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Stato e collezionismo: indagine sulla Numismatica


Giov60

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Guest utente3487

Interessanti anche gli articoli pubblicati nel tempo sulle lire 100 del 1940. Comunque, alla luce delle PROVE documentali, i detrattori di questa moneta si mettano il cuore in pace: la moneta esiste, è autentica e coniata in zecca, in maniera legale. Illegittima semmai è stata la sua distribuzione. E' in errore, grossolano, chi continua a dire che l'ultima moneta in oro di VEIII è quella da lire 100 millesimata 1937.

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Guest utente3487

Attenzione però: le lire 100 del 1940 non sono al momento collezionabili poichè:

L'esemplare che si trovava al MNR ha preso il volo ( e visto che si nega il furto, potremmo dire dissolta?)

Mancano i due esemplari che per legge dovevano andare al Museo della Zecca.

Manca il pezzo che il Governatore della Banca d'Italia dell'epoca Azzolini, ha tenuto illegittimamente per se (doveva essere consegnato all'Istituto), essendo pertinenza di questo, visto che l'oro per la coniazione non è stato fornito da persone fisiche private.

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"Comunque, alla luce delle PROVE documentali, i detrattori di questa moneta si mettano il cuore in pace: la moneta esiste, è autentica e coniata in zecca, in maniera legale."

Ciao Domenico.

Purtroppo, su questo argomento, il cuore in pace non riesco proprio a mettermelo e, anzi, proprio grazie a quanto avevi pubblicato su C.N. a seguito delle note indagini, sono pervenuto al convincimento opposto e cioè che la moneta da Lire 100 del 1940 anno XVIII non sia da considerarsi moneta emessa legalmente durante il Regno d'Italia nè, tanto meno, la si possa ritenere, come leggo in alcuni testi o cataloghi (vedi, ad esempio, il GIGANTE), come "moneta non emessa".

E spiego il mio punto di vista.

Innanzitutto, le monete legalmente emesse necessitano di un provvedimento dell'autorità preposta che ne disponga l'emissione.

La mancanza di tale provvedimento (durante il Regno di V.. III si trattava di un Regio Decreto) pone al di fuori della coniazione legale dello Stato qualsiasi produzione non espressamente contemplata.

Per rimanere nell'ambito della stessa tipologia (moneta da Lire 100), rileviamo che per ogni emissione esistono uno o più Regii decreti che dispongono la coniazione, ad eccezione (guarda caso) della moneta del 1940.

E' pur vero che proprio Tu hai fornito le prove dcumentali che tale moneta è stata battuta nella Regia Zecca, sebbene in un numero imprecisato di esemplari e, verosimilmente, con l'oro fornito dalla Banca d'Italia.

Tale ultima circostanza è confermata dallo stesso V.E. III il quale, nei cartellini compilati dallo stesso sovrano a corredo delle monete in collezione, riporta che il tondello del 1940 venne donato dalla Banca d'Italia mentre per le altre monete dello Stato egli le riporta come provenienti dalla Regia Zecca.

Direi che proprio le circostanze che il metallo utilizzato per quella coniazione sia stato fornito da un terzo (la Banca d'Italia), che manchi il Regio Decreto di emissione e che lo stesso Sovrano "gestisca" l'ingresso del tondello del 1940 difformemente dalle altre monete, mi fa ritenere che quella moneta non sia moneta legale dello Stato e neanche "moneta non emessa".

Volendo ci sarebbero anche altri argomenti, come ad esempio il fatto che il D'Incerti, che pure aveva scritto un saggio negli anni '50 sulle monete "discutibili" di V.E. III, non abbia menzionato affatto il tondello del 1940. Che strano? Non trovi?

In definitiva, il fatto che certamente la "moneta" di cui parliamo venne battuta in Zecca. può benissimo rientrare nell'ambito di quei comportamenti "disinvolti" che, come Tu hai ben descritto nel Tuo libro, non erano certamente un'eccezione per la nostra Officina monetaria ma semmai una regola.

I motivi per cui ciò può essere avvenuto sono diversi: compiacere il Sovrano per il 40* anniversario del Regno?; Creare la solità rarità numismatica ad uso e consumo dei soliti noti? Dimostare a qualcuno che nonostante la guerra in corso ci si poteva permettere di battere qualche pseudo moneta aurea? Chissà, probabilmente non sapremo mai la verità.

