.Casula)

Guglielmo si trasferì quindi a Oristano, dove venne nominato Giudice di Arborea, assumendo quindi anche la responsabilità della prosecuzione della guerra contro la corona di Aragona, che mirava a conquistare l'intera isola.

L'esercito di Arborea venna sconfitto a Sanluri il 30 giugno 1409.

Guglielmo parte per la Francia alla ricerca di aiuti lasciando la reggenza del giudicato a suo cugino Leonardo Cubello.

Nel gennaio 1410 gli aragonesi presero Bosa e assediarono Oristano.

Cubello fu costretto a firmare le resa della capitale e la cessione di gran parte del territorio del giudicato.

La primavera dello stesso anno Guglielmo tornò in Sardegna per organizzare la resistenza contro l'invasore e la riconquista dei territori perduti, stabilendosi a Sassari.

In questo periodo fa coniare due monete: il minuto e la patacchina.

Nel diritto delle due monete si può osservare l'albero sradicato, simbolo del Giudicato di Arborea, simbolo che in tempi moderni è stato adottato da Indipendentzia Repubrica de Sardigna, uno dei partiti indipendentisti sardi.

Dopo questa premessa storica, necessaria per inquadrare la questione che vorrei discutere e approfindire in questo forum, veniamo a parlare delle emissioni arborensi.

Enrico Piras ne "Le monete della Sardegna" sostiene che le uniche emissioni attribubibili ai regnanti di Arborea siano il minuto e la patacchina. Scrive infatti: Le monetine di Guglielmo di Narbona sono le uniche vere monete che ricordino gli Arborea. Sull'ipotesi della coniazione di altre monete da parte dei signori arborensi si rimanda il lettore alle argomentazioni apparse in merio nella "Biblioteca Francescana Sarda" ("Considerazioni su una presunta monetazione arborense" - Oristano 1990), che dimostrano come, almeno fino ad oggi, non sia possibile affermare con dati scientifici e inoppugnabili che il giudicato d'Arborea abbia emesso monete proprie.

Il fatto è che questa opera del 1990 probabilmente è stata scritta dal Piras per confutare quanto esposto da Castellaccio e Mariano Sollai nel libro "Monete e monetazione giudicale. La scoperta dei denari d'Arborea" edito nel 1986 riguardo al ritrovamento di quattro monete attribuite a Mariano IV e Ugone III di Bas Serra.

Purtroppo le informazioni in mio possesso su questi due lavori sono scarse e ottenute per via indiretta. Non è però facile acquistare queste opere, sebbene viva in Sardegna.

L'opera di Castelluccio e Sollai è reperibilie in diverse biblioteche, una delle quali è a soli 30 Km dalla mia residenza, ragion per cui potrò perlomeno consultarla.

Diverso il discorso per il lavoro del Piras, reperibile in sole due biblioteche sarde, entrambe piuttosto distanti dal mio paese, ragion per cui non penso di riuscire a visionare l'opera a breve termine.

Qualche utente è in grado di darmi maggiori informazioni sulla questione delle emissioni arborensi ?

Grazie.

Modificato da Simone79
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  • 3 mesi dopo...

Aggiornamento.

Sono riuscito a reperire il saggio di Angelo Castellaccio e Mariano Sollai "Monete e monetazione giudicale. La scoperta dei denari d'Arborea pubblicato dalla Editrice Mediterranea.

L'ho acquistato per 7,50 euro sul sito www.librisardi.it (lo avevo trovato anche in un negozio di numismatica online, il prezzo però era di 75 euro).

Oggetto del saggio sono tre presunte monete provenienti dalla collezione privata del signor Giuseppe Graziano di Sassari, che secondo Mariano Sollai sono da attribuire ai regni di Mariano IV e Ugone III di Arborea.

L'analisi dei tre tondelli è fondamentale, perchè le due emissioni effettuate da Gugliemo di Narbona non sono sufficienti a provare che il Giudicato di Arborea godesse dello ius cudendi, ossia del diritto di battere moneta. Infatti, secondo alcuni Gugliemo potè battere moneta in quanto Visconte di Narbona e non come Giudice di Arborea (i visconti di Narbona infatti battevano moneta già dal IX secolo).

Mentre Angelo Castellaccio presenta un quadro storico della Sardegna giudicale, il Sollai effettua un'analisi di tipo numismatico a sostegno della sua tesi.

Enrico Piras, come accennavo nel precedente intervento, la penserebbe diversamente, ed ha esposto la sua opinione sulle monete (o presunte tali) in questione nel saggio "Considerazioni su una presunta monetazione arborense - Oristano 1990 - Biblioteca Francescana Sarda ed. - pubblicato anche su "Quaderni di Numismatica n. 8 - Oristano 1992".

