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Inviato

Per il periodo medioevale concordo anch’io! C’erano solo denari e quelli assolvevano ogni tipo di pagamento, sia in ambito locale che internazionale. Agli inizi del XIII sec. si cominciò però a sentire il bisogno di nominali di più alto valore e, prima Venezia con il matapane, poi Genova e Piacenza con il grosso (1218) si avviarono verso la creazione della moneta grossa. Vorrei però segnalarti una cosa poco nota. Dal 1218 al 1248 ci fu una notevole inflazione ed il grosso da gr. 1,8 precipitò a circa 1,2 gr. (il così detto grosso minore… e che minore non è). La creazione della moneta d’oro si ebbe proprio per far fronte a questa catastrofica situazione.

Hai ragione quando dici che con la svalutazione le vecchie monete in circolazione raggiungevano e superavano il valore dell’intrinseco. Ma di fatto cosa accadeva? I trafficanti di moneta le incettavano e le portavano in uno Stato dove erano più quotate. Oppure venivano tesaurizzate..., o ci pensava lo zecchiere stesso a recuperarle e riconiarle a titolo più basso. E’ la riconferma della famosa legge di Gresham. La moneta cattiva scaccia la moneta buona, ed ogni nuova emissione annulla quella precedente. Buon per noi che qualche pezzo è riuscito ad arrivare anche nelle nostre collezioni.

Per quando riguarda la coniazione d’argento per i privati in età medioevale, sono completamente d’accordo. Anche a me risultano coniazioni, anche ingenti, da parte di privati. Anzi ricordo che alcuni preti fusero e tramutarono in moneta un grande e prezioso paliotto.

L’esenzione dai dazi è una costante in tutti i capitolati di zecca. Hai perfettamente ragione!

Ricordavo d’aver letto circa la rivalutazione della piastra papale, non ricordavo però che si fosse apprezzata anche verso i suoi spezzati. A meno che i suoi spezzati fossero stati coniati a titolo più basso, il che li avrebbe reso meno appetibili e pertanto chi doveva tesaurizzare preferiva metter via una piastra di buon argento anziché due mezze piastre svilite, anche se per farlo ci rimetteva 5 baiocchi.


Inviato

Ricordavo d'aver letto circa la rivalutazione della piastra papale, non ricordavo però che si fosse apprezzata anche verso i suoi spezzati. A meno che i suoi spezzati fossero stati coniati a titolo più basso, il che li avrebbe reso meno appetibili e pertanto chi doveva tesaurizzare preferiva metter via una piastra di buon argento anziché due mezze piastre svilite, anche se per farlo ci rimetteva 5 baiocchi.

Posso confermarti che finché la zecca di Roma ha coniato la piastra, questa e tutti i suoi spezzati fino al grosso (5 baiocchi) erano al titolo di undici once (917/1000) :)


  • ADMIN
Staff
Inviato

Per quanto riguarda riguarda gli operatori che ti interessano, alcuni anni fa, avevo fatto una ricerca su le maestranze attive in zecche italiane, ed avevo messo insieme un archivio di circa 3000 schede. Ve ne sono circa 500, con nomi d'incisori, zecca e anni d'attività.

Accipicchia, proprio un bel lavoro!

Grazie proprio a questo archivio sono riuscito ad identificare il significato delle sigle G.O. e I.OZ. che appaiono sulle monete di Bardi e Compiano battute dallo zecchiere Nicola Gandusio.

Sono le sigle dell'incisore Giacomo Ozegni che lavorò nel 1617, per la zecca di Guastalla, nel 1622 per Compiano, da ante 1624 al 1634 per le zecche di Torino e Vercelli, nel 1625 per la zecca di Chambery e nel 1660 per Torino .

Nel vostro libro segnalate anche il 1627 per Mantova, immagino che si tratti di questa moneta:

http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-VI2/18


Inviato

Si! Credo sia proprio quella!

I.O.F. = Iacobus Ozieri Fecit

Era proprio un valente incisore! Non mi ero mai curato d'indetificare anche la sua produzione e questo stupendo ducatone mi ha molto colpito.


Inviato

Pardon ! Ozegni e non Ozieri!

Scusate.


