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Culto dei Cesari nell'Occidente dell'Impero


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Inviato (modificato)

Continuo la trattazione sul culto dei Cesari già iniziata, per quanto riguarda la parte orientale dell'Impero, in una recente trattazione sulle AR tetradracme greche.

In Gallia, Germania e in Britannia la venerazione di Cesare e dei suoi successori fu perseguito con decisione da Roma per scopi politici e propagandistici. Infatti nelle province occidentali dell’Impero non era presente la tradizione e il substrato religioso che aveva fatto diffondere in maniera pressoché autonoma e spontanea il cosiddetto Culto dei Cesari. Si cominciò ad istituirlo nelle province che presentavano maggior resistenza alla sottomissione e quindi dapprima nella Gallia, quindi in Germania ed infine, sotto Claudio, nella Britannia. L’altare federale che i 60 (o 64 a seconda delle fonti) popoli delle tre Gallie (Aquitania, Belgica e Lugdunensis) avevano edificato a Lugdunum, alla confluenza tra Saona e Rodano fu dedicato a Roma ed Augusto il 1° agosto del 12 a.C. da Druso. Il culto veniva officiato annualmente da un concilium Galliarum, composto dai delegati dei vari popoli, che eleggevano un sacerdote comune. Questo era considerato il massimo garante della fedeltà della federazione delle province galliche verso Roma.

Davanti al tempio c’era l’altare vero e proprio, in posizione dominante, su un terrazzo di fronte alla città. Ne sono rimasti scarsi resti ma esistono descrizioni da Strabone e le riproduzioni su monete. L’altare stesso è figurato tra due colonne (alte 14 mt e riutilizzate nella chiesa di S.Martino ad Ainay) sulle quali si librano due Vittorie alate reggenti ciascuna una corona.

La zecca di Lugdunum coniò monete con la raffigurazione dell'Altare sotto Augusto e sotto Tiberio; i bronzi emessi furono AE semis, Quadrans, Assi, Dupondi e Sesterzi. Ho trovato indicazioni su un presunto bronzo di Nerone con zecca Lugdunum, ma anche una ricerca sul Roman Imperial Coinage è stata infruttuosa.

Essendo pressochè identici per tipologia di Augusto posto solo due degli esemplari rinvenuti:

1 ) Augustus. 27 BC-AD 14. Æ As (11.12 g, 8h). Lugdunum (Lyon) mint. Struck circa 15/10-10/7 BC. Laureate head right / Front elevation of the Altar of Lugdunum, decorated with the corona civica between laurels, flanked by stylized male figures; to left and right, Victories on columns, facing one another. RIC I 230; Lyon 73. Good VF, even natural brown patina. (da CNG coins)

2 ) un altro asse che presenta una contromarca VAR a nome di Publius Quintilius Varus, dal 7 d.C. inviato come governatore in Germania dove passò alla storia per la ...Battaglia ... Batosta... di Teutoburgo :( (non sono infrequenti quelli con contromarca TIB e doppia TIB/AVG per Tiberio):

Struck circa 15-10 BC; countermark applied after 9 BC. Lugdunum mint. CAESAR PONT MAX, laureate head right; countermark: VAR monogram / ROM ET AVG, front elevation of the Altar of Lugdunum, decorated with the corona civica between laurels, these being flanked by nude male figures; to left and right, Victories on columns, facing one another. RIC I 230; BMCRE 550; BN 1623; Cohen 240; c/m: Michael Grünwald, Die Römischen Bronze- und Kupfermünzen mit Schalgmarken im Legionslager Vindonissa 69. Coin Fine, c/m VF. 716295 (da Wildwinds)

(segue)

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Modificato da Illyricum65

Inviato

Sempre per l'Altare di Lugdunum da Tiberio posto due monete:

1 ) RIC 246 (Augustus), BMC 588 Sestertius Obv: TICAESARAVGVSTFIMPERATVII - Laureate head right.

ROMEETAVG - Front elevation of the Altar of Lugdunum, decorated with the corona civica between two laurels, these being flanked by nude male figures; to left and right, Victories on columns facing each other. (da Dirtyoldcoins).

