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Inviato (modificato)

buongiorno,

qualcuno colleziona monete genovesi?

io mi sto avvicinando alla monetazione del 1814..qualcuno ha in collezione queste monete?

sarei curioso di conoscere le vostre collezioni e le vostre esperienze sulla monetazione genovese (e non limitatevi solo a quella del 1814) e trarre magari qualche consiglio e spunto interessante :)

scrivete numerosi, :)

matteo

Modificato da Matteo91
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Salve, io colleziono monete genovesi (dall'inizio dell'attività della zecca al 1814, comprese le colonie) e ne sono molto soddisfatto soprattutto per l'aspetto storico che ogni moneta porta in sè e mi diverto a cercare di capire il periodo nel quale la moneta ha circolato, perchè è stata coniata e successivamente ritirata per motivi a volte misteriosi. Quasi 700 anni di attività sono molti e molta di questa storia è ancora da scrivere e scoprire. Purtroppo c'è difficoltà ad accedere ai documenti dell'epoca e gli studiosi latitano. Spero fortemente che qualcuno raccolga l'eredità di Pesce e Lunardi ed aggiorni con nuovi studi questo importante capitolo storico-numismatico (so che qualche pubblicazione è in preparazione e l'aspetto con ansia).

Circa il periodo della "piccola restaurazione" dal 19 aprile al 31 dicembre 1814, come puoi vedere dal catalogo http://numismatica-i...a.it/cat/W-GE14 ci sono solo 4 monete ma, a voler essere pignoli, bisognerebbe aggiungere alcune monete d'oro e argento che furono battute dal 1814 in poi (fino al 1824) con l'impiego delle vecchie impronte del 1796, queste sono riconoscibili perchè c'è una stella dopo la data in sostituzione del punto. Ne furono coniate per 30 milioni di lire genovesi (96 e 48 lire d'oro con l'immagine della Madonna e 8 e 4 lire d'argento con l'immagine di San Giovanni e, in numero minore, i sottomultipli, ma non risulta riconiato lo spezzato da 12 lire in oro).

Saluti

Modificato da dizzeta
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Ciao, se sei di Genova avrai visto la collezione numismatica di palazzo Tursi. In caso contrario, vaccci perchè merita :)


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Ciao, se sei di Genova avrai visto la collezione numismatica di palazzo Tursi. In caso contrario, vaccci perchè merita :)

dovrò sicuramente visitarla :)

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Inviato (modificato)

Salve, io colleziono monete genovesi (dall'inizio dell'attività della zecca al 1814, comprese le colonie) e ne sono molto soddisfatto soprattutto per l'aspetto storico che ogni moneta porta in sè e mi diverto a cercare di capire il periodo nel quale la moneta ha circolato, perchè è stata coniata e successivamente ritirata per motivi a volte misteriosi. Quasi 700 anni di attività sono molti e molta di questa storia è ancora da scrivere e scoprire. Purtroppo c'è difficoltà ad accedere ai documenti dell'epoca e gli studiosi latitano. Spero fortemente che qualcuno raccolga l'eredità di Pesce e Lunardi ed aggiorni con nuovi studi questo importante capitolo storico-numismatico (so che qualche pubblicazione è in preparazione e l'aspetto con ansia).

Circa il periodo della "piccola restaurazione" dal 19 aprile al 31 dicembre 1814, come puoi vedere dal catalogo http://numismatica-i...a.it/cat/W-GE14 ci sono solo 4 monete ma, a voler essere pignoli, bisognerebbe aggiungere alcune monete d'oro e argento che furono battute dal 1814 in poi (fino al 1824) con l'impiego delle vecchie impronte del 1796, queste sono riconoscibili perchè c'è una stella dopo la data in sostituzione del punto. Ne furono coniate per 30 milioni di lire genovesi (96 e 48 lire d'oro con l'immagine della Madonna e 8 e 4 lire d'argento con l'immagine di San Giovanni e, in numero minore, i sottomultipli, ma non risulta riconiato lo spezzato da 12 lire in oro).

