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Negozi e ricarichi


vince960

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Il BB,quello vero, è una moneta degnissima e gradevolissima,che ha in più il fascino e il calore che le deriva dai segnetti dovuti alla sua storia e ai vari maneggiamewnti e passaggi di cui è stata protagonista. Una moneta in SPL o FDC è chiaramente e senza obiezioni molto più valida e ragionevole dal punto di vista economico, ma la numismatica non è fatta solo di meri conti, ma soprattutto di cuore,per cui un pò di vita vissuta, una patina che dia il senso del tempo passato sono plus che fanno del semplice BB una gradazione estremamente gradevole,almeno per me.

A tempo debito,il BB è stato un'ottimo investimento, ma allora erano più diffusi i collezionisti degli speculatori. Adesso è il contrario per cui ci si deve adattare ai tempi per mantenere ,nei limiti del possibile, il valore degli investimenti. Per cui nessun biasimo o critica a Piakos che cerca di acquistare solo monete con una sicura rivendibilità futura,ma non spariamo sul BB,non è un ripiego da poveracci,ma una degnissima conservazione.

Forse mai come in questo momento mi sono trovato d'accordo con Numizmo.....

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Sarebbe bello che i collezionisti potessero valutare solo l'importanza storica delle monete e che se ne fregassero, da veri signori, del loro costo. Purtroppo un esame di realtà ci riporta con i piedi per terra e ci costringe a fare i conti della serva con le nostra amate monete.

"Non ci sono più i collezionisti di una volta... al giorno d'oggi sono diventati dei piccoli commercianti"

Questo commento (se non sbaglio, vado a memoria) lo fece Gnecchi ai primi del 900, e mi sembra che le cose non fossero molto diverse...

Caius

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Sarebbe bello che i collezionisti potessero valutare solo l'importanza storica delle monete e che se ne fregassero, da veri signori, del loro costo. Purtroppo un esame di realtà ci riporta con i piedi per terra e ci costringe a fare i conti della serva con le nostra amate monete.

"Non ci sono più i collezionisti di una volta... al giorno d'oggi sono diventati dei piccoli commercianti"

Questo commento (se non sbaglio, vado a memoria) lo fece Gnecchi ai primi del 900, e mi sembra che le cose non fossero molto diverse...

Caius

Nessuno ha detto che i collezionisti dovrebbero pensare solo all'importanza storica delle monete e fregarsene dell'aspetto economico " da veri signori".

Intanto i "veri signori" sono quelli più attenti a come spendono il loro denaro, e intendo "come" non "quanto". Sono quelli che non si vergognano a controllare il conto del ristorante o qualsiasi altro conto gli venga presentato e chiederne ragione,senza problemi e senza la sciocca impressione di passare da "pidocchioso" se non pagano dando solo un'occhiata di sfuggita al conto,come fanno tanti,pensando così di comportarsi " alla grande" quando invece la sola cosa che ottengono è di essere più soggetti a fregaturine.

La questione a cui mi riferivo è che ,oggi, un "collezionista" ( e le virgolette sono volute) preferirebbe mettersi in casa due monete identiche ma splendide o più,di sicura rivendibilità,che costruire qualcosa di organico,collezionsticamente parlando, magari rivolgendosi al più corrente BB ma cercando di non lasciare "buchi" ,nei limiti del possibile.

Da sempre i collezionsti sono tacciati di voler fare i commercianti in sedcesimo,ma del resto se non lo facessero,come potrebbero,spesso,reperire risorse ,da investire nella loro passione, che numericamente sono chiaramente al di là delle loro possibilità teoriche?Sbagliava lo Gnecchi e sbaglia chi vuole impedire questo commercio minuto.

Però mi piacerebbe che si ricominciasse ad apprezzare un pò di più la rarità o l'importanza storica di un rovescio piuttosto che il valore economico di una moneta e che i collezionisti ricominciassero a costituire le loro collezioni anche in modo filologico,non solo speculativo.

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Però mi piacerebbe che si ricominciasse ad apprezzare un pò di più la rarità o l'importanza storica di un rovescio piuttosto che il valore economico di una moneta e che i collezionisti ricominciassero a costituire le loro collezioni anche in modo filologico,non solo speculativo.