2 ) Una curiosità:

"PADUAN" after Giovanni Cavino. 1500-1570. Tiberius. Æ "Sestertius" (25.55 gm). Bare head left, with slight beard / Altar of Lugdunum. Klawans pg. 27, 2; Lawrence 5. Good VF, tan patina. Appears to be an original strike from Cavino's dies. Rare.

In un secondo momento inquadrabile tra il 12 a.C. e il 5 d.C. l’esempio di Lugdunum fu replicato nell’oppidum di Ubii, che da allora prese il nome di Ara Ubiorum, l’odierna Colonia. Tacito riporta che Segimundo, capo dei Cherusci che fuggì al di là del Reno per unirsi ad Arminius, era sacerdote in questo santuario. L’idea iniziale era di dare un santuario generale a tutti i popoli della Germania nel territorio compreso tra il Reno e l’Elba. Proprio in riva all’Elba nel 2 a.C. Domizio Enobarbo aveva eretto un altare ad Augusto.

Anche in Italia il culto della dea Roma si accompagnò a quello dell’imperatore. Le iscrizioni attestano l’esistenza di un tempio di Roma e Augusto a Pola, in Istria, e un altro a Terracina, nel Lazio; a Napoli, nel 2 a.C. vennero fondati i giochi Italikà Romàia Sebastà.

Durante il regno di Tiberio, la città di Ostia dedicò un proprio tempio a Roma e Augusto che fu eretto nel lato sud del Foro di fronte al vecchio Capitolium repubblicano; dal tempio proviene la statua di Roma che poggia il piede sul globo, in lunga veste che le lascia scoperto il seno destro. Altre località italiane nelle quali sono state ritrovate tracce o riferimenti al culto di Roma e Augusto sono Superaequum, Ulubrae, Comum, Besutium, Tridentum.

(segue)

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Inviato

Nel 15 d.C. Tiberio dette il permesso a Tarraco di erigere un tempio ad divo Augusto, senza la necessità di accompagnarlo alla dea Roma. Dalle raffigurazioni monetali si sa che era octastilo e raggiungeva un’altezza di 20 metri. Un tempio più piccolo venne eretto anche a Emerita Augusta, attuale Merida, capitale della Lusitania.

Ho trovato un esemplare commemorativo dalla zecca di Tarraco:

Dupondio. TIBERIO. TARRACO. Obv.: DEO AVGVSTO. Augusto seduto a sinistra su sedia curule. Rev.: AETERNITATIS AVGVSTAE C. V. T. T. Templo octastilo. 21,70 grs. Patina. RARA. AB-2364.

ed un riferimento ad un AE20 da Tarraco sul quale non ho trovato però alcuna ulteriore specifica:

SPAIN, Tarraco. Tiberius and Divus Augustus. 14-37 AD. Æ 20mm (4.46 gm). Struck after 15 AD. Bull standing right, 'pediment' above head / Altar with palm. RPC I 231; Villaronga 22. VF, green patina, a bit rough. (Wildwinds)

Il tempio di Vienne, nella Gallia Narbonense, originariamente dedicato ad Augusto, fu in seguito ridedicato al Divus Augustus e alla moglie Livia come Diva Augusta. Nel 25 d.C. la provincia della Betica richiese a Tiberio l’autorizzazione a costruire un tempio in suo onore; questi negò l’autorizzazione al culto personale e permise invece di inserire alcune sue statue tra gli ornamenti templari. Due anni prima lo stesso Tiberio aveva concesso alle città dell’Asia di erigere un tempio dedicato a lui, alla madre Livia ed alla personificazione del Senato Romano.

Successivamente Caligola inaugurò templi e collegi di sacerdoti dedicati al culto della sua persona. Svetonio narra che diede ordine di sostituire la testa degli dei più importanti della Grecia con raffigurazioni della sua; le città dell’Asia furono obbligate a costruire a Mileto un tempio in suo onore.

