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Inviato (modificato)

Affascinato dalla interessante discussione, sono andato a prendermi il Vergara (in anastatica) e ho verificato quanto detto da Francesco. Ecco il "peccato originale":

IMG-8.jpg

A proposito di fiammelle che sfidano il senso comune mi vengono in mente anche i meravigliosi coronati RECEDANT VETERA di Federico d'Aragona...ma in questo caso ci sarebbe da aprire un discorso sull'iconografia e su alcune convenzioni rappresentative apparentemente insensate, usate forse per conferire enfasi drammatica al costrutto iconografico a scapito del realismo:

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Ma qui siamo ancora alla fine del '400 e, coerentemente ad un ideale neoplatonicheggiante, a contare di più è ancora la "focosità" del fuoco piuttosto che la sua sostanza materiale.

Complimenti ad Eracle per il pezzo "nuovo di zecca"!!!!!

Modificato da JunoMoneta

Inviato

A proposito di fiammelle che sfidano il senso comune mi vengono in mente anche i meravigliosi coronati RECEDANT VETERA di Federico d'Aragona...ma in questo caso ci sarebbe da aprire un discorso sull'iconografia e su alcune convenzioni rappresentative apparentemente insensate, usate forse per conferire enfasi drammatica al costrutto iconografico a scapito del realismo:

IMG_0002-9.jpg

Ma qui siamo ancora alla fine del '400 e, coerentemente ad un ideale neoplatonicheggiante, a contare di più è ancora la "focosità" del fuoco piuttosto che la sua sostanza materiale.

Complimenti ad Eracle per il pezzo "nuovo di zecca"!!!!!

Se guardate la posizione della legenda che si legge da destra a sinistra, può darsi che fedefa abbia ragione e che si debba leggere NON ALITER VIRTUS in barba alle regole del latino :P

come d'altra parte se ne frega della forza di gravità...


Inviato (modificato)

In attesa di riferimenti mi permetto di ripostare l'immagine della bella moneta di Eracle62.

Lasciamo stare per un momento la posizione dell'acciarino e soffermiamoci sulla legenda, anzi sugli spazi che dividono le singole parole.

Si può notare che tra le parole VIRTVS e NON lo spazio è certamente maggiore che tra le parole NON / ALITER e ALITER / VIRTVS, questo proprio per dare un'inizio ed una fine alla legenda.

Qualcuno però potrebbe obiettare però che lo spazio è dovuto alla presenza dell'acciarino allora posto un'altra immagine di una stessa moneta proveniente dal listino Utriusque Siciliae - lotto 254 - pag. 54.

Anche se la conservazione non è minimamente paragonabile a quella di Eracle62, si può osservare la presenza di punti di interpunzione ad inizio e fine legenda (prima del NON e dopo il VIRTVS).

Concludendo quindi, a mio avviso, la legenda è da intendersi come NON ALITER VIRTVS, mentre per quanto riguarda la corretta posizione dell'acciarino discutiamone tranquillamente.

Modificato da fedafa

Inviato

Buongiorno, vorrei dare la mia chiave di lettura riguardo l'interpretazione sull'orientamento delle fiamme, come al solito opinabile e discutibile :rolleyes: .

Ho letto che si cerca di dare una direzione alle fiamme, si dice che vanno contro la legge di gravità, questo è vero se si interpreta l'immagine come se la moneta fosse in bilico sul bordo e quindi le fiamme giustamente devono andare dal basso verso l'alto.

Credo che abbiano voluto descrivere le fiamme come se l'oggetto , il li bro o l'acciarino fosse visto dall'alto, cioè con la moneta in piano, così le fiamme sprigionate fuoriescono da tutti i lati dell'oggetto.

In questo modo la lettura delle legende non è vincolata dall'immagine ma può essere compresa da 0 a 360 gradi.

Antonio


  • ADMIN
Staff
Inviato

L'acciarino non produce fiamme ma scintille

acciarino49.jpg

Piuttosto improbabile dare un colpo dal basso verso l'alto

acciarino38.jpg


Inviato (modificato)

Buongiorno, vorrei dare la mia chiave di lettura riguardo l'interpretazione sull'orientamento delle fiamme, come al solito opinabile e discutibile :rolleyes: .

Ho letto che si cerca di dare una direzione alle fiamme, si dice che vanno contro la legge di gravità, questo è vero se si interpreta l'immagine come se la moneta fosse in bilico sul bordo e quindi le fiamme giustamente devono andare dal basso verso l'alto.

