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IGNORED

Fantasticando sulle monete 3


simone

Risposte migliori

Ed eccovi la terza storia che ho scritto. Rispetto alle altre due storie propostevi precedentemente, questa presenta due differenze:
- non riguarda una moneta ma una banconota (100 am-francs francesi del 1944);
- non è una di storia di fantasia, ma è vera: è la storia di mio nonno, che oggi ha 84 anni e a cui dedico questa storia.
Buona lettura !


LE SOLDAT

La costa mediterranea scorreva lenta e il sole del primo pomeriggio, che pareva essersi fermato senza voler scender oltre l’orizzonte, entrava nella carrozza del treno. Tra qualche ora Michele sarebbe rientrato in Italia, chiudendo un capitolo della sua vita che durava da molto, troppo, tempo.
Questo capitolo era iniziato sul fronte greco, tra metri di neve e fame nera, ed era continuato in Costa Azzurra, dove le forze dell’Asse attendevano uno sbarco alleato che, in realtà, non avvenne mai. Qui, nel sud della Francia, Michele era a capo di un reparto di artiglieria; ebbe modo di intrecciare rapporti di amicizia e di cortesia con molte famiglie del luogo. Un mercoledì era a pranzo, ospite proprio di una famiglia del luogo, quando la radio annunciò che il Regno d’Italia aveva firmato l’armistizio con gli Alleati; Michele si precipitò dai suoi uomini, insieme ai quali tentò di sfuggire ai tedeschi. Tutto inutile: i soldati nazisti li fecero tutti prigionieri e li rinchiusero nella prigione di Leucate, una piccola località dell’Aude.
Qualche giorno dopo il comandante tedesco intimò ai prigionieri di firmare una dichiarazione con cui essi accettavano di combattere per la Repubblica Sociale Italiana. Michele rifiutò e, di conseguenza, rifiutarono anche gli uomini che lui comandava. Il risultato fu che i tedeschi raddoppiarono i lavori forzati per i prigionieri, per giunta dimezzandogli la già misera paga che gli davano. Michele, invece, fu rinchiuso in una cella senza che nessuno potesse portargli nè cibo nè acqua: i tedeschi avevano deciso di non farlo nè mangiare nè bere fino a quando non avesse firmato quel foglio, anche a costo di farlo morire di fame. Fortuna volle che non tutti i soldati nazisti fossero tedeschi, e così dei polacchi, presi a forza e costretti ad indossare la divisa tedesca, iniziarono a passare a Michele cibo e acqua a sufficienza. Inoltre, essi gli davano anche del vino, con cui egli corrompeva un tedesco particolarmente “amante dell’alcol”, il quale gli forniva chili e chili di pane sottratti alle dispense tedesche. Questo pane giungeva, attraverso canali clandestini, al sindaco di Leucate, tale signor Cydras, che lo distribuiva a tutta la popolazione. Da allora, tutti si ricordarono di Michele, che divenne noto nel piccolo paese semplicemente come “le soldat”.
Dopo tempo, anche in Francia iniziò la rotta tedesca. In quei momenti convulsi, con i tedeschi che preparavano la fuga per resistere più a nord, i soldati polacchi diedero un ultimo decisivo aiuto ai prigionieri, facilitandogli la fuga. Una volta scampati al pericolo nazista, gli italiani.... furono presi prigionieri dai francesi. Al momento di dover essere registrato come Prisoner de Guerre nel campo di concentramento di Rivesaltes, Michele chiese al comandante del campo di informarsi su chi egli fosse e su come avesse aiutato la popolazione francese. Infatti, il signor Cydras raccontò tutto al comandante, tessendo le lodi di Michele. Egli, conquistata poco a poco la fiducia del comandante francese, si vide affidare (seppur in modo informale) la direzione del campo, in cui vi erano oltre diecimila prigionieri italiani e tedeschi. In questo periodo, Michele riuscì,anche se con molta fatica, a trovare il cibo necessario per poter sfamare tutti. Infatti, per soddisfare i bisogni essenziali dei prigionieri, egli rischiò in prima persona, come quella volta che dovette passare con un camion carico di patate, attraverso zone ancora occupate dai tedeschi, esibendo falsi documenti della TODT, l’organizzazione che costruiva le fortificazioni tedesche lungo la costa atlantica.
