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Buona sera

Raccolgo in parte la richiesta emersa da una precedente discussione provando a scrivere una serie di annotazioni introduttive che possano servire a classificare le monete emesse dalla repubblica di Firenze.

Utilizzerò preferibilmente immagini mie di monete nella mia disponibilità (non molte purtroppo) Attingerò immagini di terzi citandone la provenienza per il resto. Se ci fossero difficoltà (diritti d’autore) si potrebbero superare con dei disegni delle monete, ma sarebbe un lavoro lungo che preferirei evitare anche perché il risultato a volte non ripaga del lavoro.

La qualità delle immagini non è uniforme, me ne scuso, spero sia sufficiente per illustrare quanto serve.

Mi sottraggo al resto della richiesta, (inquadramento storico-economico, valutazione della situazione politica e degli equilibri vecchi e nuovi conseguenti alla sua introduzione e analisi economica e commerciale relativa al fiorino d’oro come moneta di riferimento ) sia perché non credo di essere all’altezza del compito sia, soprattutto, perché ho idee “eretiche” al riguardo e certamente non aggiungerei niente di costruttivo a quanto in materia è già disponibile sul forum.

Inizierei dalle monete che hanno per me il maggiore fascino, i fiorini d’oro, dei quali descriverò le caratteristiche generali, le tipologie e i particolari che consentono di classificarli. Attualmente mi dedico al primo periodo della repubblica, ma penso di poter descrivere anche i fiorini più tardi.

Discorso a parte meritano le monete di argento e mistura, generalmente di conservazione modesta (di qualità modesta anche in partenza (coniate con scarsa cura)) per l’elevata circolazione. In particolare per le monete più piccole e usurate la classificazione è spesso problematica, sto cercando di raccogliere il maggior numero di immagini per avere riferimenti.

Il fiorino d’oro viene coniato a partire dal 1252, segna una svolta importante in campo economico e stabilisce una sorta di discontinuità con la monetazione precedente.

Ritengo importante la caratteristica per la quale l’oro venisse fornito da chi voleva realizzare fiorini, che compito della zecca fosse quello di garantire il titolo del metallo (occupandosi eventualmente delle operazioni di affinamento) e il peso con l’apposizione sulla moneta del giglio al diritto e di S. Giovanni al rovescio, garanzia della bontà del denaro. Il costo di queste operazioni, a carico di coloro che portavano l’oro presso la zecca, comprendeva oltre alla copertura delle spese di coniazione una quota da versare alla città di Firenze che traeva profitto dall’operazione. L’aumento e la diminuzione di tali “costi” rendeva più o meno conveniente trasformare l’oro in fiorini , genovini o altre monete, le scelte in questo ambito a volte dettate dalla situazione economica della città e da eventi contingenti hanno determinato a più riprese alti e bassi nell’attività della zecca.

Il riferimento utilizzato per la classificazione è il C.N.F. del Bernocchi

Non possiedo il C.N.I. Firenze al quale non potrò fare riferimento

Prendiamo in considerazione le prime due tipologie di fiorino classificate dal Bernocchi

Si tratta dei primi fiorini d’oro coniati, presentano caratteristiche peculiari che li differenziano dai successivi, la visione di una immagine e il commento relativo ai particolari consente di chiarire i riferimenti che torneranno utili anche per le tipologie successive.

Riporto due esempi del I° tipo che consentono di evidenziare la caratteristica fondamentale che li distinguono dai successivi.

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Asta (NAC 34 ?) Bernocchi 69 esempio 1

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Asta CNG Bernocchi 69 esempio 2

Inizio riportando la descrizione tratta dal volume III del Bernocchi della moneta:

Diritto: Giglio di Firenze appuntito con due fiori; senza cerchio.

Rovescio: Il Santo Giovanni è rappresentato in piedi , con nimbo liscio, ed indossa una tunica di panno ed un mantello di pelo allacciato al petto con bottone pieno, frangiato ai lati ed in basso. Ha la destra alzata in atto di benedire e con la sinistra tiene un’asta, con croce, appoggiata alla spalla; il globetto dell’asta è pieno; senza cerchio.

