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IGNORED

La bellezza di una Dea che ha affascinato Roma


adriapel

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Scusate se esco dall'ambito monete, ma notate con quale strabiliante somiglianza (capigliatura, naso) anche in scultura veniva rappresentata Venere.

Ho postato la più famosa, la Venere di Milo, del 130 a.C.

Ritornando a noi, interessanti sono le simbologie ricorrenti di "Collane di Perle" e "Orecchini a Croce", ma perchè esaltare con gioielli la Dea della Bellezza...?

Topic molto bello e monete fantastiche.

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Modificato da Mirko8710
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Il tempio di Venere Erycina costruito ad Erice e che dominava il mare est e nord della sicilia ( da erice si vede la costa nord verso san vito lo capo e la costa est con vista su trapani e le isole egadi) sembra contenesse la statua della dea ricoperta di gioielli. Le rappresentazioni rebubblicane in parte fanno fede alla Venere Erycina e per questo la figura di Venere risulta ornata di gioielli. Dalle foto postate da gpittini tele esemplare viene ripreso nelle monete imperiali.

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aggiungo il rovescio del denario di C. Considius Nonianus (il dritto è postato al #10) con il tempio di Venere Erycina.

Crawford (RRC) 424/1

al R/ sulla sommità di un monte un tempio a quattro colonne con frontone triangolare; sullo sfondo una cinta muraria con porta centrale e con torri ai lati; sopra la porta la scritta ERVC (Erycinae).

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Modificato da legionario
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Ritornando a noi, interessanti sono le simbologie ricorrenti di "Collane di Perle" e "Orecchini a Croce", ma perchè esaltare con gioielli la Dea della Bellezza...?

Si potrebbe liquidare questa domanda dicendo semplicemente che il gusto romano del periodo, nella rappresentazione delle divinità, era orientato in tal senso. E' tuttavia lecito pensare che la raffigurazione monetale, nei suoi principali aspetti, richiamasse quella dei simulacri venerati nei vari templi, al fine di donare all'immaginario collettivo una sorta di unico stereotipo (se non unico comunque "non troppo diverso").

Nel caso specifico, sappiamo da Ovidio che il simulacro di Venere Verticordia, ad esempio, era vestito di gioielli, fiori e decori vari ed omaggi di questo tipo, fatti al simulacro e quindi alla divinità stessa, molto ci dicono circa il modo romano di intendere la religione.

Si sente spesso dire che la religione greca e quella romana hanno molto in comune ed al contrario è anche facile imbattersi in frasi che etichettano la religione greca come trascendentale e quella romana come pragmatica... è bene soffermarsi su questi aspetti.

Per sommi capi, si può dire che per i greci i rituali legati al culto della divinità miravano a rendere l'uomo il più possibile simile al dio venerato, l'uomo tentava di immedesimarsi con la divinità e tentava di ottenerne il favore emulandola... l'uomo voleva far germogliare in sé l'essenza stessa del dio (vedi le pratiche di Erice o i rituali dionisiaci, ecc...). Il vero romano invece puntava ad un approccio più materiale, del tipo "io do a te, tu dai a me". Durante i rituali, il romano devoto chiedeva, in cambio dei suoi omaggi, anche (e forse soprattutto) piccole cose concrete, in grado di aiutarlo nella sua quotidianità che, almeno nei primi due secoli della repubblica, era costituita da "vanga e spada".

I fini della ritualità greca sono indubbiamente più alti ma sono il frutto di una religione decisamente più evoluta ed ormai più profonda e più complessa. Roma entrò in contatto con questa realtà nel III secolo a.C. e nel II la compenetrazione tra questi due mondi, sotto l'aspetto religioso e non solo, diviene ormai tangibile... trattasi tuttavia di compenetrazione e non di sostituzione.

Gli dei di Roma accrescono in molti casi la loro sfera di influenza, presso i romani notevole successo riscuotono culti iniziatici ed orientalizzanti, ma il pragmatismo italico non cessa di esistere.

PS: Legionario, hai postato delle immagini davvero stupende :).

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Ti ringrazio Rapax per l'interessante spunto. Sto studiando in questo periodo diverse opere greche e difatti si riconosce anche nella loro rappresentazione una forte ricerca dell'uguaglianza con il Dio. Basti pensare anche all'opera di Doidalsa con la sua Afrodite accovacciata intenta a farsi il bagno, III sec. a.C.

Ringrazio anche adriapel per la sua delucidazione riguardo al tempio di Venere Erycina.