Saluti

guardando il catalogo ho visto molte tue foto delle monete della tua collezione. mi ha interessato la monetazione del 1814 perchè fu l'ultima prima dell'annessione al regno di sardegna. per me sarebbe interessante conoscere la storia di genova nelle sue fasi più importanti. magari provando a costruire una piccola raccolta di monete, continuando anche con le monete battute dalla zecca genovese dopo l'annessione al regno di sardegna.. :rolleyes:

Modificato da Matteo91
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Benvenuto nel forum. Io colleziono prevalentemente genovesi medievali, per lo più sono monete un po monotone ma hanno tante storie da raccontare :)

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Ciao, se sei di Genova avrai visto la collezione numismatica di palazzo Tursi. In caso contrario, vaccci perchè merita :)

dovrò sicuramente visitarla :)

ne abbiamo parlato qui


Inviato

Visto che oggi sono generoso... ti regalo due immagini delle monete 1814, non sono il massimo della conservazione ma per me valgono come il FDC. Non le ho ancora messe nel catalogo ma.... razioniamo un po' anche la generosità. Questa è il 4 denari....

post-9750-1277832532,11_thumb.jpg

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bellissime dizzeta! queste me le salvo :)

le hai comprate a genova?

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No, queste le ho comprate due o tre anni fa su e bay.

Ti voglio regalare...(ancora!!!) una pagina tratta dal libro "La Liguria e la sua anima" di Martini e Gori che mi sembra illuminante per portarci nel clima di quel tempestoso 1814:

… Non si possono negare i benefici arrecati a Genova e alla Liguria dall’Amministrazione francese, ma i benefici ricevuti non possono farci dimenticare le vessazioni alle quali furono sottoposte le popolazioni dell’estrema riviera ligure di Ponente e, in tutto il territorio, i danni subiti per le chiamate alle armi, per l’eccessiva pressione fiscale, per le requisizioni. Né può essere taciuta la spogliazione delle opere d’arte e di oggetti preziosi. Nel 1806 Napoleone ordinò che il “Sacro Catino” donato alla cattedrale di Sal Lorenzo da Guglielmo Embriaco fosse portato a Parigi. Venne restituito nel 1816, rotto e con un lato addirittura mancante perché andato, probabilmente, in frantumi.

Nel 1814 anche la potenza di Napoleone era andata in frantumi. Alle date del più intenso fulgore imperiale erano seguite quelle dell’imminente crepuscolo (sconfitta di Lipsia 16-18 ottobre 1813).

Nel marzo del 1814 i coalizzati sferravano un ultimo attacco alla Francia e battuto Napoleone ad Arcis-sur-Aube entravano a Parigi. Il 4 aprile l’imperatore abdicava e il 20 dello stesso mese partiva alla volta dell’Elba.

In Italia il crollo delle forze francesi era avvenuto rapidamente: L’Austria stava per impadronirsi della Lombardia, Murat era salito con le sue truppe verso la Toscana e l’Armata navale Inglese dell’Ammiraglio Pellew ne aveva appoggiato l’azione, sbarcando contingenti anglo siculi a Livorno, agli ordini di Lord William Bentinck.

Giunto a La Spezia e poi a Nervi, dove stabilì il suo quartier generale, Bentinck, nella prima decade di aprile, intimò la resa alle forze imperiali rifugiatesi a Genova al comando del piemontese Fresia. Il giorno 14 gli Inglesi aprirono il fuoco sulle postazioni di Sturla ed Albaro, mentre unità della loro flotta bombardavano i forti Richelieu e di Santa Tecla. Il 17 il popolo insorse contro Fresia e abbattè la statua di Napoleone. Il 20 il “maire” Agostino Spinola con una lettera redatta in italiano “comunicava ai vari uffici municipali il mutamento avvenuto e invitava i Consiglieri a recarsi in corpo al quartier generale di Lord Bentinck per ringraziarlo a nome della città”. Simultaneamente usciva la “Gazzetta” esprimendo in un editoriale la gioia per la restituita “libertà di parlare e scrivere nella nostra lingua”.

Genova, in quei giorni, sperò che potessero essere restituite tutte le libertà. Lord Bentinck, infatti, con un proclama indirizzato il 14 marzo a tutti gli italiani, li aveva esortati a ribellarsi al giogo Napoleonico, assicurando loro l’indipendenza e quando giunse nella Superba tenne fede, per quanto gli competeva, alla promessa, dichiarando ristabilita la costituzione genovese, quale esisteva dal 1797. Con la sua approvazione venne formato un governo provvisorio, presieduto da Gerolamo Serra, governo che nella sua breve vita ebbe un carattere aristocratico, proponendosi semplicemente di aggiornare, con adeguate riforme adeguate al cambiar dei tempi, le norme sancite nel 1576.

