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Sesquiducati napoletani d'oro di Alfonso d'Aragona


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Quest’oggi apriamo una bella discussione sugli aurei Sesquiducati napoletani (un Ducato e mezzo) di Alfonso I d’Aragona (1442-1458), si tratta di una delle più belle monete medievali e presenta al dritto delle varianti molto significative riguardanti il drappo del cavallo e la posizione della spada, nonché la posizione della figura che può essere centrata o meno. Al di là dei tanti studi scritti sull'argomento o sulle tante varianti citate in altre opere riguardanti le monotone differenze di punteggiatura, desidero parlare con tutti voi sulle varianti di disegno del dritto e dello stemma al rovescio. Nelle immagini qui postate noterete al rovescio differenze nella predisposizione delle armi dello stemma, in alcuni casi mancano addirittura alcuni elementi nelle armi, questo dimostra che i conii venivano creati nella maggior parte dei casi senza l'utilizzo delle matrici e a mano libera, un vero patrimonio artistico numismatico lasciatoci dagli incisori napoletani dell’epoca. Invito tutti a partecipare e a postare le immagini dei loro archivi e a proteggere le immagini degli esemplari provenienti da collezioni private apponendo scritte simile a quelle da me apposte. Questo per una questione di sicurezza e per evitare ad alcuni buontemponi di fare i porci comodi loro su siti di aste on-line con le nostre immagini, se avete difficoltà o non sapete come fare a sovrapporre scritte alle immagini inviatemele via e-mail, provvederò io a sistemarle e apostarle a nome vostro. Il primo esemplare postato proviene dalla vendita Civitas Neapolis ed è in conservazione impeccabile, a mio parere il più bell’esemplare esistente (fondi lucenti e senza difetti). Avanti con i commenti, parliamo di monete medievali.

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Francesco, l'esemplare n°1 è sicuramente il più bello conosciuto. Quando l'ho visto ingrandito mi hai fatto commuovere.

Per me l'alfonisno d'oro è la più bella moneta medievale di tutti i tempi ed ogni esemplare è una vera e propria opera d'arte.

Qualcuno ne può postare qualche esemplare con segni di zecca B ed S?

Veniamo al dunque del mio intervento, sapete che gli alfonsini vennero coniati anche a Gaeta? O meglio, forse vennero coniati prima a Gaeta e poi a Napoli?

Quando Alfonso d'Aragona conquistò Gaeta, vi stabilì la sua corte nel 1436 , così come la propria dimora fino al 1442 quando finalmente riuscì ad entrare in Napoli.

Fu in questo periodo in cui fece coniare queste splendide monete nella zecca del castello.

L'oro per coniare tali monete, come dice Rasile, fu tratto dalla stautua di S. Michele del santuario di monte Gargano a sua volta ottenuta dalla fusione della conca d'oro in cui fu battezzato Carlo III di Durazzo.

Qualcuno ha notizie in merito? Riusciamo a fare chiarezza se e quali Alfonsini d'oro vennero coniati a Gaeta? ... e come si distinguno da quelli battuti a Napoli?

Sul Rasile c'è scritto, citando:

G. Bovi "Le monete di Napoli dal 1442 al 1516" - Estratto dal Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano - Anno LIII - 1968

Gilforte de Ursa di Messina credenziere della zecca di Gaeta 25/08/1440

maestri di zecca a Gaeta:

Giudo D'Antonio 1441 - 1448

Giovanni de Ponte 1461

Modificato da vox79
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leggo sul MEC 14:

Maestri di zecca a Gaeta :

Giudo D'Antonio 1441 - 1448

Giovanni de Ponte 1461 (quando Salvatore de Ponte era maestro di zecca a Napoli)

Possibile che questi maestri non abbiano messo un simbolo (anche nascosto) sulle monete da loro create nella zecca di Gaeta?

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leggo sul MEC 14:

Maestri di zecca a Gaeta :

Giudo D'Antonio 1441 - 1448

Giovanni de Ponte 1461 (quando Salvatore de Ponte era maestro di zecca a Napoli)

Possibile che questi maestri non abbiano messo un simbolo (anche nascosto) sulle monete da loro create nella zecca di Gaeta?