Credo che abbiano voluto descrivere le fiamme come se l'oggetto , il li bro o l'acciarino fosse visto dall'alto, cioè con la moneta in piano, così le fiamme sprigionate fuoriescono da tutti i lati dell'oggetto.

In questo modo la lettura delle legende non è vincolata dall'immagine ma può essere compresa da 0 a 360 gradi.

Antonio

Ottima osservazione Carlino.

Effettivamente si da sempre per scontato di guardare la moneta posta verticalmente (siamo abituati così :) ) ed in questo caso si può tirare in causa la fisica per dare il giusto verso alla moneta (anche se mi ripeto, le uniche fiamme che seguono la fisica sono quelle della pietra focaia centrale visto che le fiamme delle pietre focaie laterali vanno verso destra e verso sinistra), mentre "leggendo" la moneta poggiata su un piano tutto ciò non ha più senso, anzi si giustificherebbero le altre fiamme ribelli alla gravità presenti sulle altre monete, compreso il 3 cavalli di Filippo IV.

Complimenti Carlino, forse si è giunti alla soluzione del quesito.

P.S.

Ho finalmente messo mano sui testi sacri, inutile fare l'elenco, ma tutti, indistintamente riportano la legenda NON ALITER VIRTVS.

PP. S.

Leggo ora il post di Incuso... che altro aggiungere ;) .

Saluti.

Modificato da fedafa

Inviato

Mahh, in effetti come consultato già ieri mattina nel Vergara, la scena risulta capovolta, il Vergara non è del una documentazione '500 ma un libro (catalogo) del 1715 stampato a Roma e quindi non è una prova certa. Bisognerebbe vedere nelle appendici dei lavori di Bovi sulle monete di Carlo V se è riportato un documento dell'epoca che parla di questa emissione e le caratteristiche tecniche. Per me la scena va interpretata come fatto da Pannuti e da Cagiati.


Inviato

Per quanto riguarda la cinquina di Carlo V sono anch’io dell’ipotesi che le fiamme siano situate nella parte superiore del campo rispetto all’acciarino, e credo che Vergara e Cagiati siano stati vittime di una svista.

Il mio discorso sul carlino era per portare il discorso in un contesto iconografico più ampio, rispetto al quale le leggi della fisica possono a volte essere condizione sufficiente ad una determinata spiegazione, ma non sono mai condizione necessaria. L’urgenza, percepita in un intervento molto interessante più sopra, di collocare il libro in fiamme in un ipotetico spazio virtuale rispetto ad un osservatore mi dà il destro per un’ulteriore considerazione, che spero non peregrina. Il problema di doversi porre dinanzi alla rappresentazione di un referente che si presuppone tridimensionale e orientato nello spazio rispetto ad un osservatore ideale è relativamente recente e viene introdotto molto prima nelle arti liberali “maggiori” (pittura in testa) rispetto a quanto avvenga nelle cosiddette arti “applicate”, in quel crogiuolo che comprende anche la numismatica e che certamente ha un grosso debito nei confronti di codici iconografici specifici tra i quali spicca l’araldica. Per quanto la nostra formazione tardo-positivista ci renda difficile immaginare un sistema diverso, la visione prospettica e il problema del punto di osservazione, del “realismo” illusionistico del representamen nei confronti dell’oggetto rappresentato, sono questioni che non assillavano così pressantemente gli uomini di quel remoto passato in cui il nesso significante / significato non si affidava sempre ad un solo codice di riferimento così totalizzante e vincolante. Anche la nostra visione prospettica è solo un codice tra gli altri, con determinate forzature geometriche rispetto alla realtà della fisica ottica che ci sfuggono semplicemente perché vi siamo “assuefatti”, perché non riusciamo a vederlo se non dall’interno (cfr. Erwin Panofsky, La prospettiva come “forma simbolica”) .