Inviato

Andre' Perrin ,nel suo elenco degli incisori che hanno lavorato per i Savoia,cita per l' anno 1825 J.Ozegni senza specificare in quale zecca lavorava

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Inviato

La numismatica più che una scienza... è una malattia! Stanotte, dopo aver visto quel bel ducatone non riuscivo a dormire. Ho analizzato le sensazioni che ho provato quando ho visto quel magnifico pezzo e, la prima cosa che ho pensato è stato, che bella moneta di Gaspare Mola. Ma non è possibile! Stiamo parlando di Ozegni! Poi ho guardato la scheda ed ho controllato che effettivamente le sigle erano quelle dell'Ozegni. Non contento, sono andato a controllare il Corpus, ed anche questo l'ha riconfermato.

Ma chi era questo Ozegni? Mi son ricordato che aveva lavorato a lungo per i Savoia e mi sono venuti in mente i contemporanei scudi dello “spadino” e del “compasso” che hanno in comune con il cane mantovano la spazialità, il vuoto, il senso d’immenso che c’è dietro il soggetto. Se sono opere dello stesso artista, come sembra a prima vista, questo deve essere riconosciuto come il principe degli incisori. Degno di stare a braccetto col Leoni, col Bernini, col Casalini e coi migliori di tutti i tempi, compresi Eveneto e Cimone.

Eppure…, c’è un dubbio che mi tormenta!

Scusate, ma devo tornare a far riferimento alla zecca di Piacenza. Sulle monete piacentine le sigle dell’incisore non appaiono mai! E neppure su quelle di Parma, eccezion fatta per il Siliprandi che lavorò per Ferdinando di Borbone negli ultimi anni del 700.

Le sigle che appaiono sono sempre e solo quelle dello zecchiere. E’ c’è una ragione, anche se non scritta. Servivano ad individuare i responsabili di emissioni non conformi ai capitoli. Se lo zecchiere commetteva una frode era immediatamente individuabile, la moneta incriminata portava la sua firma.

I grandi incisori erano quasi sempre residenti fuori dallo Stato. Il Mola, lo Spiga, ed anche il Casalini incidevano i punzoni a casa loro e non nella zecca. Il Casalini ne preparava alcuni da Urbino mentre lavorava come orefice per i Della Rovere.

Solo eccezionalmente gli incisori erano nella zecca. Questo capitava solo quando l’incarico di incisore era affidato allo zecchiere in carica: Casalini dal 1570 al 1571, e Guido Riviera dal 1673 al 1677. Essi apponevano le loro sigle sulle monete non come autori dei coni, ma come zecchieri responsabili delle emissioni.

Cosa accadeva nelle altre zecche? Sarebbe interessante rilevare la casistica. Per Genova, Milano, Venezia, Napoli e Firenze mi sentirei di escludere la possibilità che gl’incisori firmassero i coni. Farebbe eccezione solo Roma e le monete moderne dei Savoia. Quando è cominciato questo vezzo?

Un altro interrogativo: a Mantova l’Ozegni non avrà esercitato come zecchiere?

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Inviato

Farebbe eccezione solo Roma e le monete moderne dei Savoia. Quando è cominciato questo vezzo?

Per Roma il primo che mi viene in mente è Gaspare Molo sotto Urbano VIII ma non escludo che cercando bene si possa trovare qualche esempio precedente


Inviato

Ozegni è un nome che avevo già letto da qualche parte, ma mai accostato alla zecca di Mantova. Sui testi di riferimento della zecca mantovana non ho trovato accenno alcuno al significato della sigla IOF, ma devo dire che avevo già notato la somiglianza con lo IOZ che appare su alcune monete, se ricordo bene, di Guastalla. In effetti l'altro ducatone col cane, con al dritto il busto del duca Vincenzo II rivolto a sinistra, viene comunemente assegnato a Gaspare Moroni Molo pur in assenza di firme che lo identifichino. il ducatone col busto rivolto a destra invece rimane, almeno sui testi in mio possesso, non identificato, nonostante la sigla IOF. Direi che a questo punto il dilemma si può risolvere assegnandolo a Giacomo Ozegni. Però, visto che lo stile dei due ducatoni è a mio parere molto simile, non escluderei che l'Ozegni possa aver inciso entrambi i meravigliosi ducatoni....

P.S.

Ho integrato le informazioni sulla scheda del catalogo Mantova, inserendo il nome dell'Ozegni come incisore.


Inviato

Ritornando a Bardi ( e visto che nessuno aggiunge immagini):

asta Nomisma 30 del 20-21 settembre 2005: lotto 414, stima 3000 aggiudicazione 3000

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  • 4 settimane dopo...
Inviato

Buongiorno a voi,

complimenti per la bellissima discussione.