Purtroppo non sono riuscito a reperire tale opera, tuttavia nel libro "Storia della moneta in Sardegna", recentemente pubblicato da Francesco Floris, ho potuto trovare un riferimento a tale lavoro.

Il Piras infatti farebbe un'analisi che porta a diverse conclusioni e ipotizza che i tondelli della collezione del sig. Graziano siano invece dei gettoni, vale a dire "oggetti moneteiformi che venivano battuti da comunità o anche da privati per cause contingenti, ad esempio quando scarseggiava il circolante ufficiale o quando veniva meno la moneta spicciola. Potrebbe anche trattarsi di gettoni di conto, usati comunemente per effettuare i conteggi al posto dei pallottolieri. Anche questi gettoni, in caso di necessità, circolavano come moneta spicciola supplementare. L'usanza dei gettoni di conto era diffusissima nel Medioevo e oltre."

Qualcuno è in grado di fornirmi indicazioni utile per reperire la citata opera del Piras ? Ringrazio anticipatamente.

Modificato da Simone79
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Oltre all'articolo di Piras ti aggiungo un pò di blibliografia sull'argomento:

-Castellaccio, A.-Sollai, M., Monete e monetazione giudicale: la scoperta dei denari d'Arborea. Pisa 1986.

-Della Marmora, A., Monnaie de Guillaume de Narbonne, juge d’Arborée, «Revue de la numismatique

française», 1844, p. 441.

- Id., Illustrazione di una rara moneta appartenente ai giudici di Arborea. Cagliari 1845.

-Dessì, G., Eleonora d'Arborea: su tempus sa vida e s'opera sua de giudicessa, de gherrera e de legisladora:

1383-1404. Oristano 1963.

-Dessì, V., Nella zecca di Sassari: Monete di Guglielmo III visconte di Narbona e giudice di Arborea. Sassari 1898.

-Muoni, L., La Sardegna di Giuseppe Dessì fra mito e illuminismo della memoria: un personaggio-chiave:Eleonora d’Arborea. Cagliari, 1986, pp. 161-181.

-Spano, G., Catalogo della raccolta archeologica sarda di G. Spano da lui donata al R. Museo di Cagliari. Monete e medaglie. Cagliari 1852, p. 217, nn. 46-48.

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Oltre all'articolo di Piras ti aggiungo un pò di blibliografia sull'argomento:

-Castellaccio, A.-Sollai, M., Monete e monetazione giudicale: la scoperta dei denari d'Arborea. Pisa 1986.

-Della Marmora, A., Monnaie de Guillaume de Narbonne, juge d’Arborée, «Revue de la numismatique

française», 1844, p. 441.

- Id., Illustrazione di una rara moneta appartenente ai giudici di Arborea. Cagliari 1845.

-Dessì, G., Eleonora d'Arborea: su tempus sa vida e s'opera sua de giudicessa, de gherrera e de legisladora:

1383-1404. Oristano 1963.

-Dessì, V., Nella zecca di Sassari: Monete di Guglielmo III visconte di Narbona e giudice di Arborea. Sassari 1898.

-Muoni, L., La Sardegna di Giuseppe Dessì fra mito e illuminismo della memoria: un personaggio-chiave:Eleonora d’Arborea. Cagliari, 1986, pp. 161-181.

-Spano, G., Catalogo della raccolta archeologica sarda di G. Spano da lui donata al R. Museo di Cagliari. Monete e medaglie. Cagliari 1852, p. 217, nn. 46-48.

Ti ringrazio per le informazioni.

Mi pare di capire comunque che, mentre delle due monete emesse da Guglielmo di Narbona siano state ampiamente studiate (sono state catalogate anche nel CNI), sui tre tondelli della collezione del sig. Giuseppe Graziano si siano espressi solo Mariano Sollai ed Enrico Piras.

Personalmente sono dell'idea che il Giudici di Arborea godessero dello ius cudendi e che abbiano battuto moneta anche i predecessori di Guglielmo. Mi viene infatti difficile pensare che quest'ultimo abbia battuto moneta solo in quanto Visconte di Narbona.

Il denaro minuto da lui fatto coniare riporta infatti la seguente legenda

D/ G IVDEX ARBOREE

R/ ET VICECOMES NARB

Il fatto che il titolo di Giudice di Arborea venga ostentato prima di quello di Visconte di Narbona, unito all'osservazione che il diritto della moneta riporta l'albero sradicato, emblema ufficiale del Giudicato di Arborea, è a mio parere indicativo del fatto che Gugliemo abbia battuto moneta in virtù del primo titolo.