Purtroppo pare che i sesquiducati coniati a Gaeta non abbiano segni distintivi rispetto a quelli di Napoli... Inizialmente come saprai erano attribuiti a Gaeta quelli siglati con la lettera B, in quanto non si conoscevano mastri di zecca a Napoli che siglassero le monete con quella lettera, ma poi si scoprì che erano opera di Jacopo Baboccio da Piperno e quindi correttamente riassegnati alla zecca di Napoli.

Certo scoprire un segno distintivo sulle monete di Gaeta sarebbe un bel colpaccio.

Complimenti per l'interessante discussione.

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Io credo che almeno un segno nascosto ci sia nelle monete battute a Gaeta.

Ce ne sono molti nei carlini dell'Aquila ;-) , quando uscirà il libro del mio amico Catalano Jordi ne vedrete delle belle ;-)

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Realmente, el alfonsino de oro o "ducato e mezzo" se puede considerar una de las mejores obras en la numismatica del arte gótico que dará paso a la moneda de Ferdinando I ya en el arte renacentista :rolleyes:

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Lo sapevate che Alfonso I d’Aragona deve la conquista della città di Napoli a un muratore? :blink:

Allorché Renato Di Angiò nel 1442 fu costretto a ritirarsi dentro la città di Napoli, ed Alfonso avendola assediata con l’artiglieria piazzata a Pizzo Falcone, sperava di conquistarla per fame, quando un muratore uscito dalla città, mosso dalla speranza del premio, e della compassione dei cittadini, andò a conferire con Alfonso. Gli prospetto la possibilità di poter far entrare un buon numero di soldati per un acquedotto, e posto in esecuzione, vi s’introdussero di notte 200 soldati; e giunti in luogo vennero ad uno scontro.

E la mattina successiva dopo qualche resistenza, vedendo di non poter riparare all’ingresso dei nemici, Renato si ritirò nel Castel Nuovo, così Alfonso conquistò allo stesso modo, per il medesimo acquedotto, con cui l’aveva presa nel 905 anni prima Bellisario, ricuperandola da mano dei Goti.

A parte questi brevi cenni di storia simpatica, la cosa interessante e che con Alfonso I Di Aragona si vennero ad unire i due Regni dopo 150 anni ed undici Re.

Infatti, nel rovescio possiamo evincere l’arme inquartate delle sbarre pendenti per il Regno di Aragona , i gigli con la croce di Gerusalemme per quello di Napoli,e le sbarre in piano per l’Ungheria, e nel giro Sicili citra ultra, ed è la prima volta che si trova nominata Sicilia citra per il Regno di Napoli.

Complimenti Francesco una moneta straordinaria, non parliamo della conservazione imbarazzante, ma ciò che fù espresso dall'incisore di ineguagliabile fattezza stilistica per un semplice, ma importantissimo tondello!!!!! :rolleyes:

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Realmente, el alfonsino de oro o "ducato e mezzo" se puede considerar una de las mejores obras en la numismatica del arte gótico que dará paso a la moneda de Ferdinando I ya en el arte renacentista rolleyes.gif

Perfettamente d'accordo Jordi ;-). Ma possibile che neanche tu hai trovato qualche marca nascosta negli alfonsini d'oro battuti a Gaeta? Non c'è proprio la possibilità di distinguerli da quelli di Napoli?

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Lo sapevate che Alfonso I d’Aragona deve la conquista della città di Napoli a un muratore? :blink:

Allorché Renato Di Angiò nel 1442 fu costretto a ritirarsi dentro la città di Napoli, ed Alfonso avendola assediata con l’artiglieria piazzata a Pizzo Falcone, sperava di conquistarla per fame, quando un muratore uscito dalla città, mosso dalla speranza del premio, e della compassione dei cittadini, andò a conferire con Alfonso. Gli prospetto la possibilità di poter far entrare un buon numero di soldati per un acquedotto, e posto in esecuzione, vi s’introdussero di notte 200 soldati; e giunti in luogo vennero ad uno scontro.

