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Da "IL MATTINO" di Napoli del 6/10/2009

L’addio di re Carlo, sovrano di due nazioni.

L’ANNIVERSARIO Due secoli e mezzo fa il capostipite dei Borbone partiva per la Spagna.

Il 7 ottobre di 1759 Carlo di Borbone, scortato da una squadra di navi ispanonapoletane, lasciò Napoli per diventare re di Spagna sotto il nome di Carlo III. Lasciò Napoli a malincuore, ma era suo dovere. La partenza fu enormemente sentita da parte dei napoletani, popolo e aristocratici, che riempivano la darsena e le strade che arrivavano al porto, qualsiasi posto era buono per vedere un’ultima volta il re tanto amato. Il fratellastro Ferdinando VI era morto ad agosto senza discendenza sul trono di Spagna e lui, inaspettatamente, arrivava sul trono di un paese che ostentava ancora un impero. La sua partenza venne rappresentata in una serie dipinta da Antonio Joli della quale si conservano a Napoli due quadri a Capodimonte mentre altri due sono alla Prefettura. Ricordo il giorno che ho avuto l’opportunità di vederli in Prefettura, ero stato invitato dall’allora ministro spagnolo di Cultura, César Antonio Molina, all’incontro con Sandro Bondi, suo omologo italiano. Lì si parlò di tante cose interessanti, come ad esempio di una legge nazionale di tutela del patrimonio napoletano legato alla Spagna. E mentre si parlava io guardavo questi quadri splendidi negli uffici del prefetto che tanti napoletani non conoscevano. Qualche settimana dopo incontrai Carlo Knight e lui mi chiese di fare qualcosa al Cervantes per ricordare l’anniversario della partenza di Carlo di Borbone. Mi vennero subito in mente i quadri della Prefettura, perché pensavo che sarebbe stato altamente simbolico farli vedere, nel giorno del 250mo anniversario della partenza, al Cervantes, quel pezzo di Spagna a Napoli, che in più si trova a Santa Lucia, di fronte a quel mare che vide salutare Carlo in quella lontana mattina di ottobre. Il Prefetto e la Provincia di Napoli, proprietaria dei dipinti, hanno dimostrato la sensibilità necessaria per capire l’operazione e così domani i napoletani potranno omaggiare il loro sovrano più amato venendo al Cervantes a vedere questi quadri che eccezionalmente escono dalla Prefettura per un solo giorno. In seguito ho saputo della pièce di Giuseppe Montesano che veniva proposta al festival di settembre a Caserta e l’ho subito contattato per averla al Cervantes e chiudere così la nostra giornata. Si tratta di un testo efficacissimo che, con l’ironia abituale del grande talento di Montesano, ci racconta le ombre e le luci di Ferdinando IV, il figlio che Carlo di Borbone lasciò 250 anni fa sul trono di Napoli. Carlo e Ferdinando erano entrambi terzogeniti, dunque il loro destino non sembrava quello di portare una corona. Ma sappiamo che destino è solo il nome pomposo che diamo alle circostanze. Nel caso di Carlo la circostanza determinante fu la tenacia di una madre ambiziosa, Elisabetta Farnese, che volle fortemente un regno per suo figlio. Per quanto riguarda Ferdinando IV ci fu la doppia circostanza della incapacità di suo fratello maggiore, Filippo (la tomba del quale si può vedere tutt’oggi a Santa Chiara), e del fatto che l’altro fratello, Carlo, partì con il padre, per motivi di successione, diventando poi Carlo IV di Spagna. Il lascito monumentale di Carlo di Borbone a Napoli è semplicemente impressionante. La Reggia di Caserta, il teatro San Carlo (anche se amava molto di più la caccia della musica), l’enorme mole incompiuta dell´Albergo dei Poveri, la Reggia di Portici, il Foro Carolino (oggi piazza Dante), Capodimonte o quel piccolo altare nella sacrestia della chiesa del Carmine a piazza Mercato con il suo volto e quello della amata moglie Maria Amalia di Sassonia. Una sua statua equestre la troviamo nella maggior piazza napoletana, piazza del Plebiscito, e un’altra si può ammirare sulla piazza più centrale di Madrid, la Puerta del Sol. Un 7 ottobre di 250 anni fa Carlo partì per la Spagna. Anche lì fu un re importante per le sue riforme. Il miglior sindaco di Madrid, si dice ancora oggi per gli importanti lavori che fece in quella città, come la Porta d’Alcalà, una porta che si apriva a uno spagnolo di ritorno da Napoli. Con Carlo, diversamente dal periodo del viceregno, Napoli tornò a essere indipendente, ma, come era ovvio, la sua condizione di «Infans Hispaniarum», ossia, infante di Spagna, faceva sì che il rapporto con la Spagna, dove regnavano i suoi genitori, fosse strettissimo.