Nella sua storia inoltre il Giudicato di Arborea esercitò sempre tutte le prerogative di uno stato sovrano. Appare molto strano che non abbia avuto o che abbia comunque rinunciato a quella di battere moneta.

Vorrei però leggere l'analisi del Piras per conoscere quali sono le considerazioni che lo portano ad una tesi opposta a quella sostenuta dal Sollai.

Modificato da Simone79
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  • 2 anni dopo...

Ho letto qualche mese fa il capitolo relativo alla monetazione giudicale del libro "Economia e moneta nel Medioevo meditterraneo" scritto da Castellaccio nel 2005.

Da quello che ho letto mi pare di ricordare che fino a tale data gli esemplari di monetazione giudicale conosciuti precedenti a Guglielmo III di Narbona arrivavano a cinque pezzi e non più tre come nell'85.

Qualcuno sa dirmi se ci son stati ulteriori sviluppi sulla faccenda nel frattempo?

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Awards

"Enrico Piras, come accennavo nel precedente intervento, la penserebbe diversamente, ed ha esposto la sua opinione sulle monete (o presunte tali) in questione nel saggio "Considerazioni su una presunta monetazione arborense - Oristano 1990 - Biblioteca Francescana Sarda ed. - pubblicato anche su "Quaderni di Numismatica n. 8 - Oristano 1992".

Purtroppo non sono riuscito a reperire tale opera, tuttavia nel libro "Storia della moneta in Sardegna", recentemente pubblicato da Francesco Floris, ho potuto trovare un riferimento a tale lavoro
."

Ciao Simone79.

Ho il saggio di E. Piras pubblicato su "Quaderni di Numismatica nr. 8" che stai cercando.

Si tratta di un articolo di 9 pagine (incluse le tavole).

Se mi mandi in MP il Tuo indirizzo di posta elettronica vedo di farTi le scansioni e di inviartele in PDF.

Una precisazione: il libro "Storia della moneta in Sardegna" non è di Francesco Floris ma di Antonio Lenza.

Cordiali saluti.

Michele

P.S. Mi sono accorto adesso che la discussione aperta da Simone 79 risale al luglio 2010.

Sono un "tantino" in ritardo..... :pardon:

Modificato da bizerba62
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  • 4 settimane dopo...

DE GREGE EPICURI

Uno dei numerosi amici non ancora iscritti al Forum (mi ha promesso però di iscriversi la prossima settimana) mi ha pregato di inserire questo intervento ed una immagine monetale. Sostiene che il Piras parla di gettoni, più che di monete, quanto meno per un certo periodo. Questo gettone in suo (= del mio amico) possesso è in galena (Pb con tracce di Ag), pesa 0,95 g. e misura 13,5 mm. E' uniface, o comunque al R nulla è visibile. Al D sarebbero identificabili: una J centrale (=Judex), che nella immagine mi pare coricata e comunque mal visibile. Intorno, a partire da ore 12 e in senso antiorario, sarebbero distinguibili le lettere A-R-B-O-R-E-E, scritte più o meno in verticale una sull'altra.

Devo dire che il tutto mi sembra leggibile con grande difficoltà; in confronto, le mie monete romane anche molto lise sono chiarissime.

post-4948-0-14374400-1385312394_thumb.jp

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  • 4 settimane dopo...

Posto anche l'immagine non ingrandita, che forse è meno sfocata.

Ho provato a leggervi ARBOREE ma non ci sono riuscito , cosa intende per lettere in verticale una sull`altra` , intende che sono "inserite/incastrate" una dentro l`altra ? . Partendo ora dal presupposto che il tondello in questione sia un gettone riferibile agli Arborea , porterei la Vostra attenzione sulla lettera "H" che sembra leggersi a lato della "J " in alto a sinistra . Se ben ricordo i giudici a nome HUGO furono almeno tre . Esiste certezza del luogo di provenienza (Sardegna) ?

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DE GREGE EPICURI

Sopra al "bottone" centrale si legge una A coricata, con l'apice verso destra; sotto alla A, seriate e un po' incastrate, le altre lettere. Provo a fare uno schema:

A

R

B

O

R eccetera.

Mi è stato detto che la provenienza è sarda, ma non so nulla di più, e a me è stata trasmessa solo la foto.