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DE GREGE EPICURI

Rapax, hai sostanzialmente ragione, eppure anche nella religione greca compaiono abbondanti elementi pratici, utilitaristici..direi anche opportunistici. Ad esempio, il culto di Apollo a Delfi assumeva spesso queste connotazioni: ottenere una risposta, prevedere una vittoria o una sconfitta, ottenere una "grazia" con un dono e con una attestazione di fede, un po' come a Pompei o Lourdes. Certo, le risposte erano spesso ambigue ("il dio non dice nè tace, ma più semplicemente accenna"). Non sarò un caso che a Delfi si accumulassero tesori immensi. Ho letto recentemente due gustose operette morali di Luciano (Falaride 1° e Falaride 2°) in cui gli abitanti di Delfi discutono, tramite due peroratori della causa, se sia opportuno accettare il dono di Falaride, o se sia cosa empia. Il dono era nient'altro che il famoso toro di bronzo, coi flauti alle narici, in cui venivano suppliziati i nemici di Falaride, emettendo mugolii e suoni flautati; e per primo era stato suppliziato l'inventore del toro stesso. Ma credo di essere uscito dal seminato.

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Hai perfettamente ragione Gianfranco, le generalizzazioni tendono a semplificare molto, forse troppo, le cose.

I confronti non dovrebbe essere fatti solo tra religioni, ma considerando ed intrecciando anche tempi e luoghi, culti pubblici e privati o segreti, senza dimenticare che il discorso dovrebbe essere affrontato singolarmente per ciascuna divinità.... il numero di intrecci è, ai miei occhi, incalcolabile.

Non sono in grado di fornire un quadro esaustivo della situazione... per ciascuna "regola" ci sarebbero 100 eccezioni.

Il discorso da me fatto mirava a paragonare la massima espressione della religiosità propriamente e puramente romana con la massima espressione della religiosità greca ed orientale.

In termini di evoluzione religiosa, sacrifici, voti ed altri elementi utilitaristici/opportunistici (riutilizzo i tuoi termini che trovo perfetti ;)) sono parte integrante di uno stadio evolutivo piuttosto basso, comune sicuramente a tutte le religioni antiche.

I culti greci ed orientali tuttavia si spinsero oltre e, nel momento del contatto, Roma riuscì ad assorbire tali insegnamenti e nel contempo a mantenere una propria identità (parzialmente o totalmente a seconda dei contesti specifici).

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continuando la carrellata delle veneri, aggiungo CIVS NAEVIVS BALBUS

anche questa testa di venere al dritto è ben attrezzata di diadema, collana, vezzo e orecchino.

(74 ac, denaro, 18 mm, Gr. 3,9)

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Salve,

vorrei apportare il mio contributo a questa interessante discussione postando l'altro denario di

Cn. Egnatius Cn.f.Cn.n.Maximus del 75 a.C.

20f6rrd.jpg

L'immagine appartiene al sito www.denarios.org

Saluti, Numitoria

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aggiungo il rovescio del denario di C. Considius Nonianus (il dritto è postato al #10) con il tempio di Venere Erycina.

Crawford (RRC) 424/1

al R/ sulla sommità di un monte un tempio a quattro colonne con frontone triangolare; sullo sfondo una cinta muraria con porta centrale e con torri ai lati; sopra la porta la scritta ERVC (Erycinae).

Bellissima discussione...colta e stimolante.

Impossibile resistere al desiderio di portare un contributo.

Relativamente alla foto del denario postato da Rapax è forse opportuno introdurre un'altra ipotesi.

I Romani intorno al 180 a.C., se non rammento male, edificarono, dopo la definitiva conquista di Erice e della sua acropoli strappata ai cartaginesi, un tempio alla dea Erycina in Roma...sul colle Quirinale. Il tempio fu edificato all'interno degli horti (giardini) Sallustiani. Al riguardo il Ligorio ci ha lasciato una pianta del tempio che sembra fosse circolare...cioè a Tholos.

Come sappiamo tali Giardini non esistono più...si trovavano sattamente intorno a Via Lombardia, attigua a Via Veneto. Le ultime vestigia furono ignominiosamente abbattute per le opere edilizie appontate subito dopo che Roma divenne capitale...sino alla fine di quel secolo...ed ancora oltre, agli inzi del '900.

C'è da dire altresì che in prossimità degli Orti Sallustiani...uno dei luoghi più verdi, freschi e suggestivi della Roma tardo repubblicana e poi imperiale, furrono rivenuti numersoi pezzi archeologici tra cui un acrolito della Dea venus...che si ipotizzavano come provenienti dal mondo magno.greco e siceliota...tra i quali anche Erice ed il suo tempio.

Analizziamo il rovescio del denario postato da Rapax con l'effige del Tempio.