... ed è proprio con questo spirito che è nato il mio sito ormai più che decennale.

roth37

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Io penso che il cosiddetto piccolo commercio tra appassionati, soprattutto in questi ultimi anni, sta dando un impulso incredibilmente positivo alla numismatica. Non dico che non ci siano problemi, però tra forum specializzati, mercatini on-line ecc... si è superato l'ostacolo - spesso psicologico ma altrettanto spesso anche reale - che separava il potenziale collezionista dall'oggetto del suo desiderio. Io ho fatto questa strada e ne sono felicissimo, come penso tanti altri... Il sottoprodotto positivo di questa realtà è la rapida uscita dal mercato, percepita da tutti fuorché dai diretti interessati, dei commercianti 'intermediari', quelli del 150% di ricarico solo per il passaggio di mano, per intenderci, a favore di chi quel ricarico lo giustifica, e pienamente, con la sua competenza e la serietà.

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Beh, il più grande ostacolo che fino a qualche anno indietro separava il collezionista dall'oggetto di desiderio - la semplice non- o difficile reperibilità - è stato ampiamente superato dal fenomeno internet, che ha messo a nostra disposizione una previamente impensabile mole di materiale - con conseguenze sia positive (si trova facilmente quello si vuole) sia negative (talvolta si perde la testa e si acquista senza troppa riflessione).

Entro i miei modesti limiti io non ho mai pensato troppo al lato economico e non ho mai fatto i miei acquisiti con la rivendita in mente, ma ho sempre privilegiato la qualità alla quantità. Tuttavia qualche volta ho dovuto accontentarmi anche del BB+ o qSPL - e, certamente, data la scelta preferisco sempre, ad esempio, un BB+ o qSPL ad un SPL+ con traccie di appicagnolo.

Modificato da Maffeo
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Buon giorno a tutti.

"Scusatemi, ma provate a pensare a tutte le altre cose che comprate. Auto, vestiti, case, elettrodomestici.... Quale percentuale si tiene il commerciante? E quanto potete ricavare vendendo ciò che avete acquistato?

La numismatica permette quindi di divertirsi preservando un valore. Il livello del valore salvato lo fa anche il livello di conoscenza dell'aquirente."

Mah, a me pare improponibile un raffronto fra beni di consumo, quali ad esempio quelli citati (auto, vestiti, case, elettrodomestici ecc.), e il bene "moneta".

E ciò per la semplice ragione che i primi sono beni tipicamente destinati ad essere utilizzati e quindi a consumarsi e dunque è ovvio che la rivendita degli stessi, quando possibile, sia soggetta a forti deprezzamenti.

Al contrario, le monete sono beni "statici" che, salvo una custodia impropria, permangono in una condizione identica a quella dell''acquisto; anzi, si può dire che con un'adeguata custodia e grazie al "tempo", certe monete sviluppano anche le patine che semmai vanno ad aumentare il valore commerciale iniziale.

Tempo fa leggevo sul forum di Ebay un intervento di un commerciante che, tacciando gli acquirenti di scarsa propensione al vero collezionismo e lamentandosi che oggi i veri collezionisti non esistono più, esprimeva più o meno questo pensiero: ma cosa pretendono questi (pseudo) collezionisti che acquistano a 10 una moneta, poi se la godono per qualche anno e poi pretendono anche di rivenderla riprendendo il prezzo speso o addirittura volendoci persino guadagnare.

Ecco, questa francamente mi sembra un'opinione anacronistica, forse valida quando non esisteva internet con il suo mercato globale e quando il collezionista, per libera scelta o perchè costretto dagli eventi della vita, era più o meno costretto ad accettare "proposte indecenti" per liberarsi delle sue monete.

Credo che questo modo di ragionare sia ampiamente superato e che bene facciano gli appassionati, quando destinano una parte importante dei loro risparmi all'acquisto di monete, a farlo si con passione ma anche con un occhio attento alla tutela del loro investimento.

Perchè di investimento, molto spesso, si tratta.

Trovo poi piuttosto insulsa la polemica riguardante le definizioniconcettuali tra veri collezioniti, falsi collezionisti, investitori, speculatori e chi più ne ha ne metta.