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Per poter dare un parere sul "gettone" in questione servirebbero migliori foto fronte/retro e sopratutto la certezza della provenienza (luogo) . Come giustamente scrive Simone79 parlando di gettoni

(oggetti moneteiformi che venivano battuti da comunità o anche da privati per cause contingenti, ad esempio quando scarseggiava il circolante ufficiale o quando veniva meno la moneta spicciola.... Anche questi gettoni, in caso di necessità, circolavano come moneta spicciola supplementare). Il luogo di provenienza

potrebbe dare indizi relativi al perché furono emessi .

Tornanto allo spunto iniziale " monetazione del Giudicato d`Arborea" troverei piu`giusto dire

" monetazione dei Giudicati " e dividere i 700 anni di vita degli stessi in 3 periodi distinti .

700 - 1015 Favoriti dalla pressione araba nascono i giudicati . L`economia é ridotta al consumo interno ed é basata su scambi e baratti rapportati al valore del solido bizantino . Il circolante era prevalentemente concentrato nelle città . Alcuni tremissi con caratteristiche "barbariche" , pubblicati dal Professor Piras , sono l`apporto che diedero i giudici alla circolazione monetaria . Di tanto in tanto se ne vedono su aste americane con vaghe attribuzioni alla Sardegna

1015- 1164 I Sardi con l`aiuto di Genova e Pisa respingono l`ultimo imponente tentativo di invasione da parte degli Arabi . L`isola esce dall`isolamento, aumentano le esportazioni ,l`interscambio ,totalmente a favore dei Sardi , porta valuta pregiata all`interno . L`aumento del circolante e da stimolo all`economia tutta favorendo la crescita del XII e XIII secolo . Nessuna necessità da parte dei giudici di battere moneta .

1164 - 1410 Barisone d`Arborea compra dall`imperatore il titolo di Re di Sardegna . Il titolo di giudice diventa ereditario . Varie famiglie nobiliari continentali progressivamente scardinano le antiche istituzioni giudicali trasformando 3 giudicati in feudi . La sola Arborea preserva il suo status di giudicato avversando gli "ezitizos/stranieri" sia continentali che sardi , l`economia del giudicato era saldamente in mano ai maggiorenti del luogo . E` in questa fase che sarebbe naturale vedere apparire una monetazione giudicale , se non altro per ostentazione o per affermare la propria potenza . Avevano " ius cudendi" , miniere d` argento e ottimi incisori , perche` non battere moneta e mantenere questo basso profilo ? La mia é solo una congettura ma credo che , se moneta fu`battuta , fu` da prima moneta di imitazione (Genova, Pisa ) e poi contraffazione dell` Aragonese (vedasi il processo agli zecchieri di Villa di Chiesa passati al soldo degli Arborea dopo la presa della città ) .

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  • 3 settimane dopo...

Nel mio precedente intervento mi trovavo sostanzialmente in linea con l`opinione del Prof. Enrico Piras nel definire i tondelli della presunta monetazione Arborense gettoni . Eppure qualcosa mi pungolava . Approffittando della pausa Natalizia mi sono letto di Castellaccio e Sollai “ Monete e monetazione giudicale , la scoperta dei denari d`Arborea” e per ben completare l`opera , quaderno di numismatica n. 8 dell` associazione numismatica Sarda “V. Dessi“ di Sassari “Considerazioni su una presunta monetazione Arborense “ del Prof. Enrico Piras .

Sarà stato il ruminare Natalizio ma maturato questa altra possibilità :

NON MONETAZIONE GIUDICALE, vale a dire ad ampia circolazione , se ne sarebbero trovati un maggior numero di esemplari .

NON GETTONI MERCANTILI, improbabile l`utilizzo dell` albero deradicato , simbolo araldico degli Arborea , senza l`approvazione del giudice , tantomeno usato sotto la dominazione Aragonese visto l`odio per questo simbolo.

MA MONETE DI NECESSITA` O OSSIDIONALI .

Osservando i tondelli pubblicati e raffrontandoli con le uniche monete simili , vale a dire quelle battute dal Narbona in Sassari , si nota uno stile già piu` semplice e austero . In comune le due monetazioni hanno l`albero deradicato e una lettera in uno dei quarti (patacchina) .

Il Prof. Piras identifica come una “B” gotica la lettera su uno dei tondelli, come una “H” la lettera su una seconda moneta ( vista la corrosione anche questa potrebbe leggersi come una “B”) , una lettera gotica indefinibile quella sul terzo tondello , sulla quarta non si intravedono lettere .

I tondelli in questione sono anepigrafi , ma il simbolo araldico dell`albero deradicato attesta che , chi li ha fatti battere si riteneva a tutti gli effetti autorità in Arborea . La lettera “B” , certa su un tondello e probabile su un altro , dovrebbe corrispondere all` iniziale del nome dell` emittente . Chi mai sarà messer “B” ?