Sta di fatto che chiamare quella estemporanea coniazione con l'appellativo di monetazione ufficiale dello Stato mi sembra improprio (più che altro, non trovo sufficienti elementi oggettivi che lo possano giustificare).

Credo quindi che la tesi secondo cui l'ultima moneta d'oro legale di V.E. III rimanga il 100 lire del 1937 è attualmente quella più accreditata (per carità...salvo colpi di scena sempre possibili, ma forse, in questo caso, altamente improbabili.... B) .

Saluti.

Michele

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"Volendo ci sarebbero anche altri argomenti"

Dimenticavo anche il fatto, non certo secondario per una coniazione che si vuole considerare "ufficiale", che il riferimento all'emissione del 100 lire del 1940 manca anche nella Relazione della Regia Zecca.

M.

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Guest utente3487

"Volendo ci sarebbero anche altri argomenti"

Dimenticavo anche il fatto, non certo secondario per una coniazione che si vuole considerare "ufficiale", che il riferimento all'emissione del 100 lire del 1940 manca anche nella Relazione della Regia Zecca.

M.

Allora, caro Michele (poi quando ci vediamo ti faccio capire con le carte alla mano), il riferimento a questa moneta non poteva esserci nella Relazione poichè questa va dal 1914 al 1939 e venne ultimata il 21 aprile del 1940. E se vai a vedere il libro del Luppino :D :D :D la moneta venne battuta proprio in quei giorni, quindi impossibile inserirla, non trovi? :) :)

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Guest utente3487

"Comunque, alla luce delle PROVE documentali, i detrattori di questa moneta si mettano il cuore in pace: la moneta esiste, è autentica e coniata in zecca, in maniera legale."

Ciao Domenico.

Purtroppo, su questo argomento, il cuore in pace non riesco proprio a mettermelo e, anzi, proprio grazie a quanto avevi pubblicato su C.N. a seguito delle note indagini, sono pervenuto al convincimento opposto e cioè che la moneta da Lire 100 del 1940 anno XVIII non sia da considerarsi moneta emessa legalmente durante il Regno d'Italia nè, tanto meno, la si possa ritenere, come leggo in alcuni testi o cataloghi (vedi, ad esempio, il GIGANTE), come "moneta non emessa".

E spiego il mio punto di vista.

Innanzitutto, le monete legalmente emesse necessitano di un provvedimento dell'autorità preposta che ne disponga l'emissione.

La mancanza di tale provvedimento (durante il Regno di V.. III si trattava di un Regio Decreto) pone al di fuori della coniazione legale dello Stato qualsiasi produzione non espressamente contemplata.

Per rimanere nell'ambito della stessa tipologia (moneta da Lire 100), rileviamo che per ogni emissione esistono uno o più Regii decreti che dispongono la coniazione, ad eccezione (guarda caso) della moneta del 1940.

E' pur vero che proprio Tu hai fornito le prove dcumentali che tale moneta è stata battuta nella Regia Zecca, sebbene in un numero imprecisato di esemplari e, verosimilmente, con l'oro fornito dalla Banca d'Italia.

Tale ultima circostanza è confermata dallo stesso V.E. III il quale, nei cartellini compilati dallo stesso sovrano a corredo delle monete in collezione, riporta che il tondello del 1940 venne donato dalla Banca d'Italia mentre per le altre monete dello Stato egli le riporta come provenienti dalla Regia Zecca.

Direi che proprio le circostanze che il metallo utilizzato per quella coniazione sia stato fornito da un terzo (la Banca d'Italia), che manchi il Regio Decreto di emissione e che lo stesso Sovrano "gestisca" l'ingresso del tondello del 1940 difformemente dalle altre monete, mi fa ritenere che quella moneta non sia moneta legale dello Stato e neanche "moneta non emessa".

Volendo ci sarebbero anche altri argomenti, come ad esempio il fatto che il D'Incerti, che pure aveva scritto un saggio negli anni '50 sulle monete "discutibili" di V.E. III, non abbia menzionato affatto il tondello del 1940. Che strano? Non trovi?

