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"Caro Sig. Varesi, rifletta con me.

riflettiamo pure insieme, Caro Sig. tuttonero ma Le assicuro che spesso, non sempre, ci riesco anche da solo:

"Nel diritto penale, perché si abbia reato, non basta il fatto materiale"

E' sicuro ? Ho sempre ritenuto che il reato fosse un fatto oggettivo; non credo che in mancanza di volontarietà non ci sia reato.

Il significato del mio intervento precedente, che spero non sia stato frainteso, é che non vi possono essere due pesi e due misure, nessuno "spartiacque" tra chi commette la medesima azione ma con finalità differenti: o commettono tutti e due reato o non lo commettono. Punto.

Poi, se qualcuno ha dati oggettivi da sottoporre, sono sempre disponibile a ritornare sui miei passi e ricredermi."

Caro sig. Varesi, dal tono della sua risposta mi pare di capire che lei abbia colto nelle mie parole una qualche vena polemica (o cos'altro), che, ovviamente, non c'era. L'ultima cosa al mondo che vorrei fare è infatti quella di polemizzare con lei.

Tra l'altro ho già avuto modo di conoscerla di persona e so di che tempra lei sia fatto e, sopratuttto, so benissimo che lei sa riflettere da solo. Il mio era solo un modo di rivolgermi a lei con cortesia, al fine di far capire un concetto non semplice.

Venendo al punto ed alla questione del fatto materiale e della volontarietà, le posso dire che svolgo la professione di avvocato da qualche anno e, ringraziando Dio, sono in grado di fornire un parere sul punto.

La volontarietà deve sussistere. La legge dice che per aversi reato ci vuole, oltre al fatto, il DOLO, o, nei casi dalla stessa specificamente previsti, la colpa (che qui però non interessa). In linea di massima e senza entrare troppo nel dettaglio di una questione assai tecnica, si può dire che il dolo non sia altro che la volontà, l'intenzione di compiere una determinata azione e di produrre un certo evento (nel nostro caso, la volontà di far salire indebitamente il valore del bene, alterando il risultato della gara). Qui sta "lo spartiacque".

Se la volontà è invece quella di ricomprare realmente il bene per i motivi che avevamo ipotizzato (moneta messa all'asta per errore e casa d'aste riluttante a ritirarla dalla gara), non c'è il dolo e non c'è il reato. Ribadisco, però, che questo mi pare un caso estremo, quasi di scuola.

Spero con questa mia di essere riuscito a farla ricredere.

In ogni caso la saluto con molta cordialità.

Giulio

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"Caro Sig. Varesi, rifletta con me.

riflettiamo pure insieme, Caro Sig. tuttonero ma Le assicuro che spesso, non sempre, ci riesco anche da solo:

"Nel diritto penale, perché si abbia reato, non basta il fatto materiale"

E' sicuro ? Ho sempre ritenuto che il reato fosse un fatto oggettivo; non credo che in mancanza di volontarietà non ci sia reato.

Il significato del mio intervento precedente, che spero non sia stato frainteso, é che non vi possono essere due pesi e due misure, nessuno "spartiacque" tra chi commette la medesima azione ma con finalità differenti: o commettono tutti e due reato o non lo commettono. Punto.

Poi, se qualcuno ha dati oggettivi da sottoporre, sono sempre disponibile a ritornare sui miei passi e ricredermi."

Caro sig. Varesi, dal tono della sua risposta mi pare di capire che lei abbia colto nelle mie parole una qualche vena polemica (o cos'altro), che, ovviamente, non c'era. L'ultima cosa al mondo che vorrei fare è infatti quella di polemizzare con lei.

Tra l'altro ho già avuto modo di conoscerla di persona e so di che tempra lei sia fatto e, sopratuttto, so benissimo che lei sa riflettere da solo. Il mio era solo un modo di rivolgermi a lei con cortesia, al fine di far capire un concetto non semplice.

Venendo al punto ed alla questione del fatto materiale e della volontarietà, le posso dire che svolgo la professione di avvocato da qualche anno e, ringraziando Dio, sono in grado di fornire un parere sul punto.

