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Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

Negli ultimi tempi, mi sono incuriosito dei "segni particolari" che si trovano a volte in esergo, in monete del 3° e soprattutto del 4° secolo. Ci sono puntini, stelle, semilune, rombi, e anche segni difficili da descrivere. Qui ad esempio sembra esservi un "mezzo sole con 5 raggi". Esiste uno studio, un topic, un articolo che elenchi e riassuma questi segni? Per ora non l'ho trovato. Vi mostro questo beonzetto di Crispo, che pesa 3,0 g. e misura 18 mm. Credo sia la RIC VII, Siscia n. 181, ed è comune. Al diritto: JUL CRIS-PUS NOB C. Al rovescio: VOT X al centro; intorno: CAESARUM NOSTRORUM. E in esergo: A SIS, seguito dal presunto "sole con 5 raggi". Chi ne sa di più?

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Modificato da gpittini

Inviato (modificato)

Ciao Gianfranco,

in effetti nella monetazione del III-IV° secolo si assiste alla comparsa di segni di zecca "nuovi" come "il ramo di palma", la "luna crescente", la stella, il "sole nascente", etc..., ausiliarie alle comuni lettere latine o greche che compongono le sigle in exergo. Interessa più o meno tutte le zecche emittenti, talvolta con segni esclusivi per alcune (ad esempio il segno "foglia" per Roma).

Tra l'altro proprio nel caso di Siscia di assiste alla comparsa di ulteriori simboli che non corrispondono ad alcuna lettera o simbolo comune alle altre zecche (quali quelli sopra segnalati), come il cosiddetto "zigzag", ed una serie di 6 segni grafici che su Helvetica's hanno denominato per comodità "Simboli" e distinti l'uno dall'altro con numero progressivo numerico (da 1 a 6) (la tabella di riepilogo la trovi tra le note della tabella sui FEL TEMP REPARATIO con cavaliere-non riesco ad importarla nella risposta).

Perchè tale necessità? perchè inventarsi nuovi simboli grafici? e perchè a Siscia ne utilizzano di più? hanno un significato particolare?se la lettera davanti a SIS identifica l'officina le successive che utilità pratica hanno? <_<

A suo tempo mi ero posto queste domande ed avevo cercato qualche notizia in merito ma con scarsi risultati :( ; tra l'altro mi pare sia una "moda" del periodo che va da Costantino fino a Costanzo II per poi rientrare, con il ritorno all'utilizzo di segni grafici tratti dall'alfabeto (vado a memoria, ma se ben ricordo...).

Segnalo l'unico riferimento in merito che avevo trovato:

Many mintmarks also include symbols such as dots, a crescent, or a branch, for example. These symbols probably indicate when the coin was struck and who was responsible for the workshop at that time.

Può essere?

Forse qualche esperto ci saprà dare qualche informazionr più dettagliata...

Ciao ancora

Illyricum

;)

Modificato da Illyricum65

Inviato

...ecco ad esempio una AE2 tipo FTR con galea di Constans, RIC 207 di Siscia, con exergo :Greek_epsilon: SIS[symbol 1]R , la nota riporta:

Note: The unusual symbol in the exergue is part of a series of five unexplained marks, apparently representing the numbers 1-5 and only used during the period of 348-350.

Ciao

Illyricum

;)

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Inviato

...e questo è un esempio di "simbolo 4".

Ciao

Illyricum

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Inviato

Le ipotesi comunemente accettate sono due:

1) Simboli utili a diversificare e distinguere le emissioni.

2) Simboli personali apposti da un responsabile della zecca (come su alcune monete moderne decimali e non).


Inviato

DE GREGE EPICURI

Grazie per le risposte; in effetti, le spiegazioni verosimili sono quelle citate da Nikko. Mi sembra ci siano dei precedenti abbastanza simili nella monetazione repubblicana: in alcune serie esistono i "marchi di conio", rappresentati da simboli e/o lettere e/o numeri riportati al diritto e/o al rovescio (e diversi fra D e R, quindi con un numero di combinazioni rilevante!). Anche in certe monete puniche ci sono simboli analoghi: lettere puniche o simboli (cerchietto vuoto, o pieno, o diversi cerchietti, palmetta, tridente,ecc.), e le diverse combinazioni possono essere molto rare, basta guardarsi il catalogo di Piras.

Perchè nel IV secolo sono stati poi inventati dei simboli del tutto nuovi? Forse perchè usare delle lettere avrebbe creato confusione rispetto alle officine. I numeri romani, inoltre, erano lunghi e poco maneggevoli.


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