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Risposte migliori

Inviato

Sto leggendo il "Manuale di Numismatica Medievale" di Daniele Castrizio, professore di numismatica medievale all'università di Messina. Libro recente, edito nel 2005, pieno di spunti interessanti quanto di affermazioni problematiche (vedi ad esempio QUI). A entrambe le categorie appartiene l'argomento che vorrei discutere con voi.

In un capitolo del libro si parla dello svilimento progressivo del denaro carolingio, avvenuto costantemente nel corso della sua storia ma a un ritmo decisamente accelerato nei secoli tra il XII e il XIV, tanto che alla fine del trecento il denaro era diventato una moneta in puro rame che non valeva più nulla. Castrizio afferma in sostanza che il motivo fondamentale della decadenza del denaro caroliongio fu la guerra commerciale tra i comuni italiani, che cercavano più o meno spudoratamente di sfruttare la legge di Gresham ("la moneta cattiva scaccia quella buona") tramite piccole, ripetute riduzioni di peso e titolo, al fine di mantenere la propria moneta sul mercato a scapito di quella delle città concorrenti con le quale condividevano la stessa area di circolazione monetaria. Da un certo punto di vista questo discorso ha senso: coniare moneta era un affare remunerativo dato che maggiore era la circolazione di una moneta, maggiore la richiesta per la sua coniazione, maggiori gli introiti dovuti all'aggio per la città che la coniava. L'obiettivo di ogni città quindi, secondo Castrizio, era di coniare "la peggiore moneta accettabile sul mercato": questa sarebbe stata utilizzata per il grosso delle transazioni mentre le altre sarebbero sparite a seguito della tesaurizzazione.

Confesso che nonostante l'autorevolezza della fonte queste affermazioni mi lasciano abbastanza perplesso. In base a precedenti letture avevo sempre considerato il progressivo svilimento del denaro non come una scelta volontaria di "svalutazione competitiva" ma come una necessità oggettiva, dovuta all'impossibilità di fare fronte alle richieste di un'economia in crescita modesta ma continua con una quantità di metallo prezioso (cioè di valuta) praticamente costante. Non a caso la nascita della moneta grossa, la scoperta (o la conquista, vedi IV crociata) di nuove fonti d'argento e l'esplosione dei commerci su larga scala avvennero praticamente allo stesso tempo, tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, segno che la società era matura per un vero e proprio boom economico che per lungo tempo era stato impedito dalla mancanza di strumenti monetari adeguati. Senza considerare l'importanza psicologica di coniare buona moneta in termini di prestigio e di affermazione politica e commerciale: sappiamo da innumerevoli fonti quanto le monete di buon peso e titolo fossero ricercate, se non proprio imposte come mezzo di pagamento. Questo valeva specialmente, ma non solo, nei rapporti con l'autorità imperiale, tanto che diverse città coniavano "denari imperiali" intendendo monete con peso e titolo migliori di quelle normalmente in circolazione in quel momento e in quell'area.

Che ne pensate? Attendo contributi.

P. :)


Inviato

Riguardo alla storia economica medioevale, posso dirti poco, quindi proverò a spiegare qualcosina di ciò che accadde nei secoli successivi.

Sir Thomas Gresham enunciò le sue idee (passate alla storia come legge di Gresham, appunto) in base ad alcune osservazioni empiriche, piuttosto condivise ai tempi e già esposte da Copernico.

Il fallimento della riforma monetaria di Carlo V fu largamente attribuito proprio alla "contaminazione" con monete di pari valore legale/commerciale, ma minore valore intrinseco.

In Francia, ai tempi delle riforme finanziarie di Jean-Baptiste Colbert (XVII secolo) alle frontiere si effettuavano cambi favorevoli agli speculatori, cambiando le monete francesi, con altre straniere di pari valore legale, ma più "deboli".

Peraltro, bisogna rilevare come le cause di indebolimento della moneta, siano sempre state molteplici e non si possano ridurre alle suddette osservazioni, specialemente per il periodo medioevale.