In definitiva, il fatto che certamente la "moneta" di cui parliamo venne battuta in Zecca. può benissimo rientrare nell'ambito di quei comportamenti "disinvolti" che, come Tu hai ben descritto nel Tuo libro, non erano certamente un'eccezione per la nostra Officina monetaria ma semmai una regola.

I motivi per cui ciò può essere avvenuto sono diversi: compiacere il Sovrano per il 40* anniversario del Regno?; Creare la solità rarità numismatica ad uso e consumo dei soliti noti? Dimostare a qualcuno che nonostante la guerra in corso ci si poteva permettere di battere qualche pseudo moneta aurea? Chissà, probabilmente non sapremo mai la verità.

Sta di fatto che chiamare quella estemporanea coniazione con l'appellativo di monetazione ufficiale dello Stato mi sembra improprio (più che altro, non trovo sufficienti elementi oggettivi che lo possano giustificare).

Credo quindi che la tesi secondo cui l'ultima moneta d'oro legale di V.E. III rimanga il 100 lire del 1937 è attualmente quella più accreditata (per carità...salvo colpi di scena sempre possibili, ma forse, in questo caso, altamente improbabili.... B) .

Saluti.

Michele

Ovviamente rispetto il tuo punto di vista, supportato anche da valide motivazioni, ma devi osservare che:

La legge del 1937 in pratica autorizzava la RZ ad emettere monete in oro, che poteva essere benissimo (l'oro), come appunto previsto, portato in Zecca dai privati che avrebbero pagato un piccolissimo contributo di coniazione. E in questo caso la Banca d'Italia si è comportata come un privato. Solo la Banca d'Italia perchè per gli altri esemplari è stato utilizzato l'oro offerto alla Patria che i nostri ingenui avi hanno donato credendo di salvare il Paese (ed invece hanno ingrassato i soliti avvoltoi).

Comunque la prossima volta che ci vediamo ti faccio vedere il materiale documentale

Ciao....San Tommaso :) :)

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"Allora, caro Michele (poi quando ci vediamo ti faccio capire con le carte alla mano), il riferimento a questa moneta non poteva esserci nella Relazione poichè questa va dal 1914 al 1939 e venne ultimata il 21 aprile del 1940. E se vai a vedere il libro del Luppino la moneta venne battuta proprio in quei giorni, quindi impossibile inserirla, non trovi? "

Touchè, allora togliamo il riferimento non pertinente alla Relazione della Regia Zecca ....ma per tutto il resto che mi dici? :ph34r:

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Guest utente3487

"Allora, caro Michele (poi quando ci vediamo ti faccio capire con le carte alla mano), il riferimento a questa moneta non poteva esserci nella Relazione poichè questa va dal 1914 al 1939 e venne ultimata il 21 aprile del 1940. E se vai a vedere il libro del Luppino la moneta venne battuta proprio in quei giorni, quindi impossibile inserirla, non trovi? "

Touchè, allora togliamo il riferimento non pertinente alla Relazione della Regia Zecca ....ma per tutto il resto che mi dici? :ph34r:

Te l'ho detto. La legge del 1937 in materia di coniazione di monete in oro è da ritenersi valida anche per successive emissioni in oro. Tu intendi forse una legge specifica come avviene oggi, per ciascun valore, ma allora non era così. Sai perchè? Perchè per l'oro non era previsto un determinato contingente (numero di pezzi) e quindi non poteva essere emessa una legge determinata. Bastava portare (i privati) un quantitativo d'oro alla zecca, pagare l'aggio ed avere in cambio quanti pezzi si desiderava. Per Argento, e metalli inferiori invece si stabiliva anche il contingente e quindi la legge di emissione aveva dei paletti ben fissati.

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Guest utente3487

Te l'ho detto. La legge del 1937 in materia di coniazione di monete in oro è da ritenersi valida anche per successive emissioni in oro. Tu intendi forse una legge specifica come avviene oggi, per ciascun valore, ma allora non era così. Sai perchè? Perchè per l'oro non era previsto un determinato contingente (numero di pezzi) e quindi non poteva essere emessa una legge determinata. Bastava portare (i privati) un quantitativo d'oro alla zecca, pagare l'aggio ed avere in cambio quanti pezzi si desiderava. Per Argento, e metalli inferiori invece si stabiliva anche il contingente e quindi la legge di emissione aveva dei paletti ben fissati.

