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Gin Craze


petronius arbiter

Risposte migliori

Alla metà del '700 l' Inghilterra si trova ad affrontare un serio problema di alcolismo diffuso. Le classi più umili scoprono l'acquavite, e si intontiscono di gin.

Gin Craze (la mania del gin) è il nome con cui viene comunemente indicato il periodo.

Per gin, in realtà, si intendeva qualunque tipo di acquavite, che fosse o meno aromatizzata al ginepro: l'importante era l'alta gradazione alcolica, circa dieci volte la birra e cinque volte il vino (in pratica dai 50° ai 60°), tale da garantire un veloce stordimento.
L'industria della distilleria era stata incoraggiata dal governo fin dalla fine del '600, ma è con il nuovo secolo che assume dimensioni imponenti: la produzione passa dai 2 milioni di litri del 1684 ai 20 milioni del 1737.
Quando le conseguenze dell'alcolismo diventano allarmanti, il governo vara il Gin Act (1736) che impone forti tasse sulla vendita dei liquori, col solo risultato di incrementare la distillazione clandestina.

Perché questa vera e propria epidemia? E' accaduto che i ceti più bassi non hanno aderito alla cosiddetta "cultura del caffè" (o del tè, o della cioccolata, a seconda delle classi di appartenenza e della localizzazione geografica) che ha preso piede tra la borghesia fin dal XVII secolo, cultura connessa a un'immagine di sobrietà, razionalità e laboriosità in linea con l'etica protestante.
Ma l'industrializzazione che avanza non è riuscita a cancellare nel popolo l'abitudine antica di bere per dimenticare (dimenticare la miseria, soprattutto sad.gif).

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L'immagine del post precedente è un'incisione, del 1751, di William Hogarth dal titolo Gin Lane, tesa a mostrare una scena di squallore e di miseria dovuta al consumo smodato di alcool.

Le uniche attività apparentemente solide sono la distilleria e la bottega dell’usuraio (in alto a sinistra) dove una famiglia sta impegnando gli attrezzi da cucina.

La taverna (in basso a sinistra) ha un cartello (illeggibile nella foto):

Drunk for a penny

Dead drunk for twopence

Clean straw for nothing

Ubriachi per un penny

Ubriachi fradici per due pence

Il pagliericcio pulito è gratis

petronius B)

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Le stampe di Gin Lane vengono messe in vendita a un prezzo molto basso, uno scellino.
Lo scopo è quello di tappezzarne le taverne e gli altri locali pubblici, unitamente a un'altra incisione, Beer Street, sempre di Hogarth, che mostra in contrapposizione i pregi di una semplice e buona bevuta di birra :beerchug:
Inoltre, il prezzo basso scoraggia la pirateria: è infatti diffusa la pratica di realizzare stampe contraffatte, e Hogarth prende le sue contromisure wink.gif

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Quelle mostrate nei post precedenti sono tutte monete (1 penny 1750, 3 pence 1740, 1 schilling 1737) di Giorgio II, durante il cui regno (1727-1760) ha avuto inizio, ha prosperato, ed è infine (parzialmente) regredita la "mania del gin".

Sono tutte in argento, metallo di cui il re fece largo uso nelle sue coniazioni: una considerevole quantità di argento era giunta in Inghilterra grazie alla spedizione intorno al mondo dell'ammiraglio Anson, che aveva "prelevato" :rolleyes: il metallo nelle colonie spagnole del Sudamerica.

Le monete coniate con questo argento, in particolare corone (crown, nella foto quella del 1746) e mezze corone (half crown) recano al dritto, sotto il busto del re, la parola LIMA, la capitale del Perù, a significare la provenienza del metallo.

Non voglio appesantire la discussione con una biografia approfondita di Giorgio II, che chiunque potrà trovare (in italiano e inglese) nel web, mi limito a segnalare due episodi militari particolarmente significativi del suo regno.

Giorgio II è stato l'ultimo re d'Inghilterra a guidare personalmente le sue truppe in battaglia: è accaduto il 27 maggio 1743 a Dettingen, in Baviera, nell'ambito della Guerra di Successione Austriaca. L'esercito inglese ottenne contro quello francese una grande vittoria, che fu persino celebrata in una composizione musicale di Georg Friedrich Händel dal titolo Dettingen Te Deum.