BARISONE é un autorevole candidato , nominato re di Sardegna poteva ben battere moneta , moneta giudicale ed ad ampia circolazione , ma se ne sarebbero ritrovati un maggiore numero . Prendiamo sempre ad esempio patacchine e minuti del Narbona battuti a Sassari , nonostante gli Aragonesi abbiano fortemente cercato di ritirarle e distruggerle , se ne sono rintracciate , non in abbondanza , ma in numero sufficiente .

BRANCALEONE DORIA é il mio candidato , é la mia suggestiva ipotesi .

1407 - muore a 28 anni di peste MARIANO V , figlio di Brancaleone e di Eleonora D`Arborea , riconosciuto Giudice d`Arborea alla morte della madre . Non avendo figli si crea un vuoto per la successione alla giudicatura .

Storicamente due furono i candidati alla successione , il Cubello (per la fazione favorevole ad una pace con l`Aragona) e il Narbona (sostenuto dalla fazione favorevole ad una guerra ad oltranza) . Brancaleone Doria gioco` il ruolo di terzo incomodo potento legittimamente aspirare a diventare giudice per linea ascendente . Condottiero d`Arborea , lo immagino presentarsi in Oristano , sostenuto dalle sue masnade piu`fedeli , per forzare la mano ai maggiorenti del giudicato . Gli ando`male e temendo per la sua vita si rifugio nel suo feudo piu`prossimo , Monteleone , portandosi come ricompensa parte del tesoro giudicale.

1408 – settembre lo troviamo assediato a Monteleone dalle milizie Arborensi .

1409- sentendo la caduta di Monteleone prossima , nel probabile tentativo di raggiungere gli altri suoi feudi nel nord della Sardegna , viene catturato dai Catalani e muore in data imprecisata in prigione .

I due anni passati in Monteleone furono di vigile attesa , Brancaleone era sulla difensiva ma , data la confusione nel Giudicato, nulla era perduto . Ben altre peripezie durante la sua vita aveva affrontato . Per esternare il suo buon diritto ad essere Giudice d`Arborea e pressato da neccessità contingenti , batte` moneta , la cui circolazione era limitata al territorio di Monteleone . Il breve periodo e la poca circolazione spiegherebbero l`esiguità dai pezzi ritrovati .

Naturalmente quanto sopra deve considerarsi come fantanumismatica Natalizia perche` basata sulla possibilità che almeno il 50% dei tondelli riportino la lettera “B”. Dovrei inoltre spiegare la lettera indefinibile sulla terza moneta. A chi vuol provare a condividere questa mia ipotesi auguro un buon lavoro e a tutti un buon 2014 .

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  • 1 mese dopo...

Ti ringrazio per le informazioni.

Mi pare di capire comunque che, mentre delle due monete emesse da Guglielmo di Narbona siano state ampiamente studiate (sono state catalogate anche nel CNI), sui tre tondelli della collezione del sig. Giuseppe Graziano si siano espressi solo Mariano Sollai ed Enrico Piras.

Personalmente sono dell'idea che il Giudici di Arborea godessero dello ius cudendi e che abbiano battuto moneta anche i predecessori di Guglielmo. Mi viene infatti difficile pensare che quest'ultimo abbia battuto moneta solo in quanto Visconte di Narbona.

Il denaro minuto da lui fatto coniare riporta infatti la seguente legenda

D/ G IVDEX ARBOREE

R/ ET VICECOMES NARB

Il fatto che il titolo di Giudice di Arborea venga ostentato prima di quello di Visconte di Narbona, unito all'osservazione che il diritto della moneta riporta l'albero sradicato, emblema ufficiale del Giudicato di Arborea, è a mio parere indicativo del fatto che Gugliemo abbia battuto moneta in virtù del primo titolo.

Nella sua storia inoltre il Giudicato di Arborea esercitò sempre tutte le prerogative di uno stato sovrano. Appare molto strano che non abbia avuto o che abbia comunque rinunciato a quella di battere moneta.

Vorrei però leggere l'analisi del Piras per conoscere quali sono le considerazioni che lo portano ad una tesi opposta a quella sostenuta dal Sollai.

Buon giorno ho io i tre denari d'Arborea , mio nonno si chiamava Giacomo Graziano .

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  • 5 mesi dopo...

Buon giorno ho io i tre denari d'Arborea , mio nonno si chiamava Giacomo Graziano .

