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IGNORED

Quel che circolava a Bisanzio nell'A.D. 1200


Risposte migliori

Inviato

Sono d'accordo con quello che sostiene Paleologo riguardo alla fortuna delle monete legata alla potenza commerciale di chi le sosteneva. Mi spiego meglio: vado a memoria, se non mi sbaglio 20 carati e mezzo era il fino standard delle monete d'oro di area musulmana, quindi l'augustale, per via del tarì, si inseriva nell'area monetale sud-Mediterranea. Peccato però che le danze ormai le menavano le repubbliche marinare (ma mi verrebbe da ridefinirle "mercantili") italiane, che sostenevano lo standard del genovino/fiorino, vista tralaltro la decadenza dello standard bizantino - cosa peraltro poco sorprendente visti gli sfracelli fatti con la quarta crociata.

L'area monetale musulmana però esisteva ancora, e confesso di non saperne un granché: era fondamentalmente basata su vecchi standard bizantini, o si era creato il propri riferimenti?

(tra parentesi ci siamo allontanati con la discussione di almeno qualche decennio dall'inizio del XIII sec., ma mi pare che ciò non guasti)


Inviato

Infatti, sfoderato il mio abaco speciale per calcolare il fino posso dire che l'augustale (854,03 millesimi) al peso di grammi 5,25 aveva un fino di 4,48 grammi cioé all'incirca un 27% di più.

Fra, la storia monetaria insegna che, al di là del peso, quello che viene preferito, tesaurizzato è sempre la moneta con la maggiore purezza del metallo. Non vi è alcun dubbio che una grande parte del successo del fiorino fu dovuta proprio alla purezzaa del metallo.

La riforma che Carlo d'Anjou operò introducendo il saluto d'oro fu proprio quella di creare una moneta d'oro quasi puro alla stregua del fiorino, genovino, etc.

Il peso del saluto d'oro era di 4.32/4.44gr. che non era molto diverso dal peso di fino effettivo trovato attraverso il tuo speciale abaco per l'augustale di 4.48gr, e quindi non risulterebbe una riforma epocale (come in effetti non fu) rispetto alla monetazione precedente.

A me risulta che il valore del saluto fosse di 5 tarì (Martinori), e che corrispondeva a 10 carlini d'argento (non a 15).

Ah dimenticavo, il nome saluto deriva, chiaramente, dall'annunciazione dell'angelo rappresentato al diritto.

numa numa


Inviato

Nella mia ignoranza credo che il successo stia anche nel rapporto oro/argento più altri fattori che non so - per miei limiti di conoscenza - spiegare.

Come mai il penny d'oro di Enrico III (siamo intorno alla metà del XIII secolo) non ebbe altrettanto successo ? E il denaro d'oro di Luigi IX (se ricordo bene intorno agli anni '70 del 1200) ? Eppure il penny d'argento inglese aveva una circolazione assai ampia, per non parlare del successo del grosso tornese introdotto da San Luigi.

Per quanto riguarda il fino dell'augustale era tale quale l'oro di pagliola, l'oro ovest-africano. Mi sembra però che le monete islamiche tipo le doble del Marocco-Algeria (degli Almoadi-Merinidi) erano 23 e 1/2 - 23 e 1/4 anche se quelle di Spagna pare leggermente inferiori ma comunque sopra i 20 e 1/2.

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Inviato

Nella mia ignoranza credo che il successo stia anche nel rapporto oro/argento più altri fattori che non so - per miei limiti di conoscenza - spiegare.

Hai ragione, uno dei possibili motivi per il quale lo scudo (écu) di San Luigi non decollò fu proprio perché esso era sottovalutato rispetto al suo fino. Filippo III non emise oro e il successore Filippo IV coniò una bella moneta : petit royal assis (con il re in trono) del peso di 3.55gr. in modo che equivalesse ad 1 fiorino.(eguale a 10 grossi tornesi).

Alcuni esemplari di tale moneta hanno la particolarità dui avere una pera nella legenda del rovescio, rappresentante un'arme parlante per la famiglia dei Peruzzi, famiglia di banchieri fiorentini che erano tra i principali finanziatori del re e gestori di una sua zecca.

Successivamente, nel 1296 la Francia emise un nominale aureo decisamente più imponente il masse d'or, corrispondente a 25 tornesi e pesante 7.09 gr. , anche se di titolo leggermente inferiore (21 k), che segnò l'evoluzione successiva di tutta la monetazione aurea francese, fiamming e olandese nel XIV secolo.

Riguardo l'Inghilterra forse fu proprio la cronica mancanza d'oro (all'epoca) che non permise ad una monetazione aurea di svilupparsi. Monetazione che tarderà moltissimo a decollare, fino ad Edwuard e soprattutto la grande Elisabetta che conierà nominali aurei di grande importanza.

numa numa


Inviato

Riguardo l'Inghilterra forse fu proprio la cronica mancanza d'oro (all'epoca) che non permise ad una monetazione aurea di svilupparsi. Monetazione che tarderà moltissimo a decollare, fino ad Edwuard e soprattutto la grande Elisabetta che conierà nominali aurei di grande importanza.

numa numa

Infatti Peter Spufford ritiene la mancanza stabile di oro come il motivo principale del ritardo nella coniazione d'oro in Europa del nord, includendo l'écu di Luigi X di Francia in questa situazione.