Nelle sue momorie Gerolamo Serra ha scritto, testualmente: “Quando l’Imperatore Napoleone era per abdicare a Fontaineblue, avendo presso di sé un giovane uditore di Stato genovese, voltosi a lui dissegli: La vostra patria deve rivolere la sua indipendenza, e la avrà purchè lusinghi l’amor proprio dell’imperatore Alessandro, e compri Telleyrand.”

Che Telleyrand – già ministro degli esteri con Bonaparte fino al 1807 e poi alto dignitario doppiogiochista – fosse disposto a lasciarsi comprare per favorire l’indipendenza di Genova è confermato da un altro passo delle memorie del Serra, là dove accenna alla proposta ventilata da “uno molto familiare alla casa Telleyrand” a due dei genovesi firmatari del messaggio di Luigi Corvetto: “Potreste parlare della cosa a M. di Sainte Foix e con mezzo milione si potrebbe vedere cosa ne riuscirebbe”.

Fu però l’Inghilterra, prima ancora dell’Austria, a volere la fine di Genova come capitale di uno Stato indipendente. Il 30 maggio 1814 Lord Castlereagh, nel trattato stipulato a Parigi tra le potenze della coalizione antinapoleonica era riuscito a fare inserire questo articolo segreto:

Il re di Sardegna rientrerà nei possedimenti degli antichi suoi Stati, meno una porzione della Savoia attribuita alla Francia. Egli riceverà un aumento del territorio collo Stato di Genova, il cui porto si conserverà libero: le potenze si riservano per gli ulteriori assetti di concertarsi in Vienna”.

… Poi sappiamo come andò il Congresso di Vienna e quel giorno il segretario di Antonio Brignole Sale scrisse: “La Serenissima Repubblica di Genova è infine perita sotto i colpi mortali dell’ambizione e della rivoltante ingiustizia dei monarchi d’Europa.”

Scusa la lunghezza...

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No, queste le ho comprate due o tre anni fa su e bay.

Ti voglio regalare...(ancora!!!) una pagina tratta dal libro "La Liguria e la sua anima" di Martini e Gori che mi sembra illuminante per portarci nel clima di quel tempestoso 1814:

… Non si possono negare i benefici arrecati a Genova e alla Liguria dall’Amministrazione francese, ma i benefici ricevuti non possono farci dimenticare le vessazioni alle quali furono sottoposte le popolazioni dell’estrema riviera ligure di Ponente e, in tutto il territorio, i danni subiti per le chiamate alle armi, per l’eccessiva pressione fiscale, per le requisizioni. Né può essere taciuta la spogliazione delle opere d’arte e di oggetti preziosi. Nel 1806 Napoleone ordinò che il “Sacro Catino” donato alla cattedrale di Sal Lorenzo da Guglielmo Embriaco fosse portato a Parigi. Venne restituito nel 1816, rotto e con un lato addirittura mancante perché andato, probabilmente, in frantumi.

Nel 1814 anche la potenza di Napoleone era andata in frantumi. Alle date del più intenso fulgore imperiale erano seguite quelle dell’imminente crepuscolo (sconfitta di Lipsia 16-18 ottobre 1813).

Nel marzo del 1814 i coalizzati sferravano un ultimo attacco alla Francia e battuto Napoleone ad Arcis-sur-Aube entravano a Parigi. Il 4 aprile l’imperatore abdicava e il 20 dello stesso mese partiva alla volta dell’Elba.

In Italia il crollo delle forze francesi era avvenuto rapidamente: L’Austria stava per impadronirsi della Lombardia, Murat era salito con le sue truppe verso la Toscana e l’Armata navale Inglese dell’Ammiraglio Pellew ne aveva appoggiato l’azione, sbarcando contingenti anglo siculi a Livorno, agli ordini di Lord William Bentinck.