E la mattina successiva dopo qualche resistenza, vedendo di non poter riparare all’ingresso dei nemici, Renato si ritirò nel Castel Nuovo, così Alfonso conquistò allo stesso modo, per il medesimo acquedotto, con cui l’aveva presa nel 905 anni prima Bellisario, ricuperandola da mano dei Goti.

A parte questi brevi cenni di storia simpatica, la cosa interessante e che con Alfonso I Di Aragona si vennero ad unire i due Regni dopo 150 anni ed undici Re.

Infatti, nel rovescio possiamo evincere l’arme inquartate delle sbarre pendenti per il Regno di Aragona , i gigli con la croce di Gerusalemme per quello di Napoli,e le sbarre in piano per l’Ungheria, e nel giro Sicili citra ultra, ed è la prima volta che si trova nominata Sicilia citra per il Regno di Napoli.

Complimenti Francesco una moneta straordinaria, non parliamo della conservazione imbarazzante, ma ciò che fù espresso dall'incisore di ineguagliabile fattezza stilistica per un semplice, ma importantissimo tondello!!!!! :rolleyes:

E' proprio vero quanto detto da Eracle62. Fu questo muratore, tale Agnello Ferraro, a far entrare le truppe di Alfonso in città. Ma in questo caso i difensori commisero due gravi errori: il primo non essere a conoscenza di quel passaggio attraverso l'acquedotto che già in epoca passata era stato fatale alla città; il secondo perchè le prime truppe entrate furono scoperte dalle sentinelle ed annientate ed i prigionieri lanciati giù dalle mura come monito per gli altri soldati aragonesi. Nessuno però si prese la briga di capire da dove fossero entrati e il re Renato, lasciando le solite sentinelle a guardia, si spostò con il grosso delle truppe verso la marina, da dove era convinto arrivasse l'attacco. Quindi in un attacco successivo guidato da Antonio Corella, sempre passando per l'aquedotto, le truppe aragonesi entrarono nuovamente in città, eliminarono le sentinelle e dalle mura richiamarono Alfonso I e le sue truppe verso una delle porte della città che fu aperta. Era il 6 giugno, Alfonso prese la città e la fece saccheggiare per tre ore dai suoi uomini.

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Non posso sottrarmi all'invito, e per l'autorevolezza del proponente e per la particolare fissazione che nutro per questo tipo monetale.

Propongo un raffronto tra le due varianti principali distinte dal Pannuti-Riccio, un'opera che risplende ancora per il suo mirabile senso della sintesi (di cui personalmente difetto, ma mi riservo di ammirare).

ALFONSINO DI MODULO LARGO (Pannuti - Riccio n. 1 var.)

AlfonsinoA_D.jpgAlfonsinoA_R.jpg

D/ + : DNS : M : ADIVTOR : ET : EGO : DESP : INI : ME :

Il re nell'atto di brandire una spada su un cavallo coperto di gualdrappa lanciato al galoppo verso dx. Entro cerchio perlinato e doppio cerchio lineare.

R/ + : ALFONSVS : D : G : R : ARAGO : SICL : C : V : R :

Stemma inquartato, palato d'Aragona al 1° e al 4°. Entro cerchio perlinato e doppio cerchio lineare.

Diam: mm 29 ca. Peso: 5,32 gr.

ALFONSINO DI MODULO STRETTO con quarti invertiti (Pannuti - Riccio n. 2 var.)

Alfonsino_D.jpgAlfonsino_R.jpg

D/ + . DNS . M . ADIVT . ET EGO . DESPICI . INIMCO . M .

Il re nell'atto di brandire una spada su un cavallo coperto di gualdrappa lanciato al galoppo verso dx. Entro cerchio perlinato e doppio cerchio lineare.

R/ + . ALFONSV . D . G . R . ARAGO . SICILI . CITR . VLTR .

Stemma inquartato, palato d'Aragona al 2° e al 3°. Entro cerchio perlinato e doppio cerchio lineare.

Diam: mm 27 ca. Peso: 5,29 gr.