Buonasera Gent.mo utente,

sono una studiosa di numismatica medievale sarda e non. Sono di Oristano e sono laureata in bbcc con tesi di numismatica medievale. Una delle monete venne venduta da Suo nonno nel '75 se non erro ma le altre Tre, le possiede ancora? Ero convinta che fossero tutte finite al Banco di Sassari.

Cordialmente,

Ferdinanda.

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Buonasera Gent.mo utente,

sono una studiosa di numismatica medievale sarda e non. Sono di Oristano e sono laureata in bbcc con tesi di numismatica medievale. Una delle monete venne venduta da Suo nonno nel '75 se non erro ma le altre Tre, le possiede ancora? Ero convinta che fossero tutte finite al Banco di Sassari.

Cordialmente,

Ferdinanda.

Buongiorno Gent.ma sig.ra Ferdinanda , e' vero mio nonno ha venduto la quarta moneta e le altre ha voluto lasciarle a mio padre.

Prof. Castellaccio conosce benissimo la storia, infatti nel suo libro ha messo in copertina una delle tre monete appartenenti al mio genitore. Ho tutta la documentazione delle mostre e articoli di giornale originali dell'epoca in cui furono pubblicate.

Grazie

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Modificato da arborea2
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Buonasera,

faccia da parte mia i complimenti a suo padre, l'anno scorso passando in una fornita libreria di Olbia ho comprato un suo libro, che avendo attinenze non solo con le monete sarde, ma anche lucchesi, genovesi, pisane mi interessava molto e poi mi sono letto tutto d'un fiato.

Il libro è " Economia e moneta nel Medioevo mediterraneo ", è un libro che consiglio a tutti per la ricchezza di collegamenti tra storia, economia e ovviamente monete, mi piacciono molto questi mix, ora lo conservo gelosamente in libreria e ogni tanto mi permette di essere anche se solo idealmente e nello spirito nella splendida Sardegna,

buona serata,

Mario

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Buongiorno Stimabile,

sono lieta della Sua gentile risposta. Conosco Professor Castellaccio poiché con Lui ho dato due esami (sono laureata a SS) e ho i Suoi volumi di economia e monetazione tra cui il breve ma prezioso volumetto delle monete arborensi e che qui nella foto riconosco. Il valore storico-politico di questi pezzi è senza pari.

Cordialmente,

Ferdinanda.

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Buongiorno Gent.ma sig.ra Ferdinanda , e' vero mio nonno ha venduto la quarta moneta e le altre ha voluto lasciarle a mio padre.

Prof. Castellaccio conosce benissimo la storia, infatti nel suo libro ha messo in copertina una delle tre monete appartenenti al mio genitore. Ho tutta la documentazione delle mostre e articoli di giornale originali dell'epoca in cui furono pubblicate.

Grazie

Buongiorno Stimabile,

sono lieta della Sua gentile risposta. Conosco Professor Castellaccio poiché con Lui ho dato due esami (sono laureata a SS) e ho i Suoi volumi di economia e monetazione tra cui il breve ma prezioso volumetto delle monete arborensi e che qui nella foto riconosco. Il valore storico-politico di questi pezzi è senza pari.

Cordialmente,

Ferdinanda.

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buon giorno a tutti

Circa una decina di anni fa, un conoscente mi chiese di visionare tre monete in suo possesso che non era riuscito a classificare completamente anche se aveva immaginato che si trattasse di monete degli Arborea o Narbona per via dell'albero deradicato presente su un lato.

Gli dissi che probabilmente si trattava di "denari" di arborea ma se voleva avere un parere più autorevole del mio, mi doveva permettere di farle vedere ad un numismatico di sicura competenza ed autorevolezza.

Acconsentì alla condizione che le monete non fossero fotografate perchè voleva forse fare una piccola pubblicazione, ed io mantenni la parola.

Telefonai al caro amico prof. Enrico Piras che fu molto interessato alla cosa.

Le tre monete erano di rame, anepigrafi salvo due che avevano una lettera gotica in un quarto, la terza non aveva nessuna lettera. erano in condizioni migliori di quelle pubblicate nello studio di Sollai - Castellaccio ed il peso e le dimensioni erano diverse da quelle già pubblicate.

Una era sicuramente più grande di tutte quelle conosciute, a memoria sarà stata intorno ai 26- 27 mm, ma il peso non lo ricordo.

Ricordo che il giudizio di E. Piras fu quello di confermare che non si trattava di monete ma di gettoni monetali come peraltro aveva scritto in una sua pubblicazione del 1990.

Effettivamente lo stile era abbastanza grossolano per essere una emissione ufficiale di un giudice che poi era effettivamente un Re.

anche i pesi non coincidevano con l'ipotesi di multipli e frazioni presa in considerazione nello studio dal Sollai - Castellaccio.