E' pur vero che il collezionismo di qualsiasi oggetto contiene in sè una forte componente "emotiva" che mal si concilia con i calcoli dei ragionieri.

Ma è anche vero che non c'è nulla di male ad incrementare la propria collezione dando ascolto non solo al cuore ma anche al cervello.

Il mio settore di interesse numismatico è quello che riguarda le monete coniate dal 1800 ai giorni nostri e quindi è probabile che le considerazioni che sto svolgendo risultino legate alle monete contemporanee e non alle monete di epoche lontane.

Tuttavia, mi sembra di poter dire senza timore di smetite e con tutto il rispetto possibile per chi detiene monete di media conservazione (BB), che l'acquisto di nummi in conservazione alta o altissima (possibilmente anche certificati da esperti veri del settore) costituisca nella quasi totaltà dei casi un presupposto fondamentale per poter difendere negli anni il proprio acquisto e per avere, in futuro, delle ottime chances di rivendita del materiale non a prezzi stracciati di realizzo.

Poi, naturalmente, dipende anche di quali monete stiamo parlando, ma questo è un altro aspetto che attiene alle scelte collezionistiche di ciascuno.

E' noto infatti che determinati settori (si veda, giusto per fare un esempio, quello delle commemorative repubblicane d'argento) non hanno alcuna speranza, non dico di rivalutazione, ma neanche di recupero di quanto speso all'acquisto e ciò anche se le monete sono periziate dall'IPZS ed in FDC stato zecca.

Saluti.

Michele

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..............Visto che noi acquistiamo quasi tutto in asta......

Salve a tutti.

Non ho capito una cosa, se potete spiegarmela meglio : perchè un privato collezionista dovrebbe acquistare le monete da un commerciante che, a sua volta, le ha acquistate in un asta ?

Non è più semplice e conveniente per il collezionista acquistare lui stesso le monete direttamente nelle aste nelle quali si serve il commerciante , evitando così di pagare l'ulteriore ricarico del commerciante o negoziante ?

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Come dicevo, la possibilità anche per il privato di andare alla fonte ha ridotto molto il margine del commerciante chiamiamolo 'speculatore' a favore di quello capace ed esperto. Chi compra in negozio adesso secondo me lo fa per due motivi: non è sicuro della sua esperienza e 'paga' per usufruire dell'esperienza del venditore e/o si sente legalmente più sicuro passando per un canale istituzionalizzato piuttosto che ricorrere alla libera vendita tra privati. Anche in questo caso ci sono venditori che privilegiano il primo, sacrosanto, aspetto e altri che fomentano il regime 'terrorista' che si è creato soprattutto contro il collezionista di monete antiche. In entrambi i casi lo studio e la cultura aiutano a scegliere le persone di cui fidarsi rispetto a quelle che è meglio lasciar stare. La concorrenza è sempre stata un fattore positivo e sicuramente aiuta a fare 'pulizia' in questo settore.

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Mah, a me pare improponibile un raffronto fra beni di consumo, quali ad esempio quelli citati (auto, vestiti, case, elettrodomestici ecc.), e il bene "moneta".

E ciò per la semplice ragione che i primi sono beni tipicamente destinati ad essere utilizzati e quindi a consumarsi e dunque è ovvio che la rivendita degli stessi, quando possibile, sia soggetta a forti deprezzamenti.

Al contrario, le monete sono beni "statici" che, salvo una custodia impropria, permangono in una condizione identica a quella dell''acquisto; anzi, si può dire che con un'adeguata custodia e grazie al "tempo", certe monete sviluppano anche le patine che semmai vanno ad aumentare il valore commerciale iniziale.

Tempo fa leggevo sul forum di Ebay un intervento di un commerciante che, tacciando gli acquirenti di scarsa propensione al vero collezionismo e lamentandosi che oggi i veri collezionisti non esistono più, esprimeva più o meno questo pensiero: ma cosa pretendono questi (pseudo) collezionisti che acquistano a 10 una moneta, poi se la godono per qualche anno e poi pretendono anche di rivenderla riprendendo il prezzo speso o addirittura volendoci persino guadagnare.