L'altro episodio avvenne tre anni dopo, e vide protagonista non Giorgio II, ma suo figlio, Guglielmo Augusto, duca di Cumberland, che guidò le truppe inglesi alla vittoria contro i giacobiti, che si proponevano la restaurazione del casato degli Stuart sul trono di Inghilterra e Scozia.

A Culloden, nei pressi di Inverness, in Scozia, il 16 aprile 1746 venne combattuta l'ultima battaglia campale della storia sul suolo britannico.

petronius :)

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Se con un penny ci si poteva ubriacare, con un farthing, la moneta di minor valore, corrispondente a un quarto di penny, probabilmente già allora si comprava ben poco: forse, un oste impietosito, poteva farti assaggiare un sorso di gin :rolleyes:

Ma questo farthing del 1730, anche se non basta nemmeno a bagnarsi il becco :P è talmente bello che merita comunque di essere visto e ammirato :D

petronius :)

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Nel giro di qualche anno, a partire dal 1751, la Gin Craze esce dalla fase acuta, anche a causa di una serie di cattivi raccolti che riduce la quantità di materia prima da distillare.

Dal 1757 la situazione si regolarizza, anche se quello dell'alcolismo rimane un problema aperto, al punto che Charles Dickens, Friedrich Engels e altri, ancora un secolo più tardi lamenteranno l'abuso di alcool come causa, o concausa, della miseria delle plebi londinesi :(

William Hogarth, dal canto suo, aveva affiancato a Gin Lane un'altra incisione, Beer Street, della quale si è già fatto cenno.

Qui è il regno della felicità e della salute :D l'unica impresa fallita è stavolta quella dell'usuraio, la cui insegna oscilla instabile davanti a una povera finestra. In giro solo onesti, ben pasciuti e sorridenti cittadini intenti alle loro occupazioni nel giorno del compleanno di re Giorgio II, come indicato dalla bandiera che sventola sul campanile della chiesa sullo sfondo.

In entrambe le stampe si beve, ma se nel primo caso il bere appare in netto contrasto con l'ordinata vita sociale, nel secondo le due cose sembrano perfettamente compatibili, e questo per l'immagine di rassicurante bevanda della tradizione che la birra ancora conservava in quel tempo. Tempo in cui, in ogni caso, una proposta di pura e semplice astensione dal bere non era evidentemente proponibile.

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Nel giro di qualche anno, a partire dal 1751, la Gin Craze esce dalla fase acuta, anche a causa di una serie di cattivi raccolti che riduce la quantità di materia prima da distillare.

Dal 1757 la situazione si regolarizza, anche se quello dell'alcolismo rimane un problema aperto, al punto che Charles Dickens, Friedrich Engels e altri, ancora un secolo più tardi lamenteranno l'abuso di alcool come causa, o concausa, della miseria delle plebi londinesi sad.gif

Sembra sottolineare una delle contraddizioni interne alla rivoluzione industriale. Lo sviluppo economico procedeva a due velocità. Da una parte, il progresso tecnologico portava enormi benefici alla classe imprenditoriale, dall'altra non riusciva ad affrancare le masse dalla tradizionale povertà. Gli operai, anzi, temevano lo sviluppo "delle macchine" come un satana, che avrebbe ridotto la necessità di manodopera non qualificata (e in parte era anche vero). Il movimento dei Luddisti si scagliava proprio contro lo spauracchio tecnologico, ma non trovò molti consensi. Le masse continuavano a vivere nell'indigenza più assoluta e non venivano risparmiati neppure coloro, che riuscivano a trovare un buon posto di lavoro (la carenza assoluta di pensioni e sanità pubblica erodevano, facilmente, i risparmi). Giusto un secolo dopo, Charles Dickens ne tracciava un quadro spaventoso, contribuendo alla modifca delle "poor laws" (l'embrione di legislazione sociale in favore dei poveri).