A tal proposito ti invito a leggere anche la norma fondamentale (Legge 24 agosto 1862 nr.788).

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Guest utente3487

Non ti nascondo invece che io ho avuto la certezza della coniazione della moneta quando ho visto il materiale creatore in zecca, il registro della avvenuta movimentazione dei coni e il cartellino del Re. Diversamente all'epoca sospettavo una coniazione postuma, sia per questa che per i pezzi in argento anno 1940 XVIII.Ma i cartellini del Re mi hanno spiazzato. Certo, rimane strano che fino agli anni 70 questi pezzi erano sconosciuti e che per il 1938 e il 1939 non vennero battuti pezzi in oro. Qui siamo invece sicuri che non possano saltare fuori: non esiste materiale creatore e non c'è traccia nei documenti della Zecca, da me spulciati foglio per foglio ( e non ci sono asportazioni o cancellature). Quindi nessuna continuità dell'oro, manca il 1938 ed il 1939.

Modificato da elledi
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Ecco il testo integrale del R.D.del 1937 che dispone l'emissione della moneta d'oro da lire 100:

ippaqa.jpg

"Non ti nascondo invece che io ho avuto la certezza della coniazione della moneta quando ho visto il materiale creatore in zecca, il registro della avvenuta movimentazione dei coni e il cartellino del Re"

Non è in discussione che la coniazione sia avvenuta in Zecca nella data da te accertata.

Il problema è un altro.

Come puoi desumere che il R. decreto del 1937 contemplasse (implicitamente) l'emissione anche di monete d'oro da lire 100 con millesimo 1940?

Non esistono (che io sappia) precedenti in tal senso durante tutto il regno di V.E. III; tutte le monete battute hanno ricevuto l'imprimatur da appositi R. decreti.

Perchè l'oro del 1940 dovrebbe fare eccezione a questa regola?

M.

Modificato da bizerba62
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Guest utente3487

Come puoi desumere che il R. decreto del 1937 contemplasse (implicitamente) l'emissione anche di monete d'oro da lire 100 con millesimo 1940?

Perchè non viene indicato nè l'anno di coniazione e l'anno dell'era fascista. E poi si trattava di una tipologia (nel 1940) già battuta nel 1937 con identiche impronte, peso e diametro.

Diversamente, se la legge del 1937 avesse detto: si autorizza la emissione di XXX monete in oro da lire 100, allora avrei potuto condividere l'idea che la legge fosse limitata solo al 1937 anche se non era espressamente specificato l'anno.

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Guest utente3487

Come puoi desumere che il R. decreto del 1937 contemplasse (implicitamente) l'emissione anche di monete d'oro da lire 100 con millesimo 1940?

Perchè non viene indicato nè l'anno di coniazione e l'anno dell'era fascista. E poi si trattava di una tipologia (nel 1940) già battuta nel 1937 con identiche impronte, peso e diametro.

Diversamente, se la legge del 1937 avesse detto: si autorizza la emissione di XXX monete in oro da lire 100, allora avrei potuto condividere l'idea che la legge fosse limitata solo al 1937 anche se non era espressamente specificato l'anno.

Viceversa, dal 1936 al 1937 erano cambiate le misure (peso e diametro), in virtù della nuova parità aurea e quindi occorreva, come è stato, una nuova legge per emettere nuove monete in oro.

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Buon sabato a tutti.

Con la Relazione della Regia Zecca (25 esercizi finanziari dal 1° luglio 1914 al 30 giugno 1939/XVII) davanti, provo ad aggiungere qualche considerazione a sostegno della tesi secondo cui la moneta da Lire 100 del 1940/XVIII .F. non sarebbe annoverabile fra la monetazione ufficiale di V.E. III, confidando che sul tema intervengano anche altri appassionati per dare un orizzonte più ampio possibile al confronto.

Sostiene autorevolmente Domenico, che la moneta in argomento non avrebbe necessitato di un provvedimento ad hoc per venire ad esistenza, in quanto il R.D. nr. 1737 del 1937 di per sè avrebbe legittimato la zecca a coniare detti esemplari pur con millesimo diverso in considerazione dell'anno di battitura.