La descrizione del rovescio evidenzia la caratteristica che distingue questa tipologia da tutte le successive, la linea che disegna il nimbo (aureola del Santo) è continua, ha una sagoma circolare e va da spalla a spalla.

Ho voluto puntualizzare la descrizione perché, come vedremo nel seguito, esistono fiorini che presentano caratteristiche “ibride” rispetto alla classificazione canonica del Bernocchi.

Prima di continuare ritengo opportuno passare a una descrizione del diritto e del rovescio in modo da identificare i particolari ai quali faremo di volta in volta riferimento.


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Quando si parla in generale del giglio si parla del complesso (esclusa la legenda)


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Nella classificazione del Bernocchi il fiorino indicato, il primo cronologicamente, è catalogato come B69, non ne vengono indicate varianti, in effetti le cose sono meno semplici, nelle tavole a corredo del Volume III° del C.N.F. , la riproduzione del diritto della moneta si presenta senza globetto alla base dei fiori, diversamente dai dei due fiorini di primo tipo postati. (per chiarire: se si osserva l’immagine quotata del diritto, la indicazione della base del fiore ( in questo caso senza globetto ) evidenzia la posizione del globetto di cui parliamo.

Nello studio di queste monete, dove ogni singolo conio è “unico”anche per il modo con il quale era realizzato, non credo infatti esistesse una sorta di controconio per marcare i ferri da incidere, ogni conio presenta infatti piccole differenze nella posizione delle lettere delle legende oltre che nei particolari delle figure, bisogna saper vedere uno schema generale che supera i particolari, diversamente ci si perderebbe tra le molteplici varianti. La discriminante nel nostro caso è il nimbo liscio.

Sono noti alcuni fiorini che non rientrano nello schema che abbiamo iniziato a delineare, presentano il nimbo liscio, con caratteristiche diverse da quello descritto per il primo tipo, e contemporaneamente caratteristiche di fiorini dei tipi successivi, lo stile di questi fiorini che sono simili tra loro dal punto di vista iconografico, fa pensare a un diverso incisore con uno stile personale, li vedremo dopo quelli di secondo tipo.

cordialità

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Buona Sera,

continuo

Per quanto riguarda i fiorini del secondo tipo, così come aveva specificato per i precedenti, il Bernocchi parla di fiorini senza simboli, le varianti classificate sono determinate dalla punteggiatura delle legende al rovescio o dalla forma delle grazie della lettera S iniziale. Si possono trovare altresì varianti nella forma delle lettere A, H e N che presentano i tratti orizzontali (A e H) oppure obliqui (N) singoli o sdoppiati.

La mia idea, è che fino dall’inizio, sia emersa la necessità di avere una sorta di tracciabilità dei lotti di monete coniate, penso principalmente per motivi di responsabilità, in effetti l’idea che l’incisore creasse coni tra loro diversi casualmente, contrasta con la cura che le incisioni evidenziano.

Abbastanza rapidamente i meccanismi di controllo interno hanno imposto una gestione della tracciabilità, adeguata alle esigenze imposte dai volumi di produzione.

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Asta NAC 44 Classificato come B 73 Si tratta di una variante, a metà tra B 72 e B 73, il primo prevede la presenza del punto tra il nimbo e la croce al rovescio (il punto è considerato parte della legenda), il secondo la presenza della grazia sulla lettera S. Questo fiorino è straordinariamente simile a quelli di primo tipo, unica differenza fondamentale il nimbo perlato che caratterizzerà le coniazioni successive.

È l’unica immagine dignitosa di un fiorino di questo tipo che ho trovato, ho avuto modo di trovare immagini di monete che classificate in questa tipologia appartengono invece alla successiva.

Il C.N.F. elenca cinque fiorini appartenenti a questa tipologia, è probabile che verranno riscontrate un certo numero di varianti ulteriori frutto del rimescolamento dei caratteri già classificati. Una classificazione completa delle prime tipologie di fiorini dovrebbe giungere alla classificazione dei singoli coni.