- E' ben possibile che le mura effigiate nel denario in esame appartengano alle strutture degli horti, ove peraltro era stato edificato un tèmenos apposito per il tempio...in effetti la porta che vediamo nella moneta, dalle linee ornamentali e sontuose, non somiglia - pur nella stilizzazione - alle porte delle mura siceliote o puniche, molto più essenziali e tetragone, in quanto opere militari.credo sia ipotesi

- E' ben possibile ipotizzare con qualche veridicità che quanto vediamo sotto il tempio, nella moneta, non siano rocce di una montagna...quanto piuttosto chiome di cespugli od alberi stilizzati, che negli horti erano famosi per essere potati in varie e caratteristiche forme...ricordiamo infatti che gli Horti Sallustiani erano dei giardini lussureggianti...creati come luogo di piacere.

- E' altresì visibile,nell'effige monetale, che le colonne del tempio hanno delle basi simili, nella loro stilizzazione, ai capitelli. Sappiamo che le colonne del Tempio edificato negli Horti avevano i capitelli corinzi. Le ultime vestigia di quel tempio furono trasportate e riedificate per ordine papale...nel tempio cristiano di S. Pietro in Montorio sul Gianicolo. E' comunque improbabile che il tempio siceliota di Venere Erycina avesse delle grandi basi sotto le colonne...atteso che un simile impianto era tipico della grande architettura ionica...specie in ambiente microasiatico, cfr. il più famoso: ilTempio di Afrodite ad Efeso.

- Infine non credo possa essere ipotesi pergrina che l'effige in esame raffiguri un tempio a Tholos che numismaticamente viene raffigurato con quattro colonne...e che la parte superiore rappresenti non un frontone triangolare ma la copertura della Tholos. Templi simili a Roma non mancavano...uno è ancora visibile al Foro Boario ed ha la cella edificata in ampi blocchi sfalsati come visibili nel nostro tempio monetale. Ed infatti, anticamente, quasi tutti i templi a Tholos di Roma avevano i capitelli corinzi.

Direi che ce n'è abbastanza.

Molto altro si potrebbe dire ed anche documentare...compreso il ghiotto discorso sulla religione greco - romana.

Ma già mi sono dilungato...andando oltre... la presente risposta finirebbe per dover assumere la veste di un articolo.

E non è questa la sede opportuna...e nemmeno è mia intenzione tediarvi con ulteriori specifiche argomentazioni.

;)

Un salutissimo a rapax ed a tutti voi.

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Grazie Piakos di questa dettagliata ed esauriente risposta. Voglio riportare in planimetria il quartiere da te descritto che peraltro e per onor di cronica è il quartiere dove sono nato e cresciuto.

Come specificato da Piakos il tempio di Venere Erycina (Venus Hortorum Sallustianorum) eretto nel 184 a.C dopo la conquista e il saccheggio di Erice venne costruito nella zona compresa tra via Piave -Piazza Sallustio (Piazza ubicata alla fine della via Sallustiana) e via Calabria. Si pensa che il ritrovamento della famosa Ara Ludovisi scoperta duranti lavori di scavo nel 1887 era ubicata proprio all'interno del tempio di Venere Erycina e sia stata il frutto del bottino riportato da Erice. Il quartiere descritto era pieno di bellezze archeologiche ormai scomparse come il Tempio della Fortuna, dedicato nel 203 a.C. da P.Sempronio Tuditano alla dea Fortuna. A ridosso del Tempio di Venere e della Fortuna vi era porta Collina (che dà il nome alla zona) questa porta è una delle più antiche di Roma, forse Annibale ha sostato a ridosso di questa porta guardando la prima ed ultima volta Roma. Ebbene in maniera scellerata i resti della storica porta sono stati abbattuti nel 1872 per la costruzione del Ministero delle Finanze. Presso questa porta vi era anche il Campus Sceleratus dove venivano sepolte vive le Vestali che avevano mancato alla fede giurata (in pratica sotto l'attuale palazzo delle Finanze quindi sotto la sedia di Tremonti).Andando avanti nella stessa zona era presente un altra porta, Porta Salaria che permetteva l'uscita da Roma in direzione Sabina. Ebbene il Tempio di Venere Erycina era costruito al centro di questo magnifico quartiere detto Sallustiano, ringrazio comunque Piakos per avermi riportato indietro nel tempo e legionario per aver postato la moneta che ha dato il via alla discussione.