Andando a ritroso di qualche anno, apprendiamo dalla Relazione sopra citata che la R. Zecca aveva emesso nell'esercizi finanziari 1930/1934 monete d'oro da lire 100 e da Lire 50 per complessivi (rispettivamente) 50.008 e 50.694 esemplari, con i millesimi 1931/IX - 1931/X - 1932/X e 1933XI.

Tali monete mantenevano le stesse impronte e le stesse caratteristiche metrologiche e ponderali.

Riporta la Relazione, a pagina 44, che "nel secondo semestre dell'esercizio 1930-31 la Banca Francese ed Italiana per l'America del Sud, rappresentata dalla Banca Commerciale Italiana, chiese all'Amministrazione l'autorizzazione a far coniare alla R. Zecca un certo quantitativo di oro in monete dei nuovi tipi."

Prosegue la Relazione indicando che "l'autorizzazione venne accordata con l'intesa che la Banca avrebbe portato alla R. Zecca oro al titolo di 900/1000 e versato un diritto di coniazione di L. 22 per ogni chilogrammo di oro lavorato."

La relazione aggiunge quindi che "nel primo semestre dell'esercizio 1931-1932 il Banco di Roma ottenne analoga autorizzazione" e che durante i tre esercizi 1930-31, 1931-32 e 1933-34 la R. Zecca coniò, per conto delle due Banche nr. 49.378 pezzi da Lire 100 e nr. 50.694 pezzi da Lire 50.

Premesso tutto ciò ed anche concordando con Domenico sul fatto che si potesse omettere il ricorso ad un nuovo Regio decreto ove negli anni successivi la tipologia delle monete d'oro fosse rimasta invariata, tuttavia l'emissione di tali monete per conto dei privati avrebbe comunque necessitato di una autorizzazione dell'Aministrazione, di cui, mi pare, che non vi sia traccia per la moneta del 1940.

Non poteva dunque emettersi, a semplice discrezione dell'Officina monetaria, moneta d'oro solo per il fatto che il privato portasse il metallo e pagasse il diritto di coniazione, ma per fare ciò occorreva un'autorizzazione dell'Amministrazone da cui la Zecca dipendeva.

Non mi pare che per la moneta da Lire 100 del 1940 si sia dimostrata l'esistenza di una tale autorizzazione.

Perchè poi non si sono battute monete d'oro negli anni 1938 e 1939? Solo perchè non si sono trovati privati desiderosi di convertire il loro oro con moneta legale del Regno (come poi avrebbe fatto la Banca d'Italia, ma solo per il 1940)?

Saluti.

Michele

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Guest utente3487

Perchè poi non si sono battute monete d'oro negli anni 1938 e 1939? Solo perchè non si sono trovati privati desiderosi di convertire il loro oro con moneta legale del Regno (come poi avrebbe fatto la Banca d'Italia, ma solo per il 1940)?

E' Così. Infatti le richieste erano diminuite sensibilmente già negli anni precedenti e quindi non si era proceduto ad alcuna coniazione per il 1939 ed il 1939.

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Guest utente3487

Riporta la Relazione, a pagina 44, che "nel secondo semestre dell'esercizio 1930-31 la Banca Francese ed Italiana per l'America del Sud, rappresentata dalla Banca Commerciale Italiana, chiese all'Amministrazione l'autorizzazione a far coniare alla R. Zecca un certo quantitativo di oro in monete dei nuovi tipi."

Prosegue la Relazione indicando che "l'autorizzazione venne accordata con l'intesa che la Banca avrebbe portato alla R. Zecca oro al titolo di 900/1000 e versato un diritto di coniazione di L. 22 per ogni chilogrammo di oro lavorato."

La relazione aggiunge quindi che "nel primo semestre dell'esercizio 1931-1932 il Banco di Roma ottenne analoga autorizzazione" e che durante i tre esercizi 1930-31, 1931-32 e 1933-34 la R. Zecca coniò, per conto delle due Banche nr. 49.378 pezzi da Lire 100 e nr. 50.694 pezzi da Lire 50.

