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Numismatica e Lingua


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Inviato
Qui a Milano i soldi, il denaro, sono "i daneè" chiaramente derivato dal francese "denier" ossia denario.

I "ghei" erano i centesimi, da cui il detto "mancan semper i cinq ghei per fà la lira" per dire di qualcuno che non finisce mai un lavoro.

E' l'unico caso che io conosca dove si parla di lira, perchè generalmente si parla di "franc" altro francesismo.

Il "sesin" era generalmente il 20 centesimi in epoca umbertina.

Comunque credo che il popolino parlasse genralmente di monete di piccolo taglio proprio perchè quelle grosse, auree, era difficile vederle.

Fate conto che nel 1900, poco prima dell'attentato a Umberto I, l'anarchico Bresci pagò un pranzo completo in osteria a Monza per sè stesso e per un occasionale commensale poco meno di 5 Lire, un pranzo per due oggi comporterebbe una cifra a Milano di 40 o 50 Euro.

Inviato
Confermo che anche a Mantova, come a Parma e in altre città limitrofe, la Lira in dialetto era comunemente chiamata franco (mille lire=mila frànc, molto francese in effetti :D ). Con l'Euro è sparito anche questo modo di dire! :huh:
Quando si parla di denaro in generale invece si dice "besi", anche qui derivato dal bezzo che era una moneta veneziana, se non erro.

Inviato
In bassa Romagna si dice: l'ha un sac ad suld (ha un sacco di soldi).
Fino al 2002 al posto della lira si usava 'french' (franchi): 1000 french = mille lire.
Anche da noi nel passato prossimo 100 lire diventavano 'veint scud' (venti scudi).
La gloriosa lira non è entrata troppo nel linguaggio popolare e, secondo me, l'euro entrerà ancora meno: non ho ancora sentito "ha un sacco di euro", ma si continua a dire "ha un sacco di soldi".
D'altronde anche da noi lo Stato Pontificio ha fatto i suoi danni :D , tant'è che si continua a dire" meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta" (i gabellieri dello Stato Pontificio erano tutti marchigiani e quindi non è che erano troppo ben voluti).
wfratti

Inviato
qua ce ne sono tanti di detti dialettali
teng nu sacc e sord = ho tanti soldi
nun teng na lir= non ho una lira
nun teng spicce = non ho spiccioli (dal picciolo che è diventato comunemente lo spicciolo - credo - )
damme e denare = dammi i denari
sto chiene 'e patan = sono pieno di patate (mai capito perchè il riferimento a questo ortaggio!)
nun teng nu centesimo =non ho un centesimo (usata tipo cinquanta anni fa)

cito anche un proverbio antico "chi se sceta 'a matin s'abbusca nu carrino, chi se sceta 'a juorno s'abbusca nu cuorno" e cioè chi si sveglia di mattino guadagna un carlino, chi si sveglia di giorno (non) guadagna un corno

raramente si usavano anche inflessioni quali 3 lire = 3cento mila lire, 3 barbette = 100mila lire (o 50mila? non ricordo)

altresì si usava dire per cose di valore nullo o per somme basse i "perucchie" che sono poi i pidocchi (quatte perucchie = "quattro pidocchi", pochi soldi. Perucchiuso = pidocchioso, spilorcio), oppure per chi magari ha venduto una cosa sottocosto
si dice che è "stat pisciat' mman" (molto volgare e dispreggiativo, letteralmente "orinato nelle mani")

ora si usa dire "nun teng n'eur", "nun teng nu centesimo" o "nun teng n'ever" (molto spesso si fa riferimento scherzoso all'erba, detta ever', sovente non quella del giardino) .. di tanto in tanto senti dire "nun teng na lir" e chi controbatte "pecchè mo 'e lire nun ce stanne cchiù" non ho una lira/perchè ora non ci sono più

sempre in tono amichevole/scherzoso si associava un uso del pagamento in moneta con il personaggio sopra raffigurato (sgancia un caravaggio = dammi 100mila lire)

per wfratti: io ho sentito dire in toscana (non ricordo dove, forse a livorno..?) "meglio un morto in casa che un pisano all'uscio" :blink:

Inviato
L'espressione più curiosa che ho letto è la frase detta da un popolano romano che descrive l'uso ottocentesco di gettare nel "cestello" dell'acqua santa il dovuto obolo per la benedizione pasquale della casa.
" Affogamo perdio startro papetto ... "
agrì

Inviato
[quote]per wfratti: io ho sentito dire in toscana (non ricordo dove, forse a livorno..?) "meglio un morto in casa che un pisano all'uscio"[/quote]
Sì, questo detto è proprio la dannazione di noi pisani.
Il problema è che la risposta "ufficiale" del pisano esiste, ma non sempre è ben accetta ;)
La riporto senza voler - con questo - offendere nessuno. :P
Dunque, "meglio un morto in casa che un pisano all'uscio"
Risposta: "Dio ti ascolti". :8):

Inviato
[quote]cito anche un proverbio antico "chi se sceta 'a matin s'abbusca nu carrino, chi se sceta 'a juorno s'abbusca nu cuorno" e cioè chi si sveglia di mattino guadagna un carlino, chi si sveglia di giorno (non) guadagna un corno[/quote]

Grazie Franco sai che l'avevo prorpio dimenticato il detto di cui sopra!!
Ciao

Inviato
Senza scomodare alcun dialetto, in italiano si dice "non vale il becco d'un quattrino".
A parte il fatto che il quattrino non esiste più da un bel pezzo, che cos'è il becco di quattrino?

Inviato
Anche qui a Roma c'è ancora chi usa scherzosamente il termine "baiocchi" per "soldi". Però è più interessante il fatto che al tempo della lira praticamente ogni valore aveva la sua definizione gergale di uso comune:
100 Lire = 'na piotta
1.000 Lire = un sacco
5.000 Lire = 'no scudo
e così via... Per ora non c'è il corrispondente per l'euro, però sono pronto a scommettere su 5 euro = 1 scudo :)

A proposito, se qualcuno ha un'idea dell'etimologia della parola "piotta" mi faccia sapere... :unsure:

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