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Inviato

Un saluto a tutti gli amici del forum. Andando a verificare una monete di Costantino I della mia collezione sul noto sito di monetazione Romana, sono rimasto impressionato dal numero di monete emesse sotto il suo regno. Catalogate nel RIC sui volumi dal V all’ VIII, mosso da curiosità mi sono preso la briga di contarne i “ tipi “ di monete indicate: ne ho contate 595. Ora ogni “tipo” in media ha circa 3 varianti ( poche non hanno varianti, molte da 2 a 9 ) e se la matematica non è un’opinione equivale a 1785 differenti monete. Considerato il periodo 307/337 equivale a dire, di media, 59,5 per anno che per amore di precisione sono 4,95833333333333 al mese. La domanda mi sembra, da profano , legittima: ma i romani non avevano altro da fare che batter moneta? Cinque diversi tipi di moneta al mese mi sembrano un’enormità. Per avere il conforto di un raffronto pensiamo al regno di Vittorio Emanuele III nel regno d’Italia e sue colonie che non è andato oltre uno striminzito 78 tipi ma anche in 10 anni di regno in più ( 1900/1943 ) rispetto al suo collega. Alcuni esperti del sito mi hanno spiegato la severità con cui avveniva la procedura per il conio di una moneta, le difficoltà tecniche in quanto completamente manuale ed i coni tutto sommato fragili e facilmente usurabili; Riesco a comprendere, vista la vastità dei territori per l’epoca che era sicuramente più semplice coniare moneta “ in loco “ ma alla fine il risultato è quello di una eterogenea monetazione sul territorio: esisteva all’interno dell’impero una circolazione di monete alla fine tanto dissimili? Lo stesso costantino avrà mai visto tutti di diversi tipi di conio sparsi sul territorio? Alla fine poi di una monetazione tanto diversificata, non si favorivano i falsari, che mi sembra già all’poca non fossero merce rara? Ho forse male interpretato io dati presenti ( anche se le immagini non lasciano spazio a molto margine d’errore ). Grazie a quanti, come sempre, con grande competenza squarceranno il velo delle cataratte della mia ignoranza.

Mariano


Inviato

Le coniazioni dell'epoca di costantino non erano così dissimili come potrebbe sembrare a prima vista. Oltre che la lunghezza del regno si deve anche considerare il periodo preso in esame. le prime coniazioni di Costantino I risalgono al 306 quando era in vigore la riforma monetaria di Diocleziano con un aureo del peso di circa 5,30 grammi, un argenteo del peso di 3,30 grammi e un follis di circa 11,00 grammi con le rispettive frazioni. Alla fine del suo regno la nuova moneta d'oro, il solido, pesa 4,50 grammi, la nuova moneta d'argento, la siliqua, pesa 3,30 grammi, ma la moneta spicciola, il follis, si riduce fino a diventare una monetina di 1,50 grammi a causa dell'inflazione. Man mano che si riduceva il peso del follis, le monete più pesanti sparivano dalla circolazione.

Poi, per quanto riguarda l'abbondanza di rovesci, bisogna tenere presente che la moneta è un veicolo di propaganda fortissimo. E l'impero romano ne faceva uso in abbondanza per glorificare l'imperatore, il senato, l'esercito e così via.

Infine, nonostante l'abbondanza di zecche, le monete circolavano liberamente in tutto l'impero. Lo dimostrano i ripostigli dell'epoca dove si trovano follis emessi da varie zecche imperiali. Il fenomeno è simile agli spiccioli dell'euro che si stanno mescolando in tutti i paesi che hanno adottato l'euro. Ogni zecca ha il suo stile e, a volte, rovesci che mancano in altre zecche. Ma il valore e il peso erano rispettati in tutte le parti dell'impero.


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