Modificato da JunoMoneta
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Tralasciando modulo e posizione relativa delle partizioni dello stemma, la radicale divergenza di stile salta immediatamente all'occhio.

L'alfonsino "largo" ha rilievi appena accennati, quasi di cesello e particolari molto minuti, mentre quello "stretto" ha il rilevo di un sigillo in ceralacca, molto scultoreo, bombato e potente. La figura nell'alfonsino "largo" è più composta e solenne, mentre l'alfonsino "stretto" presenta una figura più lanciata e dinamica. Completamente differenti la posizione del braccio che brandisce la spada, la sagoma del cimiero e il drappeggio della gualdrappa. I caratteri della legenda sono molto più tozzi e chiusi nell'alfonsino "stretto". Anche la punteggiatura è difforme: doppio anelletto per l'alfonsino "largo", singolo punto per quello "stretto". Senza voler menzionare le abbreviature del salmo 117 e dei titoli regali, che non coincidono in nessun punto, forse per adattarsi ai moduli differenti e alla diversa gestione dello spazio sui tondelli.

Viene da pensare alla vexata quaestio (accennata anche in nota nel Pannuti-Riccio) degli alfonsini di Gaeta. Quelli coniati presumibilmente a partire dal febbraio 1436, quando Don Pietro d'Aragona, fratello di Alfonso, conquistò senza colpo ferire la strategica roccaforte sul Tirreno alla causa aragonese, mentre il più celebre fratello era momentaneamente prigioniero di Francesco Sforza a Milano, in procinto di stabilire una fruttuosa alleanza con il duca contro l'angioino. Renato d'Angiò all'epoca aveva domato faticosamente quasi tutto il regno, al punto da far scendere a Napoli dalla Francia la moglie Isabella con i figli. Seguiranno le guerre in Abruzzo, protagonisti Braccio da Montone e Giacomo Caldora capitani di ventura su fronti opposti, fino alla morte di quest'ultimo e alla defezione del figlio Antonio alla causa angioina. La città di Napoli sarà l'ultima a cedere, fedele alla casa d'Anjou fino allo stremo dell'assedio. Le truppe aragonesi vi penetreranno solo nel 1442, e infine vi entrerà Alfonso, risparmiandola alla rapacità delle sue truppe e celebrandovi il suo trionfo. Solo a partire da questa data gli alfonsini verranno coniati esclusivamente a Napoli. Non sembra esserci un elemento valido e provato per distinguere i primi alfonsini dai secondi, ma la divergenza di stile in questi due esemplari mi dà molto da pensare...

IMG_0002.jpg

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Altra questione affascinante riguarda il cimiero di Alfonso, recante un drago alato. I cimieri assumono un'enorme importanza nell'araldica del XIV e XV secolo, al punto che "le bon roi Reneé", l'ultimo rivale di Alfonso sulla strada verso la corona del Regno di Sicilia citra Pharum, gli dedicò un apposito trattato, si dice miniato di suo pugno, il Traité de la forme et devise d'un tournoi, dove appunto i cimieri hanno un particolare rilievo, come in questa straordinaria miniatura ivi contenuta:

IMG_0001.jpg

In una nota della sua opera sulle monete di Carlo VIII, il Fusco, sulla scorta di Scipione Mazzella, accenna al particolare valore che il cimiero ebbe nella contesa dei due papabili eredi della regina Giovanna: "Renato di Angiò, fugati ch'ebbe gli aragonesi dai dintorni di Napoli, si tolse per impresa un bue portando sul dorso lo scudo di sua stirpe, col motto francese PAS A PAS, per dinotare ch'egli al pari del bue, il quale sebbene cammina assai lentamente, non è però che col tempo non vada molto lungi. [...] A competenza di questa impresa di bellissimo intendimento, Alfonso ne inventò un'altra, che aveva un dragone tutto stizzoso ed adirato con regia corona sul capo, col qual corpo senza anima volle dinotare ad un tempo medesimo la forza e la vigilanza sua, mercé le quali virtù senz'altro lo avrebbe cacciato di trono." Segue la leggenda, in origine dovuta al Summonte, secondo cui i primi alfonsini si sarebbero coniati con l'oro proveniente dalla fusione della statua di San Michele Arcangelo al Gargano.