Diversamente da quanto annunciato ieri, procedo con la illustrazione del tipo successivo prima di passare alla descrizione di alcuni fiorini meno canonici.


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Il passaggio al tipo successivo, imposto a mio parere dalle esigenze evidenziate (di tracciabilità), porta alla realizzazione di una serie di fiorini ben caratterizzati, stilisticamente molto vicini ai precedenti, dove il processo di “crescita del sistema” localizza a più riprese in posizioni diverse del rovescio piccoli simboli atti a identificare i vari lotti, fino a definire la collocazione che sarà una delle costanti della moneta. Non conosco quali siano state le tappe di questo processo, conosciamo l’inizio, fiorino privo di simboli e la fine con il posizionamento del segno di zecca alla fine della legenda nello spazio tra la B e il nimbo. Unico riferimento con data certa, il fiorino coniato a S. Jacopo al Serchio, tecnicamente non coniato a Firenze almeno secondo la tradizione, il segno di zecca è posizionato in basso nello spazio tra il piede sinistro del Santo e la parte finale della prima parte della legenda. Ammetto di non avere approfondito l’argomento ma non ho molti altri riferimenti successivi all’impero romano di zecche al seguito delle truppe, e dovrebbe essere l’unico caso per Firenze. In ogni caso, prescindendo dal luogo dove fisicamente sono state coniate le monete, certa dovrebbe essere la data, anno del signore 1256.

La caratteristica che accomuna i fiorini dei primi tre tipi e collega i fiorini di terzo tipo con piccoli simboli ai due tipi precedenti è una caratteristica del diritto della moneta. Il vertice del giglio nei primi tre tipi di fiorini presenta una sorta di punta (“una spina”) che a partire da quelli di quarto tipo sarà sostituita da un punto (piccolo globetto)

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Asta Lanz 148 B4102 coniato a S Jacopo al Serchio

Non è tecnicamente un fiorino di terzo tipo, essendo classificato a parte, ma ne ha tutte le caratteristiche, è il solo nel con il simbolo in questa posizione tra quelli censiti.

Esistono esempi non classificati nel C.N.F. di segni in questa posizione


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Asta Lanz 148 indicato come B71 in effetti dovrebbe trattarsi di B85


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Asta Rauch 83 B98

La posizione del simbolo, tra i piedi del santo, è unica nella classificazione del Bernocchi che classifica tre varianti B98-B100

Esistono esempi non classificati nel C.N.F. di segni in questa posizione


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Asta Hess Divo 315 indicato come B83 più probabile B79 per la posizione del simbolo (anche se dovrebbe essere presente una grazia sulla S forse poco evidente per la doppia battitura)

Modificato da ghezzi60

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Asta Lanz 148 B82

Le due ultime immagini dove lo stesso simbolo compare prima alla sinistra e poi alla destra del nimbo del Santo sono codificate in modo diverso nella classificazione del C.N.F. . Il primo simbolo come porzione iniziale della legenda, il secondo come segno di zecca aggiunto.

Il C.N.F. elenca trentacinque varianti per questa tipologia.

Faccio notare come tutti i fiorini raffigurati fino a questo punto presentino un punto (piccolo globetto ) alla base dei fiori. L’immagine descrittiva dei fiorini di primo tipo del C.N.F. riporta fiori senza globetti alla base ma ho visto solo pochi esempi di questo tipo. Allo stesso modo l’asta sulla quale è montata la croce presenta un globetto in prossimità della stessa, anche per questo particolare esistono esempi senza globetto.

Penso che le immagini possano essere sufficienti per inquadrare l’argomento, almeno fino a questo punto, rimetto in evidenza la punta (“spina”) sul vertice del Giglio che caratterizza i primi tre tipi di fiorino.

Resto comunque a disposizione, nei limiti delle mie scarse conoscenze, per ogni chiarimento.

