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Risposte migliori

Inviato

Per quanto riguarda la prima moneta di Agrippa nella discussione a cui ci ha rimandato avgvstvs (grazie! altri denari passati per questo forum che non avevo visto...) penso anche io che si tratti di un falso d'epoca (piuttosto che di una prova), probabilmente destinato ad essere "suberato" piuttosto che "bianchito" (o imbiancato) come invece accadeva ai denari ufficiali, coniati nella zecche pubblica.

Le lettere delle iscrizioni, per quello che si riesce a vedere tra la condizione della moneta e la foto a bassa definzione, non mi paiono coì strane se si eccettua quella che dovrebbe seguire le lettere "IHPERA" al dritto, ovvero la T, che invece sembra avere la forma tondeggiante di una O. Il pezzo mi pare imitativo del tipo Matzke H.3.a o H.3.b, (Enrico IV/Enrico V, ma direi della parte bassa della cronologia, ovvero coevo o post 1106-1125) a seconda delle caratteristiche che si tengono in considerazione. Ovviamente diametro e peso sarebbero sempre graditi per valutare meglio e prendere nota del tipo di esemplare.

Tu cosa per lettere errate cosa intedevi avgvstvs ?

...

Era proprio la "T" che non mi torna, dalla foto sembrerebbe proprio una O, comunque adesso che abbiamo la conferma del falso/imitativo direi che l'incertezza e' giustificata.

Curiosa la fattura dell'ultimo denaro di vv64...


Supporter
Inviato

A grande richiesta... ecco la S coricata ed in seguito i cunei alla H del dritto del "misterioso" denaro per Enrico II, del quale vi ho già accennato. MB

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Supporter
Inviato

Ed ecco inoltre il disegno che Matzke 1993 propone al n.16, che mi pare il disegno dalle tavole del Massagli (come dice anche Matzke stesso del resto..), ma modificato proprio nelle R.

Per oggi non vi tedio ulteriormente (comnuque bello ed interessante l'ultimo denaro corradino postato da Valerio, ed ottima analisi di adolfos, alla quale potrei aggiungere giusto un paio di minori osservazioni prossimamente, perchè da domani e per qialche giorno non avrò a portata di mano la connessione Internet con facilità).

Nel caso non mi potessi connettere di nuovo a breve, invio i miei auguri per un felice anno nuovo a tutti i lamonetiani (ma sopratutto agli appassionati di monete medievali ;)!)

un caro saluto MB

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Inviato (modificato)

Ma com'era una zecca clandestina di epoca medievale?Ho letto l'articolo ogni tanto menzionato di Ciampoltrini-Notini-Rossi ."Una zecca abusiva del XII secolo in Garfagnana"in I luoghi della moneta,le sedi delle zecche dall'antichità all'età moderna-Atti del Convegno Internazionale ,22-23 ottobre 1999,Milano.

La zecca clandestina era situata in quel di Castelnuovo Garfagnana sul monte Castellaccio,842 m. di altitudine,modesto rilievo delle Alpi Apuane;l'interesse del sito ha imposto un recupero delle sedimentazioni stratigrafiche ,risulta subito evidente che l'edificio del Castellaccio fu frequentato solo per l'attività di zecca,il nome di "Castello"dato al sito rimane ambiguo;in realtà l'edificio del Castellaccio fu costruito in modo tale da simulare la presenza fittizia di un castello e come tale poteva essere visto dai viandanti che dalla Garfagnana si dirigevano verso la Versilia;come castello godeva della piena protezione del sito e nascondeva molto bene la vera attività abusiva che veniva svolta.

L'attività di coniazione abusiva si pensa durò fino al 1181 ,data dell'accordo tra Lucca e Pisa per la coniazione con standard precisi,dopodichè l'attività stessa divenne improponibile.

L'attività veniva svolta in locale di modeste dimensioni,la costruzione è sommaria con la solidità delle mura dovute solo a un buon spessore delle stesse,non c'era alcuna opera di pavimentazione,nè c'era un tavolato di legno,le scorie delle lavorazioni facevano con l'accumulo da vero piano di calpestio;c'era una zona di preparazione del tondello e una di coniazione vera e propria,era comunque la precaria costruzione di un piano solo.