Il re d'Aragona in sella ad un destriero bardato di gualdrappa con i colori del casato in una minatura da "Le Grand Armorial Equestre de la Toison d'Or" (1440 ca.):

Roy_DAragon.jpg

L'ipotesi di Mazzella e Fusco è affascinante, non fosse che l'impresa del dragone alato figura già, riferita alla casa d'Aragona, in una pagina dell'Armoriale danese di Gelce o Gheldria, redatto tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, quando Alfonso il Magnanimo era probabilmente in fasce:

Gelre_Folio_62r.jpg

Nessuno sa dirmi di più sull'origine di questa impresa che informa il cimiero?

Modificato da JunoMoneta
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bello il primo esemplare postato, la conservazione sembra essere FDC ma appare come una doppia battitura al diritto (evidente nella parte frontale del cavallo, almeno per quello che ci mostra la foto) olte a quello che appare come uno "strofinamento<" del metallo sotto il cavallo nella parte anteriore (non riesco a distinguere se si tratti di un difetto di conio o di un difetto del tondello oppure di un difetto della foto).

Posto la foto (purtroppo di bass aqualità) di un latro esemplare. Oltre alla differenza, tra i due tipi, nel braccio del cavaliere, postura, gualdrappa del cavallo e alle differenze di legenda e puntinatira evidenziate dal bravo Junomoneta , attiro l'attenzione sulla forma della crocetta semplice che divive la legenda sia al diritto che al rovescio negli esemplari come quello qui postato e la croce a braccia a doppia coda come nel primo esemplare ovvero nel tipo dell'alfonsino largo.

numa numa

.

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Altro aneddoto ricco di suggestioni è quello legato all'origine semantica dei quattro pali vermigli su fondo oro che figurano nei colori di Aragona. Essa risale a quando Goffredo il villoso, conte di Barcellona, vissuto all'epoca della dissoluzione dell'impero carolingio, rimase ferito a morte in un combattimento contro i Normanni al fianco di Carlo il Calvo, in Catalogna. Per dimostrargli la gratitudine per le sue eroiche gesta, il re dei Franchi intinse quattro dita della sua mano destra nella ferita mortale di Goffredo e le passò sul suo scudo dall'alto verso il basso, lasciando appunto quattro bande verticali rosso sangue su fondo oro.

L'aneddoto in una fantasiosa ricostruzione novecentesca:

Aragon_sang.jpg

Sugli alfonsini i quattro pali figurano onorevolmente su un fondo d'oro ma, per uno strano "daltonismo numismatico", non sono le bande più scure, di solito filettate, che sono in numero di 5, bensì quelle più chiare e rilevate che sono appunto, correttamente, quattro. Anche se effettivamente, quando rilucono al sole, il pali rilevati sembrano più scuri...

Modificato da JunoMoneta
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Sì, anche a me ad occhio sembrano tutti alfonsini larghi, come quello di Numa, tranne le immagini 5 e 6 postate da Francesco. E' corretto secondo voi, come sembra suggerire il Pannuti, che tutti gli alfonsini di modulo ridotto presentano le partiture invertite rispetto al tipo più ampio? Ci sono esempi contrari a questa regola?

E soprattutto: esistono alfonsini di modulo stretto recanti iniziali nel campo? Secondo il Pannuti ce ne sarebbero solo con la B, ma a me con le lettere è sempre capitato di vedere alfonsini larghi. Quelli stretti in generale mi sembrano meno frequenti.

Modificato da JunoMoneta
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le diffrenze di stile, tra gli alfonsini d'oro di modulo largo e quelli di modulo stretto, sicuramente sono notevoli.

Come per i carlini battuti nella zecca dell'Aquila potrebbe essere proprio questa differenza di stile a fare da spartiacque per la distizione tra le 2 zecche. C'è da studiare !