Tornando all'augustale invece proprio stamattina sfogliando per altri motivi il testo "Moneta locale, moneta straniera: Italia ed Europa XI-XV secolo" ho notato che Ulrich Klein riporta fra le monete italiane rinvenute in Germania meridionale due augustali, uno trovato a Murr, l'altro a Bopfingen (Baden-Wuerttenberg). Se più di qualcuno si portò nel borsello augustali d'oro evidentemente non era un mezzo di pagamento del tutto disprezzato anche in piena area monetaria carolingia.


Inviato

Infatti Peter Spufford ritiene la mancanza stabile di oro come il motivo principale del ritardo nella coniazione d'oro in Europa del nord, includendo l'écu di Luigi X di Francia in questa situazione.

Tornando all'augustale invece proprio stamattina sfogliando per altri motivi il testo "Moneta locale, moneta straniera: Italia ed Europa XI-XV secolo" ho notato che Ulrich Klein riporta fra le monete italiane rinvenute in Germania meridionale due augustali, uno trovato a Murr, l'altro a Bopfingen (Baden-Wuerttenberg). Se più di qualcuno si portò nel borsello augustali d'oro evidentemente non era un mezzo di pagamento del tutto disprezzato anche in piena area monetaria carolingia.

Beh, l'augustale fu comunque una moneta assai diffusa, prova ne sia il numero di esemplari pervenutici e che troviamo (quasi) in ogni asta in tempi odierni.

L'età carolingia comunque fini assai prima dell'augustale, precisamente nel 987, con Luigi V (il Fannullone :P ), e venne succeduta, in Francia dalla dinastia Capetingia che terminò nel 1328, per essere seguita dalle dinastie discendenti della casa di Valois e di Borbone.

numa numa


Inviato

A me risulta che il valore del saluto fosse di 5 tarì (Martinori), e che corrispondeva a 10 carlini d'argento (non a 15).

All'epoca di Carlo I d'Angiò l'oncia d'oro di conto era pari a 600 grana ed essendo il saluto 1/4 di essa, equivaleva a 150 grana quindi a 15 carlini (Bovi). Infatti il primo ducato coniato a Napoli (in teoria da 10 carlini) fu emesso sotto il regno di Giovanna I ed aveva un peso pari a g 3,55 nettamente inferiore al saluto che pesava 4,43 g. Anche il primo re aragonese a Napoli, Alfonso I, per adeguarsi a questo tipo di sistema, fece coniare il sesquiducato (o ducatone) dal valore appunto di un ducato e mezzo pari a 15 carlini.


Inviato

Beh, l'augustale fu comunque una moneta assai diffusa, prova ne sia il numero di esemplari pervenutici e che troviamo (quasi) in ogni asta in tempi odierni.

L'età carolingia comunque fini assai prima dell'augustale, precisamente nel 987, con Luigi V (il Fannullone :P ), e venne succeduta, in Francia dalla dinastia Capetingia che terminò nel 1328, per essere seguita dalle dinastie discendenti della casa di Valois e di Borbone.

numa numa

Si hai ragione, so che l'etichetta "carolingia" è imprecisa, ma comoda per intendere il sistema basato sul denaro d'argento contato 240d = 20s = 1£ dalla riforma appunto di Carlo Magno.

Basta eventualmente stabilire una convenzione, che al limite può essere "il sistema del denaro d'argento europeo occidentale", un po' lunga ma sicuramente più precisa.


Inviato

Riporto un breve estratto da Cronaca Numismatica di questo mese, dove si parla del convegno tenuto a Bari nello scorso novembre e si cita un intervento di Francesco Punzi del Circolo numismatico pugliese a proposito della monetazione sveva nell'Italia meridionale, e appunto dell'augustale:

... moneta di propaganda, coniata a partire dal 1231, pesava g 5,30 al titolo di 20,5 carati ed era spesa "a numero" e non "a peso" come il tarì. Rivoluzionaria nell'iconografia, ispirata alle coniazioni imperiali romane, era rapportata con fiorino, ducato e genovino nell'ordine di 1:1,25; si stima che ne siano state coniate da 500.000 a 1.600.000

Il rapporto base era quindi di quattro augustali per cinque fiorini, ducati o genovini: un rapporto che non pone particolari problemi in termini di scambi commerciali. Rimango per questo abbastanza convinto che le ragioni del limitato successo dell'augustale stanno nelle sue premesse, di essere appunto più moneta di ostentazione e propaganda che moneta emessa per soddisfare specifiche esigenze commerciali come nel caso di Genova Firenze e Venezia che avevano un interesse molto più pressante a sostenere la loro moneta e a cercare di imporla sul mercato. Se poi i numeri sopra riportati sono reali, mi sembra si tratti comunque di un insuccesso relativo, tale solo se rapportato alla straordinaria diffusione dei suoi successori.


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