Anche Claudio venne proclamato divus e come tale Agrippina costruì un grandioso tempio sul Celio, poi fatto demolire da Nerone per far spazio alla sua Domus Aurea, in seguito ricostruito da Vespasiano. Questo era esastilo ed impostato su una piattaforma artificiale di 180x200 metri le cui fondamenta sono visibili a sud dell’Anfiteatro Flavio. Forse quand’era ancora in vita la città della Britannia di Camoludunum (Colchester) iniziò la costruzione di un enorme tempio octostilo. Concepito sulla stessa linea di quelli federali di Lugdunum e Ara Ubiorum, ebbe breve vita ed andò distrutto nel 60 d.C.

Altro tempio importante è quello del foro di Bilbilis, patria di Marziale, nei pressi di Saragozza: esastilo, posto in posizione dominante e collegato con una rampa al teatro, comprendeva almeno due statue dedicate a Tiberio. Sovradimensionato rispetto all’importanza della città, era destinato alla venerazione della casa imperiale.

Di tutti questi ultimi non è nota documentazione numismatica.

In seguito il culto imperiale si manifesterà nella creazione di impianti decentrati rispetto al nucleo urbano e collegati ad un edificio teatrale dove venivano feste e giochi connessi al culto. Esempi ne sono quello di Augusta Raurica presso Basilea e quello di Aventicum presso Avenches.

Come detto nel titolo... monete non tante ma tanta tanta storia.

Ciao

Illyricum

:)

PS: la propaganda romana oltre al culto dei Cesari si esplicava anche nel culto della famiglia imperiale... posto ad esempio uno splendido cameo da Claudio.

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Inviato

DE GREGE EPICURI

Tiberio, pur mantenendo tutto quanto era andato diffondendosi durante la vita di Augusto, mise però un freno al culto dei Cesari: avocò a sè le decisioni sulla costruzione di nuovi templi dedicati al Culto Imperiale (come appunto quello di Tarraco), vietò che statue dei Cesari fossero accostate a quelle degli dei. Svetonio dice tuttaltro, ma la sua faziosità contro Tiberio è esplicita. Gaio, al contrario, sembra abbia fortemente accentuato gli aspetti della divinizzazione dell'augusto ancora in vita, come da tradizione ellenistica: e del resto indossava con grande enfasi una corazza fatta ad immagine di quella di Alessandro Magno. Così almeno M.Attilio Levi nella sua Storia di Roma, Dalla battaglia di Azio alla morte di Teodosio 1°.


Inviato
Tiberio ... avocò a sè le decisioni sulla costruzione di nuovi templi dedicati al Culto Imperiale (come appunto quello di Tarraco), vietò che statue dei Cesari fossero accostate a quelle degli dei.

Gianfranco,

dalle tue fonti così sembra... ma in compenso se "rifiutò" la sua divinizzazione rinnegando la propria natura divina, instaurò il culto del divo Augusto, probabilmente per ottenere di riflesso un rispetto personale. ;)

ciao

Andrea


  • 11 anni dopo...
Inviato

Ciao ragazzi, una curiosità, ma come mai il RIC non mette tra le provinciali questa tipologia con l altare, visto che sono state coniate fuori Roma? 


Inviato
2 ore fa, modulo_largo dice:

Ciao ragazzi, una curiosità, ma come mai il RIC non mette tra le provinciali questa tipologia con l altare, visto che sono state coniate fuori Roma? 

 

A quale alludi nello specifico?

Illyricum

 


Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

Molte monete collocate stabilmente (e direi giustamente) fra le "imperiali" furono coniate fuori Roma o fuori dall'Italia: tante monete di Galba coniate in Spagna, diversi denari dei Flavi coniati in oriente. Del resto, sotto Augusto la monetazione in metallo prezioso era coniata (se tutta, non saprei) a Lugdunum. Molti antoniniani del III secolo sono coniati nei Balcani o in Oriente. La cosa strana, semmai, è che il RIC contenga anche monete con la chiara scritta "COLONIA", come i coccodrilli di Nemausus che recano COL NEM; qui a mio avviso si è seguita la tradizione, visto che già Cohen non faceva molta differenza fra monete imperiali e provinciali...Quel che non saprei dire è se i "coccodrilli" circolassero senza problemi anche in Italia; sicuramente, in Gallia ne circolavano di più, se molti di più ne sono stati rinvenuti.