C’è un’impresa di Galeazzo Maria Sforza che illustra bene questo paradosso. E’ l’impresa dei ceppi e dei secchi, riprodotta anche in un minutissimo dettaglio al rovescio sulla superba serie di ducati e testoni “Ich Hof” incisi da Ambrogio da Clivate su disegni di Zanetto Bugatto. L’impresa reca due o tre rami incendiati a cui sono assicurati, per mezzo di corde, alcuni secchi pieni d’acqua. I secchi infatti sono orientati verso il basso, tuttavia le fiammelle che dilaniano i rami si irraggiano in ogni direzione, e non solo verso l’alto. I secchi rispettano la norma fisica della gravitazione universale dei corpi (ben prima che fosse formulata, grazie ad un’elementare nozione di buon senso) perché sono deputati ad esprimere la “gravità” disincarnata del loro essere carichi d’acqua, il concetto astratto per cui entrano in gioco nella rappresentazione. Per la stessa ragione le fiamme si dipartono in ogni direzione per conferire maggiore enfasi al concetto astratto del “bruciare”, del fuoco che stride così palesemente con l’acqua invisibile ma di cui la gravità dei secchi ci fornisce testimonianza indiretta. Ciò che si vuole esprimere prevale su ciò che si vedrebbe in una fotografia o in una natura morta, l’astrattezza del simbolo introduce un grado di distorsione nella forma iconica pura.

Visconti28.jpg


Inviato

Gran parte dell’araldica sfrutta questi nessi “concettuali” che in qualche caso possono sfidare il senso comune e le leggi della fisica o della verosimiglianza, e in cui si conserva un residuo “ideografico” dell’arte primitiva o infantile. In questi casi ciò che si “sa” o si vuole dire prevale ancora su ciò che si “vede”, come ammoniscono alcuni saggi di teoria dell’arte di Ernst Gombrich. L’estremizzazione simbolica è raggiunta da alcuni emblemi alchemici o in determinate figure “mnemotecniche” di Giordano Bruno, dove la natura ideografica dell’incongrua composizione produce spesso un insieme iconicamente allucinante, non privo di un certo inquietante fascino nella sua fantastica negazione di ogni nesso fisico e naturale possibile (sotto un’incisione tratta dalla Prognosticatio di Paracelso).

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Rispetto al simbolo-icona dell’acciarino in fiamme, credo si dovrebbe prima cercare un riscontro concettuale circa il suo preciso orientamento, in mancanza del quale certamente è auspicabile seguire la regola ispirata alle leggi fisiche. Purtroppo non conosco il significato recondito di quel simbolo impiegato nel collare del Toson d’oro benché, come nelle immagini allegate da Fedafa, lo abbia spesso visto in disposto in verticale a coppie e con le fiamme ai lati. Sarò grato a chiunque vorrà fornirmi dei lumi a riguardo. Chiudo con l’immagine dello stemma del Regno come si presentava all’epoca di Filippo III, con il collare del Tosone (tratta da Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, 1601)

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Inviato

:rolleyes: ragazzi e veramente un piacere leggere le vostre diskussioni :o voi nn siete solo degli appassionati o collezionisti,voi siete veramente degli studiosi,complimenti :D un saluto siete grandi :P


Inviato

Certo sono molto più d'accordo con questi ultimi interventi, d'altra parte seppur la legge di gravitazione universale non era conosciuta, ma comunque si applicava la teoria aristotelica che il fuoco era attirato verso l'alto...


Inviato

A volte le piccole e semplici cose suscitano interessi incommensurabili..............

L'arte e la Numismatica hanno passeggiato, mano nelle mano attraverso i millenni, ma ciò non ha mai scalfito minimamente la loro simbiosi.

Nonostante le diatribe e le presunte attribuzioni.

Gli innumerevoli interventi che si sono susseguiti, hanno evidenziato come l’essere umano, interpreti il linguaggio espressivo dei popoli, ognuno con una chiave di lettura propria.

Ciò favorisce l’accrescere dell’interesse verso un semplice tondello, portandolo ai più alti livelli della storia e dell’arte.

È questo il bello di questa scienza, il fare avvicinare studiosi,collezionisti,appassionati, attraverso una semplice immagine postata.

Rimane evidente che nella Numismatica cosi come nell’Arte, non esistono certezze assolute, e questo rende entrambi, mondi ancora pieni di fascino perché discutibili ed opinionabili………

Ringrazio vivamente per averci donato spaccati di Storia ed ottimi interventi Numismatici. :rolleyes:


Inviato

Salute

ho trovato da Pietro Alighieri - Comentum super poema Comedie Dantis (III red.) questo passo:

Sed oportet ut ille Deus sit: / non aliter virtus hominis prosterneret hostem / nisi Deus indueret carnem.

Quindi la frase ha costrutto non aliter virtus ;quindi la lettura della leggenda sul mezzo Carlino di Carlo V è proprio NON ALITER VIRTVS,a questo punto dovendosi leggere le scritte periferiche delle monete da destra superiore a sinistra,la moneta in questione è stata coniata intenzionalmente con le fiamme in basso e l'acciarino con pietre focaie in alto(poichè si inizia a leggere da NON in alto a destra).