La volontarietà deve sussistere. La legge dice che per aversi reato ci vuole, oltre al fatto, il DOLO, o, nei casi dalla stessa specificamente previsti, la colpa (che qui però non interessa). In linea di massima e senza entrare troppo nel dettaglio di una questione assai tecnica, si può dire che il dolo non sia altro che la volontà, l'intenzione di compiere una determinata azione e di produrre un certo evento (nel nostro caso, la volontà di far salire indebitamente il valore del bene, alterando il risultato della gara). Qui sta "lo spartiacque".

Se la volontà è invece quella di ricomprare realmente il bene per i motivi che avevamo ipotizzato (moneta messa all'asta per errore e casa d'aste riluttante a ritirarla dalla gara), non c'è il dolo e non c'è il reato. Ribadisco, però, che questo mi pare un caso estremo, quasi di scuola.

Spero con questa mia di essere riuscito a farla ricredere.

In ogni caso la saluto con molta cordialità.

Giulio

Grazie Giulio della puntualizzazione. Avevo mal interpretato il suo post precedente e mi scuso se sono sceso in polemica, ma le giornate no capitano a tutti.

Tornando "a botta" al mio precedente intervento.

Che la volontarietà determini in qual misura uno verrà punito sono pienamente d'accordo, solo mi sembrava strano che, senza poterla dimostrare, il reato non esistesse. Ovvero uccido una persona, se l'ho fatto senza volerlo il reato non esiste ?

Se però mi dice, da Avvocato qual'é, che in questo caso particolare è la volontarietà del gesto a determinare o meno la sussistenza del reato.....chino la testa ed accetto (c'aggia fà)

@ bizerba62

in merito al tuo quesito:

1) No, non mi è mai capitato

2) Credo che soluzione migliore sarebbe quella di ritirare il pezzo dalla vendita

Saluti a tutti

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"Che la volontarietà determini in qual misura uno verrà punito sono pienamente d'accordo, solo mi sembrava strano che, senza poterla dimostrare, il reato non esistesse. Ovvero uccido una persona, se l'ho fatto senza volerlo il reato non esiste ?"

Caro Alberto,

le rispondo molto volentieri (e non si preoccupi per la giornata no. Io ne ho in continuazione).

La volontarietà deve essere dimostrata. In un eventuale processo deve essere provato che Tizio ha agito con la volontà di alterare l'asta; se non vi si riesce, Tizio deve essere assolto. Non credo, però, che sia così proibitivo assolvere ad un simile onere probatorio. Dipende sempre da che cosa si è riusciti ad accertare con le indagini.

In merito all'uccisione, senza volerlo, di una persona, le posso dire che ci troveremmo di fronte ad un caso di omicidio colposo (morte provocata da negligenza, imprudenza, imperizia o inossarvanza di leggi, regolamenti ordini e discipline). Prima ho accennato all'ipotesi dei reati con colpa. Il codice penale li prevede però solo per determinate fattispecie e non certo per la turbativa d'asta. Qui ci vuole il dolo.

Tanti cari saluti.

Giulio

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"Che la volontarietà determini in qual misura uno verrà punito sono pienamente d'accordo, solo mi sembrava strano che, senza poterla dimostrare, il reato non esistesse. Ovvero uccido una persona, se l'ho fatto senza volerlo il reato non esiste ?"

Caro Alberto,

le rispondo molto volentieri (e non si preoccupi per la giornata no. Io ne ho in continuazione).

La volontarietà deve essere dimostrata. In un eventuale processo deve essere provato che Tizio ha agito con la volontà di alterare l'asta; se non vi si riesce, Tizio deve essere assolto. Non credo, però, che sia così proibitivo assolvere ad un simile onere probatorio. Dipende sempre da che cosa si è riusciti ad accertare con le indagini.

In merito all'uccisione, senza volerlo, di una persona, le posso dire che ci troveremmo di fronte ad un caso di omicidio colposo (morte provocata da negligenza, imprudenza, imperizia o inossarvanza di leggi, regolamenti ordini e discipline). Prima ho accennato all'ipotesi dei reati con colpa. Il codice penale li prevede però solo per determinate fattispecie e non certo per la turbativa d'asta. Qui ci vuole il dolo.

Tanti cari saluti.

Giulio

Si impara sempre qualcosa di nuovo smile.gif

Grazie e saluti

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