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Inviato (modificato)

Voglio postare una monetina appartenente ad una collezione privata che non si vede tutti i giorni, anzi non si vede quasi mai...

Si tratta di un Carlino a nome di Filippo IV del 1647.

2ikz2c5.jpg

D/ PHILIPP . IIII . D .( G . REX); Busto radiato del re volto a dx, dietro le sigle GM/P, davanti N.

R/ *IN . HOC . SIGNO . VINCES . 1647; Croce potenziata cantonata da fiamme.

19 mm - 2,3 g

Rif. P/R n°44 - MIR n° 253

Modificato da fedafa

Inviato

ciao, interessante, in effetti non c'è neanche sul Catalogo. Chissà se il collezionista privato concede la foto...

Secondo la scheda la moneta è un R5. Dovrebbe avere la data sotto la croce, ma invece è in leggenda.

Ha avuto dei problemi in fase di conio, specie al D/.

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Inviato (modificato)

Accidenti!!!

Comunissimo con GaC in nesso e N sotto, ma con quelle iniziali e di quello stile...Gesù!

Apprendo dal Corpus (solo 3 esemplari censiti) che le iniziali GM dovrebbero identificare Il Maestro di zecca temporaneo Giuseppe Maffei, mentre la P il Maestro di Prova Geronimo Pontecorvo...il 1647 mi fa pensare ai tumulti di Masaniello. Mi pare che il Cavo avesse apposto le sue iniziali (GaC) anche sulle monete "rivoluzionarie". Una momentanea epurazione?

Stranissimi i fioroni come segni di interpunzione al rovescio. E quella faccia...sembra Popeye! Ma forse c'entra il fatto che il tondello risulta "scivolato" e il conio è ribattuto? Ad ogni modo è singolarissima, complimenti!

Modificato da JunoMoneta

Inviato

Se può interessare posto quanto da me scritto qualche tempo fa.

I 3 carlini 1647 di Filippo IV, anzi il 15 grana 1647 di Filippo IV, scusate il carlino 1647 di Filippo IV

Come si evince dal titolo non è tanto chiara l’attribuzione del nominale a questa moneta del regno di Napoli, ma procediamo con ordine. Siamo a Napoli, il Regno è sotto il dominio di Filippo IV, nella città partenope comanda Rodrigo Ponce de Leon Duca d’Arcos e siamo in un periodo abbastanza complicato e delicato. Il popolo è insoddisfatto, tasse, gabelle e povertà lo sfiancano, la tosatura delle monete ha raggiunto livelli esagerati e spesso è la stessa zecca partecipe delle frodi monetarie. Insomma ci sono tutti i presupposti perché qualche tempo dopo, un pescivendolo di nome Tommaso Aniello, detto Masaniello, si prenda la premura di guidare una rivolta (ma fu proprio lui???) che spodestò il viceré e che portò alla proclamazione della Repubblica Napoletana.

Torniamo un po’ indietro, come detto siamo nel 1647, nella zecca si decide di coniare una nuova moneta che porterà la “firma” del Mastro di zecca provvisorio Giuseppe Maffei e del Mastro di prova Geronimo Pontecorvo (non vi è comunque la certezza che le sigle apposte sulla moneta siano le loro); Questa moneta riporterà al D/, come si è solito fare, il busto del re volto a destra con corona radiata con la legenda PHILLIPP∙IIII∙DEI∙GRA (o similare) ed al R/ la croce potenziata cantonata da fiamme con la legenda *IN HOC SIGNO VINCES 1647 . A mio avviso è proprio questo rovescio, simile ad altri nominali di Filippo IV a causare un po’ di confusione. In pratica, il Cagiati nella sua opera “Le monete del reame delle due Sicilie” riporta questa moneta indicandone un valore nominale di 15 grana, escludendo o più probabilmente non conoscendo, il 3 carlini che verrà poi riportato dal CNI. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.

Partiamo dal 3 carlini, il CNI ne riporta tre esemplari entrambi appartenenti alla collezione reale:

N°1103 (30 mm – 8,98 g)

D/ …HILIPP•IIII•DEI•GR• ; Busto con corona radiata volta a d. con dietro le sigle GM/P e davanti N.

R/ *IN HOC•SIG…O•VINCES•; Croce potenziata cantonata da fiamme.

N°1104 (22 mm – 4,90 g)

D/ PHILIPP•IIII•D•GRA• ; Busto con corona radiata volta a d. con dietro le sigle GM/P e davanti N.

