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Un saluto a tutti gli amici del forum.

Mi permetto di sottoporre alla Vostra cortese attenzione un piccolo fatto familiare, riemerso in questi giorni nell’ inevitabile adempimento delle questioni burocratiche, legate alla recente dipartita dei genitori.

Teatro dell’azione è l’agro del comune di Ussassai ( NU ), paese natale del padre di mia madre, un terreno arrivato oggi a noi per linea ereditaria di oltre sette ettari presso cui dimorerebbe una misteriosa “ perda scritta” ( pietra scritta ) a detta dei paesani. Convive in paese un’altra leggenda legata a due borghi preesistenti al paese denominati Pardu e Trobegiteti che sarebbero entrati in conflitto tra di loro annientandosi vicendevolmente.

A supporto della seconda leggenda, vi è il vissuto dei contadini, che intenti nell’aratura dei campi, hanno trovato sovente, senza alcuna fatica e soprattutto senza andarne alla ricerca, monete antiche, piccoli gioielli e vasellame. A conforto della prima la prova documentale della pietra fotografata negli anni 50/60 da mio padre, accompagnato dal suocero nella vista dei “ beni di famiglia “. Nella “ visita guidata “ mio padre rinvenne anche una piccolissima pietra di mola, completa in ogni sua parte, di colore nero lucido si da far pensare ad un oggetto costruito in ossidiana ( credo sia il nome esatto del minerale, di cui tutto il territorio è ricco ) che viste le dimensioni non poteva avere nessuna altra funzione se non quella ornamentale.

I fatti della vita poi vollero che mio padre non si recasse più in quel terreno, ma per le stranezze della stessa ebbe come collega un amante di storia della Sardegna ( Costantino Cao ) un autentico appassionato di scritti, cimeli e nel suo piccolo studioso di tradizioni poplari, che era a conoscenza dell’esistenza della pietra scritta.

Procurò a mio padre dei documenti che allego che indicano il fatto che tale reperto fu oggetto di studio della tesi di laurea nel 1950 del dott. Fernando Pilia. Poche fotocopie che al di là del fatto che due autorevoli studiosi ( credo ), il Pais e il Loddo concordano sul fatto che trattasi di un cippo terminale di due popolazioni che non trovano corrispondenza tra gli abitanti noti della Sardegna, altro non indicano sul manufatto ( se fosse la porzione del testo riferito a quel cippo ).

In un secondo scritto tratto dal dizionario storico-statistico di S.M. è detto che nel territorio di Ussassai ricorda la tradizione peraltro non suffragata da alcun documento, due popolazioni mancate da tempo antico: Orassu e Tropigittezei . Un terzo testo sulle grotte di Ussassai Osini e Gairo parla dell’esistenza di sette borghi nella zona: Parti, Trobigitei, Setiarei, Isara, Addai, Perdu Pinna, Irruinas. Gli autori ipotizzano che Parti sia statto un centro importante per via del ritrovamento di moltissime monete punico-romane tanto da far ipotizzare l’esistenza di una zecca. Della presenza di una zecca si può solo ipotizzare, mentre della presenza di una miniera di rame vi è la certezza dell’esistenza fino alla fine del 1800, in località Sa Birdi, dalle pendici del valico Arquerì al fiume (altra eredità ).

Con non poca sorpresa viene detto ancora della presenza ( a me fino ad oggi ignota ) di numerosi nuraghe nel territorio del paese tra cui il Mela, Nuraxi, Taccudai.

Giusto per un po’ di chiarezza il nome del terreno in cui venne ritrovata la pietra è Is Muras in una località compresa tra le aree di Scala Masonis e Fundu Rurgi, attiguo ad un altro nostro possedimento denominato Nuraxi ed un secondo denominato Sedda Isara o Isara, in prossimità di un terzo appezzamento denominato Pardu. Le similitudini dei nomi sono impressionanti per essere casuali tra leggenda e storia ci troviamo di fronte ad un paese che fino ad ieri pensavo noto per la sua natura morfologica unica probabilmente in Europa dei suoi Tacchi, i suoi Tonneri e le puddinghe in essi custodite ma che oggi si presenta come un autentico enorme sito archeologico.

Concludendo pertanto chiedo se quanto letto rispecchi in qualche modo la realtà o sia il frutto, per quanto mosso dalle migliori intenzioni, dell’improvvisazione di persone che hanno disordinatamente messo insieme delle informazioni ( lo Speleo Club di Cagliari e la passione di un ferroviere ) o se esistano dei riscontri oggettivi delle vicende, se la “ pietra “ menzionata sia mai di stato di fatto censita, catalogata o addirittura dislocata in qualche struttura museale e perché e per come dando credito alle tesi esposte, sarebbe mai potuta approdare in un punto tanto impervio della Sardegna. Chiedo agli esperti del forum se qualcuno abbia notizie certe sulla presenza di una zecca in località di Pardu,e notizie su questo cippo terminale non ben identificato ed eventualmente una interpretazione non tanto tecnica della scritta. Come sempre un grazie anticipato a quanti posteranno sul tema.

Mariano

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