Prima di proseguire con i tipi successivi, farò una digressione cercando di inquadrare una serie di fiorini con caratteristiche anomale rispetto ai tipi “canonici” illustrati, cercando e evidenziando i motivi che li distinguono dai successivi e giustificano la loro classificazione come contemporanea a quelli visti fino a ora

Una delle cose che mi ha lasciato perplesso quando ho iniziato a interessarmi di fiorini e stata la continua scoperta di fiorini “anomali”, con stile improbabile, difficilmente inquadrabili, frutto con forse del lavoro di incisori “supplenti” o non sufficientemente esperti, questo con l’elevato numero di varianti classificate e non, ha reso difficile, per quanto mi riguarda, la creazione di uno schema di comprensione. Come ho avuto modo altre volte di affermare non sono un esperto, chiedo a tutti di segnalare gli errori che senza dubbio commetterò e che mi impegno a correggere.

cordialità

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Parto dalla zecca che conosco meglio per fare una domanda riguardo a Firenze. A Venezia i massari rimanevano in carica per 6 mesi, ed i segni sulle monete servivano per identificare i pezzi coniati sotto la loro responsabilità.

Sicuramente ciò avveniva per appurare di chi fosse la responsabilità di pezzi di peso calante o di fino inferiore alla regola. Come si regolava la zecca di Firenze?


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Buona sera,

Le rispondo nei limiti di quanto conosco, anche a Firenze la durata della carica era di sei mesi, anche se si sono verificati casi anomali per motivi diversi, si conosce inoltre poco dei primi cinquanta anni di coniazione del fiorino, in merito a questo argomento.

Certamente l'apposizione del segno di zecca aveva lo scopo di identificare la figura del responsabile (più avanti, con l'apposizione del simbolo del casato, anche quella di celebrazione del prestigio delle varie famiglie)

A Firenze l'oro era dei mercanti che si facevano "confezionare" i fiorini; all'interno della zecca i rapporti erano a volte conflittuali con le maestraze e tra le varie professionalità, il volume di monete prodotte ha avuto picchi notevoli, questo significa molti lotti diversi con lo stesso simbolo, oro di conferenti diversi e affinato con risultati da verificare ogni volta.

Forse avveniva lo stesso anche a Venezia, non conosco nulla in merito, l'ipotesi ventilata riguardo a una tracciabilità più fine rispetto a quella più evidente dei segni semestrali, mi viene da una deformazione professionale, ci sarebbe anche modo di verificarla.

Esiste una tecnica non distruttiva, la spettrometria xrf usata anche in campo artistico, che potrebbe consentire di analizzare rapidamente e con adeguata precisione la composizione delle monete verificando se le singole varianti sono figlie di lotti diversi.

Due problemi, il primo la disponibilità di un numero adeguato di monete con lo stesso segno e differenti punteggiature, secondo la possibilità di accedere a un laboratorio dotato dello strumento. Inoltre vorrei essere presente.

A oggi non ho ancora trovato un laboratorio disponibile. Lo strumento corredato di software e annessi vari ha un costo di qualche decina di migliaia di euro.

purtroppo non posso essere più esauriente

cordialità


Inviato

buona sera

continuo

Prima di proseguire con i tipi successivi, proverò a illustrare una tipologia di fiorino che presenta alcune caratteristiche particolari, tali da renderne problematica la assegnazione a una delle tipologie illustrate fino a questo punto

Ricordo a rischio di essere pedante la differenza più evidente tra i fiorini illustrati, Tipi primo , secondo, terzo e tutti i tipi successivi: al diritto in corrispondenza del vertice del Giglio è presente una punta( una sorta di spina). Nei tipi successivi la punta sparisce e lascia il posto a un piccolo globetto (un punto) che non sempre è visibile a causa della centratura imperfetta, e in alcuni fiorini invece di essere “incorporato” come nell’esempio successivo risulta accostato al vertice.

tipi primo, secondo e terzo

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tipo quarto. Nelle tipologie successive cambiano la forma dei fiori e delle lettere, resta la caratteristica del punto sul vertice.