Mi chiese se fosse possibile fotografare gli esemplari ma gli dissi che non mi era consentito e quindi si accontentò di fare un calco con matita e carta velina oltre a prendere dimensioni e peso.

Concludendo, gli esemplari tuttora noti di questa presunta monetazione sono 7, di peso e diametro diversi tra loro che meriterebbero di essere raggruppati e studiati insieme per poter verificare se effettivamente si tratti di monetazione ufficiale del Giudicato di Arborea o di qualche altra forma pseudo monetale che in ogni caso arricchirebbe non di poco la storia medievale della Sardegna.

cordialmente

alfonsino

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  • 4 settimane dopo...

Buonasera Gent.mo utente,

Premetto che paleso le mie opinioni senza mai avere ancora visto di persona un tondello di cui sopra.

La questione è assai complicata. Certamente non è possibile definire un tondello senza gli opportuni studi e senza che questi studi siano effettuati su tutti gli esemplari arborensi o definiti tali. E. Piras deve e può pensare ciò che ritiene più opportuno in base alle sue conoscenze ma non devesi scordare che le teorie non devono diventare verità assoluta. Se non sono monete (che siano anepigrafi se c'è una lettera gotica è falso e che siano senza legenda non esclude a priori che fossero delle monete anche magari sperimentali) e sarebbero dei pesi (ma tra i sette esemplari non c'è nemmeno un peso eguale e corrispondente), cosa potevano pesare dei tondelli in rame? Se il circolante in quel tempo era di gran lunga di lega il cui pregio era riconosciuto... Purtroppo l'irreperibilità dei nominali lascia spazio a qualunque cosa ma mi pare di vedere, nella pubblicazione Sollai- Castellaccio che un tondello anticipi il cagliarese nella tematica: una croce con 4 punti che richiama se vogliamo, la politica arborense. Circa le difficoltà che si riscontrano prendendo in considerazione misure e pesi, beh, anche questo può essere a favore della monetazione: differenti tagli ma anche si deve considerare l'usura del tondello che può anche includere la naturale eliminazione di una probabile legenda. Che questa pseudo monetazione sia di vile fattura, non significa che ''non fosse degna di un re''... in quanto i ''re'' arborensi (per altro mai riconosciuti come tali) che non ha già di per se i connotati di un vero e proprio monarca, non credo avessero necessità di battere moneta per rivendicare la potestà sul giudicato (cosa che pare invece nelle narbonesi) o di battere vero e proprio circolante che come sappiamo era costituito da altri nominali alloctoni (Firenze, Pisa, Genova etc etc) ma credo, per ora, che siano veramente tondelli sperimentali. Lo studio sulla lega è da escludere data la rarità dei pezzi. Continuare a studiare gli eventi politici, le occupazioni territoriali, cercare negli archivi, questo ci resta! Ora sono fuori città e non ho il volumetto vicino per cui non ricordo i precisi eventi per cui il Castellaccio attribuisce addirittura i tondelli a dei giudici precisi ma credo si debba incedere con cautela anche se tutte le ipotesi non sono da escludere e nutrono la ricerca a prescindere dalla loro validità.

Cordiali saluti,

FS

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p.s:. mi scuso per il termine 'incedere'... volevo dire, andare avanti.

...e aggiungo, mi pare di ricordare che i pesi delle pseudo-monete non raggiungessero il grammo... per cui, come facevano a pesare per es: il fiorino di Firenze? Inoltre, nei tondelli ci sono dei segni di valore? Non mi pare...

Saluti,

FS

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Innanzi tutto comlimenti per l'interessante discussione, che leggo solo ora, anche io ho le opere del Castellaccio, anche quella sul ritrovamento dei denari d'Arborea, ovviamente il discorso è molto complicato e ci sono diverse opinioni in merito, non ho mai avuto il piacere di leggere il saggio di Piras del 1990 e quindi non posso pronunciarmi sulle motivazioni contrarie al presunto ritrovamento di monetazione Giudicale antecedente a Guglielmo III, sarei curioso di leggere anche l'altra parte ovviamente.

Sarebbe bello poter avere una pubblicazione di studi più approfonditi di questa monetazione o presunta tale, certo l'argomento è molto circoscritto ma sarebbe interessante scoprire se i Giudici che in effetti erano governanti di uno stato perfetto, come scritto dal prof. Casula non avessero autorita per poter emettere una propia monetazione, visto il fatto che anche il figlio dell'imperatore Federico II di Hohenstaufen, Enzo sposo Adelasia di Torres e quindi lui stesso divenne Giudice, gli interssessi per i quattro regni Sardi erano molti e tutti insieme ambiti da diverse potenze europee del tempo, quindi mi sembra strano che dei regni perfetti non coniassero monete e comunque il discorso è molto ampio e varrebbe la pena di essere trattato in un apposita pubblicazione sull'argomento.