Ma, tornando al tema della discussione, fu il secolo succesivo a vedere l'approdo della rivoluzione industriale sul continente e con esso l'esodo dalle campagne verso le città ed il repentino impauperimento dell'ambiente urbano. Con l'arrivo delle grandi masse di lavoratori sottopagati o, addirittura, disoccupati, la piaga dell'alcolismo dilagava in Europa. Zola ne descrive un'immagine cruda, benchè non priva di poesia, nel ciclo dei Rougon Macquart. L'assomoir (l'ammazzatoio) racconta il progressivo scivolare nella degenerazione e nella miseria di una famiglia operaia, in seguito alle colossali sbronze del capofamiglia

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Il discorso sulle coniazioni di re Giorgio II non sarebbe completo se non si parlasse delle monete d'oro, prodotte anch'esse in grande quantità.

L'oro proveniva in parte dalle razzie dell'ammiraglio Anson nelle colonie spagnole del Sudamerica, e alcune monete, come abbiamo visto per l'argento, recano la scritta LIMA.

Ma la quantità più considerevole giunse in Inghilterra attraverso la East India Company, la leggendaria Compagnia delle Indie Orientali.

Molte monete d'oro, coniate tra il 1729 e il 1739, portano sotto la testa del re le iniziali della Compagnia, E.I.C.

Come queste 5 ghinee del 1729, un bel monetone da 41,75 grammi.

petronius :)

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Alla base della monetazione aurea britannica del '700 c'era la Ghinea (guinea) coniata dal 1663 al 1816, quando fu sostituita dalla Sovrana (sovereign, l'attuale sterlina d'oro). Il nome, in realtà non ufficiale, viene da Guinea, la regione dell'Africa da cui proveniva inizialmente la maggior parte dell'oro usato per coniare questa moneta.

Le ghinee di Giorgio II, emesse in tutti gli anni di regno eccetto il 1742, 1744, 1754 e 1757, pesano 8,35 gr. per un diametro di 25 mm. e un titolo di 917°°°.

Nei 33 anni di regno numerose sono le tipologie, si contano otto dritti e cinque rovesci diversi: nella foto l'ultima emissione, quella del 1760, anno della morte di Giorgio II.

Il dritto mostra il busto del re volto a sinistra con la legenda GEORGIVS II DEI GRATIA, mentre al rovescio c'è un grande scudo coronato con nei quarti le armi di Inghilterra+Scozia, Francia, Hannover ed Irlanda e la legenda M B F ET H REX F D B ET L D S R I A T ET E (Re di Gran Bretagna, Francia ed Irlanda, difensore della fede, Duca di Brunswick e Lüneburg, Arci-Tesoriese ed Elettore del Sacro Romano Impero).

Una bella sfilza di titoli nobiliari, tuttavia non sufficienti a impedire che il re passasse a miglior vita :rolleyes: il 25 ottobre 1760.

petronius B)

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La ghinea aveva i suoi mutlipli, le 5 ghinee già viste e le 2 ghinee, e sottomultipli, la mezza ghinea (half guinea), pesante 4,175 gr. con la stessa titolatura dell'oro.

Ed è con una di queste che termino la la mia breve esposizione sulle monete d'oro di Giorgio II.

Se nella ghinea del 1760 il re appariva vecchio e appesantito, lo ritroviamo invece baldo giovane :lol: in questa emissione del 1728.

E' la prima volta che Giorgio II conia monete da mezza ghinea e, per celebrare l'evento, una piccola parte viene prodotta con finitura proof: monete estremamente rare, conosciute oggi tra gli 11 e i 20 esemplari. Valore stimato (da Wildwinds, nel 2005) 11.000-13.000 dollari.

Lustratevi gli occhi :D

petronius B)

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  • 3 anni dopo...

A questo punto, mi viene in mente un aneddoto, che vorrei qualcuno mi confermasse. Pare che la tradizione di pagare i salari (e, quindi, affitti, etc) settimanalmente, anzichè mensilmente, derivi proprio dal periodo della rivoluzione industriale e sia nata dall'intenzione di evitare che le classi più umili sperperassero un'intera mensilità in alcolici, nel primo sabato sera... Possibile? Leggenda urbana?

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  • 2 anni dopo...

Vista le recente pubblicazione di un articolo su PN dedicato al tema e opera del nostro Petronius, credo utile far riemergere e riproporre la discussione da cui tutto ebbe inizio...

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