In periodi in cui gli scambi erano relativamente limitati (o almeno non di massa) bisogna considerare altre cause di indebolimento della moneta. In primo luogo, l'aumento dei mezzi di pagamento, fosse esso dovuto a periodo di espansione commerciale o alle esigenze del re. Quando questi (nei casi in cui aveva diritto esclusivo o comunque preminente di coniare moneta) avese contratto debiti in misura tale da re3nderlo insolvibile, gli era sufficiente incrementare la coniazione di moneta nazionale. I suoi debiti potevano essere ripioanati per una setrie di motivi: maggiore disponibilità di liquidi; signoraggio sulla moneta; deprezzamento della moneta stessa (i debiti erano contratti in moneta mazionale).

Ovvio che, in poche righe, ho omesso parecchi elementi importanti; non me ne voglia chi è un po' più addentro alle questioni economico-finanziarie od alla stoiria econiomica medioevale.

Per chi volesse leggere qualcosina, senza un taglio eccessivamente tecnico:

http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Gresham

http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Baptiste...tica_di_Colbert

Per l'opera di copernico:

http://www.archive.org/stream/nicolcoperni...ntuoft_djvu.txt

http://www.archive.org/details/nicolcopernico00montuoft (file scaricabile in pdf dell'opera di Copernico)

Interessante anche

"Storia della moneta / Maurizio Vincenzini. - Roma : Tascabili economici Newton, 1996"


Inviato

Lo svilimento della moneta era un artifizio del tutto cosciente delle zecche medievali che aveva il duplice scopo di speculare sul fino (aumentando quindi almeno temporaneamente il profitto per la zecca) e la difesa della propria moneta da analoghe azioni di zecche concorrenti. Il metodo era semplice: normalmente si peggiorava il fino oppure si abbassava il peso della moneta. Conosco abbastanza bene i meccanismi usati da Venezia, che del resto fu una delle principali artefici dello svilimento del denaro carolingio in Italia: essa utilizzò entrambi i metodi, e pure con grande abilità, come spiega molto bene il Prof. Saccocci nel suo "Contributi di Storia monetale delle regioni adriatiche settentrionali" (altro testo che consiglio). Venezia consceva talmente bene i meccanismi della legge di Gresham da riuscire a introdurre con successo in circolazione monete di fino migliorato giocando sul loro peso, per cui il peso totale d'argento per moneta fosse inferiore pur essendo il fino migliore della moneta che essa andava a sostituire. Ciò accadde per esempio con il soldino ed il mezzanino durante il XIV sec.

A proposito della legge di Gresham c'è un testo interessante dal titolo "I ritrovamenti monetali e la legge di Gresham" che raccoglie gli atti di un congresso con il contributo quindi di vari esperti di numismatica e storia.


Inviato

Riallacciandomi a Rob, vorrei far presente che il caso più clamoroso di questa bravura dei veneziani fu l'emissione del grosso d'argento. La prima moneta pesante d'argento e di ottimo titolo era in realtà una ''moneta cattiva''. E nei primi anni della sua circolazione scacciò la ''moneta buona'' rappresentata da leggerissimi denari veronesi di bassa lega. Come hanno fatto? Facendo un cambio a 26 denari (se ben ricordo), mentre in realtà il contenuto di fino corrispondeva a 24 denari (sempre se ben ricordo). Sta di fatto che i denari sparirono dalla circolazione, per ricomparire dopo con nuovo contenuto di metallo adeguato al cambio con il grosso.

Per quanto riguarda il continuo svilimento del denaro nei comuni itaiani, bisogna tenere conto (e chi batteva moneta ne teneva ben conto) dell'usura del circolante. Per evitare l'immediata tesaurizzazione delle nuove emissioni, queste dovevano per forza essere o un po' più leggere o di titolo un po' più basso.

Altro discorso infine va fatto per la ''renovatio monetae'' spesso usata per i finaziamenti di emergenza. La moneta circolante veniva ritirata in cambio, alla pari, di nuova moneta di titolo e/o peso inferiore. Classico esempio il carrese di Francesco I da Carrara che, per finanziare la guerra contro Venezia e il Conte di Vrtù, negli anni 1387-88 fu ''rinnovato'' numerose volte, tanto da perdere quattro volte il suo valore.


Inviato

Dimenticavo... Concordo pienamente con Rob sull'utilità del testo di Saccocci da cui ho tratto spunto per le considerazioni esposte più sopra!


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