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Inviato

Buonasera chiedo agli esperti,per quanto sia possibile ,la catalogazione con i relativi riferimenti di questa moneta

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Inviato (modificato)

Un carlino Romano zecca Roma - Muntoni 155 - berman 2774

complimenti buona conservazione :)

Alessandro

Modificato da attila650
Awards

Inviato

ciao Alessandro grazie della precisa catalogazione, adesso posso inserila nella collezione,

saluti

Latino ;)


Inviato

Davvero ben conservata, complimenti !

Sono sempre interessanti i primi carlini di Benedetto XIV, spesso scambiati per monete in buon argento sono in realtà in mistura 500/1000.

Allego la foto di un 2 carlini, stesso anno, appena entrata in collezione e fotografata da pochi minuti ;):

2carlinibenedettoxivax1.jpg

Ciao, RCAMIL.

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Inviato

Gran bella moneta e gran bella fotografia Rcamil. Complimenti!


Inviato

Allego per confronto un esemplare del carlino con data 1750. La conservazione è buona anche se qualche macchia di troppo denuncia la qualità non proprio cristallina della lega, confermando quanto scriveva sopra rcamil ;)

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Inviato

ciao Rcamil anche la tua moneta è molto bella, complimenti!!!!!!

saluti

Latino ;)


Inviato

Grazie per i complimenti, troppo gentili...:rolleyes:

Quanto alla lega che compone i carlini di Benedetto XIV, avevo postato tempo fa questo allegato tratto dagli Annali della Zecca di Roma del Martinori, opera vecchia ma sempre valida per le fonti documentali che propone.

Nel caso specifico il valore dell'intrinseco rispetto al nominale dava un utile alla zecca di 1,90 scudi su 9 per ciascuna libbra di lega coniata, un buon 20%...;)

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Ciao, RCAMIL.

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Inviato

in quel 20% di utile bisogna considerare però anche gli altri costi di produzione

una moneta non è fatta di solo metallo B)


Inviato

Ora non ricordo: ma questo utile andava allo zecchiere, o alla camera? Perché se andava allo zecchiere che aveva l'appalto, come penso, e visto che spesso la camera per contratto contribuiva alle spese di esercizio della zecca, in effetti si spiega perché gli appaltatori della zecca avessero la tendenza a inondare il mercato di moneta di mistura...


Inviato

Ora non ricordo: ma questo utile andava allo zecchiere, o alla camera? Perché se andava allo zecchiere che aveva l'appalto, come penso, e visto che spesso la camera per contratto contribuiva alle spese di esercizio della zecca, in effetti si spiega perché gli appaltatori della zecca avessero la tendenza a inondare il mercato di moneta di mistura...

Nel medesimo documento postato precedentemente, si espone poi che l'utile era suddiviso tra zecchiere (che era colui che doveva anche approvvigionarsi dell'argento e del rame per la mistura) e la Camera.

Nel dettaglio per 100 scudi di valore di pasta monetata, con un ammontare di carlini coniati pari a 126,76 scudi, l'utile di 26,76 scudi veniva suddiviso in 6,76 scudi per lo zecchiere e 20 scudi per la Camera.

Sempre il Martinori riporta numerosi documenti datati 1747, con i quali veniva "presentata" la moneta in mistura ed i notevoli vantaggi che portava all'uso quotidiano nei paesi confinanti. Era data come la soluzione alla carenza di moneta spicciola per i piccoli scambi quotidiani.

Ciao, RCAMIL.

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Inviato

Un'altra domanda che mi sono posto: per lo zecchiere il pagamento della pasta metallica da monetare era un costo oppure un anticipo di cassa? Mi spiego meglio: se per contratto Ser Uguccione doveva battere moneta d'argento per mille scudi, pagava la pasta d'argento da monetare di tasca propria e rendeva il monetato alla Camera che poi lo metteva in corso, oppure il costo dell'acquisto della pasta metallica gravava sulla Camera che ne rimborsava (o anticipava) il prezzo? E' chiaro che la convenienza di acquisire un appalto di zecca sarebbe stata ben diversa nei due casi. Io mi sono fatto un'idea ma vorrei sentire anche altri pareri :)


Inviato

Non ne ho la certezza derivante da documenti vari, ma la mia idea è che agli "imprenditori" dell'epoca non venisse dato alcun anticipo, quando si specifica che dovevano approvvigionarsi del metallo penso proprio sia sottinteso che le spese fossero a loro carico. Si partiva in perdita e si recuperava col tempo, e ovviamente qualcuno che cercava di fare un pò di cresta sul titolo delle leghe c'era sempre, con conseguenti processi etc...

Se prendiamo ad esempio l'appalto delle tante zecche periferiche sul finire del XVIII secolo, quando la penuria di circolante costrinse a creare sampietrini e madonnine, queste venivano date in appalto a benestanti locali ("intraprendenti" di nome e di fatto) e di sicuro non c'era un mutuo bancario per le attrezzature, anzi, la formula "standard" presente nei chirografi dell'epoca è abbastanza chiara in tal senso: "... a tutte sue spese ..." :rolleyes:

Inoltre, affinchè non ne derivasse agli stessi zecchieri un utile maggiore rispetto alla "concorrenza", ossia altre zecche vicine, c'era anche un veto per l'acquisto del rame troppo a buon mercato, come ad esempio per Civitavecchia, il cui appaltatore Vicenzo Campanile avrebbe ottenuto un buon vantaggio data la presenza e l'importanza del porto (i costi di trasporto, con il brigantaggio dilagante nel periodo, erano una voce pesante), così fu costretto ad approvvigionarsi presso i porti dell'Adriatico, pena la perdita della concessione...

Ciao, RCAMIL.

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Inviato

Quanto da te scritto è coerente con altre informazioni ricavabili soprattutto dal testo di Balbi de Caro - Londei:

- in certi casi la Camera prestava all'appaltatore una certa cifra a tasso agevolato, se non proprio senza interesse, a titolo di facilitazione per sostenere i costi di avvio dell'appalto di zecca;

- la maggiore fonte di introiti per l'appaltatore era l'aggio sulla coniazione del metallo che veniva portato in zecca dai privati per essere monetato;

- spesso gli appaltatori erano mercanti già attivi in altri settori, specialmente nel commercio internazionale che era più remunerativo ma richiedeva maggiori "investimenti"; questi mercanti in cambio dei loro servizi ottenevano l'esenzione da dazi doganali, tasse portuali sul transito delle loro merci, ecc.


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