Vero, le monete non sono beni soggetti ad usura o consumo, ma come tutti i beni e merci acquistati presso commercianti "regolari", nel prezzo di acquisto vanno considerati anche i ricarichi che il commerciante deve " obbligatoriamente" applicare perché gliene derivi un'utile congruo a permettergli il suo margine di guadagno e la copertura proporzionale delle spese che una attività commerciale richiede.

Per cui almeno questa componente del prezzo totale di acquisto, è destinata,nel breve periodo,ad essere perduta a seguito di alienazione del bene.

Diverso il caso in cui si permetta,allungando il periodo di possesso, alle variabili di mercato e alla normale crecita dei prezzi, di compensare.almeno parzialmente questa componente volatile.Un pò come succede per la compravendita immobiliare in cui la mediazione e le spese di regsitrazione e notarili verranno riassorbite solo un periodo di tempo sufficientemente lungo,o come nel caso delle polizze a premio unico la cui fee d'ingresso viene poi coperta dagli interessi maturati a partire da un certo anno.

Per cui pretendere di comperare da un commerciante e poi rivendere guadagnandoci nel giro di poco, è una pretesa assurda e ingiustificabile.

Ecco, questa francamente mi sembra un'opinione anacronistica, forse valida quando non esisteva internet con il suo mercato globale e quando il collezionista, per libera scelta o perchè costretto dagli eventi della vita, era più o meno costretto ad accettare "proposte indecenti" per liberarsi delle sue monete.

Le proposte "indecenti" ,spesso sono solo proposte che ispecchaino più il reale andamento del mercato che i sentimenti o le aspettative di chi ha comprato e ora cerca di rivendere.Una perdita del 30/40% del prezzo pagato è nella norma,almeno nel breve periodo ( due o tre anni)

Credo che questo modo di ragionare sia ampiamente superato e che bene facciano gli appassionati, quando destinano una parte importante dei loro risparmi all'acquisto di monete, a farlo si con passione ma anche con un occhio attento alla tutela del loro investimento.

Nessuno predica il contrario,basta non esagerare nell'altro senso con comportamenti prettamente speculativi

Perchè di investimento, molto spesso, si tratta.

Trovo poi piuttosto insulsa la polemica riguardante le definizioniconcettuali tra veri collezioniti, falsi collezionisti, investitori, speculatori e chi più ne ha ne metta.

Non è insulsa e prova ne è la tipologia del materiale che si vede attualmente offrire sul mercato e i relativi realizzi che premiano quasi solo esclusivamente la conservazione a discapito dell'interesse numismatico e collezionistico.Checché se ne voglia dire,alla fine, è solo la risposta del mercato che dà la definizione corretta di quello che la gente vuole e per cui è disposta a spendere il proprio denaro. E se le aste adesso offrono monete di una bassissima rarità ma in alta conservazione ,piuttosto ceh monete in conservazione "normale" ma di grande interesse,è solo perché i titolari hanno constatato che le prime sono più lucrative e appetite dai compratori.

Quando i compratori cercavano anche la rarità, i materiali proposti in asta erano ben diversi.....

E' pur vero che il collezionismo di qualsiasi oggetto contiene in sè una forte componente "emotiva" che mal si concilia con i calcoli dei ragionieri.

Ma è anche vero che non c'è nulla di male ad incrementare la propria collezione dando ascolto non solo al cuore ma anche al cervello.

Il mio settore di interesse numismatico è quello che riguarda le monete coniate dal 1800 ai giorni nostri e quindi è probabile che le considerazioni che sto svolgendo risultino legate alle monete contemporanee e non alle monete di epoche lontane.

Tuttavia, mi sembra di poter dire senza timore di smetite e con tutto il rispetto possibile per chi detiene monete di media conservazione (BB), che l'acquisto di nummi in conservazione alta o altissima (possibilmente anche certificati da esperti veri del settore) costituisca nella quasi totaltà dei casi un presupposto fondamentale per poter difendere negli anni il proprio acquisto e per avere, in futuro, delle ottime chances di rivendita del materiale non a prezzi stracciati di realizzo.

Poi, naturalmente, dipende anche di quali monete stiamo parlando, ma questo è un altro aspetto che attiene alle scelte collezionistiche di ciascuno.