Se ci fosse un segno recondito nel raffigurare l'acciarino e le pietre focaie in alto rispetto alla fiamma,questo lo potremmo solo immaginare,senza documenti scritti sul conio di questa moneta.

Non ritengo che l'acciarino e le pietre focaie siano state raffigurate come se stessero in piano,poichè,comunque,le fiamme non dovrebbero essere in piano ma divampare verso l'alto.

E'bene riuscire a capire il perchè delle cose(in questo caso :della scritta periferica della moneta in oggetto)e non accettare le cose solo perchè sono state fatte(nel nostro caso scritte)da altri

--Salutoni

-odjob


Inviato

Io credo che l'equivoco, se di equivoco si tratta, è nato dagli autori del CNI che descrivono la figura come un braciere e non come un acciarino, mentre lo stesso Vergara (che tra l'altro lo riferisce proprio al collare del toson d'oro) ed a seguire gli altri autori quali Bovi, Pannuti/Riccio parlano di Acciarino.

Naturalmente se si trattasse di un braciere è logico che la posizione corretta è quella, ma essendo invece un acciarino la moneta a mio avviso è da rappresentare come fece il Vergara, cioè con le fiamme verso il basso.


Inviato (modificato)

Alcune monete di Carlo V coeve al mezzo Carlino (combinazione?) hanno nella scena al rovescio frasi latine che partono da ore 7 e finiscono a ore, proprio come per il mezzo Carlino qui postato (cfr immagine Doppia oro), poi esistono NON ALITER VIRTVS che partono da ore 1 o 2 e ciò non fa alcuna differenza. Ad ogni buon conto, Cagiati e Pannuti non erano così sprovveduti da capovolgere un rovescio, nella bibliografia di Pannuti c'è il Vergara, quindi, nessun errore o svista. Si tratta di una scena che segue una logica.

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Modificato da francesco77

Inviato

Alcune monete di Carlo V coeve al mezzo Carlino (combinazione?) hanno nella scena al rovescio frasi latine che partono da ore 7 e finiscono a ore, proprio come per il mezzo Carlino qui postato (cfr immagine Doppia oro), poi esistono NON ALITER VIRTVS che partono da ore 1 o 2 e ciò non fa alcuna differenza. Ad ogni buon conto, Cagiati e Pannuti non erano così sprovveduti da capovolgere un rovescio, nella bibliografia di Pannuti c'è il Vergara, quindi, nessun errore o svista. Si tratta di una scena che segue una logica.

E' indubbio che la legenda possa iniziare a ore 1 o a ore 7 per questa monetazione. Resta da capire quale è il verso della moneta. Sarà anche vero che nella bibliografia del P/R ci sia il Vergara, ma per la moneta in questione è stato utizzato come riferimento il Catalogo Fiorelli del M.N.N (P/R 38) ed il CNI (P/R 38a - P/R 38b) ed il corpus considera la figura un braciere e quindi la posiziona con le fiamme in alto.

Insomma quello che vorrei capire anch'io è perchè sul 1/2 carlino di Carlo V deve considerarsi corretta la rappresentazione dell'acciarino in basso e le fiamme in alto, mentre nei 3 cavalli di Filippo IV (dove non vi è possibilità di lettura "double-face") l'acciarino è in alto e le fiamme in basso.

Tutto qui.

Saluti.


Inviato (modificato)

Insomma quello che vorrei capire anch'io è perchè sul 1/2 carlino di Carlo V deve considerarsi corretta la rappresentazione dell'acciarino in basso e le fiamme in alto, mentre nei 3 cavalli di Filippo IV (dove non vi è possibilità di lettura "double-face") l'acciarino è in alto e le fiamme in basso.

Tutto qui.

Saluti.

Anche sul 3 cavalli di Filippo IV con la fiammata in alto però la legenda segue un andamento analogo al mezzo carlino di Carlo V. Comincia a ore 7 invertita rispetto alla data.

Il confronto con la doppia MAGNA OPERA DOMINI offertoci da Francesco mi sembra molto interessante nel cercare un trait d'union nell'andamento delle legende sulle monete di Carlo V nel periodo della reggenza della zecca da parte del vescovo di Nola. Del resto tra Carlo V e Filippo III c'è il pieno di carlini, tornesi, mezzi tornesi e altri spiccioli in rame con doppi acciarini e doppie fiamme (o scintille) ai lati, con un acciarino circondato da 4 fiamme e 4 pietre focaie a doppia croce, con una pietra circondata da 4 acciarini e 4 fiammelle allo stesso modo. L'acciarino funziona più come simbolo che come icona, e infatti viene anche usato a scopo "decorativo" in una disposizione a croce che sfida ogni logica prospettica e gravitazionale.