Inviato

Introduciamo la tipologia in esame

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1 base del fiore, un globetto è presente in genere su tutte le tipologie di fiorini (io ho potuto riscontrarne la mancanza oltre che nella illustrazione del Vol III del C.N.F. per il fiorino di primo tipo solo in alcune varianti di questo tipo) (ma non faccio testo)

2 punta del giglio (allegherò un particolare più significativo)

3 segno di separazione e terminale della legenda al rovescio

4 braccio destro benedicente (normalmente il braccio destro benedicente è tra ore 10 e ore 11, in questi fiorini è verticale)

5 “fisionomia” di S. Giovanni

6 nimbo liscio che non tocca le spalle ma si ferma in corrispondenza delle ciocche di capelli

7 “grazia” particolare della S iniziale della legenda al rovescio


Inviato

Posto cinque esempi di monete

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Esempio 1 Asta Inasta 20 maggio 2007 lotto 1264


Inviato

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Esempio 3 Asta Lanz 148 lotto 178

Mi incuriosisce in questa moneta il punto in rilievo vicino al piede sinistro del Santo, potrebbe essere un piccolo segno


Inviato

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Esempio 4 Asta Hess-Divo 315 lotto 1266


Inviato

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Esempio 5 Asta Lanz 148 lotto 181 (una moneta come questa è passata anche nell’asta NAC 50 lotto 51)

Iniziamo con le caratteristiche comuni a tutte le monete illustrate, al rovescio in corrispondenza del vertice non sono presenti né la punta né il piccolo globetto, particolare evidente in quattro delle cinque monete, al diritto tutte monete presentano il nimbo liscio, di forma caratteristica, diversamente dai nimbi visti finora non poggiano sulle spalle ma originano dalle ciocche di capelli, hanno la forma di una semicirconferenza ( i precedenti si estendevano per circa ¾ di circonferenza). Ultima caratteristica, la curiosa somiglianza tra la figura di S. Giovanni sui fiorini da dodici denari di stella e dei periodi precedente e successivo e quella di queste monete

Cordialità

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Buon Giorno,

Per cercare di dare una collocazione temporale a queste monete, dobbiamo cercare di stabilire dei criteri che allentino leggermente le maglie di quelli utilizzati fino a questo punto senza stravolgere il quadro generale solidissimo a cui siamo vincolati.

Siccome tutti i numismatici che hanno scritto di fiorini, e ai quali mi riferisco, hanno avuto modo ciascuno di vedere e studiare più fiorini di quante monetine spicciole abbia studiato io, quello che ipotizzo ha valore solo come prima ipotesi tutta da verificare.

Provo ad azzardare sulla possibile genesi di questi fiorini, siamo negli anni tra il 1252 e il 1260, la zecca sta lavorando alla coniazione oltre che dei fiorini doro a quella di monete dargento ( fiorini da dodici denari) e quasi certamente di mistura (fiorini piccoli di stella, si veda a questo proposito larticolo molto interessante pubblicato su Archeologia Medievale XXXIII 2006 pp 547-550 coautore Alessio Montàgano, utente del forum, che porta argomenti a sostegno dellipotesi che lemissione di fiorini piccoli vada molto anticipata rispetto alla data proposta dal Bernocchi per il 1315). A causa della mole di lavoro,conseguente alla rapida diffusione e al gradimento riscontrati, si rende necessario procedere allincisione di ulteriori coni per il fiorino doro, anche lincisore dei coni per largento e la mistura viene di conseguenza coinvolto, è solo una ipotesi, non abbiamo alcun documento a riguardo. Questo fatto potrebbe fornire una spiegazione della somiglianza tra il S. Giovanni dei fiorini da 12 denari e il nostro.