E' noto infatti che determinati settori (si veda, giusto per fare un esempio, quello delle commemorative repubblicane d'argento) non hanno alcuna speranza, non dico di rivalutazione, ma neanche di recupero di quanto speso all'acquisto e ciò anche se le monete sono periziate dall'IPZS ed in FDC stato zecca.

Saluti.

Michele

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Chi compra in negozio adesso secondo me lo fa per due motivi: non è sicuro della sua esperienza e 'paga' per usufruire dell'esperienza del venditore e/o si sente legalmente più sicuro passando per un canale istituzionalizzato piuttosto che ricorrere alla libera vendita tra privati. .

Non credo che sia proprio così. Un commerciante con negozio acquista un pezzo ad un'asta e aggiunge il suo dovuto 33% e basta.

Un organizzatore d'asta acquista lo stesso pezzo ad un'asta, aggiunge il suo 33% e poi, presumendo che non ci sia alcun rilancio all'asta (!), aggiunge anche il 15% di diritti.

Una moneta presa da un commerciante con negozio costerà sempre di meno, dunque, che la stessa presa ad un'asta.

Per questo, al momento, conviene sempre di più acquistare presso i negozi che presso le aste. Per questo preferisco sempre i listini a prezzi fissi alle aste. Ma i primi sono quasi completamente scomparsi e tutti i negozianti organizzano aste ad nauseam anche per cose di qualità mediocre e perfino per accumuli di sguroni - anche Ranieri (sicuramente con monete di qualità) ha adesso sostituito i listini a prezzi fissi con la vendita a l'asta, sicurament non per guadagnarci di meno...

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Si io mi riferivo all'alternativa negozio vs. libera vendita tra privati, poi le aste sono un'altra cosa naturalmente. La logica vorrebbe che la base d'asta fosse almeno pari al prezzo di vendita diretto, se non inferiore tenendo conto appunto dei diritti d'asta; poi è sempre il mercato che fortunatamente decide, se il prezzo non è proporzionato alla qualità, il pezzo rimane invenduto e nessuno si dispera. Ancora una volta, sono i miracoli della concorrenza, che qualcuno avrebbe molto piacere a ridurre, se non eliminare, ma 'purtroppo' :-) su questo indietro non si torna, nonostante tutte le campagne più o meno giustificate basate sullo spauracchio delle fregature e dei sequestri.

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"Ancora una volta, sono i miracoli della concorrenza, che qualcuno avrebbe molto piacere a ridurre, se non eliminare, ma 'purtroppo' :-) su questo indietro non si torna, nonostante tutte le campagne più o meno giustificate basate sullo spauracchio delle fregature e dei sequestri."

Concordo in pieno.

Sul fatto poi che l'acquisto in negozio sia, in linea di principio, preferibile all'acquisto in asta, mi permetto di avanzare ampie riserve; non mi sembra, infatti, che si possano enunciare in astratto regole sulla convenienza dell'acquisto dal primo (negozio) rispetto alla seconda (asta) ma credo che si debba, caso per caso, verificarlo in concrreto.

Nel mio piccolo, posso assicurare che il prezzo pagato in asta per alcune monete è risultato molto più conveiente di quello che avrei speso in negozio...e questo per la ragione che molto spesso il prezzo base dell'asta (pur con l'aggiunta dei diritti) su certe monete si può trovare anche al di sotto del prezzo praticato dal negoziante.

Certo, se poi la moneta sale perchè ci sono offerte, allora potrà tornare conveniente il prezzo del negozio, ma non vedo come si possa stabilire a priori la convenienza del secondo (bisogna poi vedere di quale negozio si parla...) sull'acquisto in asta.

M.

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Una moneta presa da un commerciante con negozio costerà sempre di meno, dunque, che la stessa presa ad un'asta.

Boh, se lo dici tu....

Allora alle aste dove magari me le hanno "soffiate" i commercianti di che prezzi di aggiudicazione si trattava ?