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Salute

per ampliare le informazioni su Alfonso D'aragona vi posto quanto vi è scritto su wikipedia.Ho inserito un punto interrogativo affianco alla data di nascita poichè per il MIR la nascita è nel 1384,e la mia enciclopedia mi conferma che è il 1396

Alfonso di Trastamara, detto Alfonso il magnanimo, in catalano Alfons el Magnànim, in castigliano Alfonso V de Trastámara, llamado el Magnánimo (Medina del Campo, 1396? – Napoli, 27 giugno 1458), re Alfonso V di Aragona, Alfonso III di Valencia, Alfonso II di Sardegna, Alfonso I di Maiorca e di Sicilia, re titolare di Corsica, Conte Alfonso IV di Barcellona e delle contee catalane dal 1416 al 1458 e re Alfonso I di Napoli dal 1442 al 1458.

Alfonso rappresentava la vecchia stirpe dei conti di Barcellona per discendenza materna, mentre, da parte di padre, discendeva dal casato di Trastamara, una discendenza illegittima dei reali di Castiglia. Per diritto ereditario era anche re di Sicilia e Sardegna e conquistò il Regno di Napoli.

Ho consultato lo stupendo catalogo di Aureo & Calicò dell'asta del 3 giugno 2009 in cui vi sono rare e bellissime monete in oro,e per quel che concerne le monete di Napoli e Sicilia,vi sono monete di cui non ne conoscevo l'esistenza(tipo la Doppia Tripolina).Ho notato che vi sono 3 Sesquiducati ed il primo in ordine di lotti è quello a modulo largo con la lettera B dietro al cavaliere e dalla classificazione viene riferito che il Crusafont attribuisce queste monete con la presenza della lettera B a Gaeta.

Faccio presente che vi è un Sesquiducato anche nel catalogo d'asta di Varesi"Utriusque Siciliae".Ovviamente,sono presenti i Sesquiducati anche in molti altri cataloghi d'asta,ma vengono evidenziati maggiormente quelli che appartengono ad un unica collezione tipologica

--Salutoni

-odjob

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...

Ho consultato lo stupendo catalogo di Aureo & Calicò dell'asta del 3 giugno 2009 in cui vi sono rare e bellissime monete in oro,e per quel che concerne le monete di Napoli e Sicilia,vi sono monete di cui non ne conoscevo l'esistenza(tipo la Doppia Tripolina).Ho notato che vi sono 3 Sesquiducati ed il primo in ordine di lotti è quello a modulo largo con la lettera B dietro al cavaliere e dalla classificazione viene riferito che il Crusafont attribuisce queste monete con la presenza della lettera B a Gaeta.

Faccio presente che vi è un Sesquiducato anche nel catalogo d'asta di Varesi"Utriusque Siciliae".Ovviamente,sono presenti i Sesquiducati anche in molti altri cataloghi d'asta,ma vengono evidenziati maggiormente quelli che appartengono ad un unica collezione tipologica

--Salutoni

-odjob

La lettera B era riferita a Gaeta quando ancora non si conosceva il nome del maestro di zecca Benedetto Cotrugli di Napoli.

Oggi qusta "marca" di zecca è attribuita con certezza a Napoli!

Il Crusafont assolutamente non la attribuisce a Gaeta, lascia aperta la diatriba per quelli senza sigla. Tutto qui ;-)

Modificato da vox79
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L'Immagine 5 che ha postato Francesco mi dà molto da pensare. Lo stile delle figure e dei caratteri della legenda (inclusa punteggiatura) è identico al secondo alfonsino da me postato (quello di modulo stretto), che si riferisce al n.2 del Pannuti-Riccio, con qualche variante. Ma le partizioni dello stemma al rovescio (a patto di volerlo considerare tale) sono invertite rispetto alla mia immagine, e rispondono al n. 1 del Pannuti-Riccio!!!!

Segno che la disposizione delle partizioni nello stemma non è condizione sufficiente e necessaria a distinguere gli alfonsini di diverso modulo e stile. Resta da capire se esistono alfonsini con le sigle (B, M, S) di modulo stretto, perché io con quello stile non ne ho mai visti. D'altra parte, lo spazio libero nel campo al diritto degli alfonsini stretti difficilmente potrebbe contemplare l'inserimento delle sigle senza turbare gravemente l'equilibrio compositivo della figura. Faccio fatica ad immaginarlo.