Per quanto riguarda gli "altari di Lione", si tratta di monete che non circolavano solo in Gallia ma verosimilmente dappertutto, coniate in grande quantità; inoltre, non contengono la scritta COLONIA.

Modificato da gpittini

Inviato
30 minuti fa, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

Molte monete collocate stabilmente (e direi giustamente) fra le "imperiali" furono coniate fuori Roma o fuori dall'Italia: tante monete di Galba coniate in Spagna, diversi denari dei Flavi coniati in oriente. Del resto, sotto Augusto la monetazione in metallo prezioso era coniata (se tutta, non saprei) a Lugdunum. Molti antoniniani del III secolo sono coniati nei Balcani o in Oriente. La cosa strana, semmai, è che il RIC contenga anche monete con la chiara scritta "COLONIA", come i coccodrilli di Nemausus che recano COL NEM; qui a mio avviso si è seguita la tradizione, visto che già Cohen non faceva molta differenza fra monete imperiali e provinciali...Quel che non saprei dire è se i "coccodrilli" circolassero senza problemi anche in Italia; sicuramente, in Gallia ne circolavano di più, se molti di più ne sono stati rinvenuti.

Per quanto riguarda gli "altari di Lione", si tratta di monete che non circolavano solo in Gallia ma verosimilmente dappertutto, coniate in grande quantità; inoltre, non contengono la scritta COLONIA.

E portano legenda in caratteri latini oltre a non indicare che si trattava di monetazione coloniale.

Ciao

illyricum

 


Inviato
1 ora fa, Illyricum65 dice:

A quale alludi nello specifico?

Illyricum

 

 

Agli assi e semissi con altare al rovescio di Lugdunum, di Augusto e Tiberio..

 

1 ora fa, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

Molte monete collocate stabilmente (e direi giustamente) fra le "imperiali" furono coniate fuori Roma o fuori dall'Italia: tante monete di Galba coniate in Spagna, diversi denari dei Flavi coniati in oriente. Del resto, sotto Augusto la monetazione in metallo prezioso era coniata (se tutta, non saprei) a Lugdunum. Molti antoniniani del III secolo sono coniati nei Balcani o in Oriente. La cosa strana, semmai, è che il RIC contenga anche monete con la chiara scritta "COLONIA", come i coccodrilli di Nemausus che recano COL NEM; qui a mio avviso si è seguita la tradizione, visto che già Cohen non faceva molta differenza fra monete imperiali e provinciali...Quel che non saprei dire è se i "coccodrilli" circolassero senza problemi anche in Italia; sicuramente, in Gallia ne circolavano di più, se molti di più ne sono stati rinvenuti.

Per quanto riguarda gli "altari di Lione", si tratta di monete che non circolavano solo in Gallia ma verosimilmente dappertutto, coniate in grande quantità; inoltre, non contengono la scritta COLONIA.

 

La mia era una provocazione,  perché i dupondi di Nemausus noi li collochiamo, giustamente,  tra le provinciali e le suddette invece no?

 

40 minuti fa, Illyricum65 dice:

E portano legenda in caratteri latini oltre a non indicare che si trattava di monetazione coloniale.

Ciao

illyricum

 

 

Ci sono anche casi di monete romane provinciali di quel periodo con legenda in caratteri latini, prime tra tutte le dracme in argento della Cappadocia..  quindi non è un elemento determinante a quanto pare..


Inviato
31 minuti fa, modulo_largo dice:

Ci sono anche casi di monete romane provinciali di quel periodo con legenda in caratteri latini, prime tra tutte le dracme in argento della Cappadocia..  quindi non è un elemento determinante a quanto pare..

 

Quelle che conosco io hanno sempre le legende in greco.


Inviato
41 minuti fa, FlaviusDomitianus dice:

Quelle che conosco io hanno sempre le legende in greco.

 

Ti posto un paio di esempi: 

Dracma di Caligola 

20220423_233058.jpg

Dracma di Nerone con divo Claudio 

20220423_233116.jpg


Inviato

Hai ragione, evidentemente fino a Nerone le legende erano in latino, le emissioni successive in greco.


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