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Aste , Commercianti professionisti , non professionisti , privati , impossibile stabilire in assoluto , secondo me, dove le monete costano meno

Personalmente osservo , confronto caso per caso per poi rivolgermi alla fonte che nel caso specifico valuto piu' interessante non solo economicamente considerando anche i servizi forniti

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Forse non mi sono espressa bene, faccio un esempio : il titolare di un negozio numismatico si aggiudica nell'asta X una moneta , mettiamo ad € 200, più i diritti di asta del 15 % . Totale 225 €.

Poi mette la moneta in vetrina, aggiungendo come è giusto che sia il suo ricarico del 30 %. Il prezzo di cartellino finale al pubblico non sarà dunque meno di € 290.

Ora un collezionista che motivo ha di pagare 290 euro una moneta che avrebbe potuto benissimo aggiudicarsi lui stesso, magari a 220 oa 230 euro, partecipando all'asta X dove si è servito il negoziante ?

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Forse non mi sono espressa bene, faccio un esempio : il titolare di un negozio numismatico si aggiudica nell'asta X una moneta , mettiamo ad € 200, più i diritti di asta del 15 % . Totale 225 €.

Poi mette la moneta in vetrina, aggiungendo come è giusto che sia il suo ricarico del 30 %. Il prezzo di cartellino finale al pubblico non sarà dunque meno di € 290.

Ora un collezionista che motivo ha di pagare 290 euro una moneta che avrebbe potuto benissimo aggiudicarsi lui stesso, magari a 220 oa 230 euro, partecipando all'asta X dove si è servito il negoziante ?

Ma sei proprio sicura che un collezionista "avrebbe potuto benissimo aggiudicarsi lui stesso" una moneta se era in concorrenza con un commerciante?

A titolo d'esempio: all'ultima Varesi c'era una moneta con base d'asta 100, la moneta m'interessava molto e dunque offrì 200, mi fu "soffiata" a 220. Poco dopo l'ho rivista nella vettrina online di un commerciante a 300. Forse se non avessi fatto alcuna offerta il commerciante se l'avrebbe presa a base d'asta + diritti e l'avrebbe venduta con ricarico di 30% a 150, permettendomi di poi acquistarla a meno della mia offerta...

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Ma sei proprio sicura che un collezionista "avrebbe potuto benissimo aggiudicarsi lui stesso" una moneta se era in concorrenza con un commerciante?

A titolo d'esempio: all'ultima Varesi c'era una moneta con base d'asta 100, la moneta m'interessava molto e dunque offrì 200, mi fu "soffiata" a 220. Poco dopo l'ho rivista nella vettrina online di un commerciante a 300. Forse se non avessi fatto alcuna offerta il commerciante se l'avrebbe presa a base d'asta + diritti e l'avrebbe venduta con ricarico di 30% a 150, permettendomi di poi acquistarla a meno della mia offerta...

Si penso proprio di essere sicura.

Forse se tu avessi offerto fino a 240 0 250 anzichè fino a 200 avresti avuto ottime probabilità di aggiudicarti la moneta al posto del commerciante. D'altra parte se la moneta partendo dal'80 % di una stima di 100 è stata aggiudicata al commerciante per 220 significa che ci sono stati parecchi rilanci e che la moneta era ambita da più persone....

I commercianti non sono collezionisti e non sono disposti a pagare le cose più del loro prezzo di mercato. Per cui se il tuo commerciante l'ha presa a 220 è perchè sa che a quella cifra si è ancora ben al di sotto del reale valore di mercato di quella moneta. Queste cose le sanno i commercianti ma le sanno o le dovrebbero sapere pure i collezionisti.

Sperare di trovare dal proprio commerciante di fiducia monete prese da questi in asta alla stima o sotto di essa (e che altrimenti sarebbero andate invendute) non è mai una buona tattica.

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Ma sei proprio sicura che un collezionista "avrebbe potuto benissimo aggiudicarsi lui stesso" una moneta se era in concorrenza con un commerciante?

A titolo d'esempio: all'ultima Varesi c'era una moneta con base d'asta 100, la moneta m'interessava molto e dunque offrì 200, mi fu "soffiata" a 220. Poco dopo l'ho rivista nella vettrina online di un commerciante a 300. Forse se non avessi fatto alcuna offerta il commerciante se l'avrebbe presa a base d'asta + diritti e l'avrebbe venduta con ricarico di 30% a 150, permettendomi di poi acquistarla a meno della mia offerta...