Concordo assolutamente con Vox quando dice (stabilendo un interessante parallelo con i carlini aquilani con l'aquila abrasa o assente, ma di stile eguale agli aquilani, che peraltro il Pannuti-Riccio ugualmente attribuisce a Napoli al n. 5) che la differenza di stile tra i due tipi (stretto e largo) potrebbe costituire un interessante criterio per distinguere gli alfonsini coniati a Gaeta tra il 1436 e il 1442 da quelli coniati a Napoli dopo questa data. Resta da dissipare il dubbio che esistano effettivamente alfonsini stretti con le sigle degli zecchieri napoletani...

Peraltro noto soltanto ora che c'è un alfonsino IDENTICO a quello da me postato al lotto 347 della prossima asta Astarte. La conservazione è inferiore, ma lo stile è sputato, i segni di interpunzione nelle legende sono ibridi (doppio cerchio nella faccia con lo stemma, singolo punto in quella con il re a cavallo), ma le curiose troncature in legenda coincidono in molti punti (ALFONSV, CIT e VLT laddove sul mio si legge CITR VLTR, perfetta coincidenza della legenda sulla faccia opposta)...però anche in questo caso le partizioni dello stemma corrispondono al Pannuti-Riccio n. 1, come nel n. 5 di Francesco! Anzi,, ora che li ho confrontati con calma l'alfonsino n. 347 Astarte e il n. 5 di Francesco sono di conio assolutamente IDENTICO, per stile, punteggiatura e legenda.

Modificato da JunoMoneta
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per ampliare le informazioni su Alfonso D'aragona vi posto quanto vi è scritto su wikipedia.Ho inserito un punto interrogativo affianco alla data di nascita poichè per il MIR la nascita è nel 1384,e la mia enciclopedia mi conferma che è il 1396

Mi hai messo la pulce nell'orecchio sulla data di nascita di Alfonso, e sono andato a spulciarmi un pò di fonti classiche. Sembrano tutte concordi sull'età del sovrano quando si spense, anche se discordano sul giorno della morte.

Angelo di Costanzo in "Historia del Regno di Napoli" (1582) rivela anche qualche dettaglio anatomico ai miei orecchi inquietante, ma forse soltanto perché ignoro la terminologia medica del XVI secolo: "Et essendo giunto all'anno 64 di sua vita Ré Alfonso andato à caccia in Puglia s'infermò di un flusso insensibile di sperma, & si fé condurre in Napoli dove morì nel mese di Giugno, del 1458".

Proto-giornalistico il Giannone ("Istoria civile del Regno di Napoli", 1723): "E da poi che fu giunto al castello dell'Uovo, il dì seguente morì a' 27 di giugno di quest'anno 1458, essendo giunto all'anno 64 di sua vita".

Contabilistico invece lo stile di Scipione Mazzella ("Descrittione del Regno di Napoli", 1601): "Regnò anni 16 mese 1 e giorni 21. Morì a' 28 di Giugno dell'an. 1458 essendo d'età d'anni 64".

Telegrafico Nicola Vivenzio ("Dell'istoria del regno di Napoli", 1827): "Alfonso morì nell'età di sessantaquattro anni".

Ora: 1458 - 64 a casa mia fa 1394, e anche il Pannuti-Riccio nelle note biografiche su Alfonso I d'Aragona riferisce che "era nato nel 1394". E' possibile che tutti questi antichi autori siano stati vittime di un clamoroso errore di conto passato di penna in penna come un domino, anche se le fonti di Pietro Giannone di solito sono molto autorevoli e la sua analisi risulta il più delle volte scrupolosa. O è probabile che nei passati 3 secoli sia emerso qualche dettaglio nuovo, tipo un atto di battesimo dato per disperso...perché va bene che le fonti di Wikipedia spaziano da Kantorowicz a Topolino, però anche la mia bruttissima enciclopedia mi dà come anno di nascita il 1396! Qualcun'altro vuole dare i numeri?

Modificato da JunoMoneta
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