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IGNORED

Sulla fallita riforma monetaria di Licinio dell'anno 321.


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"Dionysius to Apion, greeting. The divine Fortune of our masters has ordained that the Italian coinage be reduced to the half of a nummus. Make haste, therefore, to spend all the Italian silver that you have in purchases, on my behalf, of goods of every description at whatever prices you find them. For this purpose I have dispatched an officialis to you. But take notice that should you intend to indulge in any malpractices I shall not allows you to do so. I pray, my brother, that you may long be in health. (Verso) I received the letter from the officials on the eight of the month Pharmouthi."

Letter in Archive of official Theophanes, c. 321 (P. Rylands IV. 607)

Questo ed altri due frammenti (PSI 965 and P. Oslo III. 83) alludono alla medesima riforma, ossia quella di Licinio che stiamo esaminando.

Tra il 320 e il 321, Licinio ridusse da 37 a 22 il numero delle officine attive nelle sue zecche e coniò a suo nome, di Costantino I e di Martiniano, una serie di Follis privi di argento dal valore di 12,5 Denarii Comuni. Ecco quindi spiegato il senso della lettera precedetmente riportata, dove lo scrivente invita ad utilizzare i "nummi italiani" (che non sono da intendersi come propri dell'Italia) pre-riforma, che, da quel che posso dedurre, avrebbero perso il loro valore di 25 DC.

Il tasso di cambio ufficiale fu probabilmente fissato a 1 aureo = 516 nummi e si ebbe un ondata di rialzo dei prezzi.

Nel 324, Costantino I sconfisse definitivamente Licinio, riunì l'Impero e demonetizzò i "nuovi" Follis di Licinio che non potevano circolare ne erano accettati nei sui territori ( Harl, Coinage in the Roman Economy, pp. 158-166).

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Modificato da Nikko
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Inviato (modificato)

Non sappiamo con sicurezza e ci limiteremo solo a impotizzare, è il perchè Licinio abbia avviato questa riorganizzazione del sistema monetario.

La teoria attualmente condivisa è che questa riforma sia stata una "reazione" a quella costantiniana del 318 magari conseguente ad una notevole penuria di argento.

A questo punto possiamo seguire più teorie: quella elaborata dal Bruun nel RIC VII, una speculativa sviluppata da poco e non ancora molto condivisa e una molto semplice che però non ci spiega nulla.

Bruun sosteneva che Licinio avesse dimezzato il valore dei follis dopo che già Costantino nel 318 aveva avviato un processo analogo. Bruun si sbagliava, dato che il nummo post-riforma di Costantino come minimo continuò a valere 25 DC.

C'è chi, invece, sostiene che quando nel 318 Costantino aumentò la % di Ag dei suoi nummi, portandola dall'1% al 3-4%, egli decretò anche un cambio di nominale con conseguente demonetazione dei nummi pre-riforma.

Il nummo (nummo non follis) pre-riforma dal valore presunto di 25 DC fu sostituito dal centenionale dal valore di 100 DC e quindi è ipotizzabile che Licinio abbia voluto pupulisticamente reintrodurre una moneta dal valore nominale inferiore..

Modificato da Nikko

Inviato

Credo che questa teoria circa la riforma di Costantino (cambio di nominale e demonetazione dei nummi pre-riforma) meriti qualche riga.

A supporto del cambio di nominale, si può dire che non avrebbe avuto molto senso aumentare la % di Ag senza un conseguente incremento del valore nominale. Il 3-4% di Ag nella lega non è sufficiente per cambiare l'aspetto della moneta di bronzo (occorre circa un 25% di Ag) e quindi non si può sostenere che sia stata una mossa per rafforzare la percezione pubblica del valore della moneta...

Il fatto che venga reintrodotto il soggetto del due Vittorie (Victoriae Laetae Princ Perp), già utilizzato nel 313 con lo pseudo-argenteo coniato a Treveri, è forse da intendersi come un stratagemma affinchè la popolazione continuasse ad associare a quel rovescio un valore nominale maggiore.

Ancora più incerto e dibattuto è la teorizzata demonetazione dei nummi pre-riforma. A sostegno ci sono alcune particolare evidenze che derivano dallo studio dei tesoretti.

Cito testualmente George Boon, 'Counterfeit Coins in Roman Britain' in Coins and the Archaeologist (2nd ed.), London, 1988.

"Counterfeiting seems to have been on a fairly small scale until until the reform of 318, but that reform is something of a watershed in late Roman monetary history. Hoards tend to end or begin with it and this is a fact which must point to a legislative background obscure to us: perhaps the earlier issues were demonetized, becoming pecuniae vetitae, to adopt the expression of a later imperial edict "

Boon, patendo dal fatto che a partire dal 318 sia possibile osservare un incremento esponenziale di monete imitative (soprattutto quelle della serie VLPP tanto amate da Gianfranco) fa notare come la riforma costantiniana costituisca uno spartiacque nella deposizione dei tesoretti, evidenza questa cui fa riferimento anche il Bruun.

In pratica, si osserva che la deposizione dei tesoretti termina prima della riforma e inzia massicciamente dopo la riforma (Cit. Bruun "except for stray pieces the hoards either close immediately before the Victoria laetae coinage or start with that coinage" RIC VII p. 13).

Non è possibile spiegare questa massiccia deposizione di tesoretti del 318-319 con una motivazione extra-monetaria quale una invasione barbarica che sappiamo non esserci stata; molto probabile che si sia verificata una particolare condizione monetaria come quella qui teorizzata.

Il" later imperial edict " cui fa riferimento Boon è ovviamente il Codex Theodosianus (tanto caro invece al nostro Pippo) dove è riportato che a seguito della riforma monetaria del 348, si ebbe la demonetazione (pecuniae vetitae) dei nominali precedenti. La riforma del 318 potrebbe essere un precedente.

Il fatto che la serie VLPP avesse un valore nominale ben maggiore delle precendeti (es. SOLIINVICTOCOMITI) e che queste fossero state demonetizzate, spiegherebbe anche la massiccia e epidemica produzione di monete imitative (Bastien, 'Imitations of Roman Bronze Coins', AD 318-363' ANSMN 30, pp. 143-146).

I falsari avrebbero avuto un bel gudagno nel falsificare un centenionale dal valore nominale di 100 DC e avrebbero potuto utilizzare (riutilizzare), come base per la ribattitura, le monete demonetizzate (ce ne sono svariati esempi) soprattutto in quelle aeree dell'Impero dove, sempre per via della demonetazione, vi era una acuta carenza di circolante.


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