Questo è l'esempio lampante che non sempre un acquisto in negozio è più conveniente rispetto all'asta......(anzi, a costo di sembrare di parte sostengo il contrario)

Si parte poi da un concetto di fondo errato, ovvero che il commerciante basi il prezzo di vendita esclusivamente in rapporto a quanto pagato.

Sostieni quindi che se paga 200 una moneta la proporrà a 280 (esempio), mentre se la stessa l'avesse avuta a 100, il suo prezzo di cartellino sarebbe stato necessariamente inferiore.

Io non credo proprio......

L'unica variabile è l'utile, non il prezzo finale.

Modificato da Alberto Varesi
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L'unica variabile è l'utile, non il prezzo finale.

Una domanda per Varesi: è possibile che un commerciante acquisti una moneta anche pagandola il prezzo a cui poi la esporrà per il solo fatto di poterla esporre ed utilizare come pezzo "civetta"?

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Una domanda per Varesi: è possibile che un commerciante acquisti una moneta anche pagandola il prezzo a cui poi la esporrà per il solo fatto di poterla esporre ed utilizare come pezzo "civetta"?

Beh, se si tratta di un pezzo di particolare importanza, uno di quelli che "fa parlare" i collezionisti, insomma un esemplare che ti porta pubblicità, può capitare.

Si tratta comunque dell'eccezione, non della regola.

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Questo è l'esempio lampante che non sempre un acquisto in negozio è più conveniente rispetto all'asta......(anzi, a costo di sembrare di parte sostengo il contrario)

Si parte poi da un concetto di fondo errato, ovvero che il commerciante basi il prezzo di vendita in rapporto a quanto pagato.

Sostieni quindi che se paga 200 una moneta la proporrà a 280 (esempio), mentre se la stessa l'avesse avuta a 100, il suo prezzo di cartellino sarebbe stato necessariamente inferiore.

Io non credo proprio......

L'unica variabile è l'utile, non il prezzo finale.

Vero, tant'è che anche le case d'asta comprano parecchio materiale in prima persona o tramite collaboratori per non doversi accontentare dell'utile derivante dai soli diritti di vendita ( che è solo dal 15 al 23% del prezzo finale) e lo rimettono in vendita dopo averci ricaricato sù una buona percentuale di guadagno a cui poi si sommeranno i ricavi percentuali suddetti.

Non male eh?! Diciamo che si può arrivare senza troppo sforzo a ricavi lordi del 100% e oltre,con questo sistema..

Facciamo un'esempio relativo a quanto detto sopra:

prezzo acquisto da parte della casa d'aste o collaboratore : 100,ricarico commerciale 30% = prezzo totale 130 a cui verrà offerta in asta.

battuta in asta a 130 prezzo totale all'acquirente da 145 a 160.

Guadagno lordo dal 45 al 60%

Fiscalmente risulta conferita da terzi a 130 e liquidata a 130 meno i diritti di conferimento,applicati con aliquota di favore del 10% circa

Più o meno al conferente fittizio ( che poi è la stessa casa d'aste ) risultano versati 117

La casa d'aste paga le tasse sui diritti globalmente incassati , con regime semplificato ( margine) per cui su 28/33. invece che su 45/60 effettivi.

Questo risparmio (?) và sommato al guadagno derivante direttamente dalla vendita .

E questo ipotizzando un ricarico di partenza del 30% che è piuttosto bassino,di solito queste operazioni sono convenienti per ricarichi maggiori.

Per cui,come ho già invitato altre volte a fare, non facciamo come il bue che dava del cornuto all'asino.......commercianti e case d'asta non solo ONLUS, ma gente che con il commercio di monete ci vive ( a volte decisamente alla grande) e se il prezzo corrente di una moneta è,poniamo, 500 se la comprano a 400 la vendono a 500,ma se la comprano a 100,non la rivenderanno certamente a 200. Magari per fare una bella figura possono cederla a 400/450, ma nessuno è disposto a rinunciare ad un buon guadagno se fatto rimanendo nei limiti della correttezza commerciale ( e intendo "commerciale" in quanto all'etica è un'altro paio di maniche).

Modificato da numizmo
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