Il Direttore Instituto Cervantes di Napoli

José Vicente Quirante Rives


Inviato

Si, Carlo di Borbone, poi III di Spagna, fu un grande re. Napoli conobbe una stagione irripetibile, prima che i suoi successori la facessero precipitare in una situazione insostenibile. Possiamo dire che con Carlo inizia quel fenomeno che poi gli storici chiameranno "dispotismo illuminato" e che sarà perseguito dai grandi sovrani europei, come Federico II di Prussia, Maria Teresa e suo figlio Giuseppe II d'Asburgo, Caterina II di Russia.


Inviato

Si, Carlo di Borbone, poi III di Spagna, fu un grande re. Napoli conobbe una stagione irripetibile, prima che i suoi successori la facessero precipitare in una situazione insostenibile.

Sui suoi successori il revisionismo degli ultimi anni ha dimostrato che molte furono le leggende e le manipolazioni di parte, ed ancora si stenta a riconoscerlo nonostante ci siano dati inoppugnabili.

Il vero declino di Napoli città inizia con l'Unità d'Italia (per ciò che concerne l'intero regno poi possono farsi mille considerazioni) ...da una capitale tra le più importanti d'Europa ad un ruolo secondario.

Volendo evitare discorsi politici, o per meglio dire fanta-politici, sarebbe molto saggio che gli appassionati dell'epoca o comunque anche i semplici curiosi, si avvicinino alla lettura di testi revisionisti, con critica scientificità. Ovviamente questo è un appunto generale e non riferito all'intervento specifico di Liutprand.

Comunque la caratura di Carlo di Borbone fu effettivamente di livello superirore rispetto ai suoi successori.


Inviato

Infatti ho espresso la mia opinione scevra da ogni angolazione politica ma soltanto da prof di storia, anche se ogni giudizio può essere "politico". Per quanto riguarda il revisionismo, diceva il mio grande maestro Renzo De Felice che tutti gli storici, per loro natura, devono essere revisionisti. Ciao


Inviato

bella lezione di civiltà ed una bella pagina di storia della nostra nazione. io sono fiero di essere meridionale, di quella parte colta e laboriosa del nostro meridione, spesso bistrattato perchè neanche conosciuto. e sì che di storia ne abbiamo da vendere e Napoli è tra le città più belle, a dispetto di chi ne parla male, a volte solo per sentito dire o perché qualche brutta notizia compare sui giornali.

io vivo in periferia, agro nocerino, mi dispiaccio molto perchè i miei concittadini non conoscono la loro città e le sue bellezze e neanche il periodo felice vissuto sotto un "re napoletano". A proposito avete mai visto le monete rinvenute nelle tombe di epoca romana della mia città, se no, vi invito al museo dell'agro presso il Convento di sant'Antonio a Nocera Inferiore.

Non vi perdete neanche il museo di Salerno.

grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di continuare la lettura.

il nocerino ;) :D :D ;) ;)


Inviato

Ciao Nocerino, io sono di Salerno e sono molto appassionato di storia e di numismatica napoletana, ultimamente sto cercando di approfondire il mio sapere sul periodo borbonico (Murat compreso). Per fortuna che oggi internet offre tanti argomenti sui Borbone e quello che hanno fatto per il meridione, il tutto, raccontato attraverso le monete e le medaglie. Se vediamo due numeri e un po' di statistiche sui primati economici, culturali e tecnologici c'è da impazzire su come poi, dopo l'unità d'Italia siamo diventati. Ci hanno spogliato di tutto ed hanno gettato le nostre ricchezze nel calderone per poi metterci in secondo piano ed etichettarci come arretrati e poveracci. E' ovvio che i miei discorsi non sono critiche politiche o di parte, bensì basati sui fatti realmente accaduti e documentati, ovviamente quando dio documentati non mi riferisco ai libri di scuola o le fiction storiche tlevisive basate sulla menzogna. Carlo di Borbone è stato un sovrano eccellente ed anche i suoi predecessori non erano da meno.


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