Stabiliamo una serie di punti fermi ai quali riferirci:

il nimbo è fondamentalmente diverso dai precedenti, nella foggia alla quale ci riferiamo, per quanto sappia esiste solo nella versione liscia, non ritengo quindi questa caratteristica determinante per la collocazione in uno dei tipi precedenti;

la presenza di piccoli simboli nelle monete es. 4 e es. 5 le caratterizza in modo fermo;

i primi tre esempi possono prestarsi a più interpretazioni, mi riferisco alla legenda al diritto in primo luogo, la presenza negli esempi secondo e terzo del punto separatore tra la lettera I e la A finale denota la necessità di segnare una differenza rispetto a altri fiorini, il fatto che si tratti di due diversi coni di diritto può dare una indicazione dei volumi coniati;

le stesse monete presentano due diversi coni di rovescio, le legende presentano una punteggiatura e la lettera S dotata di grazia che caratterizza i fiorini delle prime tre serie;

la moneta es 3 presenta sempre al rovescio, in basso in prossimità del piede sinistro, un punto, troppo regolare per essere un difetto di conio anche se si trova in una posizione anomala, in questa area della moneta conosco solo il segno del fiorino di S. Jacopo al Serchio, sarebbe bello poter approfondire;

il fiorino es 1 con le stesse caratteristiche nella legenda di rovescio di es 2 e es 3, presenta una legenda di diritto senza caratterizzazioni dovrebbe essere precedente agli altri come coniazione ma luso dei due punti dovrebbe escludere che si tratti di uno dei primi fiorini;

per finire le caratteristiche della punta del giglio e della assenza nei primi tre esempi del punto alla base dei fiori penso possano essere dovuti alla mano di un incisore diverso con stile e canoni differenti.

Tutto ciò premesso, propongo di aggregare al secondo tipo i primi due esempi, a una categoria intermedia tra il secondo e il terzo tipo il terzo esempio e per finire al terzo tipo i due ultimi fiorini che presentano piccoli segni.

Il fatto che nel C.N.F. non venga citata esplicitamente questa tipologia non esclude che Il Bernocchi la potesse conoscere, in effetti se prescindiamo dal diverso aspetto le legende dei fiorini con piccoli simboli sono compatibili.

Cordialità

Proseguirò illustrando ulteriori varianti non canoniche dei primi tre tipi

Molte delle ipotesi che avanzo sono personali, le critiche sono fondamentali

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Modificato da ghezzi60

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Buon Giorno

Scusate la pausa

Procedo alla illustrazione di altre due monete prima di introdurre la tipologia successiva

La prima presenta una serie di particolarità che rendono problematica una precisa attribuzione a un tipo specifico, era stata oggetto qualche mese fa di una richiesta di aiuto per la classificazione. Riporto le indicazioni ottenute da istrice99:

“Dovrebbe trattarsi di un fiorino d'oro IV SERIE (maestri di zecca sconosciuti) , attribuibile al periodo 1252-1303. Il simbolo di zecca potrebbe essere (il colpo del conio non è nitido soprattutto nella parte superiore ai globetti alla cui base fuoriesce un gambo e forse un altro?) un piccolo trifoglio e pertanto classificabile al CNF, vol. II, nn. 144/6, segno di zecca tav. II, 5. Effettivamente lo stile del dritto ricalca i fiorini del primo quarto del XIV secolo mentre il rovescio sembra più arcaico, cioè dell'ultimo quarto del XIII secolo. Ma la cosa più particolare è il peso: 3.59 grammi. E' forse quello più elevato che riscontro nei fiorini di quel periodo (max 3.52 grammi). A giudicare dalla bella conservazione è possibile che non sia circolato e sia stato trattenuto dalla zecca (o dal proprietario) a titolo di "riserva di valore" (cfr. legge di Gresham, La moneta cattiva scaccia quella buona: la tendenza del mercato era quella di spendere la moneta di peso inferiore o di intrinseco più basso a scapito di quella migliore che, evidentemente, veniva tesaurizzata).”

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Evidenzio i particolari degni di attenzione: al diritto il vertice del giglio privo della Punta e del piccolo globetto, la base del giglio di forma tozza e con particolari non usuali; al rovescio l’asta della croce senza globetto, la posizione del piede sinistro non riscontrata in altre monete del periodo.