Giunto a La Spezia e poi a Nervi, dove stabilì il suo quartier generale, Bentinck, nella prima decade di aprile, intimò la resa alle forze imperiali rifugiatesi a Genova al comando del piemontese Fresia. Il giorno 14 gli Inglesi aprirono il fuoco sulle postazioni di Sturla ed Albaro, mentre unità della loro flotta bombardavano i forti Richelieu e di Santa Tecla. Il 17 il popolo insorse contro Fresia e abbattè la statua di Napoleone. Il 20 il “maire” Agostino Spinola con una lettera redatta in italiano “comunicava ai vari uffici municipali il mutamento avvenuto e invitava i Consiglieri a recarsi in corpo al quartier generale di Lord Bentinck per ringraziarlo a nome della città”. Simultaneamente usciva la “Gazzetta” esprimendo in un editoriale la gioia per la restituita “libertà di parlare e scrivere nella nostra lingua”.

Genova, in quei giorni, sperò che potessero essere restituite tutte le libertà. Lord Bentinck, infatti, con un proclama indirizzato il 14 marzo a tutti gli italiani, li aveva esortati a ribellarsi al giogo Napoleonico, assicurando loro l’indipendenza e quando giunse nella Superba tenne fede, per quanto gli competeva, alla promessa, dichiarando ristabilita la costituzione genovese, quale esisteva dal 1797. Con la sua approvazione venne formato un governo provvisorio, presieduto da Gerolamo Serra, governo che nella sua breve vita ebbe un carattere aristocratico, proponendosi semplicemente di aggiornare, con adeguate riforme adeguate al cambiar dei tempi, le norme sancite nel 1576.

Nelle sue momorie Gerolamo Serra ha scritto, testualmente: “Quando l’Imperatore Napoleone era per abdicare a Fontaineblue, avendo presso di sé un giovane uditore di Stato genovese, voltosi a lui dissegli: La vostra patria deve rivolere la sua indipendenza, e la avrà purchè lusinghi l’amor proprio dell’imperatore Alessandro, e compri Telleyrand.”

Che Telleyrand – già ministro degli esteri con Bonaparte fino al 1807 e poi alto dignitario doppiogiochista – fosse disposto a lasciarsi comprare per favorire l’indipendenza di Genova è confermato da un altro passo delle memorie del Serra, là dove accenna alla proposta ventilata da “uno molto familiare alla casa Telleyrand” a due dei genovesi firmatari del messaggio di Luigi Corvetto: “Potreste parlare della cosa a M. di Sainte Foix e con mezzo milione si potrebbe vedere cosa ne riuscirebbe”.

Fu però l’Inghilterra, prima ancora dell’Austria, a volere la fine di Genova come capitale di uno Stato indipendente. Il 30 maggio 1814 Lord Castlereagh, nel trattato stipulato a Parigi tra le potenze della coalizione antinapoleonica era riuscito a fare inserire questo articolo segreto:

Il re di Sardegna rientrerà nei possedimenti degli antichi suoi Stati, meno una porzione della Savoia attribuita alla Francia. Egli riceverà un aumento del territorio collo Stato di Genova, il cui porto si conserverà libero: le potenze si riservano per gli ulteriori assetti di concertarsi in Vienna”.

… Poi sappiamo come andò il Congresso di Vienna e quel giorno il segretario di Antonio Brignole Sale scrisse: “La Serenissima Repubblica di Genova è infine perita sotto i colpi mortali dell’ambizione e della rivoltante ingiustizia dei monarchi d’Europa.”

Scusa la lunghezza...

niente scuse ti devo solo che ringraziare..anche perchè così mi hai anche suggerito libro che potrei acquistare volentieri :)

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Ti avviso però che è un bellissimo libro che parla di tutta la storia ligure (ma niente numismatica) di 600 pagne e sul 1814 ci sono solo quattro paginette.

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Ti avviso però che è un bellissimo libro che parla di tutta la storia ligure (ma niente numismatica) di 600 pagne e sul 1814 ci sono solo quattro paginette.

si si immaginavo che il 1814 non ricoprissem molto spazio nel libro. però mi interessa anche inquadrare le monete in un periodo storio quindi potrebbe essere di interessante consultazione ;) per le monete potrebbe bastarmi anche un catalogo "prezziario"..soprattutto perchè non conoscendole vorrei farci un pò di occhio..anche sulle conservazioni visto che il metro di giudizio mi sembra un pò diverso rispetto a quello che utilizzo di solito sulle monete del regno..

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