L'aspetto più interessante era che al Castellaccio si puntava a produrre monete false non nella loro componente metallica,ma semplicemente si puntava a lucrare sui proventi della zecca.

L'esempio di produrre monete false viene da Pisa che prima dell'accordo del 1181 coniava monete a somiglianza del lucchese,così in questo momento storico si inserisce questa produzione falsa di denari lucchesi;d'altronde il bisogno di moneta c'era e le vicine miniere Apuane servivano per il fabbisogno di materia prima.

Le monete recuperate nell'ambito erano quasi sicuramente o scarti di lavorazione o banali perdite delle stesse;la produzione di denari enriciani lucchesi è sicura,e si presume ,visti anche i ritrovamenti nel sito, una minore produzione di denari genovesi del 1° tipo anche se di modeste quantità.

Così il Castellaccio in Garfagnana produceva abusivamente denari prima del 1181.

Modificato da dabbene

Inviato

L'aspetto più interessante era che al Castellaccio si puntava a produrre monete false non nella loro componente metallica,ma semplicemente si puntava a lucrare sui proventi della zecca.

Cioé la gente portava metallo a coniare in questa zecca clandestina? Mi pare grossa, i falsari avevano interesse a non dare nell'occhio, tutto quel traffico avrebbe rischiato di far saltare la copertura! E poi, se la Repubblica viene a sapere che io mercante porto il metallo a coniare in una zecca clandestina invece che nella zecca ufficiale, il taglio della mano è sicuro... a meno che far coniare da questi qua fosse ben più conveniente rispetto alla Zecca, ma allora dove andava a finire il guadagno per il falsario? Oppure intendi dire semplicemente che le coniazioni erano paragonabili per peso e contenuto di fino alle coniazioni ufficiali, e il guadagno veniva dalla quota fiduciaria del potere d'acquisto della moneta? Dicci di più, che forse sono io che non ho capito! :D


Supporter
Inviato

Salve, spero che abbiate iniziato tutt* al meglio il nuovo anno.

Volevo rispondere ad un paio di domande rimaste in sospeso e fare qualche precisazione sui post passati negli ultimi giorni dello scorso anno.

Anzitutto il cerchio o contorno dei denari per Corrado II: nella maggior parte dei casi mi pare proprio perlinato.

Per ciò nel catalogo on line potete: a) non caratterizzare il cerchio (per alcuni tipi di denari lucchesi infatti caratterizzate questo particolare, e per altri no; B) scrivere che nella maggior parte dei casi è perlinato.

Invece escluderei (ma è una mia opinione) la definizione di "quasi liscio" adoperata per il denaro per Enrico III. Questo perchè nell'intenzione del coniatore, e dunque come caratteristica della moneta, il "quasi liscio" non poteva proprio esserci. Al limite si può parlare di un perlinato grossolano, o inciso poco accuratamente. Vi torna ?

Il denaro corradino postato da Valerio è interessante per la posizione e la forma della S, e di alcune altre lettere, sopratutto se associamo questi dati con il peso "leggero" dell'esemplare, che però non appare tosato o molto consunto. Tanto per essere sicuri, potremmo chiedere a Valerio di confermarci se il peso scritto è giusto ? Sarebbe importante saperlo....

Il denaro per Enrico II che ho visionato al rovescio secondo me riporta la scritta + HENRICVS , e penso ancora una volta che il Massagli abbia visto un esemplare non molto conservato o poco leggibile, ridisegnando ciò che riusciva a distinguere senza però che questo rispondesse a realtà.

Anche nell'esemplare di cui vi parlo, ad esempio, la H prima della E si vede soltanto per circa metà perchè in parte è fuori conio; inoltre la parte del tondello tra la S e la stessa H è un poco consunta e la croce non si vede quasi per nulla.

Tuttavia: A) lo spazio tra la S e la E per due lettere; B) la chiara presenza di una -I davanti alla stessa E

> definiscono proprio la legenda che vi ho trascritto sopra.