Dal momento che vedo che l'argomento langue, per cercare di ravvivare il tutto faccio presente come Alberto Castellotti nel numero di gennaio 2010 di Cronaca Numismatica, pp. 50-53, abbia pubblicato un interessantissimo intervento proprio sull'incisore Giacomo Ozegni (e su Peter Lohr, anch'esso incisore gonzaghesco) ...

Saluti, Teofrasto


  • 8 mesi dopo...
Inviato

TANTE BELLE MONETE E SOPRATUTTO RARE , ANCHE SE COLLEZIONO LE ALTRE ZECCHE, DALL'ALTRA PARTE DEI MONTI FA SEMPRE PIACERE VEDERLE!


  • 5 settimane dopo...
  • ADMIN
Staff
Inviato

Segnalo una apparizione delle due doppie con stemma in asta:

263.jpg

http://www.astebolaffi.it/index.php?page=lotShow;saleId=816;catNumber=263


  • ADMIN
Staff
Inviato

Ho finito di riportare le informazioni qui trovate, sul catalogo:

http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-COMP

Ho inserito anche la scheda del 5 doppie qui assente e citato solo dal Pigorini chiedo a giollo2 e all'illustre teofrasto una opinione in merito.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

Sembra, ma non vi è nulla di documentato, che all'epoca la moneta sia stata donata dalla famiglia Landi a V.E. III. Dovrebbe quindi trovarsi nell'ex collezione reale oppure sparita insieme ai multipli d'oro e d'argento della famosa piccola cassetta mancante all'appello.


Inviato

Da non credere:

ecco un'altra quadrupla di Federico Landi (NAC 60, 7 giugno 2011, lotto 23, ex collezione GAvazzi)

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Qualcuno sa per caso se l'esemplare dell'asta Bolaffi è stato aggiudicato e se si conosce la sua provenienza?


Inviato

aggiudicato con tanta rabbia finale per il prezzo pagato.(stratosferico).dovrebbe essere finito in riva al mare.......


  • ADMIN
Staff
Inviato

cosa significa?


Inviato (modificato)

Da notare che le due quadruple offerte da Bolaffi e da NAC sono, almeno per il diritto, molto diverse fra loro; quella Bolaffi con legenda D FED LAND S R I AC VALL e busto con doppia gorgiera (Bellesia 2/B):

post-7879-0-01257000-1306871859_thumb.jp

quella NAC con legenda del diritto D FEDERICVS LAND S R I AC VALL e busto con gorgiera semplice (Bellesia 2/A):

post-7879-0-76650100-1306871953_thumb.jp

Della prima Bellesia ha censito solamente due esemplari: uno al Museo Civico di Piacenza e l'altro dall'asta Kunst und Munzen del 1967 (qualcuno riesce a verificare se l'esemplare Bolaffi è lo stesso?) mentre della seconda sono stati censiti 6 esemplari: 1 e 2. Kunsthistorisches Museum Vienna (2 esemplari), 3. asta Spink 1974 (ex Gnecchi), 4. Asta Hess 1994, 5. ex collezione Reale e 6. Museo Correr Venezia.

Altri esemplari noti?

Modificato da giollo2

  • 3 settimane dopo...
Inviato

Salve.. Da collezionista di monete auree di zecche Italiane sarebbe il mio sogno avere una DOPPIA o un ONGARO di Compiano... Mi sapete dire a che prezzi possono arrivare QUADRUPLE- DOPPIE e ONGARI di Compiano??? Sul M.I.R. le danno tutte R5...

Grazie


Inviato (modificato)

L'ongaro te lo puoi scordare: è conoscito solo l'esemplare dell'ex collezione Reale (mancante al CNI)

Le doppie sono estremamente rare e penso ce ne sia solo una in collezione privata.

Per le quadruple le ultime due uscite sono quelle della NAC (Aggiudicata a 29.000 euro + diritti) e della Bolaffi (aggiudicata ad una cifra più o meno analoga; non ricordo, bisognerebbe guardare sul loro sito)

Modificato da giollo2

Inviato

Vorrà dire che l'ONGARO lo lascerò perdere :rolleyes: per cercare una quadrupla nelle prossime aste importanti ;) Devo preparare un bel pò di soldi !!!! :D


Inviato

Grazie comunque GIOLLO2... Una persona mi ha parlato molto bene della tua competenza numismatica in certe monete... Vedo che non sbagliava affatto :good:


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