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Modificato da adriapel
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Ecco una moneta da poco studiata con Venere: Emessa da Cesare intorno al 48a.C. dopo la battaglia decisiva contro pompeo a Farsalo.image004.jpg

D/ Testa diademata di Venere a destra. R/ CAESAR. Enea, con il padre Anchise sulle spalle, cammina a sinistra portando il Palladio nella mano destra.(fuga di Enea da Troia)

Dritto che sottolinea la sua devozione e discendenza con la Dea, e Rovescio che esprime la sua pietas erga does sottolineando il ruolo rivestito da Enea quale custode della città.

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bravo marco questo moneta ci mancava e ribadisce la devozione della gens Iulia a questa Dea. Nell'elogio per la zia Giulia la moglie di Gaio Mario Cesare ribadiva la discendenza della zia per parte di madre da Anco Marzio.

« Da parte di madre mia zia Giulia discende dai re; da parte di padre si ricollega con gli dei immortali. Infatti i Marzii Re, alla cui famiglia apparteneva sua madre, discendono da Anco Marzio, ma i Giuli discendono da Venere, e la mia famiglia è un ramo di quella gente. Confluiscono, quindi, nella nostra stirpe, il carattere sacro dei re, che hanno il potere supremo tra gli uomini, e la santità degli dei, da cui gli stessi re dipendono. »

(Svetonio, Cesare, 6, traduzione di Felice Dessì)

Questo è quello che ribadiva Giulio Cesare cioè la diretta discendenza da Venere. Ottaviano nella moneta che vi ho postato sulle orme di Cesare si definisce figlio di Cesare e sul Diritto ponendo la testa di Venere come diretto discendente della Dea.

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Questo è quello che ribadiva Giulio Cesare cioè la diretta discendenza da Venere. Ottaviano nella moneta che vi ho postato sulle orme di Cesare si definisce figlio di Cesare e sul Diritto ponendo la testa di Venere come diretto discendente della Dea.

Stupenda la moneta postata da Marco.

Ragazzi! Ci manca solo che mi fate venir desiderio di imperatoriali...e finisco definitivamente in coda al Circolo San Pietro...che come saprete è una benemerita associazione romana dedita alla ristorazione...dei poveri e dei derelitti.

Adriapel! Ecco dove potremmo incontrarci per disquisire della comune passione per i nummi.

:P

In tema di ascendenze e discendenze...e di Venere...Dea tra le Dee, si impone la seguente riflessione:

- Cesare è stato un celebrato e vivace sciupafemmine...in ossequio all'ascendenza venerea;

- Ottaviano non lo fu...nemmeno da Augusto. Rifiutò di giacere con Cleopatra.

Qualche perplessità affiora.

:D

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- Cesare è stato un celebrato e vivace sciupafemmine...in ossequio all'ascendenza venerea;

- Ottaviano non lo fu...nemmeno da Augusto. Rifiutò di giacere con Cleopatra.

Qualche perplessità affiora.

:D

Non è che a Ottaviano "non piacesse il modello", mi pare che anche lui non si sia fatto mancare nulla. E' che con Cleopatra prevalse la ragion di stato, poi in fondo non era quella gran bellezza e all'epoca aveva quasi 40 anni, che nel 30 a.C. anche se eri una regina mi sa che si facevano sentire un bel po'...

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Modificato da vince960
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In tema di ascendenze e discendenze...e di Venere...Dea tra le Dee, si impone la seguente riflessione:

- Cesare è stato un celebrato e vivace sciupafemmine...in ossequio all'ascendenza venerea;

Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem: ecce Caesar nunc triumphat qui subegit Gallias, Nicomedes non triumphat qui subegit Caesarem

(Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede Cesare: ecco, ora trionfa Cesare, che sottomise le Gallie, mentre non trionfa Nicomede, che pur sottomise Cesare)

...e secondo Svetonio non fu solo uno sciupafemmine :D

- Ottaviano non lo fu...nemmeno da Augusto. Rifiutò di giacere con Cleopatra.

Qualche perplessità affiora.

:D

Ricordando la Lex Iulia de maritandis ordinibus e soprattutto la Lex Iulia de pudicitia et de coercendis adulteriis, possiamo dire che Augusto non attuò una politica sociale antitetica rispetto alla sua acquisita venerea ascendenza, ma volle più semplicemente orientarla verso la Venere romana. La politica restauratrice dei valori tradizionali che attuò (gli ormai dimenticati mores maiorum... non tanto seguiti da Cesare :P ) è ben nota ed emerge anche in questo particolare contesto. Ragionando in termini di epiteti venerei, potremmo dire che Augusto puntò sulla Venere Verticordia onorata dalle matrone e non su quella delle umiliores, puntò più sugli aspetti propri della Felix e della Victrix piuttosto che su quelli “lussuriosi” della Erycina.

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