Non credo pertanto che la collocazione relativa di acciarino e fiamma sia normativa, ma credo che un certo grado di normatività possa essere rinvenuta a partire da come storicamente si sono approntate le legende nel giro. E la citazione di Odjob mi pare che tolga ogni dubbio sul latino.

Un'ulteriore controprova da fare sarebbe quella di controllare l'orientamento relativo prevalente dell'asse tra diritto e rovescio. Mi sovviene di non aver mai controllato scrupolosamente questo aspetto sulle monete del vicereame e non so dire se vi sia la prevalenza statistica di un determinato allineamento ovvero se questo sia pressoché casuale. Chi ha visto molti esemplari di questa moneta e possiede la memoria di numerosi altri esemplari di diversi nominali come riscontro dovrebbe tentare di istituire un confronto.

Modificato da JunoMoneta

Inviato

Ciao Juniomoneta, secondo la mia esperienza personale posso solo dirti che nel 50% degli esemplari, considerando le fiamme rivolte verso l'alto, la leggenda non parte sempre dallo stesso punto, alcune partono da ore 7 alcune da ore 6. Pensa che nel 1996 al mercatino di via Foria a Napoli si presentò un commerciante con tre paginette abafil piene di mezzi carlini (un centinaio di esemplari da MB a q.FDC), io ne acquistai una ventina (non tutti belli) e la maggior parte, dopo averli studiati, li vendetti e li scambiai nel corso degli anni con altri collezionisti. Fortunatamente le immagini le conservai tutte a computer e tra loro ci sono anche esemplari con segni di interpunzione inediti. In conclusione, le leggende sono predisposte in maniera un po' disordinata (addirittura c'è un esemplare che parte quasi da ore 9!!). Per questo motivo la scena andrebbe vista secondo una logica, senza soffermarsi troppo sulla leggenda.


Inviato

Non credo che si possa stabilire la corretta posizione dell' acciarino in base alla legenda. Anche se durante il regno di Carlo V vi sono certamente monete con la legenda che parte a ore 7 è altrettanto vero che ve ne sono molte di più che hanno la legenda che inizia ad ore 1, quindi non è possibile da usare come termine di paragone.

Allo stesso tempo concordo con quanto affermato da Francesco77, cioè che spesso in queste monete il punto d'inizio della legenda è variabile, quindi non può essere preso come riferimento per posizionare l'acciarino.

Scusatemi se continuo a fare l'avvocato del diavolo, ma come potete notare, da una semplice moneta postata è nata un'interessante e civile discussione ed anche questo è una delle cose belle della numismatica.

Saluti.


Inviato (modificato)

Scusatemi se continuo a fare l'avvocato del diavolo, ma come potete notare, da una semplice moneta postata è nata un'interessante e civile discussione ed anche questo è una delle cose belle della numismatica.

Impossibile dissentire su questo. Anch'io sono un rompi... niente male.

Invidio l'archivio virtuale di Francesco. Mi accorgo sempre più che con le monete vicereali (in particolar modo, ma in generale con le napoletane) è utilissimo poter stabilire un raffronto tra decine di esemplari diversi, e questo non sempre è possibile, anche con svariati cataloghi d'asta di cui non si rammenta bene il contenuto. Vuoi che lo scanner ce l'ho da pochi mesi, vuoi che il tempo è quello che è, mi ritrovo sempre con i miei cataloghi senza sapere mai bene dove mettere le mani.

Io resto del mio parere generale che sia un simbolo e che l'orientamento non abbia attinenza con l'oggetto fisico. Anche volendo accettare che sia visto dall'alto e convenendo con quanti giustamente affermano che non di fiamme si tratta ma di scintille, resta il fatto che l'orientamento non è vincolante e che la ragione per un particolare orientamento (se pure esiste) va ricercata altrove.

Complimenti ancora ad Eracle che ci fa partecipi delle sue meravigliose conquiste!

Modificato da JunoMoneta

Inviato

A mio avviso, la figura è da leggersi con le scintille rivolte verso il basso.

Non è questione di formazione tardo positivista; peraltro non è detto che l’interpretazione con le scintille verso il basso sia dovuta ad una formazione romantico-nazionalista.