Infine volevo sottolineare alcune cose riguardo al "regalo di Natale" di Mario, che ci parlava dell'economia medievale e del ruolo della monetazione in riferimento ad un articolo di Winselman Falghera, dicendo:

Altro punto interessante:"l'incremento della richiesta di metallo argenteo non è soddisfatta dalla scoperta e dallo sfruttamento delle miniere di Montieri(Siena e Volterra) e dell'Iglesiente in Sardegna(Pisa).

" A questo punto sono tre le possibili soluzioni per appagare la richiesta di circolante :

1) ricorrere a monete succedanee,per esempio il pepe o la gioielleria

2)nuovi criteri di pagamento di tipo bancario

3)svilire l'intriseco d'argento della moneta aumentando così il numero dei pezzi coniati

Il Medioevo comprende un periodo molto lungo (mille anni!) nel quale le condizioni economico-sociali furono molto varie nel tempo ed anche nello spazio geografico. E come mi diceva sempre il buon Cinzio Violante (grande studioso e docente di Storia medievale) gli occhi della storia sono la cronologia e la geografia. Poichè la numismatica e lo studio dell'economia monetaria per me sono storia, allora bisogna definire sempre chiaramente il periodo ed il luogo o l'area geografica alla quale ci si vuole riferire.

Io posso dirvi quello che conosco ed ho appurato per l'italia centro-settentrionale.

Riguardo al punto 1) > Come ha detto Adolfos tra VIII e IX-X secolo l'uso di moneta sop. in area rurale appare molto limitato e vi saranno state forme di baratto o si sarà fatto ricorso ad altro tipo di moneta non coniata (famoso è il caso della "scutella de cambio" citato da Bognetti per l'Italia settentrionale). Alcuni documenti fanno poi riferimento all'uso di gioielli o di spade nel perfezionamento delle transazioni: ovvero per validare l'atto davanti al notaio ci si scambiava - probabilmente soltanto in senso simbolico - uno di questi oggetti (cioè finito di firmare il documento l'oggetto poteva anche tornare al proprietario).

L'uso del pepe come moneta e non come merce è senz'altro molto più tardo e ci porta alla fine del medioevo ed alla prima età moderna, come già detto sempre da Adolfos.

Punto 2) > Al pieno XIII ed al XIV secolo del resto ci portano nuovi criteri di pagamento di tipo bancario, se per questo si intendono le monete scritturali, i pagherò e gli assegni (il primo assegno in forma di cedolina allungata etc... è pisano trecentesco :)), non a caso sopraggiunti e perfezionati in seguito alle grandi crisi dell'argento degli anni Novanta del Duecento e di nuovo della prima metà del Trecento. Nulla di tuttà ciò vale invece per l'Alto Medioevo, italiano ed europeo ...

Punto 3)> Effettivamente il sistema più usato per fare fronte alla cronica fame di argento del mondo medievale della penisola italiana (e di parte dell'Europa) a partire dall'XI secolo e con un netto incremento dal XII secolo (qui riquoto Adolfo) fu quello di svilire i denari ed in genere le monete piccole (quindi anche i mezzi denari ed in seguito i quattrini) per aumentare il numero di moniete coniate da una stessa barra o libbra di metallo prezioso. Anche per questo si creò una moneta più stabile da usare nelle grandi transazioni, come il grosso d'argento, seguito dalle nuove monete in oro nel corso del Duecento.

Per ora vi saluto, sperando che presto arrivi la fotografia di qualche altro bel denaro, per fare insieme nuove osservazioni su queste monete ricche di spunti. MB


Inviato (modificato)

Festeggiamo l'Epifania con una cascata di denari di Lucca,ne arriveranno 12,per tutti i gusti,di bello stile,un po' rozzi,squadrati,mal coniati,degenerati,guardateli e scegliete il più intrigante!

P.S. Sarebbe bello sapere quanti ne abbiamo postati dall'inizio della discussione,una quantità industriale da album

Mario

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Modificato da dabbene

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