Premesso tutto ciò ed anche concordando con Domenico sul fatto che si potesse omettere il ricorso ad un nuovo Regio decreto ove negli anni successivi la tipologia delle monete d'oro fosse rimasta invariata, tuttavia l'emissione di tali monete per conto dei privati avrebbe comunque necessitato di una autorizzazione dell'Aministrazione, di cui, mi pare, che non vi sia traccia per la moneta del 1940.

Si trattava di richieste informali e anche le autorizzazioni lo sono state. Lo stesso accadeva per i privati. Non è che l'Amministrazione rilasciava ogni volta l'autorizzazione a battere moneta ogni qualvolta un privato si presentava alla zecca con l'oro grezzo.

Se così non fosse stato avremmo avuto dei decreti di emissione che avrebbero citato le richieste delle banche o del sig.Tizio o Caio.

Poni per esempio che nel 1939 Caio chiedeva di battere 2 monete in oro. Mica occorreva un decreto apposito. Si faceva una richiesta e il Ministero autorizzava la coniazione previo versamento dell'oro e dell'aggio. Ma si trattava di un provvedimento amministrativo e privo di particolari formalità.

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Guest utente3487

Oggi tutto questo può sembrare strano ma allora era così. Ripeto comunque che la chiave di volta è data dalla circostanza che oggi si stabilisce un determinato contingente (e se viene modificato occorre un nuovo provvedimento legislativo), mentre allora ciò non avveniva poichè la zecca aveva ampia facoltà di battere, senza particolari formalità, su richiesta dei privati (ovviamente solo l'oro). Occorreva un provvedimento ad hoc qualora mutassero le impronte e le caratteristiche tecniche delle monete (peso e diametro).

Aspettiamo altri pareri perchè la discussione si fa davvero interessante. :)

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Guest utente3487

Oggi tutto questo può sembrare strano ma allora era così. Ripeto comunque che la chiave di volta è data dalla circostanza che oggi si stabilisce un determinato contingente (e se viene modificato occorre un nuovo provvedimento legislativo), mentre allora ciò non avveniva poichè la zecca aveva ampia facoltà di battere, senza particolari formalità, su richiesta dei privati (ovviamente solo l'oro). Occorreva un provvedimento ad hoc qualora mutassero le impronte e le caratteristiche tecniche delle monete (peso e diametro).

Aspettiamo altri pareri perchè la discussione si fa davvero interessante. :)

In ogni caso, negli articoli del passato fior di studiosi scrivevano che questi pezzi (le lire 100 e tutta la confezione del 1940 A.XVIII) erano in possesso di alti funzionari della Banca d'Italia. Nessuno si era mai sognato di sindacare questo possesso arbitrario :ph34r: :ph34r:

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E' certamente un mistero quello che circonda la coniazione di questa moneta.

Ad di là degli aspetti legali o burocratico-amministrativi (che pure, per una emissione di Stato che si ritiene ufficiale, mi paiono fondamentali), sono oscuri anche altri "passaggii" della vicenda.

Abbiamo già detto del D'incerti, stimato numismatico, amico personale di V.E.III, autore di un saggio sulle monete controverse del sovrano, dunque una "fonte" della massima autorevolezza che però a metà degli anni '50 ancora non sa nulla di questa moneta.

Ne viene a conoscenza all'inizo degli anni '70 e, primo fra tutti gli autori, ne da conto in un articolo apparso sulla R.I.N., se non erro nel 1971.

A me, francamente, sorprende che una coniazione ufficiale di Stato si conosca solo a 30 anni di distanza dalla sua emissione; e sorprende ancor più che un esperto di numismatica ed amico del Re ignorasse totalmente la vicenda.

Sarà pure che la Banca d'Italia si sia limitata a richiedere informalmente al Ministero del tesoro l'autorizzazione alla coniazione delle monete

e che, altrettanto informalmente il Ministero la concesse; si, tutto è possibile, ma è davvero sorprendente l'atteggiamento di un'amministrazione dello Stato e di un ente quale la Banca d'Italia, che probabilmente quando acquistano cancelleria piuttosto che carta igienica per i loro uffici pretendono che i rispettivi funzionari compilino e firmino moduli su moduli, che invece in questo caso non lascino traccia di nulla.