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La seconda moneta è una delle varianti del primo fiorino di quarto tipo classificato nel C.N.F. con la stessa caratteristica di assenza del globetto sul vertice del giglio della moneta precedente, alla base dei fiori sono presenti dei piccoli globetti, al rovescio è assente il globetto alla base della croce,il segno di zecca è rappresentato dal piccolo globetto tra i piedi del Santo inoltre si possono individuare ancora caratteri primitivi.

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Lanz 148 lotto 179 si dovrebbe trattare di B112

Prima di continuare con la illustrazione dei fiorini di quarto tipo, farei qualche appunto introduttivo, scusandomi per non averlo fatto in precedenza.

I primi 65 anni di coniazione del fiorino d’oro sono caratterizzati dalla assenza di registrazioni sistematiche coeve in merito alla attività della zecca, registrazioni che mancano per altro anche per le monete di argento e mistura, questa mancanza di documentazione impedisce sia la datazione dei fiorini sia di conoscere e identificare i maestri di zecca che vi hanno operato. Esistono documenti che possono fare luce su aspetti e momenti particolari, sono stati studiati e utilizzati in particolare per la redazione del C.N.F. , malgrado gli studi e le ricerche non è stato possibile inquadrare adeguatamente l’attività complessiva della zecca nel XIII secolo .

Già nel 1317, quando il Villani (storico e Cronista) maestro di zecca nel periodo 1316-17 con il Comune di Firenze inizia la compilazione del Liber Monetae Communis Florentiae, viene dato atto della perdita di ogni informazione riguardo ad oltre cento maestri di zecca che avevano operato nei primi 65 anni di attività.

Il Notaio Salvi Dini incaricato di redigere tale documento, ricostruisce a ritroso gli incarichi fino al 1303, per i primi 50 anni non è in grado di trovare alcun registro o documentazione che consenta di risalire ai maestri di zecca. Il Notaio è però in grado di ricostruire sulla base di documenti che sono andati persi successivamente al suo lavoro, una lista di 72 segni basata anche su una ricognizione dei fiorini disponibili e sulle testimonianze dirette di funzionari e addetti.

La prima pubblicazione del Liber monetae communis Florentiae è a cura di Ignazio Orsini nel 1761, egli pur riscontrando errori, riproduce il documento completo dei disegni dei segni con le imprecisioni dovute alla redazione originale del Salvi Dini, l’opera viene superata nel 1930 dal Vol 12 del C.N.I. che introduce alcune informazioni in più sui fiorini più antichi ma aggiunge poco allo studio sistematico e all’analisi. (il testo dell’Orsini è disponibile presso il sito http://incuso.altervista.org/)

Negli anni 50 A. Carson Simpson in un articolo sottolinea la necessità di una ricerca approfondita in relazione ai segni della lista con l’utilizzo di tutte le fonti disponibili negli archivi. (ho una copia del volume V di Museum notes sul quale l’articolo è pubblicato, a richiesta posso farne una scansione, l’articolo è superato dal lavoro del Bernocchi)

Questo compito è stato portato a termine dal Bernocchi, che analizzando la documentazione relativa alla zecca conservata presso l’archivio di stato di Firenze, oltre che un gran numero di fiorini presso le maggiori collezioni pubbliche e private italiane e estere, con la redazione del C.N.F. ha definito la materia colmando le lacune colmabili. Vengono corrette anche alcune imprecisioni presenti nei testi precedenti in relazione alla datazione di alcuni periodi.

Possiamo suddividere il periodo di coniazione del fiorino in due parti la prima dall’inizio al 1421 definita del Fiorino stretto, la successiva da quella data al primo semestre 1533, del Fiorino largo. A partire dal secondo semestre inizia la coniazione dello scudo con titolo di fino più basso, 22 carati. Il motivo principale di questo cambiamento era l’incetta di fiorini da parte di altre zecche al fine di fonderlo e realizzare scudi.

I motivi che hanno portato al superamento del “fiorino stretto” nel 1421, sono l’adeguamento del modulo a imitazione del Ducato veneto per contrastarne la diffusione e una scelta di tipo pratico per rendere più difficile la pratica della tosatura del bordo dei fiorini, riducendo lo spessore si rendeva più evidente l’intervento .