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Buongiorno Gent.mo,

qual'è il titolo del saggio del '90?

Io non ho mai approfondite le letture del Piras. Sono una giovanissima studiosa e la mia bibliografia è basata su tutti coloro che hanno affrontato sul circolante in Sardegna ma il Piras non l'ho mail letto; viene citato dal Crusafont però, essendo l'ultimo ad aver catalogato recentemente il circolante sardo. Ho il suo volume del '96 ove vi sono delle piccolissime imprecisioni. Effettivamente bisognerebbe conoscere le motivazioni contrarie come dice Lei... il Castellaccio non è però d'accordo a quanto pare ( Economia e moneta nel Mediterraneo 2005 Taphros, se non erro).

Dunque, i giudicati si, erano veri e propri regni sotto tutti i punti di vista ma nella dimensione giuridica, legislativa, territoriale e sopratutto in quella che è la visione autoctona. Non credo che per Giacomo II fosse naturale pensare ai 4 giudici come dei Re semplicemente perché erano vassalli in quanto l'isola non era indipendente ma infeudata, prima ai pisani e poi a Giacomo II, appunto.

Uno stato perfetto lo è quando viene riconosciuto come tale. Se i giudici arborensi (e gli altri giudici)non avevano lo ius cudendi (diritto di battere moneta - cosa che non è sicura per altro) è probabile che se lo siano preso durante i vari scontri con la Corona e che come ho scritto nella mia tesi di laurea, le monete di Narbona siano la coronazione della statualità dell' Arborea ( cercata forse da Mariano e Ugone) o quanto meno della sua politica. Finanziariamente non si era a piedi, militarmente non ci metto la mano sul fuoco (le varie alleanze facevano in modo che forze militari venissero 'prestate') ma è la dimensione semplice dei giudicati che non li fa emergere. Usano monete battute altrove, non sfruttano miniere ( nei condaghi si parla di argento lavorato ma di battuto nemmeno l'ombra)... è come se i giudici (tralasciamo Re Enzo che era poco interessato all'isola ma lo era più il padre credo per scopi politici e militari). Sono certa che verrà approfondito lo studio su questi tondelli: i ritrovamenti dei nominali di Guglielmo, sempre più comuni presso gli scavi archeologici, spingerà gli studiosi anche allo studio dei precedenti...

Cordialmente,

FS

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Certo sarebbe bello oltrechè utilissimo alla numismatica Sarda lo studio più approfondito di tali esemplari, sia che essi risultino monete o gettoni, sui Giudicati si possono aprire molte ipotesi sul fatto se fossero considerati vassalli dei Re Aragonesi o autonome entità statuali, gli interessi sull'Isola erano molteplici da ogni parte Pisa, Genova, l'Impero e l'Aragona, ma tali Giudicati che occupavano l'intero territorio non avevano originariamente dei doveri come vassalli difronte ad uno o più entita, infatti il Papa Bonifacio VIII che istitui il Regnum Sardiniae et Corsicae, infeudando Giacomo II per ottenere la pace sulla guerra dei Vespri, in realtà si arrogava il possesso della Sardegna, un po come l'imperatore Federico II quando nomino il figlio Enzo come Re di Sardegna, ma nella realta il regno di Sardegna si è formato solo tramite le guerre che si sono succedute nell'Isola.

Il Piras ha sufragato i suoi scetticismi su tale presunta monetazione di Mariano IV e Ugone III esponendo le sue perplessita in merito, alla fine delle sue considerazioni lascia pero aperta l'ipotesi che queste potessero essere delle prove di future monetazioni che poi non furono realizzate, altra ipotesi che tali oggetti siano frutto di qualche discendente degli Arborea che abbia voluto creare delle medaglie con impressi i simboli del propio casato.

Su questo punto infatti in alcuni stemmi araldici della nobiltà Sarda appare propio l'albero deradicato simbolo del giudicati d'Arborea, come ad esempio nella famiglia Alagon.

Il titolo del Saggio di Enrico Piras del 1990 è "CONSIDERAZIONI SU UNA PRESUNTA MONETAZIONE ARBORENSE".

Posso chiederti se mai fosse possibile leggere la tua tesi di Laurea? sarebbe interessante anche avere il tuo punto di vista sull'argomento.

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