Nessuna traccia del metallo impiegato (certo, saranno stati complessivamente pochi grammi ma era pur sempre oro), nessuna traccia del numero dei pezzi battuti, nessun carteggio in proposito fra Ministero/Zecca/Banca d'Italia, insomma neanche fosse la zecca della Carboneria anzichè un'officina monetaria di Stato.

Diciamo che tutte queste cose mi rendono difficoltoso accettare il fatto che si sia trattata di una coniazione ufficiale.

Però, se si potesse sapere qualche cosa in più da chi ha avuto contatti con il D'Incerti (scomparso nel 1988) o con i suoi eredi?

Mi chiedo se, ad esempio, in occasione del conferimento della collezione del D'Incerti alla casa d'Aste Varesi, per la mitica Asta battuta nella primavera del 2000 e nella quale era presente la moneta di cui parliamo, Alberto abbia potuto apprendere dai conferenti qualche notizia in proposito.

Chissà, magari se ci legge..........e ha vogliadi dirci qualcosa.........

Saluti.

Michele

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stavo leggendo questa interessantissima discussione...

da profano mi sono posto alcune domande:

- come mai il D'Incerti nel suo art. del 53(?) non la include nelle monete discutibili del regno per poi parlarne 20 anni più tardi nell' art. del 71( che non ho letto, se qualcuno potrebbe postarlo sarebbe molto interessante!) e soprattutto poi trovarsela in collezione? ;)

Nel suo art. del 53(?) parlando delle monete coniate per collezionisti scrive: "la straordinaria operazione con la quale si diede vita per un lungo periodo di anni ad una serie di monete che, per la sua eccezionale rarità erano evidentemente destinate ad assumere elevati valori, rimase circoscritta nell'ambito di pochi funzionari della zecca, della direzione del Tesoro e di qualche fortunato collezionista". perchè non includere anche questa moneta? Lui penso sia comunque uno di quei fortunati... :D

- data la linea di continuità di coniazione temporale che si era imposta durante il regno perchè non sono state coniate le serie anche nel 1938 e 1939?

- se i privati potevano richiedere la coniazione di monete, data la rarità che avrebbero assunto, perchè non sono state coniate anche nel 1938 e 1939? se per assurdo si richiedeva la coniazione di unica moneta nel 1938, anche informalmente, si muoveva tutta la macchina organizzativa (intendo: macchine, uomini, documentazione, procedure interne) della zecca per coniare un unico pezzo? quanto costerebbe!

- alla luce di quel regio decreto ( che non riporta il l'anno?) potrebbe uscire per assurdo, in futuro, una 100 lire del 1941 fatta coniare da quel privato X? o deve esserci comunque il materiale creatore?

vista la gestione disinvolta della zecca, penso poteva accadere anche questo!! :o

Alla luce di questo, come potremmo definirle queste pseudo monete "medaglie private"? :D

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Guest utente3487

dimenticavo quest'altra curiosità...

- la coniazione di monete per privati poteva avvenire con altre tipologie di monete d'oro es. le 20 lire aquila araldica? o non c'era allora un tale decreto? :blink:

No, si poteva coniare solo monete in oro che erano correnti.

Non ci possono essere invece monete del 38, 39 e 41 perchè in zecca non esiste il materiale creatore originale.

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Guest utente3487

Abbiamo già detto del D'incerti, stimato numismatico, amico personale di V.E.III, autore di un saggio sulle monete controverse del sovrano, dunque una "fonte" della massima autorevolezza che però a metà degli anni '50 ancora non sa nulla di questa moneta.

Anche a me questo risulta incomprensibile.

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Guest utente3487

data la linea di continuità di coniazione temporale che si era imposta durante il regno perchè non sono state coniate le serie anche nel 1938 e 1939?

Nessuno le richiese. E strano ma vero, il Re non ne sollecitò la coniazione, segno evidente che non era un invadente, dal punto di vista numismatico. Lasciava fare. Forse chiunque di noi, al suo posto, da numismatici quali siamo, avremmo fatto battere moneta anche per quegli anni. Ma VEIII era persona riservata e schiva.Non abusava delle sue prerogative e in numismatica possiamo dire che è stato un gran signore. Anche alle aste non voleva che si sapesse che i suoi collaboratori spendessero il suo nome e la sua autorità per spuntare prezzi favorevoli.

Modificato da elledi
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