In seguito, Michele decise che tornare in Italia da prigioniero non sarebbe stato il massimo. Così, grazie alla fiducia dei francesi che si era conquistato gestendo al meglio il campo di Rivesaltes, potè arruolarsi volontario nelle Forces Francaise Interieur, ovvero il rinato esercito francese, insieme a tutti gli uomini che comandava. Combatterono contro i tedeschi, fino a quando questi non furono scacciati dal suolo francese; alcuni di loro morirono sulle montagne, sacrificandosi per la Francia, e non rividero mai più la loro terra.
Dopo la vittoria, Michele rimase ancora qualche mese nell’esercito francese, di stanza a Saint Pouly-du-Fort, dove conobbe una ragazza. Lei, però, non si presentò mai agli appuntamenti che lui le propose. Ma, purtroppo o per fortuna, si avvicinava il momento di tornare a casa, dopo più d cinque anni. Per arrivare in Italia con lire italiane in tasca, Michele spedì diverse centinaia di am-francs ad una conoscente che viveva in Piemonte, vicino al confine francese, per farli cambiare. Nel fare questo, a dispetto della povertà che lo avrebbe aspettato, Michele trattenne due banconote da cento am-francs, “per ricordo” come disse lui stesso. Qualche tempo dopo, per Michele, arrivò il congedo: ciò avvenne proprio qualche giorno prima che il suo reggimento partisse per l’Indocina !
La mattina della partenza, alla stazione, ci fu una sorpresa: la ragazza che non aveva mai voluto incontrarlo, si presentò insieme al padre, chiedendogli di restare in Francia. Il dilemma fu forte per Michele: la Francia era ormai una seconda patria, quella ragazza aveva intenzioni serie e, a casa, non sapeva che situazione avrebbe trovato. Infatti, la famiglia di Michele aveva subito la distruzione della casa in cui viveva e, come molti, viveva in povertà. Ma fu proprio l’idea di lasciare soli i familiari che convinse “le soldat” a ripartire, lasciando quella ragazza e quegli anni difficili sul marciapiede di quella stazione. Lei gli diede un biglietto con il suo indirizzo, sperando che lui le scrivesse, ma “le soldat” lo strappò una volta salito sul treno: “se penso a lei, finisce che in Italia non ci torno più...”
E fu così che Michele tornò dalla sua famiglia, ricostruì la casa e, dopo qualche anno, sposò una ragazza del suo paese natale. Le uniche cose che gli rimasero di quegli anni irripetibili furono la conoscenza della lingua francese, il ricordo di tutte le sue traversie (e di quella ragazza) e due banconote da cento am-francs che un giorno regalò al nipote, insieme al commosso racconto di questa storia d’altri tempi.
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[quote name='petronius arbiter' date='21 luglio 2005, 22:41']Mi permetti di postare il biglietto da 100 franchi, per quelli che non lo conoscono?  :ph34r:
petronius  :)
[right][post="48461"]<{POST_SNAPBACK}>[/post][/right][/quote]

Certo che sì! :)
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Ciao Simone,

davvero molto bella la tua storia con un finale commovente.Complimenti. :D
Dovresti,se non l'hai già fatto,raccogliere tutte le tue storie in un libro.Ma a proposito della ragazza francese,tuo nonno,dopo il suo rientro in Italia,non ha provato a proporle di raggiungerlo in Italia?

Saluti da Max65 ;)
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Caspita!!!!! Appassionante veramente.
Complimenti per come riesci ad esprimere sensazioni ed emozioni. :) :) Modificato da Ricca770
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[quote name='max65' date='21 luglio 2005, 23:43']Ma a proposito della ragazza francese,tuo nonno,dopo il suo rientro in Italia,non ha provato a proporle di raggiungerlo in Italia?
[right][post="48469"]<{POST_SNAPBACK}>[/post][/right][/quote]

No, ha strappato il bigliettino appena salito sul treno, per troncare definitivamente e dedicarsi alla famiglia. E' triste ma è così :( .

Grazie atutti per i complimenti.
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