R/ *IN HOC•…..O•VINCES•; Croce potenziata cantonata da fiamme.

Come si potrà notare in entrambi le descrizioni non viene indicata la data, in quanto si tratta di monete tosate e che quindi essa non è visibile, ma nonostante ciò vengono riportati come datati 1647 questo forse anche a causa del terzo esemplare riportato ed indicato come appartenente alla collezione Catemario.

N° 1105 (19 mm – 2,97)

D/PHILIPP•IIII•D•GRA ; Busto con corona radiata volta a d. con dietro le sigle GM/P e davanti N.

R/ +IN HOC SIGNO VINCES 1647; Croce potenziata cantonata da fiamme.

La prima cosa che salta all’occhio, nonostante che anche quest’ultimo esemplare sia definito tosato (peso e diametro ne sono un riscontro oggettivo), è come mai esso sia perfettamente leggibile? Non sarà per caso che invece ci troviamo di fronte al carlino del 1647 riportato dal P/R al n°44 (19 mm – 2,96 g) e catalogato dal dott. Giovanni Bovi nel Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano 1965-66 n°122. Infatti questo carlino, anch’esso rarissimo, ha tutte le carte in regola per essere il tipo riportato nel CNI al n°1105. Visionando la Raccolta degli studi del dott. Giovanni Bovi, scorrendo la monetazione di Filippo IV, troviamo la seguente descrizione:

N°122 (19 mm – 2,98 g)

D/ PHILIPP•IIII•D•G•REX; Busto con corona radiata volta a d. con dietro le sigle GM/P e davanti N.

R/ *IN….CES • 1647; Croce potenziata cantonata da fiamme.

Ma la cosa più intrigante è che anche questo esemplare è indicato come appartenente alla collezione Catemario e se non fosse per la legenda verrebbe da dire che sia lo stesso esemplare, infatti diametro e peso sembrano corrispondere. Possibile che non si tratti di un qualche errore di trascrizione degli autori del CNI? Per me siamo di fronte alla stessa moneta. Tra l’altro questo carlino è identificabile anche per la differenza di disegno delle fiamme che si trovano nei quarti della croce al R/ che assomigliano in questa moneta a delle foglie.

Ora facciamo un piccolo passo indietro, ricordate i numeri 1103 e 1104 del CNI, e che in entrambi la data non era visibile? Ebbene il P/R al n° 21 riporta un’esemplare da 3 carlini appartenente ad una collezione privata datato 1648, ed in questo caso la data è ben leggibile al R/ al termine della legenda, quindi è da supporre che il 3 carlini 1647 non sia mai stato coniato, ma esisterebbe solo quello datato 1648.

Quindi ricapitolando, i nominali con la croce potenziata al R/, con le sigle GM/P dietro il busto sono due, il 3 carlini 1648 ed il carlino 1647 e che entrambe queste coniazioni sono di estrema rarità.

Ma avevamo parlato anche di un 15 grana riportato dal Cagiati se non erro. Ebbene anche questa moneta, indicata come appartenente alla collezione dell’Erba è invece il carlino di cui sopra che l’autore all’epoca confuse per una variante della tipologia dal nominale di 15 grana .

Con questo breve “sunto” voglio chiarire che non ho scoperto nulla di nuovo, in quanto, sia il Bovi prima che il Pannuti e Riccio dopo, avevano già compreso l’errore e nelle loro rispettive opere hanno riportato le giuste indicazioni. Io nel mio piccolo mi sono limitato a chiarire cosa c’era dietro questa piccola confusione di tipologie, dovuta probabilmente ad errori di trascrizioni e di fraintendimenti giustificabili dal fatto che chi ha scritto l’opera del CNI e lo stesso Memmo Cagiati, considerata l’epoca delle pubblicazioni (inizio del 1900) e la mole delle stesse senza avere la disponibilità di foto chiare, facili comunicazioni con i collaboratori, non hanno avuto certo il “lavoro facile” che noi possiamo avere oggi nell’era della tecnologia e di internet.

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Inviato

ciao, interessante, in effetti non c'è neanche sul Catalogo. Chissà se il collezionista privato concede la foto...

Secondo la scheda la moneta è un R5. Dovrebbe avere la data sotto la croce, ma invece è in leggenda.

Ha avuto dei problemi in fase di conio, specie al D/.

Immagine a catalogo ;)


Inviato

Bellissima scheda FED

è un piacere leggerti, grazie e complimenti

Sergio


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