E’ piuttosto il senso dell’impresa a determinare tale lettura.

NON ALITER VIRTUS

Solo dall’essere “non aliter” scaturisce la “Virtus”, così come solo dall’acciarino scaturiscono scintille.

Il “non aliter” è l’acciarino, ovvero il solo modo per ottenere la “Virtus”, le scintille.

In altre parole, se la “Virtus” è la nostra scelta, questa scelta non può essere diversa dal “non aliter”.

Evidentemente la composizione con l’acciarino in alto mi sembra molto più coerente con questa lettura. Esso infatti ne esce protagonista, almeno alla pari delle scintille. Diversamente mi parrebbe relegato in secondo piano, poco significativo, quasi soffocato. E si perderebbe così il nesso tra l’anima (le parole) e il corpo (la figura) dell’impresa araldica.

E invece la nostra impresa personale risiede proprio nel riuscire ad essere “non aliter”. A questo l’impresa araldica invita e da questo attinge la sua tensione comunicativa.

E, in senso più ampio, l’acciarino protagonista diventa simbolo di un uomo protagonista. Un uomo-centro.

Cosa c’è di più rinascimentale?

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Inviato (modificato)

Penso che siamo giunti alla conclusione dell'enigma.

Armoriale dei comuni del dipartimento 41 - Loir-et-Cher

Couffy

D'azur au taureau d'or allumé, accorné et onglé de gueules, à la langue fourchue de même, senestré en chef d'un briquet aussi d'or pierré aussi de gueules. (d'azzurro, al toro d'oro, illuminato, cornato e unghiato di rosso, con la lingua biforcuta dello stesso, sinistrato in capo da un acciarino d'oro con la pietra pure di rosso)

Fonte Wikipedia.

Come si può evincere l'acciarino è in alto e le fiamme in basso. Quindi ribadisco che il problema è sorto dal Cagiati che inizialmente parla di un braciere (anche se poi tra parentesi accenna all'acciarino) e il CNI che parla solo di braciere. Ovviamente se si trattasse di un braciere la disposizione corretta sarebbe quella riportata dal Cagiati, CNI, Bovi e P/R, ma essendo invece un acciarino la posizione corretta è quella indicata dal Vergara.

Mi permetto di aggiungere un'interessante interpretazione fornita dal Vergara sul significato di questa simbologia.

"...la petra focaia e focile, che dan fuori gran quantità di faville e significano la guerra tra due potenze ugualmente forti, che si consumano e rovinano l'una con l'altra e'l fuoco che n'esce dinota il danno che ne risulta agli altri..."

Saluti,

fedafa

Modificato da fedafa

Inviato

Incuriosito ho fatto una ricerca in internet trovando le seguenti immagini

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post-6956-1274433143,35_thumb.jpg

possono aiutare?

Antonio

  • Mi piace 1

Inviato

Complimenti per la discussione

si legge d'un fiato, da proporre per la sezione in evidenza, ad averne di post cosi, Complimenti a Fedafa ed a quanti hanno contribuito in modo costruttivo

Sergio


  • 13 anni dopo...
Inviato
Il 21/5/2010 alle 11:14, carlino dice:

Incuriosito ho fatto una ricerca in internet trovando le seguenti immagini

post-6956-1274433127,64_thumb.jpg

post-6956-1274433138,55_thumb.jpg

post-6956-1274433143,35_thumb.jpg

possono aiutare?

Antonio

 

Ti ringrazio. Queste immagini mettono fine alla diatriba sull'orientamento del rovescio: acciarino in alto e fiamme in basso, come fece per primo il Vergara (fig. 1).

Anche Rinaldi, nel Fondo numismatico della SNSP - sia nella copertina (fig. 2) sia nelle tavole - riporta l'acciarino in alto e le fiamme in basso.
Sempre lo stesso autore, a p. 62, trascrive un documento d'epoca (ripreso dal Bovi, BCNN, 1963, p. 24) dove si risolve la questione dell'identificazione dell'acciarino e non del braciere e dell'ordine di lettura della legenda: "l'inpresa de li focili
con le pietre che butteno fiamme con parole intorno non aliter virtus".

Il "focile" è uno "strumemto di acciaio col quale anticamente si percuoteva la pietra focaia per trarne scintille e incendiare l'esca". Fonte: Grande dizionario della lingua italiana, vol. VI, p. 416.

Fig. 1.

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Fig. 2.

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  • Mi piace 1

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