Nella classificazione del Bernocchi , per quanto riguarda il fiorino stretto e per i segni che non sono associabili a un maestro di zecca, sono elencati 155 diversi simboli, di questi una parte è associata al periodo 1252-1303 si tratta di 101 segni , per la restante parte non è stato possibile definire un periodo di appartenenza più preciso e il riferimento è quello al fiorino stretto 1252-1421. I fiorini di quarto tipo sono compresi, con fiorini dei tipi successivi , in questo elenco privo di riferimenti cronologici più precisi.

Mi sbilancio in una ipotesi basata su considerazioni esclusivamente numeriche, se nel periodo 1252-1303 sono descritti un centinaio di segni (escludendo eventuali segni sconosciuti), oltre ai fiorini dei primi tre tipi, il tempo di coniazione di questi ultimi non dovrebbe aver superato gli anni cinquanta del milleduecento.

Si incontrano a volte fiorini con segni sconosciuti, la attribuzione a una delle tipologie è fatta in base all’analisi stilistica della moneta, non sempre la cosa è semplice e univoca. Anche segni di zecca noti, si prestano a classificazioni imprecise, esistono segni che si ripetono a distanza di anni, per la classificazione di queste monete serve un esame più complessivo.

Cordialità

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Buona Sera,

riprendo l’esposizione con alcune precisazioni in merito a questa tipologia, ho caricato in un foglio excel l’elenco dei segni associati al quarto tipo, si tratta quasi esclusivamente di segni relativi a maestri di zecca sconosciuti, solo per l’anno 1300 questi sono noti sia per il primo che per il secondo semestre, se consideriamo i singoli segni a prescindere dalle varianti, ho contato a meno di errori o omissioni, 95 diversi segni, di questi 21 segni sono noti solo perché elencati nel libro di zecca, di loro il Bernocchi non da ulteriori notizie, i restanti sono invece stati visionati e classificati dall’autore del C.N.F. che li ha potuti assegnare al quarto tipo.

La assegnazione ad una o all’altra tipologia non sempre è agevole, a dimostrazione di quanto affermo rimando a una predente discussione intitolata “Fiorini inizio 1300 (Bernocchi 363)”. Nella discussione si fa riferimento a immagini di fiorini con simbolo “aratro” (fiorini di tipo V), il fiorino era stato indicato in un catalogo d’asta come B166 “nave”. Per questi segni come per altri che vengono riutilizzati a distanza di tempo in diverse tipologie a volte non è immediata la classificazione.

Questo non succede solo per le monete di tipo IV.

A titolo di esempio consideriamo questa moneta presentata nell’asta NAC 47 lotto 117 che viene indicata come tipo III ( il catalogo NAC 47 è a oggi ancora visibile su Sixbid ) si dovrebbe trattare di B1704 tipo X

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Al diritto è evidente il punto sul vertice del giglio che lo classifica di tipo successivo al terzo, la forma della lettera R con forma allungata della “gamba” la sposta almeno al tipo V, le caratteristiche delle legende e del mantello del Santo fanno pensare a un fiorino più tardo, una ricerca nelle tabelle dei segni ci porta al secondo semestre del 1362.

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La successiva viene dall’asta NAC 44 lotto 408 indicata come Bernocchi 154 ( di tipo IV ) (anche questo catalogo è ancora visibile su Sixbid ) si dovrebbe trattare di B354 tipo V

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La differenza in questo caso è meno evidente anche in considerazione della doppia battitura che al diritto rende meno evidente la forma caratteristica della R. Riguardo alla forma dei pendenti divaricati del giglio, che nel tipo V sono più divaricati rispetto al precedente tipo IV, devo ammettere di non saper apprezzare tale differenza, esiste una ampia variabilità in entrambe i tipi. Confrontando la moneta con altre con lo stesso segno, sicuramente classificabili, l’attribuzione è più agevole.


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